Sunday, December 31, 2006

Hopman Cup 2007: pillole di videoclip.

Avete voglia di ammirare qualche bella giocata e passate il tempo a maledire quei Media che in Italia hanno di fatto oscurato il tennis? No problem, zero stress, ragazzi. Pemulis comprende la vostra situazione e vi somministra due pillole di video tennis, con principio attivo di Hopman Cup: nella prima clip vedrete il matchpoint dell’incontro Golovin vs Harkleroad e nel secondo streaming sono racchiusi gli highlights della prima giornata dell’evento. Buona visione.

Hopman Cup: tutti pazzi per Sania.

I nostri amici indiani residenti a Manhattan, nell’East Village, al telefono poche ore fa’ erano euforici. Gli indiani, quanto a spirito patriottico nelle competizioni sportive, non hanno niente da invidiare a noi italiani. Se poi c’e’ Sania Mirza ad illuminare lo show, l’adrenalina sale a mille. E stanotte la Mirza è stata la protagonista assoluta della sfida di Hopman Cup tra India e Repubblica Ceca. Ha spianato 6-2 6-2 una spenta e imballata Lucie Safarova ed ha dato una gran mano al suo partner, lo specialista Bopanna, nel match di doppio. 21 vincenti e 25 errori non forzati per la Mirza; 7 vincenti e 28 errori non forzati per la fidanzata di Tomas Berdych: la storia del match è tutta condensata in questa statistica. Un match senza storia, per l’appunto, in cui il diritto “definitivo” di Sania è stato protagonista nel bene e nel male (l’indiana ha cercato più volte il vincente sull’esangue servizio di Lucie, questo spiega i tanti errori). D’altro canto, Lucie è molto lontana da uno stato di forma accettabile, e con il senno di poi possiamo comprendere la scelta di disertare Gold Coast, dove c’era un titolo da difendere. Disastrosa la parte centrale del match della ceca: dal 3-2 Mirza nel primo set al 6-2 5-0, un passivo di 8 game a 0!!! Dopo la disfatta della “sua” Lucie, Tomas Berdych ha riequilibrato le sorti della sfida prendendo a pallate il malcapitato Bopanna: 6-2 6-2 in 46 minuti.
La ciliegina sulla torta della sessione è stato il doppio misto, non solo perché in questo caso è stato decisivo, ma per com’è stato giocato, per l’estremo equilibrio che lo ha caratterizzato: la coppia indiana si è imposta nel maxi tie break del terzo set (10 a 5), dopo 89 minuti di spettacolo in cui più volte la Mirza ha attaccato…udite udite…Tomas Berdych (che non è un doppista), chiamandolo a rete con buoni colpi d’approccio.
Pemulis vi offre il suo regalo di Capodanno: la clip contenente gli highlights della giornata.

Copa Casablanca Semifinali: Pervak e Peralta gli eroi del giorno.

Il match del giorno è senza dubbio la semifinale femminile giocata sul centrale, quella in cui la 15enne mancina Ksenia Pervak è venuta a capo della sfida contro beniamina locale Valeria Pulido Velasco, al termine di un duello giocato punto a punto, con scambi intensi e prolungati, caratterizzato da molteplici variazioni dell’inerzia del match. Anzi, forse l’errore tattico della Pulido è stato proprio quello d’essere poco aggressiva e di accettare lo scambio contro una giocatrice solida come la Pervak. Alla fine lo score dice che la russa guadagna la seconda finale consecutiva in terra messicana, dopo quella ottenuta e vinta nello Yucatan: 6-4 3-6 6-4 il punteggio finale. Se questa semi è stata una battaglia, lo stesso non si può dire della seconda semifinale, che è stata poco meno che un allenamento per Julia Cohen. La statunitense, che non aveva brillato particolarmente nei match precedenti, ieri è stata praticamente perfetta, complice una Chernyakova stanca e fuori giri, ed ha concesso un solo game all’avversaria. A questo punto, considerando che la Pervak ha speso molto nelle ultime due gare, la Cohen ha buone chance di agguantare il suo terzo trofeo al Casablanca Club, dopo quelli vinti nel 2004 e nel 2006.
In campo maschile prosegue la straordinaria avventura del moldavo Albot, che ha vinto un match impegnativo contro il messicano di passaporto americano Johnny Hamui, mentre le speranze messicane sono mantenute vive dall’affermazione di Eduardo Peralta che, grazie al gioco aggressivo basato su un potente servizio, ha superato 7-6 6-4 il brasiliano Cunha. Peralta adesso ha la gran responsabilità di interrompere il digiuno di vittorie tricolori che dura dal 1992, l’anno in fu Jorge Esqueda l’ultimo messicano a metter le mani sulla “Copa”.
Infine, un cenno alle finali di doppio: Julia Cohen e Valeria Pulido si sono imposte sul duo russo Pervak-Chernyakova in tre set, 2-6 7-6 6-4 (curiosità: la finale di doppio è stata giocata dalle stesse quattro semifinaliste in singolare); Damico e Eysseric ha vinto in scioltezza contro la coppia sudamericana formata da Romboli e Gonzalez.
Ricordiamo che le finali di singolare avranno inizio oggi alle 18:00 ora italiana, con il match Peralta vs Albot. A seguire la finale femminile.

Saturday, December 30, 2006

Copa Casablanca QF: sarà un affare tra Stati Uniti e Messico?

La quinta giornata della “Copa” sarà ricordata come la giornata delle sorprese e dell’affermazione dei tennisti locali. La sorpresa è senza dubbio rappresentata dalla sconfitta shock di Eysseric, testa di serie n.1 e gran favorito nella competizione, liquidato 6-3 6-0 dal moldavo Radu Albot, il quale nel turno precedente aveva già provveduto a far fuori Dragos Mirtea. Un irriconoscibile Eysseric, lento negli spostamenti e falloso nelle conclusioni, nel corso del match ha accusato problemi allo stomaco che avrebbero pregiudicato la sua prestazione. La cosa strana è che dopo aver perso questa partita, il francese ha disputato – e vinto – la semifinale di doppio, in coppia con Kellen Damico.
Nessuno dei match in programma è andato oltre il secondo set, due degli otto match si sono conclusi con il ritiro di uno dei contendenti: la temibile rumena Irini Begu, abbandonando la partita sul punteggio di 4-6 0-2, ha dato il via libera per le semifinali alla detentrice del titolo Julia Cohen; il russo Nikita Zotov, ritiratosi quando era sotto 2 a 1 nel secondo set dopo aver perso il primo 6-3, ha spianato la strada al messicano Peralta. A questo punto, il messicano ha la grande chance di arrivare fino in fondo, dovendo affrontare oggi nelle semi il brasiliano Henrique Cunha, n. 740 al mondo, proveniente dalle qualificazioni, che nel frattempo si è sbarazzato del deludente connazionale Fernando Romboli (n. 43 del ranking). Certo è che se prima della competizione qualcuno mi avesse pronosticato l’attuale quadro delle semi maschili, dove il giocatore più in alto in classifica occupa la 55esima posizione nel ranking mondiale, gli avrei dato dello sciroccato. Ma il Tennis Junior è imprevedibile per definizione e, inoltre, non si può ignorare che il fattore ambientale – pubblico, clima, cibo, altura – a volte può avere il suo peso.
Contrariamente a quello maschile, il tabellone femminile è stato avaro di sorprese: gran bella prova della Pulido Velasco contro la "roomate" Veronica Lì; vittoria di misura della Pervak a spese della Chang; netta affermazione della russa Chernyakova su Krista Damico. Resta il rammarico per il ritiro della Begu, che avrebbe fatto match pari con Julia Cohen. A questo punto, malgrado la presenza di due russe nelle semi, la finale potrebbe essere un affare tra Julia Cohen e Valeria Pulido, che suona come una contesa tra Stati Uniti e Messico. Ma, si sa, nel tennis junior può succedere di tutto, in meno che non si dica.

Hopman Cup: esordio col botto per l’Australia.

Tornando per un secondo al post di ieri, possiamo affermare che la cura dello staff di Agassi sembra produrre i suoi primi effetti positivi sul gioco di Philippoussis, che ha battuto uno spento Tursunov in due set 6-4 7-6 in 85 minuti (il tie break chiuso col punteggio di 7 a 0). Ma c’e’ di più: una ritrovata Alicia Molik ha superato in tre set una Nadia Petrova da carosello degli errori gratuiti. Il duo russo si consola vincendo il doppio ma non basta: l’Australia si aggiudica la sessione d’esordio della Hopman Cup.
E’ in corso la seconda sessione tra Stati Uniti e Francia: la Golovin si imposta sulla Harkleroad, in un match più combattuto del previsto; Fish e Haehnel hanno appena iniziato la loro partita. La sensazione – abbastanza ovvia a dire il vero - che si ricava da questa prima giornata è che gli atleti siano ancora abbastanza lontani dal loro standard di forma. Se hanno scelto di andare fino a Perth, è proprio perché, la formula della Hopman assicura a ciascun partecipante almeno tre match di singolo e altrettanti di doppio misto. Non c’e’ Round-Robin che tenga.

Nozze all’orizzonte per Martina Hingis.

Un post gossipparo alla vigilia di Capodanno ci sta tutto. E sapete perché? In primo luogo Pem trova molto triste lo snobismo un po’ forzato da middle class intellettualoide, ma soprattutto perché il gossip riguarda Martina Hingis, la Swiss Miss, la Principessa dello Show, il Talento che diventa Stile.
Ebbene, era nell’aria da un po’ ma – nel corso della conferenza stampa tenuta ieri a Gold Coast – la Hingis ha confessato ai giornalisti di aver ricevuto l’anello di fidanzamento da Radek, un sontuoso Solitario che Martina sfoggia orgogliosa e lievemente emozionata. Come si apprende dalla BBC e dalla stampa australiana, il particolare curioso è che l’anello è stato donato a novembre, a Praga, mentre Martina era ospite a casa di Radek. Da quel momento la vincitrice di tre edizioni dell’Aussie Open ha continuato a girare quasi indisturbata in Svizzera, senza che nessuno avesse notato il radioso diamante che indossava. Sono stati i giornalisti australiani i primi ad accorgersi dell’anello. La Hingis ha commentato ironicamente la cosa punzecchiando il “distratto” popolo svizzero: “Evidentemente qui in Australia la gente presta maggiore attenzione alle cose”.
L’ulteriore curiosa coincidenza è che la rivelazione sia stata fatta a Gold Coast, nel paradiso dei surfer, dove esattamente un anno fa la meravigliosa avventura del come back di Martina ha avuto il suo prologo. E proprio in terra d’Australia Martina ha giocato il doppio misto con Bhupati, grande amico di Radek. In buona sostanza, il come back sportivo è stato la scintilla della relazione sentimentale. Wow!
Complimenti Martina, chi ama il tennis non può non sorridere lieto della Notizia delle Notizie. Radek è la persona che ti ha reso felice, tra l’altro mentre ti trovavi in una fase molto delicata della vita e della carriera sportiva, nell’anno in cui sei tornata tra le Top Ten dopo oltre tre anni d’assenza dalle competizioni, restituendoci una persona ed anche un corpo che sono cambiati nel corso del tempo: la mocciosa a volte brutalmente onesta è diventata una donna piuttosto elegante. E se una Donna trova l’Amore, ci può stare che convoli a nozze. E non dar retta a quanti danno del “brutto anatroccolo” a Radek; nella maggior parte dei casi sono invidiosi di lui.
Pertanto adesso, non resta che affidarsi ad un bravo wedding planner, perché sai che stress pensare a tutto. C’e’ il tennis, ci sono i viaggi e gli allenamenti, è difficile trovare il tempo per: scegliere l’abito e le bomboniere, organizzare il party, predisporre la lista nozze, allestire la chiesa, occuparsi del fotografo, dell’auto e della musica. E, infine, ricorda che gli indirizzi sulle buste di inviti e partecipazioni vanno scritti a mano! Un suggerimento per Radek: le fedi non devono essere necessariamente in oro giallo o rosso; a questo punto perché non proporre il platino?

