Da molti anni ormai il Sud della Florida rappresenta la vetrina del Tennis giovanile a livello internazionale. E Pem non si riferisce solo a Bradenton, dove ha sede l’accademia- luogo di culto del Gran Mogol del coaching planetario, al secolo Nick Bollettieri. Sotto il sole e tra le palme della Florida ha sede più di una fucina per futuri campioni (i maligni parlano di vere e proprie “fabbriche” in cui s’insegna e pratica un tennis omologato, privo di fantasia), l’atmosfera è talmente piacevole che ogni teen-ager virtuoso della racchetta sogna di fare almeno un pellegrinaggio attivo da quelle parti. E l’occasione si presenta puntuale ogni anno a cavallo tra novembre e dicembre, con l’Eddie Herr e l’Orange Bowl in calendario. Parliamo di due tornei internazionali storicamente riconducibili ad una sola persona, Eddie Herr appunto, nume tutelare del tennis giovanile, fondatore del circuito internazionale, organizzatore della prima edizione dell’Orange Bowl nel lontano 1947, venuto a mancare nel 2000 alla veneranda età di 93 anni. La nota propensione alle divagazioni indurrebbe Pemulis a commentare diffusamente le gesta di Eddie Herr, ma per questa volta il nostro narratore apolide decide di mantenere il focus sui due tornaei citati. Quanto al livello di entrambi, siamo al di sotto delle prove dello Slam. L’Orange Bowl ha il medesimo rango del “nostro” Trofeo Bonfiglio (Grade A), l’Eddie Herr è un gradino sotto (G1). Ma nel Tennis giovane il “peso” dei tornei conta relativamente, l’essenziale è che essi abbiano visibilità in senso lato (leggi: pubblico, stampa, osservatori, sponsor). E da questo punto di vista le competizioni in questione sono inferiori a poche. Per di più si svolgono in una fase della stagione che li pone a riparo dal pericolo di oscuramento da parte dei tornei senior. Infine le location sono di tutto rispetto: la Bollettieri Sports Academy, a Bradenton, ospita l’Eddie Herr; il Tennis Centre Crandon Park (sede del Nasadq 100 Open), a Key Biscayne, ospita l’Orange Bowl. Davvero niente male.
Detto questo, cerchiamo di individuare l’eventuale presenza di astri nascenti presenti nei tabelloni delle due competizioni, di ragazzi con talento da vendere che – se non si perdono per strada – avranno un futuro da top player nel circuito pro. Pem ha circoscritto l’analisi al solo tabellone under 18, e alla fine ha ristretto la rosa a tre nomi, tre potenziali fuoriclasse (i buoni giocatori sarebbero troppi da citare), che, giovanissimi mostrano già un talento indiscutibile (fanno 43 anni in tre), accomunati dal fatto di appartenere tutti e tre alla medesima scuderia, neanche a dirlo, la Nick Bollettieri Tennis Academy:
- Gastao “Pepe” Elias, 16 anni appena compiuti il 24 novembre scorso, portoghese, neo acquisto della IMG; “Pepe” è il classico giocatore universale dotato dei mezzi per far bene su tutte le superfici; a 15 anni ha fatto la sua prima esperienza in un torneo ATP (Estoril, sconfitto al primo turno da Tursunov) e a Wimbledon si è allenato con Rafa Nadal; va anche detto che l’estate scorsa “Pepe” le ha prese da Matteo Trevisan (SF del Torneo Junior di Wels, Austria), un perentorio 6-3 6-3, ché la dice lunga sulle qualità del tennista fiorentino;
- Michelle Larcher De Brito, classe 1993, la più giovane del trio, 14 anni da compiere il prossimo gennaio; anche Michelle è portoghese ma risiede a Bradenton da ormai quattro anni, un tempo sufficiente per fare di lei un clone – c’e’ chi dice migliorativo dell’originale – di Maria Sharapova; come Maria, Michelle bastona da fondocampo con colpi piatti, pesanti e molto profondi ed è dotata di una prima di servizio robusta; come Maria, la portoghese frequenta di rado la rete, è allergica alle volee; con la siberiana ha infine in comune il fragore assordante del grugnito, associato ad un indomito atteggiamento da combattente; proseguendo nel parallelo, possiamo affermare che Michelle ha già infranto un record di Maria: nel 2005, a 12 anni, ha vinto l’Eddie Herr Under-16 (prima di lei la più giovane vincitrice nell’albo d’oro della categoria Under-16 del Torneo era la Sharapova, che si era aggiudicata l’edizione del 2000, a soli 13 anni);
- Tamaryn Hendler, 14 enne, di passaporto belga, nata a Città del Capo da padre sudafricano e madre congolese (del Congo Belga); meno potente della Larcher De Brito ma dotata di ottimi fondamentali e di una sensibilità di braccio straordinaria, “Tammy” gioca un anticipo straordinario – sia di diritto sia di rovescio – con una facilità irrisoria; “vecchia” conoscenza dell’Eddie Herr: vincitrice della categoria under-14 nel 2005; runner-up della categoria Under-12 nel 2004; anche la Hendler ha fatto il suo debutto nel circuito pro, disputando un match di qualificazione nel Torneo di Hasselt 2006 (sconfitta dalla Gagliardi), del quale Pem vi mette a disposizione alcune fasi del riscaldamento (groundstrokes e servizio-risposta al servizio).
Monday, December 11, 2006
Milano-Miami sola andata: viaggio nel Gotha del Junior Tennis.
Pubblicato da Michael_Pemulis alle 5:07 PM
Etichette: Pianeta Junior
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Terza di Copertina.
"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
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