La tigre di Nyagan (o di Bradenton, che dir si voglia) ruggisce ancora e agguanta il quarto titolo “pesante” dell’anno, il primo fuori dagli Stati Uniti (dopo Indian Wells, San Diego e lo Us Open), superando una rigenerata Daniela Hantuchova 6-1 4-6 6-3 nella finale dell’ultimo Tier I della stagione 2006.
Va detto che il match è stato di elevata qualita’ solo a tratti. Siamo a fine stagione, nella fase in cui le atlete sono piuttosto logorate da una programmazione che definire densa di impegni è un eufemismo, con piccoli o grandi acciacchi e tante tossine da smaltire. Forse il piu’ grande merito di Maria e’ proprio quello di riuscire ad imporsi senza essere al 100%, in una fase in cui quasi tutte le sue rivali sono ferme ai box, mostrando una “cattiveria” agonistica ed una motivazione proporzionate al fragore assordante dei suoi grugniti.
Con riguardo alla finale di Zurigo, la chiave di lettura del match e’ sostanzialmente ravvisabile nel servizio:
- Maria ha fatto leva su una gran percentuale di prime (72%), su 10 ace e sul 55% di punti vinti con la seconda di servizio. In una giornata in cui e’ ancora dolorante al piede che l’ha costretta a ritirarsi la settimana precedente a Mosca, e pertanto meno dinamica negli spostamenti e più fallosa del solito negli scambi (26 errori non forzati contro 20 vincenti), si e' aggrappata al suo servizio “frontale” (che non sfrutta la torsione del tronco e piace poco ai puristi del gesto tecnico) ma efficace (un punto su quattro di quelli ricavati dalla prima si servizio è il frutto di un ace), concedendo quell’unica palla break che le e' costata il secondo set.
- se da una parte Maria ha tirato “noci di cocco”, la vezzosa ed esile slovacca ha messo in campo meno prime, ed è stata costretta a giocare tanti punti importanti con una seconda di servizio che ha avuto l’effetto di una carezza sul viso (insolitamente tempestato da brufoli) di Maria. Nel primo set Daniela ha vinto 1 punto su 11 giocati con la seconda. Nel terzo set, nel quale pure ha lottato senza arrendersi dopo il break subito e ha totalizzato il 100% dei punti sulla prima, ha messo a segno il misero bottino di 2 su 12 con la seconda di servizio. Solo mostrando un dinamismo e una reattività straordinari, la slovacca e’ riuscita a portare a casa il secondo set dopo aver sventato sei palle break.
In sintesi: Daniela è andata oltre il suo standard di gioco, limitando gli errori (lo score le attribuisce 38 errori non forzati ma dal mio taccuino ne risultano molto meno) e mostrando una buona tenuta atletica e mentale; Maria ha fatto il minimo necessario per vincere un match di cui non ha mai perso il controllo.
Paradigmatico e’ stato l’ultimo game della partita, nel quale Maria ha archiviato la pratica con due ace consecutivi dal 30 pari.
Infine, non possono mancare i piu’ sinceri complimenti alla Hantuchova, che e’ tornata a disputare una finale nel circuito dopo 14 mesi (l’ultima volta aveva perso da Kimmie a Los Angeles nel 2005), ha battuto due top-ten nel corso della settimana ed ha venduto cara la pelle contro Maria. Sono in molti a sperare che la slovacca possa dare continuita’ a questi risultati, perche’ il circuito ha bisogno di lei e perche’ tecnicamente e’ da top ten.
Un plauso anche al sobrio, composto e corretto pubblico di Zurigo, che ha impartito una lezione di stile a tutte le grandi platee del mondo.
Una curiosita’: se Masha vincera’ il torneo di Linz ed il Master, concludera’ la stagione al primo posto nel ranking. Qualcuno sarebbe stupito?
Thursday, October 26, 2006
Finale di stagione col botto per Maria.
Pubblicato da Michael_Pemulis alle 4:35 PM
Etichette: Zurigo 2006
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Terza di Copertina.
"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
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