“La sconfitta certa è certa soltanto nelle menti pigre”. L’aforisma di Brad Gilbert è un potente affresco dell’edizione 2007 del torneo di Indian Wells, da noi ribattezzato “La rivincita dei fighter umili”. Un torneo caratterizzato da una ecatombe di teste di serie e, segnatamente, dalla prematura eliminazione – per certi versi imbarazzante – dei rispettivi n.1 del seeding e del ranking mondiale, Re Leone Roger Federer e la “russian sensation” – come dicono gli americani - Maria Sharapova. La caduta degli dei simboleggia ed esemplifica la vulnerabilità e la caducità del mito sportivo. Nel tennis professionistico, i match persi – o vinti – sulla carta non esistono. Il campo a volte può essere spietato anche con i migliori. Se il rettangolo di gioco è lo specchio dell’anima, a volte questo specchio può riflettere fantasie di onnipotenza e paure insospettabili. Era dal 1996 che il testa di serie n.1 del torneo non perdeva al primo turno da un lucky loser – Federer tecnicamente ha perso al secondo turno, ma in concreto alla prima partita, per via del BYE – quando a Dubai Thomas Muster fu sconfitto 7-6 al terzo dal “big server machine” australiano Sandon Stolle, che in quella partita fece 44 punti su 48 con la prima di servizio, con 11 ace e 8 doppi falli. Nel caso di Federer il lucky loser carnefice è uno dei giocatori più caldi del circuito, tal Willy Canas, vincitore di 45 su 51 incontri disputati dal suo rientro dopo una squalifica di 15 mesi per doping.
Ma come si batte Federer? Esiste un piano tattico o una tipologia di giocatore che può creargli i maggiori problemi? In molti pensano che per riuscire nell'impresa titanica si debbano prendere non pochi rischi, essere aggressivi, colpire con grande anticipo quando la palla ha più velocità, in modo da ottenere maggiore profondità e neutralizzare l'effetto del lungo rimbalzo dei pesanti colpi in top dello svizzero. Agassi, Murray, Safin hanno sperimentato più volte questo tipo di strategia, sul presupposto che accelerando il ritmo dello scambio si riduce il tempo di preparazione dei colpi del Re Leone. Il punto è che Roger ha un'anticipazione motoria straordinaria, è difficile che colpisca male la palla, e si adatta molto bene a giocare a velocità supersoniche. La realtà è molto piu banale: Federer non si batte, o meglio, quando incappa nel classico day off il n.1 si batte da solo, annegando in un oceano di errori non forzati. L'avversario intelligente deve limitarsi a fare tre cose: a) non regalare nulla (Canas ha commesso 8 errori non forzati); b) "remare" ininterrottamente dal primo all'ultimo punto; c) crederci mentalmente, aver fiducia nel proprio gioco e, in particolare, nelle proprie gambe. Come ha fatto Rafa nel 2006 sulla terra, come ha fatto Willy domenica scorsa, interrompendo una striscia di 41 vittorie consecutive.
Il suicidio di Maria Sharapova, tennisticamente parlando, presenta una qualche analogia con quello di Federer, anche se ha avuto un rituale diverso e, forse, anche più crudele. La russa ha sprecato l'opportunità di servire per il match, sul 6-4 5-4, per poi subire un parziale di 9 game a 1 dall'umile Vera Zvonareva. La figlia di Yuri Sharapov, in realtà, ha giocato 3 match consecutivi molto al di sotto del suo standard, collezionando 30 doppi falli su 35 turni di servizio, portando a casa meno del 32% dei punti con la seconda e concedendo una media di una palla break per game. Le statistiche sono quelle della peggior Dementieva. Qualcuno ha parlato di Sindrome di Guillermo Coria, un vero e proprio virus molto insidioso, che incasina la coordinazione e manda in barca lo schema motorio del servizio. E Maria priva del servizio gioca da n. 30 al mondo. Una curiosità paradossale: il tennis operaio della Zvonareva e di Canas è stato efficace soltanto contro i numeri 1, non ha pagato contro avversari al'apparenza più abbordabili come Na Lì e Carlos Moya, contro i quali forse valeva la pena prendere qualche rischio in più. In un torneo caratterizzato da una bassa incidenza del fattore servizio, vale forse la pena di segnalare le due eccezioni che, non a caso, sono state premiate dai risultati: Tommy Haas e Nicole Vaidisova. Il tedesco, in particolare, è stato praticamente ingiocabile: ha incamerato l'83% dei punti con la prima, ha vinto tre match senza subire un break, concedendo nei suoi turni di battuta la miseria di 13 punti su 51 a Fena Gonzalez.
In conclusione vi proponiamo la nostra bislacca classificazione degli incontri che abbiamo seguito finora.
Match sconcertanti: Sharapova vs Zvonareva; Ljubicic vs Nalbandian; Benneteau vs Blake; Acasuso vs Youzhny; Mahut vs Safin.
Match colorati: Golovin vs Nakamura; Golovin vs Stosur; Golovin vs Petrova.
Match che si possono guardare a letto: Moya vs Ferrer; Nadal vs Ferrero; Mathieu vs Fish.
Match didascalici: Federer vs Canas; Roddick vs Rochus; Peer vs Chakvetadze; Ljubicic vs Thomas Johansson; Haas vs Gonzalez.
Match divertenti: Murray vs Davydenko; Roddick vs Gasquet; Hantuchova vs Hingis; Bammer vs Ivanovic.
Thursday, March 15, 2007
La rivincita dei fighter umili
Pubblicato da Michael_Pemulis alle 1:36 PM
Etichette: Indian Wells 2007
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Terza di Copertina.
"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
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