Friday, December 29, 2006

La svolta (?) di Philippoussis.

Si apprende dalla stampa australiana che Mark Philippoussis si sarebbe ispirato ad Andre Agassi, nel tentativo di risalire la china del ranking e di riportarsi, se non tra i Top Ten, nel “giro” che conta. Badate bene, l’australiano non ha dichiarato di voler emulare le gesta di Andre; troppa la differenza in termini di classe e personalità tra i due, anche se mentre le dita sfiorano la tastiera nell’atto di scrivere questo post, la mente inevitabilmente vola al quarto turno di Wimbledon 2003, quando Mark superò Andre, supportato dall’artiglieria pesante di 46 ace, ed arrestò la sua corsa solo in finale contro Roger Federer. Philippoussis ha semplicemente ingaggiato la coppia Darren Cahill e Gil Reyes, si allena a Las Vegas, e quando può si avvale della consulenza diretta di Andre in persona. Più che un atto di presunzione, è l’umile scelta di rimettersi totalmente in discussione a 30 anni suonati. Ed in questo senso regge il paragone con Andre, che nel 1999 fece più o meno la stessa cosa, sotto la regia di Brad Gilbert. La “svolta” di Mark aggiunge ulteriore interesse all’evento Hopman Cup, del quale l’australiano sarà uno dei protagonisti. E se batterà da subito gente come Tursunov e Fish, in quel caso potremo dire che il lavoro avviato sta iniziando a dare i suoi frutti.

Aggiornamento sulla Hyundai Hopman Cup.

Il forfait di Kiefer – che sarebbe dovuto rientrare proprio a Perth dopo sei mesi di stop – costringe gli organizzatori ad un rapido cambiamento nel palinsesto della Hopman Cup: fuori la Germania e dentro la Francia. I transalpini saranno rappresentati dalla teenager piu’ cool del circuito, Tatiana Golovin, e dal meno noto Jerome Haehnel. In realtà quest’ultimo è forse più familiare a chi frequenta il mondo dei Challenger e dei tornei Futures. Per contestualizzare il discorso, possiamo ricordare che quest’anno – ad esempio – Haehnel ha perso a Cherbourg dall’aretino Federico Luzzi 6-1 6-4.
Il cambiamento dell’ultim’ora non altera il programma: la Francia rimpiazzera’ la Germania nel Gruppo A. Pertanto la Golovin giocherà il suo primo match contro la Harkleroad alle 18:30 del 30 dicembre, orario di Perth (le 10:30 del mattino in Italia), nel contesto della sfida tra Stati Uniti e Francia. Ricordiamo che la partita inaugurale della competizione sara’ quella che vede opposte Nadia Petrova e Alicia Molik, alle 11 del mattino del 30 dicembre (le 3 di notte in Italia); a seguire la sfida tra Tursunov e Phillippoussis e il doppio misto tra le due coppie rappresentanti rispettivamente la Russia e l’Australia.

Copa Casablanca, terzo turno : Miccini esce di scena...

con onore e dignità, perdendo 6-4 6-4 dal testa di serie n. 1 Eysseric. Il francese e’ un talento alla Gasquet, anche se con gioco e colpi molto diversi, destinato ad un radioso futuro nei pro. Jacky, come si dice, fa la sua porca figura, perdendo il match per una manciata di punti – i cosiddetti big points – che il concittadino di Amelie Mauresmo gioca meglio, forse con maggiore lucidità.
A parte questo, gli amici ecuadoregni di Pemulis, Carlos, Fabricio e Juan, sono diventati "tutti pazzi per Alvarado”. A dire il vero, prima che il Torneo iniziasse avevano tessuto le lodi di Gonzalo Escobar, da loro considerato come l’erede di Nicolas Lapentti, salvo poi riposizionarsi rapidamente sul meno noto Patricio Alvarado, il quale tuttavia non li ha delusi, vincendo tre match di fila. E’ proprio di Alvarado l’impresa del giorno: sbaraglia 6-1 6-4 la burbanza del blasonato boliviano Jose Roberto Velasco, il quale dal primo gennaio 2007, con l’uscita di scena dal junior ranking di Nicolas Santos e Daniel Silva per raggiunti limiti di età, sarà il numero uno in Sud America.
Per il resto, in questo terzo turno il Messico ride e la Romania piange. Accedono ai Quarti l’elegante madrina del Torneo, Valeria Pulido Velasco – che supera agevolmente la russa Kamenskaya – e l’outsider di lusso Eduardo Peralta – vincitore di una battaglia epica contro il solido Alin Constantin. Sorprende la sconfitta di Dragos Mirtea, che perde in due set 5-7 4-6 dal suo amico e partner in doppio Radu Albot. Il tennis a stelle e strisce si consola con le convincenti prove di Julia Cohen, Veronica Li, Krista Damico e Johnny Hamui, mentre prosegue la inesorabile marcia del rullo compressore Ksenia Pervak, che regola Syna Kayser con un rotondo 6-2 6-2.
Oggi si disputano i Quarti (inizio ore 18:00 italiane), l’evento è coperto dai canali satellitari messicani, TV Azteca su tutti. Sarà interessante il confronto tra Valeria Pulido Velasco e l’americana di origini cinesi Veronica Lì; entrambe si allenano presso International Tennis Academy, a Delray Beach, in Florida, un’accademia relativamente giovane (fondata nel ’96), nella quale si fa poco marketing ma si lavora sodo.

Thursday, December 28, 2006

Copa Casablanca: il punto dopo il secondo turno.

Suona forse un po’ troppo partigiano iniziare il resoconto della giornata dalla partita di Miccini, ma Jacky ha lasciato l’impronta della sua classe e, soprattutto, della facilità del suo gioco, anche in terra messicana: superando con un doppio 6-4 il messicano Santiago Nieto accede al terzo turno, dove è atteso dal talentuoso favorito Jonathan Eysseric. Pemulis ha la sensazione che il match odierno sarà il primo di una lunga serie di head to head tra i due, che avrà la il suo naturale epilogo nei Pro. Nel frattempo snoccioliamo un dato statistico di una certa rilevanza: Miccini, classe 1992, guadagna il terzo turno di un Torneo Under 18 di Grado A. Si tratta di un record assoluto, neanche Roger Federer – da junior – è riuscito a fare tanto. Comunque, al di là dei record, Jacky ha un’eccellente chance di diventare un top player. Certo, va gestito bene, ma confidiamo in Nick Bollettieri, che è uno specialista nella gestione degli enfant prodige. Il gioiello di Recanati è in buone mani e non fara’ la fine di Donald Young. E’ assicurato.
Tornando sulla Copa Casablanca, il secondo turno ha offerto altri temi di interesse: se il sogno di Deyanir Solorio si è infranto contro i colpi di Krista Damico (la sorella minore dello “sciagurato” Kellen), ci pensano Nazari Urbina e Eduardo Peralta – oltre alla Pulido Velasco - a tener vive le speranze messicane; vittoria facile per Ksenia Pervak (6-1 6-1 alla messicana Aguilar); seconda vittoria in tre set, e in rimonta, per Fernando Romboli. Ma il topic del giorno è stato senza dubbio il poker rumeno sui campi del Club Casablanca: affermazioni nette quelle di Irini Begu, Ioanna Ivan e Dragos Mirtea; vittoria 6-4 al terzo di Alin Constantin contro il brasiliano Andre Stabile. A parte Mirtea, che è un 1989, gli altri appartengono tutti alla nidiata del 1990 (la stessa di Sorana Cirstea). Chapeau alla Federazione rumena che, con pochi mezzi, sforna ogni anno una mezza dozzina di ragazzi ai vertici delle classifiche giovanili. In particolare la Begu, seguita dalla ex finalista del Roland Garros Florenta Mihai, gioca davvero bene: colpisce bene, è molto dinamica negli spostamenti, sa sempre cosa fare sul campo. E...attenzione, perchè Julia Cohen potrebbe trovare proprio la Begu nel quarti.

Wednesday, December 27, 2006

Copa Casablanca: fotografia del primo turno.

Il primo turno di un torneo spesso può essere molto ostico per chi sulla carta è tra i favoriti. Nel primo turno si sperimenta l’approccio alla competizione, si prende confidenza con la superficie; il ranking è solo un numero, anzi a volte può contribuire ad aumentare la pressione. La Copa Casablanca non fa eccezione a questa legge non scritta e anche in Messico si contano le prime vittime “illustri”: Kellen Damico, Maria-Fernanda Alvarez-Teran su tutti. Il tonfo più pesante è quello dello statunitense Kellen Damico, superato nettamente da un Mr. Nessuno, il lucky loser cileno Aaron Dujovne, n.512 del ranking ITF. Per il biondo 17enne di Parker, Colorado, è ormai crisi nera, una crisi che si protrae da un po’. Il caso di Maria-Fernanda Alvarez è differente: parliamo di una buona giocatrice sulla terra – quantomeno in sudamerica – sopraffatta dall’entusiasmo e dalla foga agonistica di una tennista locale, la 16enne Deyanirr Solorio, che gioca la partita della vita vincendo 7-6 al terzo set. Per il resto, la Cohen e la Pervak passeggiano, mentre Valeria Pulido Velasco fatica solo nel secondo set. Sul fronte maschile, oltre al già citato upset di Damico, si segnala l’impresa del giorno per opera della wild card messicana Eduardo Peralta, che con un rotondo 6-3 6-4 estromette dal torneo il più quotato ecuadoreno Gonzalo Escobar, testa di serie n. 8 del tabellone e n.83 del ranking mondiale. Eysseric, Berankis e Mirtea vincono in due set, mentre rischia grosso il brasiliano Romboli, ad un passo dalla sconfitta contro il rumeno Tanase. Da segnalare la vittoria netta di Jacky Miccini, che si impone 6-2 6-1 contro la wild card Enrique Morfin Juarez.
Continuano ad arrivare feed-back entusiasti sulla russa Ksenia Pervak (che qui vedete in azione sui prati di Wimbledon): in molti sostengono che in breve farà ingresso tra le top ten, e alcuni la danno come favorita della competizione corrente.

Saturday, December 23, 2006

Natale a Mexico City.

