Thursday, March 29, 2007

The Wild Bunch

Il logoramento dell'avversario ha un ruolo fondamentale nel gioco di Canas. L'argentino si difende in maniera straordinaria, i suoi colpi incrociati sembrano muoversi su fili sottilissimi di seta che formano un fascio di angoli sempre più acuti, e sono in grado di mandare in crisi chiunque, anche il più rapido degli opponenti. Per non parlare dei recuperi nei cambi di direzione e dei lob liftati, tirati su con il contagiri, che vanificano ogni schema d'attacco non troppo incisivo. Il gemello separato alla nascita di Mauro Camoranesi è un agonista formidabile, vende cara la pelle, rispetta tutti, ma non subisce la personalità di nessuno. Detto questo, se Sua Maestà Roger Federer perde da Canas due volte consecutive a distanza di due settimane, è possibile che nel Sancta Sanctorum del tennis professionistico si aprano delle prospettive inedite e inimmaginabili prima dei due recenti tornei sul cemento americano. Nadal è tornato in buona condizione e, interrompendo il digiuno di vittorie che durava dal French Open, ha ritrovato la fiducia smarrita dopo Wimbledon 2006. Murray e Djokovic hanno compiuto quel salto di qualità tecnico e mentale che oggi permette loro di arrivare fino in fondo nei tornei pesanti. Roddick, tornato alle origini (leggi: servizio e diritto) dopo il disastroso periodo "sperimentale", può giocarsela contro chiunque.
E' forse esagerato affermare che siamo alla fine di un'Era, ma il Federer leggermente imballato visto nella "campagna" statunitense, potrebbe rimettere in gioco una mezza dozzina di avversari. Il condizionale è d'obbligo, poichè, nella seconda sconfitta subita da Canas, il "vecchio" Federer - sovrano indiscusso per diritto del divino talento - si è intravisto per dieci game - l'intero secondo set e i primi due giochi del terzo. L'imminente stagione sulla terra rossa fornirà la risposte ai nostri dubbi sulla leadership, e il come back di Willy Canas - travolgente come un uragano - non fa altro che rendere ancora più intrigante il duello annunciato tra Rafa e Roger, restituendo linfa nuova all'inebriante imprevedibilità del nostro sport. E' un vero peccato non poter assistere - domenica prossima - ad una finale tra Willy e Rafa, che sarebbe stata un'interessante anticipazione di un matchup-maratona epico possibile a Parigi, oltre che un omaggio alla comunità ispano-americana gravitante nell'area metropolitana di Miami. Concludiamo la divagazione sull'Era Federer, evidenziando i momenti chiave del suo ultimo match: le quattro palle break non trasformate dallo svizzero sul 2 a 0 nel terzo set (in particolare, il diritto a sventaglio fuori giri e l'affossamento di una volée bassa non impossibile); l'imbarazzante indecisione sul 4 a 5 del tie Break decisivo, quando Federer, dopo un gran servizio a uscire da sinistra, stecca clamorosamente la swing volley sul lob difensivo di Willy- dopo aver scartato le opzioni alternative di giocare uno smash o di far rimbalzare la palla per chiudere con un comodo diritto incrociato.
Key Biscayne è stato anche il teatro del remake della recente finale dell'Open d'Australia tra Serena Williams e Maria Sharapova: uno sconcertante tiro a segno durato 58 minuti, in cui l'americana ha vinto 22 degli ultimi 28 punti, umiliando la ex numero 1 al mondo in versione Anna Kournikova e rifilandole la più classica delle "baguette" (il 6-1 6-1 in gergo è la baguette, il 6-0 6-0 è il double bagel, per una questione simbolica). L'aspetto più interessante del match è stato il cinico consiglio di papà Richard nel changeover tra il primo e il secondo set, il quale avrebbe esortato Serena a giocare sul miglior colpo di Maria (il rovescio) per prolungare l'agonia dell’avversaria e utilizzare il secondo set come una sessione di allenamento, in vista della sfida più impegnativa contro Nikki Vaidisova. Se il big match tanto atteso è stato un mismatch, la Palma per la sfida più bella del torneo va senz'altro attribuita al clash tra Justine Henin e Nadia Petrova, due ore di grande tennis, con le due protagoniste autrici di giocate strabilianti. Gran bel torneo anche per Tatiana Garbin che, sulla soglia dei 30 anni - e con la complicità di un tabellone abbordabile - si è arresa nei quarti a Shahar Peer, eguagliando il risultato ottenuto da Silvia Farina nel '98 (sconfitta ai quarti da Venus che avrebbe vinto poi il torneo) e raggiungendo il suo best ranking (lunedi prossimo sarà n.24 al mondo). A questo punto sarà dura per il buon Barazzutti escludere la mestrina dal duo di singolariste impegnate il 21 e 22 aprile a Castellaneta Marina nel delicatissimo primo turno di Fed Cup contro la Cina.

4 comments:

Unknown said...

Ma Canas è sceso così in basso in classifica per un infortunio?

Anonymous said...

è stato squalificato per doping, 15 mesi fuori dal circuito!

Unknown said...

Volevo essere ironico. In 15 mesi si pianifica il doping meglio di quando si richiano controlli o no?

Michael_Pemulis said...

che cattivo!

Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.