Questo articolo è il secondo di una trilogia sul tennis giovanile.
Dopo l’analisi del rendimento dei ragazzi nei più importanti tornei Itf Under 18, abbiamo focalizzato l’attenzione su una fase molto delicata e non priva di insidie, che è quella della transizione da junior a pro. Alcuni parlano di due sport diversi, di cui uno è l’evoluzione dell’altro. Ci siamo chiesti quand’è che un tennista junior compie il fatidico breakthrough nel circuito pro (se entra nei primi 500 nel tennis maschile e nelle prime 300 in quello femminile? Puo’ essere un’ipotesi, ma a volte un semplice numero dice poco e va comunque spiegato). Per trovare risposte convincenti abbiamo analizzato i risultati nei tornei pro disputati dai top player junior nel corso del 2007.
Al 15 ottobre, in campo maschile solo in otto hanno superato la soglia dei 10 punti Atp e sono tutti compresi compresi nei primi 1000 del ranking:
Svetta Donald Young che – dopo un paio di stagioni in cui aveva rischiato di bruciarsi – con lo US Open 2007 ha compiuto il salto di qualità che molti si attendevano da tempo. Occupa la posizione n.122 del ranking, una classifica che potrebbe permettergli di entrare direttamente in tabellone del prossimo Open d’Australia. Da un punto di vista qualitativo, per l’afro-americano è stato forse più importante vincere il Challenger di Aptos e arrivare in finale a quello di Tulsa o di Calabasas che non approdare al terzo turno dello Us Open. Vincere cinque partite in una settimana (senza perdere un set) in un torneo da 75mila dollari (come quello di Aptos, in California) per un diciottenne è di una difficoltà pazzesca. D’altra parte, per raggiungere il terzo turno a Flushing Meadows e incamerare 75 punti, a Donald è bastato battere il solo Guccione all’esordio, beneficiando del ritiro di Gasquet nel turno successivo.
Ottima annata anche per il bombardiere australiano Greg Jones e per il nostro Thomas Fabbiano. Il primo è nei primi 500 del ranking, ha giocato già una finale di un challenger in Tasmania e si appresta a fare il botto nel 2008. Thomas è un pelo fuori dai primi 500, a settembre ha vinto il 10mila di Olbia (superando in finale Massimo Dell’Acqua), a luglio, raggiungendo i Quarti nel Challenger di Trani (un 50mila), ha portato a casa 14 punti Atp. Il 2008 sarà decisivo per l’orgoglio di Puglia, che già oggi vanta un ranking più alto di tennisti come Da Col, Giraudo, Torresi, Dell’Acqua, Colangelo, Di Vuolo, tutta gente che gioca da un po’. Chiedergli di chiudere la stagione con i punti necessari a giocare le Quali nell’Open d’Australia del 2009 è forse eccessivo (se non impossibile) e servirebbe solo a creargli ulteriore pressione.
E’ curioso osservare che Ignatik, il n.1 del ranking Itf U-18, non abbia raccattato neanche la miseria un punto Atp. Le partite giocate dal bielorusso tra i pro si contano sulla punta delle dita di una mano, una su tutte la netta sconfitta (6-2 6-0) subita in estate a Recanati per mano di Marco Pedrini (n.460 del ranking Atp). E’ messo meglio Berankis, che a marzo ha vinto un 10mila sul cemento in Portogallo ed attualmente occupa la posizione n.771 del ranking ATP. Un gradino più in alto del lituano si situa Brydan Klein. Il vincitore dell’ultima edizione dell’open d’Australia Jr, è fresco reduce dalla vittoria di un Future in Australia (il 15mila di Sawtell), ha mezzi fisici notevoli, una prima di servizio robusta e molto veloce: è un Pro a tutti gli effetti, malgrado debba ancora compiere 18 anni il prossimo 31 dicembre. 11 punti Atp per Teo Trevisan, di cui 8 raggranellati nel 10mila di Imperia, dove si è sbarazzato del testa di serie n.2 Luca Vanni, ha regolato di misura Daniel Lopez, il suo underdog preferito, prima di arrendersi in finale ad buon giocatore qual è Alberto Giraudo. Lo stesso Giraudo, intervistato da Matteo Veneri di Tennis Teen, ha definito Teo un “talento incredibile”, a suo avviso superiore a quello di Fabbiano.