Il Messico non è solo mais, fagioli secchi e qualche importante giacimento petrolifero. Tennisticamente parlando, ospita uno dei più importanti tornei del circuito ITF Junior, cui il calendario tradizionalmente attribuisce una collocazione particolare: la “Copa International Juvenil Club Casablanca” è il primo titolo in palio dell’anno solare. Come si dice…chi ben comincia…è a metà dell’opera. Quest’anno il calendario si è preso gioco della tradizione, perché il primo trofeo del 2007 sarà assegnato il 31 dicembre del 2006. Ma è soltanto una questione di forma e, soprattutto di date: infatti, il torneo ha inizio per consuetudine l’ultimo lunedì dell’anno, che nel 2006 coincide con il giorno di Natale, e si conclude la domenica successiva, che in questo caso è il 31 dicembre. Ma ai fini del ranking, dei punti e dell’eleggibilità dei giocatori non cambia nulla: con la XXIX edizione della Copa Casablanca prende il via la stagione 2007. E ciascuno dei contendenti vorrà farsi un bel regalo di Natale, ben figurando in uno dei nove tornei più prestigiosi al mondo. La tappa di Città del Messico piace, è ben posizionata nella programmazione, a chiusura del il ciclo di tornei americani sul cemento, nel passato è stata frequentata dai più grandi: Ivan Lendl, Emilio Sanchez, Gabriela Sabatini, Roger Federer hanno tutti nobilitato questo torneo con la loro partecipazione. Nel periodo più recente Janko Tipsarevic, Jelena Jankovic, Marcos Baghdatis e Michaela Krajicek hanno messo le mani sulla “Copa”.
Veniamo all’edizione 2007:
Il Torneo maschile - orfano del detentore del titolo, il n.1 ITF, l’olandese De Bakker che nel 2006 ha concluso la sua carriera junior – ha come testa di serie n.1 il 16enne mancino francese Jonathan Eysseric, attuale n.4 del ranking mondiale. Del ragazzo di Nizza si dice un gran bene, Pem lo ha visto giocare due volte – sulla terra – e n’è rimasto positivamente impressionato: spinge molto, ed ha un ottimo timing sulla palla, con l’unico limite di avere, a volte, poca pazienza nello scambio. Vedremo se saprà imporsi anche sul cemento. A proposito di specialisti del cemento, questa è l’ultima occasione di Kellen Damico per riscattare un opaco finale di stagione e riportarsi sui livelli di un anno fa’ (Damico ha raggiunto le semi della Copa Casablanca 2006). Tra gli outsider è annunciata la partecipazione del lituano Berankis, recente vincitore della Yucatan Cup, che proverà ad allungare la sua striscia di vittorie in terra messicana. Il più forte tra i nove messicani in tabellone sembra essere Cesar Ramirez, che si è messo il luce nel recente Orange Bowl Under 16. A Jacky Miccini è stata assegnata una wild card, per cui sarà della partita.
Nel tabellone femminile spicca la presenza di Julia Cohen, che ha già scritto una pagina importante della storia della Copa, essendo stata la prima a vincere due edizioni del Torneo, nel 2004 e nel 2006. La potente tennista statunitense si trova più o meno nella stessa situazione di Kellen Damico e dovrà respingere l’assalto dell’armata rossa -nelle cui fila è data per certa la presenza di Ksenia Pervak, vittoriosa nello Yucatan – e della beniamina del pubblico Valeria Pulido-Velasco.

Friday, December 22, 2006

Spaghetti e Roddick-Mania

Una curiosità: in Italia – specialmente tra i più giovani – A-Rod ha più fan di Federer. E’ un giocatore molto carismatico, la sua guasconaggine genera entusiasmo a priori. Se poi il “lo yankie di provincia” dovesse tornare a giocare sui livelli dell’estate americana e del match di Shangai contro “Re Leone”, beh in quel caso la Roddick-Mania diverrebbe una malattia contagiosa. Persino in Italia. Su richiesta degli appassionati, vi propongo gli highlights del match Roddick vs Murray – rispettivamente, il passato e il presente di Brad Gilbert – QF a Cincy 2006. Stupendo il tocco vincente sul recupero della smorzata del Moccioso!

Hopman Cup 2004: Video Showcase di Marat Safin.

57 secondi di volee giocate da Marat nel corso della Hopman Cup 2004: dritto, rovescio, in avanzamento, correndo lateralmente, stop volley. Tutto il repertorio del campione russo. Buona visione.

Video-Follie di Hopman Cup 2005: la Myskina fa il pelo a Marat!

Si tratta senza dubbio di uno dei punti più bizzarri della quasi ventennale storia della Hopman Cup. Nel corso del doppio misto Groenefeld/Haas vs Myskina/Safin (vinto dalla coppia tedesca al tie break del terzo set), una "crazy" Myskina, dopo una dozzina di colpi giocati in diagonale con Ana Lena , vede Tommy Haas spostarsi e gioca un fantastico passante di rovescio dal centro del campo. Un colpo da brividi, soprattutto perche’ nella sua traiettoia fa’ il pelo al suo partner Marat Safin, che sente il sibilo del proiettile mentre transita a 10 cm dal suo orecchio sinistro. Guardare il video per credere!

Video-Perla di Hopman Cup 2001: Doppio Misto Gambill + Seles vs Federer + Hingis.

Siamo alla finale della XIII edizione del trofeo, giocata il 6 gennaio del 2001. In quell’occasione la svizzera del Giovane Federer e di Martina Hingis, si impose sugli Stati Uniti rappresentati da Jan Michael Gambill e Monica Seles. Il video proposto, si riferisce al doppio misto giocato dai 4, vinto da Gambill/Seles al tie break del terzo set. Il match venne disputato per la gioia dei fan, a risultato già acquisito (Martina e Roger avevano superato i rispettivi avversari nel singolare). Da notare che la coppia svizzera subì un break determinante nell'economia del match, sul 4-5 nel secondo set, con Roger al servizio!!!

Video-Frammenti di Storia della Hopman Cup: Gisela Dulko.

Foto, punti giocati e pose della vezzosa argentina, in questo video confezionato nel corso dell'edizione 2005 della Hopman Cup. Aggiungiamo che quella 2005 è la migliore annata in carriera per Gisela, che nel novembre ha raggiunto il suo best ranking (n.26) ed ha chiuso la stagione tra le prime trenta (n.27).

Video-Frammenti di Storia della Hopman Cup: Finale del 2005

In questo video Daniela Hantuchova parla del match appena vinto – in rimonta, dopo aver perso il primo set 6-1 - contro Gisela Dulko. La rimonta di Danka regala il primo punto alla Slovacchia nella finale contro L’Argentina. Sarà poi il successo di Hrbaty su Coria a sancire l’ingresso del piccolo Paese mitteleuropeo nell'albo d'oro della Hopman Cup. Il servizio contiene anche scampoli del match tra le due bellezze del circuito.

Thursday, December 21, 2006

Orange Bowl Under14: Derby Miccini vs Colella.

Orange Bowl Under14 – Solo per segnalare che è appena iniziato il derby italiano tra Jacky Miccini vs Alessandro Colella, che si incrociano negli ottavi di finale del Torneo. I due sono nella parte bassa del tabellone, e il vincitore del confronto troverà nei quarti il vincente tra l’americano Junior Ore e Bowen Ouyang di Honk Kong.

Bollettieri alza il velo sull’off season training.

I verbi chiave-fattori-di-successo di ogni sito Internet che si rispetti sono: rivelare, svelare, divulgare. La regola vale anche per il Tennis; chi naviga i siti ufficiali di atleti e coach conosce molto bene – e apprezza – il dilagare di diari, note, scarabocchi e strumenti vari di comunicazione con i fan. Nick Bollettieri, che della galassia avanguardista dei comunicatori è il precursore, sul suo sito ufficiale fa’ qualcosa che pochi hanno fatto prima d’ora: alza il velo sui campi di allenamento e svela agli appassionati del genere i nomi – con tanto di servizio fotografico a corredo della disclosure – dei professionisti che hanno scelto i campi all’aperto di Bradenton come sede del loro training invernale. A pensarci bene, in questo caso il retroscena ha insito in sé un messaggio autopromozionale, ma è forse sbagliato fare dell’autopromozione nel contesto di un sito ufficiale? Ma veniamo al punto: Bollettieri parte dall’assunto inattaccabile che il successo è il risultato di anni di duro lavoro e di preparazione quasi maniacale finalizzata al raggiungimento di un livello di eccellenza. Bene, vediamo chi ha scelto Bradenton per elevare il suo livello, oltre che per allenarsi all’aperto in vista del tour australiano: Sharapova, Vaidisova, Golovin, Haas, Malisse e Mirnyi sono di casa a Bradenton, la loro presenza è scontata; meno scontata è la scelta di Gael Monfils che, in fuga dal gelo parigino, ha scelto come meta l’oasi dell’Academy; il buon Gilbert ha portato Andy Murray da Nick, e non altrove, a lavorare sul servizio e sulla tenuta atletica; Radek Stepanek ha attraversato l’Atlantico (separandosi temporaneamente da Martina?) ed ha eletto domicilio sulla 34° West, per tornare a darci dentro dopo l’infortunio; anche Nenad Zimonjic, che è un po’ doppista e un po’ coach, a 30 anni suonati, ha scelto gli stessi ameni luoghi per svernare e – chissà – per apprendere innovativi efficaci sistemi di allenamento. Perchè la grandezza passa attraverso il sacrificio. No?

Wednesday, December 20, 2006

Dio ti benedica, Mr. Hopman!

Davis Cup, Fed Cup e Hopman Cup: le tre dimensioni della competizione internazionale a squadre nell’arena dei professionisti. Come sottotitolo non è male. Un po’ enfatico per la Hopman Cup, di sicuro, ma in casa Pemulis si è optato per non sminuire una spettacolare competizione a squadre al rango di un torneo-esibizione. Mr. Hopman, da qualche recesso del cielo, potrebbe non gradire la deminutio di fatto apportata al torneo dedicato alla sua memoria. A Pemulis piace pensare che in Paradiso si giochi a tennis, che Mr. Hopman – coadiuvato dal fedele Lew Hoad – sia il coach dei Residenti e che l’australiano vinca tutto anche lì. Talvolta potrebbe lanciare un occhiata anche sulla terra dei peccatori, per vedere come procedono le cose a Perth, per esempio, dove ci si appresta a celebrare la XIX edizione della Hopman Cup, quella ha restituito dignità al doppio misto. Chissà se Mr. Hopman, da lassù, come vede il suo nome associato al marchio Hyundai (lo sponsor ufficiale), ma forse è meglio troncare sul nascere questa pietosa divagazione tanto cara a Naomi Klein e curarsi della competizione ai blocchi di partenza. Otto squadre (in rappresentanza di otto Paesi) in gara per il diamante da 18 carati, suddivise in due gironi da 4: Russia, USA, Australia e Germania nel Gruppo A; Spagna, Rep. Ceca, Croazia e India nel Gruppo B. L’inizio è fissato il 30 dicembre, alle ore 11 del mattino (orario di Perth), con la prima sessione che vede opposte la Russia (team formato da Nadia Petrova e da Dima Tursunov) e l’Australia (team formato da Alicia Molik e da Mark Philippoussis). A dirigere i lavori l’autorevole boss Paul McNamee. Per la prima volta sarà impiegato l’Occhio di Falco anche nell’impianto del Burswood Dome.. Ricordiamo che nelle ultime 4 edizioni il team USA ha trionfato ben tre volte. In questa occasione gli Stati Uniti schierano un team inedito, composto da Ashley Harkleroad e Mardy Fish. Il team russo è favorito sulla carta, ma sarà interessante vedere all’opera la delegazione della famiglia Ancic (la giovane Sania fa’ coppia con Super Mario) e, soprattutto il team Tomas Berdych e Lucie Safarova, che forma una coppia anche nella vita sentimentale. Da segnalare il rientro di Kiwi Kiefer (in coppia con Martina Muller) dopo oltre sei mesi di stop.

Il vento dell'est si abbatte sullo Yucatan.

