La realtà del tennis professionistico non è circoscritta ai quattro pomposi Tornei del Grande Slam o ai “Super 9” Master Series. Questo sicuramente lo sapevate già. Per ogni competizione del Grande Slam che vediamo alla tele, ci sono una miriade di tornei della durata di una settimana, in cui decine di giocatori si danno battaglia per: conquistare importantissimi punti ATP, per guadagnarsi la pagnotta o il denaro sufficiente a pagare il viaggio di ritorno, per il piacere di giocare. Secondo i canoni distorti dei media, questi tornei sono frequentati da giocatori di secondo piano. Ma gli appassionati sanno che non c’e’ niente di piu’ falso di quest’ultima affermazione. Questa settimana ho deciso di parlarvi di uno di questi Tornei c.d. minori, il “Delray Beach International Tennis Chanpionships”. Il montepremi di 416mila dollari (che al cambio attuale corrispondono a circa 320mila euro) e’ piuttosto modesto per un Torneo ATP. Al vincitore spettano 61.850 dollari, al finalista 31.500 dollari e via via fino al qualificato che incassa 3.150 dollari (2.435 euro). Gli sponsor del Torneo pagano l’albergo e i pasti ai giocatori del tabellone principale, non a quelli delle Qualificazioni. I 4 qualificati si vedranno rimborsate le spese sostenute, gli altri partecipanti al Torneo di qualificazione sono costretti ad autofinanziarsi. Di solito, comunque, chi gioca le Quali in tornei come quello di Delray o risiede a poche miglia dalla sede o ha uno sponsor che gli finanzia un paio d’anni di Tour oppure decide di reinvestire il prize money raggranellato in altri tornei. Ciascun Torneo professionistico, come le squadre di calcio in Italia, è contraddistinto da un un colore o da un abbinamento di colori dominanti. Quello dell’Australian Open è l’arancione venato d’azzurro; quello del Roland Garros è il color terracotta. Quello di Delray Beach è il giallo, che richiama il colore delle palline da tennis. Il Torneo è alla sua 15esima edizione e annovera tra i suoi sponsor la CBS, Fidelity Investments, Holiday Inn, Kientzy & Co, la Viking River Cruises, Commerce Bank, il comune di Delray Beach ed il quotidiano locale, il Palm Beach Post. Si perchè Delray è una pittoresca localita’ della Contea di Palm Beach, a cinque miglia a nord di Boca Raton, sulla Gold Coast1 della Florida, dove l’inverno praticamente non esiste - nel momento in cui scrivo, la temperatura si aggira sui 25°C (pari a 77°F) – e la qualita’ della vita e’ piuttosto elevata. E’ una cittadina con poco meno di 65mila residenti che, quando l’ho visitata, mi ha dato l’impressione di benessere, pulizia e ordine, una trasposizione tridimensionale delle Pagine Gialle, spruzzata qua e la di palme e venata di salsedine. Delray Beach non è solo sabbia e pesce fresco, orchidee e altri fiori esotici, marciapiedi in mattoni e lampioni stradali vecchio stile, gioiellerie a antiquari, articoli da regalo e gallerie d’arte. E’ anche il luogo ideale per giocare a Tennis e per praticare sport in generale, in cui oltre al blasonato e ben frequentato Tennis Center (sede del Torneo), ha la sua sede anche la International Tennis Academy (il cui acronimo, ITA, suona familiare), l’Accademia in cui si allenano la Peng, la Chan, la Granville e la Wozniak, tanto per fare qualche nome. Il Torneo in questione è anche uno degli 11 tornei ATP che nel 2007 sperimentano la formula del Round-Robin (o del girone all’italiana che dir si voglia), sulla quale e’ stato detto – da tutti - tutto il male possibile. Volendo andare controcorrente, mi limitero’ ad illustrarne un vantaggio attraverso un esempio concreto. Provate a mettervi nei panni di un onesto mestierante della racchetta come Robert Kendrick, 27 anni con 7 di Tour alle spalle trascorsi prevalentemente a giocare challenger e future negli Stati Uniti. Kendrick e’ uno di quei giocatori c.d. monodimensionali, alti 1 metro e 90, il cui gioco è costruito intorno al servizio. Serve tanti ace (e commette anche molti doppi falli), senza avere la mano di un Goran Ivanisevic o di un Richard Krajicek, e se al primo turno di un torneo ATP trova James Blake perde anche se inizia ogni game con un 15 di vantaggio. Con la formula del RR, se Kendrick perde