Tra le ragazze, Alize Cornet ha creato il vuoto attorno a se. La punta di diamante del Team Lagardere è n.59 al mondo (a quattro distanze da Karin Knapp, tanto per intenderci, due anni e mezzo più anziana della francese), ma è junior solo per le anagrafe – classe 1990 - e perchè ha vinto il French Open Jr. Per il resto, la stella di Nizza è una Pro che gioca prevalentemente i 100mila e i tornei Wta. Un’altra ben avviata nel circuito è Sorana Cirstea, classe 1990, finalista del Bonfiglio 2006, n.107 del ranking Wta. La rumena gioca un bel tennis aggressivo, e possiede ottimi fondamentali. La sua stagione è stata costellata da risultati brillanti, con due acuti: finale a Budapest (sconfitta da Gisela Dulko, dopo aver vinto il primo set) e Semi a Bali, dove ha ottenuto la vittoria più prestigiosa della sua giovane carriera, superando 7-5 al terzo Patty Schnyder.
Dietro Cornet e Cirstea, c’e’ un quartetto formato da due 17enni (Pivovarova e Brengle) e due 16enni (Radwanska e Pavlyunchekova) che, quanto a ranking Wta, valgono più o meno la Dentoni, che è n.262 al mondo: siamo in odore di entry list per le Quali agli Open d’Australia 2008. Dovessi pescarne una dal “mazzo” prenderei Ula Radwanska, con buona pace del buon Fabio Della Vida che trova anti-estetico il tennis delle sorelle di Cracovia (a proposito: Agnieszka ‘Aga’, la sorella maggiore di ‘Ula’, con i Quarti di Zurigo ha raggiunto il suo best ranking di n.26 al mondo). La Pivovarova è la più “cattiva” agonisticamente parlando e forse quella più disposta a soffrire, la Brengle è la più continua, la Pavlyunchekova ha un po’ frenato la sua ascesa, anche perchè si è cimentata a livelli molto alti, in cui si vincono poche partita ma si fa tanta esperienza. Tra la 300esima e la 350sima posizione del ranking Wta troviamo un terzetto formato dalle tre ‘Ksenie’: Ksenia Palkina (n.302), Ksenia Pervak (n.303) e Ksenia Milevskaya (n.339). Quanto alla prima e più anziana delle tre, il suo ranking Wta sostanzialmente coincide con quello Itf Under-18 (n.306) e la cosa ha sua spiegazione piuttosto banale: la Palkina gioca quasi esclusivamente tornei Pro, in agosto ha vinto un 10mila a Mosca e tre settimane fa ha raggiunto i Quarti a Tashkent. La Pervak è una mancina minuta e piuttosto rapida, che tira delle botte incredibili; il 30 settembre scorso ha vinto un 25mila in Georgia, a Batumi, superando in finale Corinna Dentoni. La Milevskaya ha, invece, raggiunto la finale in un 50mila sulla terra, a Contrexeville (Francia), sconfitta da Andrea Petkovic.
Concludiamo dedicando lo spazio che merita a Michelle Larcher De Brito, n. 33 del del ranking junior e n. 368 di quello Wta. Il tutto a soli 14 anni. La portoghese si fa gia’ valere nei 75mila (Semi ad Albuquerque, New Mexico, sconfitta da Rosana De Los Rios, futura vincitrice del torneo). Bollettieri le fa avere una wild card a Miami e cosa ti combina Michelle? Batte Meghann Shaughnessy in una partita leggendaria – di cui vi abbiamo parlato in primavera – e gioca un set alla pari contro Daniela Hantuchova. La piccola Michelle – letteralmente: siamo sui 160 cm di statura – sta studiando da numero uno.
Un dettaglio di poco conto: ho parlato con lei in maggio a Salsomaggiore e mi ha confessato che sul rosso fa fatica, la palla le viaggia meno, spende troppe energie per fare il punto. Meno di un mese dopo: Michelle stacca il biglietto per i Quarti a Parigi, vincendo in rimonta una sfida epica contro Sorana Cirstea. Morale: la De Brito è di un altro pianeta.
Quanto a noi italiani, faremmo bene a tenerci stretta la Burnett, sperando che sedicenti Guru non ne ostacolino il percorso crescita tecnica e umana.
Wednesday, October 24, 2007
Mai stati giovani
Pubblicato da Michael_Pemulis alle 3:53 PM
Etichette: Pianeta Junior
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Terza di Copertina.
"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
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