In un periodo in cui, in Europa e non solo, il tennis giocato è associato alle alogene e ai campi indoor, nella cornice della meticcia Merida – capitale culturale della penisola dello Yucatan – dove il clima è tropicale e qualcuno parla ancora la lingua dei Maya, si è giocato all’aperto l’ultimo Torneo ITF Junior (di un certo rilievo) del 2006. Parliamo della XX edizione della Copa Mundial Yucatan – Torneo di Grado 1 del circuito. A spingere le palle Wilson pressurizzate sul cemento molle del “Club Campestre de Yucatan”, si sono prodigati adolescenti provenienti da ogni parte del mondo, con un parterre di protagonisti di tutto rispetto: 3 Top Ten nel tabellone femminile Under 18 (Morita, Milevskaya e Cirstea); 2 Top Ten in quello maschile (Luncanu e Damico). Anche in questa sede, a pochi chilometri in linea d’aria dall’Eremo di Santa Isabel, si è abbattuta la spietata e implacabile legge non scritta, in base alla quale chi ben performa nel torneo disputato la settimana antecedente, esce nei primi turni o si ritira dalla competizione in calendario la settimana seguente: fuori al primo turno Luncanu (vincitore dell’Orange Bowl), si è ritirata nel corso del match di secondo turno la Milevskaya (runner up dell’Orange Bowl). Ed è già tanto che i due si sono presentati in terra messicana. Da segnalare – nel torneo femminile - l’ennesimo flop della quotata Ayumi Morita, superata nettamente al secondo turno dalla promettente 16enne rumena Begu, giunta poi sino in semifinale. Il torneo maschile ha visto l’ennesimo mezzo passo falso di Kellen Damico, uccellato ai Quarti dal non irresistibile francese Stephane Piro. Una curiosità: due esponenti del contingente rumeno sono giunti in finale (la rivelazione Begu e la solida Cirstea hanno dato vita ad una semifinale “All Romanians, mentre Dragos Mirtea è giunto in finale senza perdere un set). A dirla tutta, degli otto semifinalisti dei due tornei under 18, solo il francese Piro è estraneo alla “ballotta” est-europea. Nel Torneo femminile ha prevalso la giocatrice piu’ in palla: la 15enne mancina Ksenia Pervak (gia’ n.1 del ranking ETA Under 14 nel 2005) ha spazzato via le avversarie senza cedere neanche un set, prendendo a pallate chiunque fosse sotto tiro, Vankova e Cirstea comprese. Vittoria decisamente a sorpresa quella del lituano Berankis , che ha beneficiato del varco creato dalla sconfitta di Luncanu nella sua porzione di tabellone e ha sofferto non poco sia nei quarti che nelle semi. Ma tant’è: il vento impetuoso dell’est ha soffiato a forza 9 anche sopra la culla della civiltà Maya, mandando in frantumi le residue speranze delle Americhe di poter issare il proprio vessillo in cima alla torre del Club Campestre.

Monday, December 18, 2006

Video ATP 2006: sotto il segno di Roger.

I record di Roger Federer nella stagione 2006 sono stati sbandierati fino alla nausea; non che non siano impressionanti, ma il continuo sciorinare di numeri è diventato giornalisticamente ammorbante. Lo stesso vale per l’annoso e anche un po’ ozioso dibattito su chi è più forte tra Federer e Sampras; inducono allo sbadiglio persino le dozzine di articoli scritti sul tema della rivalità tra “Re Leone” con Nadalito. Pem si affida alle immagini, limitandosi a mettere insieme gli highlights tratti dai match più significativi del campione svizzero: i punti più spettacolari, le giocate impossibili che hanno caratterizzato la cavalcata di Roger, dalle dune di sabbia di Doha fino ai grattacieli di Shangai. In un eventuale medley televisivo, non si potrebbe prescindere dalle seguenti perle di stagione:
- Doha, Qatar, gennaio 2006: finale contro Gael Monfils.
- Melbourne, Australia: un medley a rallentatore da brividi; il commovente discorso tenuto nella cerimonia di premiazione.
- Dubai, E.A.U.: finale contro Nadal.
- Indian Wells, USA: finale contro James Blake.
- Miami, USA: finale contro Ivan Ljubicic.
- Roma, ITA: finale contro Nadal.
- Halle, GER: QF contro Olivier Rochus.
- Wimbledon, GBR: finale contro Nadal.
- Montreal, CAN: QF contro Malisse.
- New York, Flushing Meadows, USA: finale contro Roddick.
- Tokyo, JPN: finale contro Tim Henman.
- Madrid, SPA: finale contro Fernando Gonzalez.
- Basilea, SUI: SF contro Paradorn Srichaphan.
- Shangai, CHN: RR match contro Roddick.

Ajde, Ana!

Pem vi propone Ana Ivanovic intervistata dal decano dei giornalisti sportivi d’oltreoceano, Chris Myers, nella “finestra” giornaliera Center Court with Chris Myers , che va in onda tutte le sere, dal lunedi al venerdì (ore 7 PM ora di New York), su Tennis Channel. Ogni epidodio consiste in un faccia a faccia col prestigioso reporter, vincitore nel 1990 dell’Emmy Award nella categoria dei giornalisti sportivi. Buona Visione.

Il bivio di Rafa Nadal

Complici un finale di stagione non esaltante e gli impressionanti record del suo rivale “King Federer”, nelle ultime settimane si parla poco di Nadalito da Majorca. E forse è un bene per lui, perchè può prepararsi senza tanta pressione per la stagione 2007. Se l’obiettivo di Roger è quello di battere Nadal sulla terra, quest’ultimo è ad un bivio: difendere i punti di Montecarlo, Roma e Parigi – impresa non da poco – oppure mirare a diventare un giocatore più duttile, disposto al limite anche a sacrificare qualche partita sul rosso sull’altare della versatilità. Sul cemento Rafa ha già dato prova di poter giocare bene, ma senza continuità. Ricordiamo in questa sede un suo hot shot nella finale di Dubai 2006, giocata contro un certo...

Sunday, December 17, 2006

USTA: "giochiamoci la Wild Card". E la Brengle risponde: "presente".

Secondo quanto riportato da Colette Lewis, una delle più aggiornate sul globo in tema di junior tennis, la 16enne statunitense Madison Brengle – di cui Pem vi ha parlato di recente – fresca reduce dalle semifinali dell’Orange Bowl, avrebbe vinto il Mini torneo USTA disputato per aggiudicarsi una wild-card per l’Australian Open. Parrebbe che la Brengle abbia sconfitto in finale Jessica Kirkland. Non conosciamo il nome delle altre partecipanti alla mini-competizione. Ora, a parte i complimenti di rito alla brava Madison – che qui vedete in azione nel torneo Junior di Wimbledon 2006, è il caso di spezzare una lancia in favore di questo criterio “agonistico” per l'assegnazione delle wild card, usato da molte Federazioni nei Paesi tennisticamente evoluti. All’USTA (Federazione americana) spetta una WC per gli Australian Open? Ebbene, i “liberal” americani decidono di bandire le scelte discrezionali o quelle basate sul ranking (WTA o ITF in questo caso), e dicono: "ragazze, giocatevi la Wild Card". Il sistema offre l’opportunità di competere ai più giovani – come la Brengle – che non hanno la classifica nemmeno per disputare le qualificazioni in un Torneo dello Slam. E in alcuni casi le Federazioni assegnano anche un prize money ai partecipanti al Mini-Torneo. Non male, vero?

Video On Demand: Santoro vs Gaudio (Aussie Open 2006).

Alcuni di voi mi hanno chiesto di poter rivedere uno dei punti più spettacolari dell’anno, uno scambio tra Santoro e Gaudio nel corso del terzo turno dell’Australiana Open 2006, concluso da un tocco vincente dell’argentino, con Santoro che plaude e s’inchina al cospetto dell’avversario. Ma non voglio aggiungere altro...per non togliere l’eventuale gusto della sorpresa. Con il migliore augurio ad entrambi di poter tornare ad essere tra i protagonisti della prossima stagione. Perche’ le buone mani di Gaston e di Fabrice non conoscono l’usura del tempo. E perché il circuito ha bisogno del loro tennis. Buona visione.

Gonzo, Atto Terzo: come perire sotto i colpi di back!

Nel corso della settimana che si conclude oggi, Pem ha seguito l’amico Gonzo, in trasferta in Brianza per disputare un Torneo di Quarta Categoria. La Brianza in autunno mette un po’ tristezza: strade provinciali tutte uguali, centri commerciali che hanno sostituito le pietre miliari, comuni che dopo il tramonto sembrano villaggi semi abbandonati, stretti da una nebbia che soffoca la vista. Pem e Gonzo di solito si spostano con una jeep da museo, le cui attuali condizioni sono riassunte da un solo aggettivo: blenorragica. A parte questo, Pem e Gonzo in settimana hanno lavorato molto sul servizio e sugli schemi d’attacco, con l’obiettivo di sfondare gli avversari e, in alternativa, di aprirsi il campo con giocate intelligenti. Le cose sembravano funzionare in allenamento, nei primi due match hanno funzionato anche in partita: zero tensione, due facili passeggiate su avversari inermi. Non poteva esserci esordio migliore nel Torneo: 6-1 6-0, la prima partita; 6-3 6-1 la seconda. Morale alle stelle, pertanto, fino a quando, al terzo turno, non c’imbattiamo nel gemello separato alla nascita di Fabrizio Ravanelli. Mr. “Penna Bianca” ha anche una peculiarità tecnico-tattica che c’impensierisce da subito: è della peggior razza degli arrotini, quella che noi chiamiamo la categoria degli “affettatori”. E’ un giocatore che colpisce ogni palla con un taglio sotto esasperato, tale che la palla non si alza dal terreno e, dopo il rimbalzo, sembra schizzare all’indietro. Venendo al punto, lo stralunato, Pem ha assistito, sugli spalti, ad uno snuff movie tennistico: Gonzo è stato letteralmente disintegrato da una tempesta di rovesci “choppati”; Penna Bianca è giunto persino ad umiliarlo con una serie di passanti in back. Punteggio finale: 6-2 6-4 per il “Grigio”. Veniamo al punto: cosa avrebbe dovuto fare Gonzo contro quei back esasperati? In questi casi, esiste un solo rimedio: l’anticipo, altrettanto esasperato. L’apertura viene un po’ sacrificata a beneficio dell’impatto anticipato, con polso ben solido. Piu’ si aspetta la palla, più aumentano le possibilità d’errore. Quando si colpisce, poiché la palla di fatto non rimbalza, bisogna piegare molto le gambe – quasi sfiorare il terreno con le ginocchia – per andare a giocare un colpo profondo. Quanto maggiore sarà la profondità della palla, tanto più difficoltoso sarà per l’avversario affettare la palla. Viceversa, se si accorcia, anche con uno stretto, il Penna Bianca di turno avrà facile nel giocare il suo back in avanzamento. Tutto chiaro, Gonzo?

Friday, December 15, 2006

Progetto Davenport: primo capitolo di una nuova avventura.

E’ ufficiale. La tennista californiana in un’intervista al Los Angeles Times ha dichiarato di essere in dolce attesa: il primo figlio della coppia Lindsay Davenport – Jon Leach nascerà il prossimo maggio. A 30 anni, con un presente tennistico funestato da malanni fisici e insidiato dalla concorrenza spietata di un numero sempre più elevato di bellicose teen-ager, la gravidanza rappresenta lo “scivolo” più nobile di una carriera gloriosa. Gloriosa, certo. Perchè nel tennis moderno è realmente difficile mantenersi ai vertici per un decennio. E la Davenport, pur non avendo un fisico da maratoneta, è riuscita nell’impresa: n.1 nell'ottobre del 1998; n.1 nel gennaio 2006. Pertanto, da oggi si cambia: dal servizio slice e dal diritto definitivo e dal cronico mal di schiena, si passa alle nausee, agli esami di routine, all’ecografia morfologica. Dopo la Capriati e la Pierce, e con le Williams a meno di mezzo servizio, il tennis femminile a stelle e strisce perde un’altra top player, senza l’ombra di un ricambio generazionale. Ma non è questa la sede più adatta per approfondire la crisi del movimento americano. E’ solo il momento di augurare a Lindsay che i prossimi mesi siano fonte di scoperte e di gioia continua.