da Blake non fa subito le valigie ma ha la possibilita’ di giocare un altro match contro – diciamo – uno come Scoville Jenkins, che ha gia’ battuto di recente, senza grossi problemi, nel Challenger di Lubbock, Texas. E se Kendrick batte Jenkins porta a casa altri due mila dollari, più un supplemento di 10 punti ATP che spetta al secondo del girone. Se diamo uno sguardo al tabellone, scopriamo che il Torneo di Delray Beach è nobilitato dall’elevato tasso di istruzione dei suoi iscritti: ben 8 su 32 (1 su 4) giocatori hanno frequentato o frequentano il college. James Blake: Harvard; Benjamin Becker: Baylor; Kevin Kim e Davide Sanguinetti UCLA; Robert Kendrick: Washington/Pepperdine; Amer Delic: Illinois; Ryan Sweeting e Jesse Levine: Florida. Il fenomeno non è casuale, trova la sua spiegazione nell’essenza del sistema americano. I migliori giocatori Junior, specialmente quelli che si metteno in evidenza nei Campionati Nazionali Juniores degli Stati Uniti, di solito ricevono allettanti offerte dagli allenatori delle maggiori universita’ per andare a giocare al College. E chi non proviene da una famiglia sufficientemente agiata o non viene corteggiato dalle grandi case di abbigliamento e di racchette, puo’ decidere di accettare l’offerta del College per finanziare il suo tennis senza disdegnare quel pezzo di carta che un domani potra’ tornare utile. Il “canale” universitario non viene utilizzato solo da tennisti sfigati e privi di talento. Pensate a Benjamin Becker, il tennista che verra’ ricordato per aver scritto la parola fine sulla carriera di Andre Agassi. L’omonimo, nonche’ connazionale, del piu’ famoso Boris Becker e’ stato l’idolo cheer leaders a Baylor, Houston, Tx, quando, nel 2004, da studente di finanza e affari internazionali ha vinto gli NCAA Championships. Persino Ryan Sweeting, dopo aver vinto a 18 anni gli US Open Junior e i Campionati panamericani “Chanda Rubin” e’ stato per un anno matricola del roster di University of Florida, prima di passare definitivamente al professionismo. Nell’ultima edizione dello US Open Sweeting ha mostrato le sue qualita’ in un Torneo dello Slam portando Olivier Rochus al quinto set e incassando un assegno di 26.500 dollari, oro colato per lui che normalmente gioca i futures. Anche a Delray Ryan e’ partito con il piede giusto, liquidando 6-2 6-2 un solido top 100 come Simon Greul, galvanizzato dal fatto di esser stato scelto come sparring partner di Roddick, Blake e i Bryan, impegnati la settimana prossima a Ostrava, nel tie di Davis Cup contro la Repubblica Ceca. Sweeting saltera’ un Torneo Challenger per partecipare all’Evento. Inoltre, chi si trova a Delray puo’ godersi lo spettacolo di veder giocare e di assistere alle sessioni di allenamento di gente come James Blake e Tommy Haas, due che ne rettangolo si muovono con la compatta disinvoltura tipica del top player. Tommy, detentore del titolo a Delray, reduce dalla Semi a Melbourne e molto amato da queste parti, ha sofferto molto, rischiando di perdere il primo match contro Yen-Hsun Lu. Dulcis in fundo, Davide Sanguinetti, il piu’ americano dei tennisti italiani, vincitore dell’edizione 2002 del Torneo, stasera si giochera’ un posto nei Quarti contro Amer Delic, altra vecchia conoscenza dei campionati NCAA, che fu il primo bosniaco nella storia del tennis a vincere un match agli US Open. Tutto questo succede a Delray Beach, poco meno 65mila residenti, nella Contea di Palm Beach.
Thursday, February 01, 2007
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Terza di Copertina.
"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
6 comments:
Gran Post. Grazie Penis - less
Grazie a te, ar.
Ti voglio fare veramente i complimenti per il racconto.
Continua così, il tuoè un bellissimo blog.
Leonardo438
beh io sono democratica. per me a parte Wimbledon e Roma non esistono tornei più prestigiosi o meno prestigiosi...per me esistono solo i tornei dove gioca Maraaaaat!
;-P
grazie leo. grazie davvero. piccola romana, rivedremo marat prima di Indian Wells? Dubai?
veramante lo rivedremo presto al Sap Open la prossima settimana, e poi al Tennis Channel Open a marzo!
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