Thursday, December 14, 2006

Grigor Dimitrov: uno spauracchio si aggira per la Florida.

Ne siamo ormai certi: Grigor Dimitrov, 15enne bulgaro giunto in america da circa un anno (si allena in California, presso la Weil Academy), è vissuto come un incubo tennistico dai suoi coetanei, in particolare dai teen-ager americani. Il sontuoso – tennisticamente parlando – bulgaro, che già lo scorso anno si era aggiudicato l’Eddie Herr Under-14, nel 2006 ha compiuto l’impresa titanica di vincere 12 match consecutivi e di aggiudicarsi i due Trofei Under-16 Eddie Herr e Orange Bowl. Grandissimo successo, quello di Grigor, che è entrato nella storia. Infatti, finora parrebbe che ad alcuno – tra gli Under 16 - sia mai riuscito di bissare a Key Biscane il successo ottenuto a Bradenton. Il condizionale – parrebbe - è legato al fatto che il Palmares dell’Eddie Herr è riportato a partire dal 1993, pertanto manca il riscontro delle edizioni che vanno dal 1987 (anno della prima edizione dell’E.H.) al 1992. In ogni caso è un risultato pazzesco, considerando che gli Under-16 notoriamente non sono cosi’ forti fisicamente da reggere la maratona di 12 match in 14 giorni, viaggio e trasloco compreso. Ciò che lascia esterrefatti è anche il commento di Dimitrov a valle della finale dell’Orange Bowl: “Si, certo, ho giocato molto nelle ultime due settimane, ma non mi sento particolarmente stanco. Chiunque aspiri a diventare un ATP player, deve essere preparato a giocare tante partite ogni settimana”. Il ragazzo sembra fare maledettamente sul serio. Siete curiosi di sapere come gioca? Presto detto: è potente e puliti su tutti i colpi a rimbalzo, gioca in scioltezza, molto rilassato, e se qualcuno prova a fare serve and volley, Grigor lo infilza come un pollo allo spiedo, con passanti dalle traiettorie impossibili. Chi vi ricorda?

Tennis Insiders: Ula, Aga e Nicole.

Un particolare interessante raccolto sui campi secondari dell’Accademia (leggi: Bollettieri Tennis Academy):
“Aga” Radwanska ha accompagnato e sostenuto la sorella minore Urszula nella sua marcia, a colpi di randello, verso la vittoria dell’Eddie Herr. E’ scontato affermare che la presenza e il supporto di Aga, hanno rappresentato un fattore chiave del rendimento di “Ula”, che ha fagocitato le avversarie (vedi post precedente sull’Eddie Herr). Pare, tuttavia, che, durante la settimana del torneo, Radwanska senior non si sia soltanto allenata con la sorella, ma abbia trascorso molte ore sui campi di allenamento in compagnia di Nicole Vaidisova - la più agguerrita delle teen-ager “armate” di racchetta – che è di casa da Bollettieri. Chi le ha viste armeggiare sul “rettangolo” assicura che la cosa sia stata un autentico spettacolo. E non gli si può dar torto, visto che la rapidità di Aga ed il punch di Nicole, formano la miscela perfetta del tennis moderno.
Infine, tornando su Urszula Radwanska, non possiamo fare a meno rilevare come la stanchezza accumulata nei 6 match dell’Eddie Herr e l’assenza (?) della sorella maggiore abbiano inciso negativamente sulle perfomance della settimana successiva nell’Orange Bowl: a Crandon Park, infatti, Ula si è fermata al terzo turno, sconfitta 6-2 6-3 dalla russa Pivovarova, ossia dalla medesima giocatrice alla quale aveva concesso la miseria di tre game nella semifinale dell’Eddie Herr.

Wednesday, December 13, 2006

Curiosità dall’Orange Bowl 2006: post sconsigliato ai non affetti da tennis-mania.

Did you know...
-che Nikola Hofmanova, nata 15 anni fa a Chomutov, Repubblica Ceca, è allenata dal padre Martin Hofman - maestro di tennis che dopo la nascita di Nikola si è trasferito in Austria – sotto la supervisione tecnica di Jan Kukal? Forse lo ricordano in pochi ma Kukal è una vera e propria leggenda del tennis in quella che un tempo era la Cecoslovacchia, non tanto come giocatore professionista (n.115 il suo best ranking), quanto piuttosto in qualità di coach. Quest’ultimo ha lavorato con Hana Mandlikova, Thomas Muster, Horst Skoff ed Helena Sukova, tanto per fare qualche nome. Recentemente ha seguito Jiri Novak. Tornando sulla Hofmanova, abbiamo un’altra chicca sul suo conto: non si ispira affatto alle tenniste del passato, ha come modello Nicole Vaidisova, più anziana di lei di appena due anni, con un “passato” tennistico molto simile a quello di Nikola. La Vaidisova, nel 2003, a soli 14 anni, vinse l’Orange Bowl Under 18 (nello stesso anno Marcos Baghdatis, che a quei tempi aveva già la barba, si aggiudicò il torneo maschile). Oggi Nicole è una top ten agguerrita, “bollettierizzata”, come tutti sanno. Tre anni dopo Nikola emula le gesta di Nicole, con un anno di ritardo rispetto al suo benchmark (Nikola ha vinto a 15 anni, contro i 14 di Nicole). Conclusione: se nel tennis valessero le equazioni, la Hofmanova, con il suo acerbo serve and volley, avrebbe un futuro assicurato quantomeno da top 20 nei pro.
- che al vincitore dell’Orange Bowl spetta realmente come trofeo una fruttiera in cristallo, riempita con tanto di vere arance rosse della Florida?
- che l’Orange Bowl è un torneo pieno zeppo di americani, ideato a posta da Eddie Herr per far emergere gli astri nascenti d’annata, il passato del Torneo è costellato da trionfi a stelle e strisce a Crandon Park. Vediamo come si sono comportati i “gioielliniUSTA, nell’ultima edizione del singolare Under 18 maschile e femminile:
a) Under 18 Boys Singles – su 19 americani in tabellone principale (di cui 4 teste di serie: Young n.2; Damico n.3; Schnugg n.8; Lajola n.13), solo in 5 sono sopravvissuti allo scoglio del secondo turno; in 2 sono approdati ai Quarti; Donald Young ha perduto abbastanza nettamente la Semi contro Luncanu. Se si considera che Donald è gia stato finalista nell’Under 18 due anni fa - perdendo dal connazionale Tim Neilly la prima finale tra due afroamericani nella storia del Torneo – possiamo affermare che l’enfant prodige di Atlanta in due anni è regredito o che la concorrenza ha fatto passi da gigante, ma la sostanza non cambia. Una nota di merito va a Brennan Boyajian, dalla vicina Fourt Lauderdale, che per essere un Under 16 ha disputato un ottimo torneo, perdendo da Santos nei Quarti. La delusione del Torneo è stata Kellen Damico, su cui la Federazione americana punta molto, spazzato via 6-2 6-0 al primo turno.
b) Under 18 Girls Singles – su 21americane in tabellone principale (di cui 3 teste di serie: la Cohen n.4; la Zsilinszka n.10; la Brengle n.12), soltanto 5 sono approdate al terzo turno; le tre teste di serie hanno tutte raggiunto i Quarti, Madison Brengle ha arrestato la sua corsa in semifinale, dove è stata fermata della Hofmanova in 3 set. La Brengle, da Dover, Delaware, è stata la rivelazione del Torneo; ha un buon gioco, a tratti molto aggressivo, si muove bene ed è capace di leggere in anticipo i colpi delle avversarie. Non si può dire che quello di Julia Cohen sia stato un autentico flop, ma la testa di serie n.4 di un torneo disputato dietro casa – la Cohen è nata e risiede in Florida – in teoria dovrebbe andare oltre i quarti. Peccato che anche lei si sia imbattuta nell’uragano Nikola.

Buon anniversario, Orange Bowl!

L’antenato dei Tornei giovanili americani ha compiuto 60 anni, qualcosa in più rispetto alle 47 primavere del nostro Trofeo Bonfiglio. Il palmares della competizione è da brividi: John McEnroe, Bjorn Borg, Ivan Lendl, Roger Federer, Andy Roddick, Chris Evert, Gabriela Sabatini, Anna Kournikova ed Elena Dementieva, hanno tutti inciso il primo nome nell’albo d’onore del Torneo. La cornice del Tennis Centre Crandon Park di Key Biscane è da favola del tennis post-moderno: con tutto il rispetto per il blasonato Tennis Club Bonacossa – sede del Bonfiglio – e per l’aristrocratica famiglia Bonacossa, ma il tunnell sottorraneo che dalla locker room conduce ai campi è da brividi, ed i talenti in erba, da ogni parte del mondo, sognano di percorrere questa ideale passerella. Per dirla alla Douglas Coupland, Crandon Park è stato per una settimana il luogo di ritrovo degli “adolescenti globali”, accomunati, chi più chi meno, dalla forza reattiva-esplosiva-balistica e da capacità coordinative fuori dal comune. I protagonisti del circuito junior sin dalla più tenera età vivono costantemente insieme: sempre impegnati a viaggiare, a pernottare negli stessi alberghi, ad allenarsi sugli campi, a frequentare le stesse locker room, a respirare la stessa atmosfera. A differenza dei professionisti, gli “adolescenti globali” sono meno disincantati nello spirito e in continua evoluzione tecnica. Gli alti e bassi sono più frequenti: lo stesso junior player non gioca mai la stessa partita, oggi è perfetto, domani è sciagurato. In molti ravvisano in questa estrema variabilità delle prestazioni l’essenza ed il fascino del circuito giovanile. Sembra quasi che i Numi del tennis si divertano nel dosare questa imprevedibilità, nel capovolgere gli esiti e nel rendere rocamboleschi i match e i tornei. In realtà esiste una spiegazione tecnica del fenomeno: gli juniores sono meno consistenti dei pro, risentono maggiormente della fatica accumulata, e tecnicamente sono delle officine in continuo work in progress. Ma al vostro stralunato cronista piace troppo questa allusione all’intervento degli Dei, l’irrazionale e il metafisico, si sa, “fanno figo”, intrigano e sono in genere piacevoli. Anche l’Orange Bowl non si è sottratto a questa legge non scritta del “disordine”, del “sottosopra”, e nella categoria Under 18 hanno trionfato due outsider – di qualità ma pur sempre outsider: la vezzosa 15enne austriaca – di origine ceca – Nikola Hofmanova si è aggiudicata il torneo femminile; il mancino rumeno Alex Luncanu ha vinto il titolo maschile, interrompendo la striscia positiva di 11 partite di Nicolas Santos. Entrambi hanno un gioco molto aggressivo, spingono parecchio, la loro frequente ricerca del vincente li induce a commettere qualche errore non forzato di troppo (soprattutto nel caso della Hofmanova, che anticipa tutte le palle, a qualsiasi velocità). Ed entrambi, sulla carta, partivano sfavoriti nelle rispettive finali, in particolare la teen ager austriaca, opposta alla potente e più esperta bielorussa Ksenia Milevskaya. Entrambi hanno vinto il primo Torneo “pesante” (di Grado A) in carriera. La Hofmanova addirittura aveva nel suo track record solo una semifinale a Hosaka (non dimentichiamo che ha 15 anni!!!). Entrambi rappresentano la riprova che il gioco ultraggressivo “tutto o niente”, senza margini, il rifiuto sistematico dello scambio prolungato pagano, se attuati da chi ha “mano” e punch. Il ché smentisce i dogmi di tanti coach, che predicano la costruzione del punto a tutti i costi, la ricerca degli angoli, l’arte del contrattacco. Entrambi hanno iscritto per la prima volta il nome del proprio Paese nell’albo d’oro dell’Orange Bowl. Fine del parallelismo.

Tuesday, December 12, 2006

Milano-Miami-Sarasota-Bradenton: la prima tappa del percorso iniziatico.

Un percorso iniziatico alla scoperta dell'io del futuro Campione non può prescindere da una tappa obbligata al seguente indirizzo: n. 5500 della 34 Strada West, Bradenton, Contea di Manatee, Florida, USA. Parliamo della IMG/Bollettieri Tennis Academy. Il Torneo in questione è l’Eddie Herr International Junior Campionships, fondato nel 1987 da Glenn Feldman, nipote del padre putativo del tennis giovanile americano, affinchè Eddie Herr – il gentiluomo occhialuto con la paglietta in testa – potesse essere celebrato come un pezzo di storia del tennis americano. Glenn Feldman propose di basare a Bradenton la competizione dedicata al decano nonno – che nell’87 era un arzillo 80enne – favorendo l’incontro tra la tradizione e quello che negli anni è diventato il Tempio della Modernità (con la M maiuscola).
Pem – lo “spaceboy” dei cronisti – ha sentito spesso dire in giro che l’Eddie Herr non è molto di più di un’operazione di marketing di Nick Bollettieri, che attraverso il Torneo farebbe pubblicità alla sua “costosissima” Accademia. Gli “haters” trascurano un piccolo dettaglio, fingendo di dimenticare (o ignorando) l’Albo d’Oro del Torneo, che annovera tra i vincitori “giocatoruncoli” del calibro di Marcelo Rios (Cat. Under 18- 1993), Anna Kournikova (Cat. Under 18 - 1994), Ivan Ljubicic (Cat. Under 18 -1996), Guillermo Coria (Cat. Under 14 – 1996), Xavier Malisse (Cat. Under 18 – 1997), David Nalbandian (Cat. Under 18 – 1998); Andy Roddick (Cat. Under 18 – 1999), Maria Sharapova (Cat. Under 16 – 2000), Jelena Jankovic (Cat. Under 18 – 2001), Ana Ivanovic (Cat. Under 18 – 2002). E’ anche vero che a Bradenton hanno trionfato “talentini” mai esplosi come il romano Stefano Cobolli, l’aretino Federico Luzzi e la ligure Alice Canepa, ma dietro ogni mancato “breakthrough” ci sono sempre molteplici motivazioni che spesso esulano dal fattore tecnico.
Vediamo chi ha calpestato i campi dell’Accademia più cool del mondo nel 2006:
abbiamo già parlato dei tre fenomeni della scuderia di Nick, i due portoghesi Elias e Larcher De Brito, e la belga (di passaporto) Hendler, i quali hanno onorato l’impegno con le seguenti performance: Elias si è arreso al terzo turno al più esperto (e ormai pronto per il circuito pro) moscovita Pavel Chekhov; la Larcher De Brito e Tammy Hendler sono entrambe cadute – rispettivamente ai quarti e nelle semi – sotto i colpi di fionda della abilissima Sorana Cirstea. Sempre restando in tema “Bollettieri family” è d’uopo presentare agli appassionati italiani Giacomo Miccini, per gli amici Jacky, classe 1992, che è approdato a Bradenton direttamente da Recanati, passando dall'ermo colle di leopardiana memoria ai campi ovest con marchio IMG. Di Miccini si dice un gran bene in Italia (la frase fatta è la seguente: "Miccini e Quinzi rappresentano il futuro del tennis maschile italiano"), Bollettieri lo ha affidato alle cure di uno dei suoi migliori coach, il colombiano Jairo Aldana, che in passato ha lavorato con Maria Sharapova, Jelena Jankovic e Tatiana Golovin, ed è stato sparring partner di Jim Courier. E Jacky ha già iniziato a ripagare le aspettative gravanti sulle sue gracili spalle, vincendo – insieme ai coetanei Federico Gaio e Alessandro Colella, entrambi residenti presso il Centro Federale di Tirrenia – a Prostejov i Mondiali Under 14 a squadre. A Miccini Nick ha riservato una wild card nel tabellone Under 18, e il recanatese ha ampiamente ripagato la fiducia, impegnando duramente il solido canadese Philip Bester, all’ultimo torneo della sua carriera junior. Nel tabellone maschile ha figurato anche il fiore all’occhiello di Tirrenia, finalista dell’ultima edizione dell’Avvenire, il massese Davide Della Tommasina. Anche la corsa di Davide, purtroppo, si è arrestata al primo turno, avendo il toscano subito la rimonta del finlandese Heliovaara (finalista quest’anno ad Osaka). A trionfare nel Torneo Under 18, sono stati Nicolas Santos e Urszula Radwanska, due nomi noti nel circuito internazionale. Il percorso di Santos è stato tuttaltro che agevole, il brasiliano dal rovescio esemplare è stato costretto ben tre volte - su sei match - al terzo set e in finale ha tratto vantaggio dalle non perfette condizioni fisiche del suo temibile avversario. Nicolas Santos, che in molti a San Paolo sperano possa essere l’erede di Guga Kuerten, è il classico esempio di giocatore – sebbene abbia gran carriera junior alle spalle – costretto ad evolvere non poco il suo gioco per affermarsi tra i pro. Ha tutti i mezzi per farcela, comunque, ed è molto solido mentalmente, dovrà essere più aggressivo e meno prevedibile tatticamente. Chi invece, a dispetto dell'età, sembra già pronta per il circuito pro, è "Ula" Radwanska, la cui superiorità nel Torneo è risultata schiacciante: nessuna delle avversarie è riuscita a portare a casa più di 5 game, la polacca complessivamente ha concesso la miseria di 21 giochi in sei partite. Praticamente ingiocabile. La 15enne di Cracovia (16 anni li ha compiuti il 7 dicembre, 4 giorni dopo la finale) si appresta ad emulare le gesta della sorella maggiore Agnieszka (4° turno a Wimbledon e n.61 nel ranking WTA a soli 17 anni). E le Radwanska Sisters, fatte le dovute proporzioni, possono diventare la risposta mitteleuropea alle sorelle Williams. Volendo sbilanciarsi, si può affermare che Urszula ha persino più punch e più servizio rispetto alla sorella maggiore, anche se finora – per sua stessa ammissione – non l’ha mai battuta, nemmeno in allenamento. Chiudiamo con un nota sul torneo Under 16 maschile, nel quale è da segnalare la buona performance del pugliese Giorgio Portaluri, la cui corsa si è arrestata nei Quarti contro il muro di serve and volley dell’americano Devin Britton, eventuale finalista della competizione.

Monday, December 11, 2006

Milano-Miami sola andata: viaggio nel Gotha del Junior Tennis.

Da molti anni ormai il Sud della Florida rappresenta la vetrina del Tennis giovanile a livello internazionale. E Pem non si riferisce solo a Bradenton, dove ha sede l’accademia- luogo di culto del Gran Mogol del coaching planetario, al secolo Nick Bollettieri. Sotto il sole e tra le palme della Florida ha sede più di una fucina per futuri campioni (i maligni parlano di vere e proprie “fabbriche” in cui s’insegna e pratica un tennis omologato, privo di fantasia), l’atmosfera è talmente piacevole che ogni teen-ager virtuoso della racchetta sogna di fare almeno un pellegrinaggio attivo da quelle parti. E l’occasione si presenta puntuale ogni anno a cavallo tra novembre e dicembre, con l’Eddie Herr e l’Orange Bowl in calendario. Parliamo di due tornei internazionali storicamente riconducibili ad una sola persona, Eddie Herr appunto, nume tutelare del tennis giovanile, fondatore del circuito internazionale, organizzatore della prima edizione dell’Orange Bowl nel lontano 1947, venuto a mancare nel 2000 alla veneranda età di 93 anni. La nota propensione alle divagazioni indurrebbe Pemulis a commentare diffusamente le gesta di Eddie Herr, ma per questa volta il nostro narratore apolide decide di mantenere il focus sui due tornaei citati. Quanto al livello di entrambi, siamo al di sotto delle prove dello Slam. L’Orange Bowl ha il medesimo rango del “nostro” Trofeo Bonfiglio (Grade A), l’Eddie Herr è un gradino sotto (G1). Ma nel Tennis giovane il “peso” dei tornei conta relativamente, l’essenziale è che essi abbiano visibilità in senso lato (leggi: pubblico, stampa, osservatori, sponsor). E da questo punto di vista le competizioni in questione sono inferiori a poche. Per di più si svolgono in una fase della stagione che li pone a riparo dal pericolo di oscuramento da parte dei tornei senior. Infine le location sono di tutto rispetto: la Bollettieri Sports Academy, a Bradenton, ospita l’Eddie Herr; il Tennis Centre Crandon Park (sede del Nasadq 100 Open), a Key Biscayne, ospita l’Orange Bowl. Davvero niente male.
Detto questo, cerchiamo di individuare l’eventuale presenza di astri nascenti presenti nei tabelloni delle due competizioni, di ragazzi con talento da vendere che – se non si perdono per strada – avranno un futuro da top player nel circuito pro. Pem ha circoscritto l’analisi al solo tabellone under 18, e alla fine ha ristretto la rosa a tre nomi, tre potenziali fuoriclasse (i buoni giocatori sarebbero troppi da citare), che, giovanissimi mostrano già un talento indiscutibile (fanno 43 anni in tre), accomunati dal fatto di appartenere tutti e tre alla medesima scuderia, neanche a dirlo, la Nick Bollettieri Tennis Academy:
- Gastao “Pepe” Elias, 16 anni appena compiuti il 24 novembre scorso, portoghese, neo acquisto della IMG; “Pepe” è il classico giocatore universale dotato dei mezzi per far bene su tutte le superfici; a 15 anni ha fatto la sua prima esperienza in un torneo ATP (Estoril, sconfitto al primo turno da Tursunov) e a Wimbledon si è allenato con Rafa Nadal; va anche detto che l’estate scorsa “Pepe” le ha prese da Matteo Trevisan (SF del Torneo Junior di Wels, Austria), un perentorio 6-3 6-3, ché la dice lunga sulle qualità del tennista fiorentino;
- Michelle Larcher De Brito, classe 1993, la più giovane del trio, 14 anni da compiere il prossimo gennaio; anche Michelle è portoghese ma risiede a Bradenton da ormai quattro anni, un tempo sufficiente per fare di lei un clone – c’e’ chi dice migliorativo dell’originale – di Maria Sharapova; come Maria, Michelle bastona da fondocampo con colpi piatti, pesanti e molto profondi ed è dotata di una prima di servizio robusta; come Maria, la portoghese frequenta di rado la rete, è allergica alle volee; con la siberiana ha infine in comune il fragore assordante del grugnito, associato ad un indomito atteggiamento da combattente; proseguendo nel parallelo, possiamo affermare che Michelle ha già infranto un record di Maria: nel 2005, a 12 anni, ha vinto l’Eddie Herr Under-16 (prima di lei la più giovane vincitrice nell’albo d’oro della categoria Under-16 del Torneo era la Sharapova, che si era aggiudicata l’edizione del 2000, a soli 13 anni);
- Tamaryn Hendler, 14 enne, di passaporto belga, nata a Città del Capo da padre sudafricano e madre congolese (del Congo Belga); meno potente della Larcher De Brito ma dotata di ottimi fondamentali e di una sensibilità di braccio straordinaria, “Tammy” gioca un anticipo straordinario – sia di diritto sia di rovescio – con una facilità irrisoria; “vecchia” conoscenza dell’Eddie Herr: vincitrice della categoria under-14 nel 2005; runner-up della categoria Under-12 nel 2004; anche la Hendler ha fatto il suo debutto nel circuito pro, disputando un match di qualificazione nel Torneo di Hasselt 2006 (sconfitta dalla Gagliardi), del quale Pem vi mette a disposizione alcune fasi del riscaldamento (groundstrokes e servizio-risposta al servizio).

Thursday, December 07, 2006

Pemulis & Gonzo: fate finta che sia una finzione!

Questa settimana Pem avrebbe potuto sproloquiare sulla Davis Cup o chiosare sulla Vinci che è tornata alla vittoria in quel di Milano 3, ma per una volta ha deciso di scrivere su eventi reali vissuti in prima persona. Niente d’esaltante, intendiamoci. A volte, tuttavia, riportare fatti reali – cose che succedono ai comuni mortali, non ai top player – puo’ essere non del tutto privo d’attrattiva per chi segue e soprattutto per chi gioca a tennis. L’altra sera Pem era al cinema, si è goduto un’esilarante commedia che forse avrete visto in molti, “La mia Super Ex-Ragazza”, un ironico affresco sul “girl power” interpretato da una superlativa Uma Thurman. Uscendo dalla sala, il nostro inconcludente profeta mancato trova una sorpresa: a piantonare la porta d’uscita c’e’ il suo amico “Gonzo”, che lo attende con un espressione del volto che maschera a fatica un’ansia tremenda. Gonzo è un caro ragazzo, buono come il pane, fa’ l’elettricista a tempo perso, per il resto è quasi totalmente focalizzato sul tennis giocato. Attualmente dovrebbe essere un 4.3, con ampi margini di miglioramento. Gonzo non ha resistito – la gestione dell’ansia per lui è un problema – e, dopo un pomeriggio di riflessione è corso ad acciuffare Pem per condividere gli obiettivi fissati per il 2007. Si sa’, nel tennis è fondamentale darsi degli obiettivi e Gonzo – ansia permettendo – ha le idee abbastanza chiare a riguardo. Pertanto, dopo un breve cenno di saluto, travolge il suo improbabile Guru con un soliloquio lucido quanto impetuoso, costringendolo a cavalcare con la mente la seguente, insidiosa, risacca verbale:
“Pem, non ci crederai ma i tuoi recenti consigli sono stati molto utili. Nel servizio ho lavorato tanto per ampliare lo schema motorio e per ricercare le angolazioni. Credo anche di aver migliorato lo “stretto”, un colpo fondamentale per aprirmi il campo. Questi due colpi mi servono tantissimo per imporre il mio gioco e per muovere l'avversario, io poi che ho la tendenza a restare troppo passivo...(pausa per rifiatare)... nel 2007 il mio obiettivo minimo è di salire a 4.1, credo di avere i mezzi per potercela fare. Per raggiungere quest’obiettivo dovrei: 1) lavorare sulla seconda di servizio - raramente mi prende il giro che vorrei - in particolare sulla velocita' angolare; 2) nella fase preparatoria del diritto percepisco di fare qualche movimento inutile e dispersivo, che mi fa perdere velocita' d’esecuzione e potenza, soprattutto quando arrivo male sulla palla. Tutto questo va chiaramente eliminato; 3) giocare con qualche schema semplice ma efficace: del tipo stretto di diritto e accelerazione di rovescio sul lato sinistro del campo; oppure servizio e diritto; 4) infine, intendo lavorare molto sull’aspetto mentale. In partita a volte ho troppa adrenalina, troppa carica nervosa, il ché mi rende isterico, mi deconcentra. Insomma, non sono un cagasotto, ma ho il problema opposto. E quest’aspetto va assoluamente equilbrato”.
Che ne dite? Per chi ha esperiena a livello di quarta categoria: il piano di lavoro di Gonzo – se ben attuato – sarà sufficiente a raggiungere l’obiettivo prefissato?

Tuesday, December 05, 2006

Bollettieri, Malisse e la corsa contro il tempo.

Vi ricordate della lettera aperta a Nick Bollettieri, con tanto di richiesta miracolare Xavier Malisse (alias X-Man)?
Abbiamo delle novita’, poichè Nick Bollettieri ha risposto alla supplica di Pem con un’analisi – che è anche un po’ una diagnosi – di X-Man, che non chiude la porta a future collaborazioni tra i due, purchè il belga faccia presto a decidere di darci dentro, poichè a 26 anni suonati il tempo stringe. Pem vi riporta il testo originale della risposta di Nick, in quanto ogni eventuale traduzione modificherebbe seppur di poco il significato delle parole.
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"Dear Pemulis,
Your question is certainly right on target. I brought Xavier to the Academy on a full scholarship when he
was just turning 17 years old. He is loaded with talent, but his mind drifts sometimes. On the court,
he usually looks to blame others instead of accepting what he must do, and he is finally spending more time
in the gym. He has switched coaches far too many times instead of stepping up to the plate and then
taking full advantage of all his positives. He is a very kind and calm person off the court, but on the
court he is a ticking time bomb. Xavier better get it in gear, because the clock will stop ticking very soon!
Best Wishes,
Nick Bollettieri".

Friday, December 01, 2006

Milano Challenger: nota sugli ottavi di finale

A Basiglio si completa il quadro delle “last eight”, con sei delle otto teste di serie che accedono ai quarti di finale. Lo score degli ottavi e’ tutto sommato da pronostico, se si esclude la figuraccia rimediata dalla sfortunata Karin Knapp. Partiamo proprio con l’analisi del match perso 3-6 0-6 dall’altoatesina, che e’ forse quello che fornisce le indicazioni piu’ interessanti della giornata: mai vista Karin giocare cosi’ male da Pem; una Knapp fallosa, poco aggressiva e, a tratti, poco coordinata nei colpi (una mezza dozzina di dritti sono finiti nei pressi del telone), ottiene la sua unica palla break sul punteggio di 3-6 0-4 e – dal 3 pari del primo set – subisce un parziale di nove game a zero; la 23enne georgiana Margalita Chakhnashvili, “carnefice” di Karin sul tappeto dello Sporting Club, gioca una partita esemplare, spinge molto – specialmente con le accelerazioni di diritto – e muove l’avversaria di quel tanto che basta per farla arrivar male sulla palla, senza regalare nulla, e cosi’ bissando con relativa facilita’ il successo ottenuto sulla Knapp, in estate, nella finale del 50 mila dollari di Martina Franca. Chapeau alla Chakhnashvili, che pur non essendo particolarmente dotata a livello fisico, e’ potente e rapida. In questa stagione la georgiana ha giocato molto (quello di Basiglio è il suo 27esimo Torneo se consideriamo anche le qualificazioni), e con un record niente male di 43 vittorie contro 26 sconfitte, superando avversarie del calibro di Julia Schruff, Klara Zakopalova e Kirsten Flipkens.
Quanto al resto dei match, niente di particolare da segnalare, a parte un’ingenua – bravissima per metà match – Sania Ancic che, in vantaggio 7-6 2-0 sulla tedesca Barrois, perde la testa dopo una chiamata dubbia del giudice di linea sulla palla del 3 a 0, e butta via un match quasi vinto. Ma Sania ha appena 18 anni e tutto il tempo per migliorare nella gestione delle partite a livello mentale; ottima nei colpi a rimbalzo e nel servizio, se migliora nel gioco di volo e adotta qualche variazione al suo gioco di sfondamento puo’ competere da subito a livelli elevati.
Infine, una nota sulle vittorie di tre delle quattro italiane impegnate: Pem non ha assistito al derby serale vinto agevolmente dalla Garbin contro Giulia Gabba; i successi di Vinci e Camerin dicono poco, in primo luogo perché avversarie erano di livello decisamente inferiore e, soprattutto perché, per Roberta e Maria Elena, questo è un periodo in cui i pesanti carichi di lavoro nella preparazione atletica in vista della stagione 2007, possono incidere negativamente sulla brillantezza e sulla rapidità nelle partite ufficiali e giustificare qualche errore gratuito di troppo, come quelli commessi oggi allo Sporting Club.
P.S.: Pem sara’ via per il week-end, e quindi non avra’ la possibilita’ di seguire la conclusione di quello che finora è stato un bel Torneo. Qualcuno di voi ha chiesto un pronostico sulla vittoria finale, Pemulis, che di solito non ne indovina una, vi raccomanda di scommettere poco denaro sul tennis (le scommesse sportive sono bandite in casa Pem) e di metter da parte l’italico campanilismo. La bellezza del tennis è, tra le altre cose, nell’assenza di provincialismo, per cui...vinca la migliore. OK ?

Wednesday, November 29, 2006

Pensieri sconclusionati a margine del Milano Challenger.

Assistere ad un torneo internazione di tennis è un’esperienza divertente che Pem consiglia a tanti appassionati, per vari motivi: dal vivo, il gioco ed i gesti tecnici si apprezzano meglio; dal vivo, nulla – neanche il minimo dettaglio - sfugge all’occhio attento, sia con riguardo a quello che succede in campo, sia per quanto concerne i retroscena di quel microcosmo che è il mondo del circuito pro. In più, il presenziare all’evento da’ al fan la sensazione d’essere parte dello show, una sensazione molto simile a quella che si prova nella platea di uno spettacolo teatrale.
Chi è lo spettatore medio delle tappe del circuito nell’italico stivale? Pem ha assistito ad un numero di eventi tale da poterne estrapolare un campione statistico, anzi due campioni, i piccoli eventi – nel cui novero è senz’altro ascrivibile il Milano Challenger – ed i grandi eventi (le c.d. kermesse tennistiche), che attualmente coincidono l’evento tradizionalmente conosciuto sotto il nome di Internazionali di Italia. La distinzione è d’obbligo perchè, a seconda dell’evento, la tipologia di spettatore cambia radicalmente. Chi assiste al piccolo evento è in genere o un addetto ai lavori (coach, ex giocatore in odore di coaching, accompagnatore, fidanzato/a, marito/moglie) o è una persona che segue poco il tennis ma, abitando nelle vicinanze della sede dell’evento, è stato richiamato dalla forza della comunicazione pubblicitaria a livello locale. Se si assiste, invece, ad un (al) Grande Evento, capita non di rado di imbattersi in personaggi del jet-set, attori/attrici, starlette, nani e ballerine, tutta gente a caccia del paparazzo. Tutto questo per affermare che il tennis, perlomeno in Italia, in quanto sport minore è difficile che abbia una quota considerevole di appassionati non praticanti. Morale: il calcio in Italia lo seguono tutti, ma proprio tutti, persino i moribondi. Il tennis è seguito in prevalenza da un sottoinsieme di chi lo pratica o da chi lo usa per scopi extra-sportivi. Il ché, se da un lato è un dato poco confortante per la crescita e la diffusione del tennis presso la collettività, dall’altro lato presenta anche i suoi vantaggi: nel recinto di un anonimo campo indoor puoi incontrare un ex giocatrice pro e chiederle com’e’ stato affrontare Mary Joe Fernandez, Amanda Coetzer o Lindsay Davenport. Ve lo immaginate Franco Baresi a raccontare ai suoi fan gli aneddoti legati alle finali di Champions League?

Tuesday, November 28, 2006

Da Basiglio con (italico) furore!

Pem è appena tornato dall’amena Basiglio, dove ha assistito a buona parte dei match in programma nella seconda giornata del Milano Challenger. Scrivere a caldo non è per niente semplice, soprattutto se si accusa un po’ di stanchezza, al termine di una lunga giornata iniziata nel gorgo infernale della Tangenziale Ovest di Milano e non ancora conclusa.
Giornata all’insegna dell’equilibrio quella di oggi: dei 6 incontri di singolare finora portati a termine, solo uno è stato concluso dopo due soli set, quello della sfortunata Giulia Gatto Monticane, asfaltata con un doppio 6-0 6-0 dal treno Vinci. Per il resto, si è assistito a match combattuti, con entusiasmanti vittorie in rimonta, come quelle della Birnerova e di Maria Elena Camerin.
Entriamo nel dettaglio tecnico della giornata: in “casa Pemulis” piace molto Eva Birnerova, non solo perché è la figlia di Stanislav Birner, ma perché gioca un tennis pulito, dai “gesti bianchi”, con splendide accelerazioni di rovescio ed una meccanica nel servizio che è da manuale di tennis training. Oggi Eva ha avuto due tipi di difficoltà: se stessa, poiché nel primo Pem ha perso il conto degli errori non forzati della ceca; e l’avversaria, poiché Olga Govortsova non è per niente male, la bielorussa non ha una gran mano ma è molto solida ed anche piuttosto agile e veloce negli spostamenti. Ciò malgrado, la Birnerova è riuscita a controllare abbastanza agevolmente il secondo e il terzo set, giocando un tennis intelligente, privo di sbavature, con buoni schemi d’attacco e tante soluzioni vincenti, soprattutto con il rovescio. In ossequio alla statistica, Pem ricorda che, vincendo questo match, la Birnerova ha interrotto un digiuno che durava dal primo turno dello Us Open 2006 (da allora sette sconfitte consecutive per la ceca).
Gran prova di carattere della britannica Amanda Keen, che supera la croata Ivana Lisjak in set, dopo un match molto duro, in cui le due contendenti se le sono tante di santa ragione. In giocabile è la Vinci per Giulia Gatto-Monticone, a causa di un divario tecnico eccessivo che impedisce alla torinese di imporsi nello scambio. Luci ed ombre per la Gabba: la 19enne di Casale Monferrato mostra di avere una gran mano e un gioco tutto sommato adatto sul veloce, ma talvolta perde la concentrazione e rivela qualche imperfezione negli spostamenti. Una con la tecnica della Gabba non può lasciare un set alla Makarova, con tutto il rispetto per l’avversaria. Vittoria in tre set anche per Maria Elena Camerin, contro un’opponente – Tatiana Poutchek – non irresistibile: anche in questo caso si poteva chiudere in 2 set. Infine, vittoria in rimonta della Zahlavova, ai danni della francese Stephanie Foretz e sarà proprio la ceca la prossima avversaria di Roberta Vinci.
Il premio simpatia della giornata va a Karin Knapp, la più divertente tra giocatrici presenti sugli spalti, che domani sarà attesa da un match difficile contro Sandra Kloesel, che a questi livelli rappresenta uno spauracchio.
Mentre Pem completa questo scarabocchio elettronico sono ancora in corso i match tra: Garbin e Gagliardi (la veneta ha vinto il primo ed è sotto 5 a 2 nel secondo set); tra Fedossova e Laine; e tra Nagy e Matei.

Monday, November 27, 2006

Milano Challenger – Qualificazioni – Day 2


Gran performance per Giulia Gatto Monticone nella seconda giornata di qualificazioni a Basiglio. La diciannovenne torinese, tesserata presso lo storico tennis club “Le Pleiadi” di Moncalieri, supera in rimonta la bielorussa Iryna Kuryanovich con il punteggio di 5-7 6-2 6-4, n. 232 al mondo e n.5 del seeding. Le due si erano incontrate già due volte in precedenza, con il bilancio di una vittoria a testa. Giulia si giocherà le sue chance di entrare nel tabellone principale contro un’altra bielorussa, Ekaterina Dzehalevic (foto in alto), recente vincitrice del 25 mila dollari di Podolsk. Il match è sicuramente impegnativo, ma non impossibile. Vedremo quante energie avrà conservato l’atleta italiana, dopo due incontri chiusi al terzo set.
Per il resto, la “chioccia” Amanda Keen concede un solo game alla giovane lombarda Alessadra Ferrazzi. La storia della tennista inglese è curiosa e merita di essere raccontata. Amanda Keen, o forse meglio Amanda Janes (cognome da nubile), è figlia d’arte: sua madre, Christine Janes (Truman), è stata una grande campionessa negli anni sessanta, la più giovane vincitrice del French Open, a soli 18 anni. E Christine Truman è stata per la figlia una grande fonte d’ispirazione, un coach ed una sorta di banca privata che ha finanziato l’avvio di carriera di Amanda. Ma la carriera di quest’ultima non è mai decollata – mai superato il muro dei top 200 – ed i debiti sono lievitati. Al punto tale che lo scorso anno Amanda Keen aveva annunciato il suo ritiro dal tennis professionistico, causa default per debiti: la britannica aveva calcolato che un anno di circuito le costava più o meno 40 mila sterline e i costi sarebbero stati superiori se non avesse beneficiato del “free coaching” materno. Nel frattempo si era sposata e aveva iniziato a lavorare come insegnante di inglese nelle scuole dell’Essex, per avere un’entrata fissa a fine mese. La “nuova vita” non deve averla gratificata più di tanto, per cui nel 2006 ha deciso di tornare a giocare, ed eccola a Basiglio, a giocarsi oggi un posto nel tabellone principale contro l’agguerrita teen-ager russa di turno, Eugenia Grebenyuk.
Infine la giornata è contrassegnata dalle vittorie di Lyubtsova, Gojnea, Govortsova e Makarova, che si contenderanno gli ultimi due posti nel main draw in una doppia sfida (Gojnea vs Lyubtsova; Govortsova vs Makarova) dagli esiti imprevedibili.
Lunedi 27 novembre avranno luogo anche i primi match del main draw, con due italiane impegnate nel corso della giornata: la Brianti disputerà il match pomeridiano contro la sua “vecchia conoscenza” Kristina Barrois (le due si sono già affrontate 3 volte, 2-1 il bilancio a favore della tedesca, ma l’Alberta ha vinto l’ultimo match a Deauville); la Sassi giocherà il match serale contro un’altra teutonica, Tatjana Malek, che ha già sconfitto quest’anno a Galatina nell’unico precedente tra le due.

Sunday, November 26, 2006

Al via il "Milano Challenger" di Basiglio.

Siamo ai blocchi di partenza, il Tennis Internazionale è tornato a Milano, dopo un anno di pausa. Sabato 25 novembre hanno preso il via le qualificazioni del Torneo “Milano Challenger”, un torneo ITF, che avrà come proscenio i campi indoor in green set dello Sporting Club di Milano 3 – Basiglio. Sarà appunto Basiglio, la “Wisteria Lane” meneghina, a far da cornice alla competizione nella quale le atlete protagoniste si divideranno il monte premi da 50 mila dollari ed i punti WTA in palio. E’ un torneo minore – in molti chioseranno – ma è quanto di meglio possa offrire Milano agli appassionati di tennis. E per la gentile concessione, dobbiamo ringraziare in particolare il principale sponsor del Torneo, la rigenerata Banca Popolare Italiana, guidata dall’ottimo manager Divo Gronchi.
Ieri Pem ha visitato la struttura di Basiglio, compreso l’albergo ufficiale che ospita le atlete – il Residence Club Milano 3 – ed ha assistito ad alcuni dei sedici match che hanno animato la prima giornata di qualificazioni. Le quali, a questi livelli, non sono una semplice formalità ma rappresentano un vero e proprio “Torneo dentro il Torneo”, nel quale “up and comer” agguerrite cercano di farsi strada a suon di colpi per emergere nello show. I match sono interessanti, a tratti imprevedibili, il livello tecnico è abbastanza elevato. Il tabellone doveva essere impreziosito dalla presenza, con la testa di serie n.1, di Sania Ancic, la sorella minore del più famoso Mario. Ma la croata alla fine ha trovato posto nel tabellone principale, quindi la giocatrice con la classifica più alta, a contendersi uno dei quattro posti per il main draw, è la 23enne estone Margit Ruutel, n. 186 al mondo, che ieri ha superato senza problemi la tedesca Sabrina Jolk ed oggi sarà impegnata contro la russa Eugenia Grebenyuk. Nel complesso deludenti le italiane. A parte le promettenti Giulia Gatto-Monticone e Alessandra Ferrazzi, vincitrici di due derby italiani tra wild card, le altre sono tutte uscite di scena. Pem aveva risposto tante speranze in Stefania Chieppa (l’unica tra le perdenti a strappare un set all’avversaria), ma la torinese, con un gioco poco adatto al veloce, si è arresa 6-3 al terzo contro la croata Jurak. Male la Verardi: la genovese allieva di Ponzalo Vitale è stata liquidata con un perentorio 6-1 6-1 dalla solida rumena Gojnea. Per la giovanissima bergamasca Alice Moroni (che Pem segue dal 2005, quando trionfava nei Tornei Under 14), c’e’ stata l’onta del 6-0 6-0, il “double bagel”, per mano della spietata ucraina Lyubtsova. Sconfitte dignitose quelle rimediate da Silvia Disderi e Lisa Sabino: dalla biellese Pem si aspettava qualcosa in più, mentre la giovane Lisa, svizzera di nascita come la Oprandi, ha disputato un buon match contro la più esperta slovacca Kurhajcova. Una curiosità: si è rivisto il serve and volley della veterana, allampanata e lentigginosa Amanda Keen. Una rarità di questi tempi. Chi ha impressionato Pem? In positivo: la già citata Lyubtsova, la bielorussa Govortsova e la serba Danica Krstajic, tutte giovanissime peraltro. In negativo: Monica Niculescu e Verdiana Verardi.

Friday, November 24, 2006

La presunta scomparsa di Jelena Dokic.

Avete presente la storia del rapimento della giovane moglie del miliardario Lebowski – con tanto di riscatto da pagare – nel film capolavoro dei fratelli Coen? Chi non ha visto il film, farebbe bene a procurarsi il dvd di “The Big Lebowski” (Il Grande Lebowski), una trama che attinge a piene mani alle intricate storie noir del geniale Raymond Chandler (Il Grande Sonno). Vi aiuterà molto a comprendere ogni sviluppo della vicenda del presunto rapimento subito da Jelena Dokic, (quasi ex) tennista serba, con passaporto australiano, residente a Monte Carlo e, stando alle parole dell’impetuoso papà Damir Dokic, scomparsa a Zagabria. Sembra quasi un intrigo internazionale.
Ma veniamo ai fatti salienti di una vicenda che rasenta il grottesco.
La semifinalista a Wimbledon nel 2000 e quartidifinalista al French Open 2002 è da diversi mesi che prova a rientrare nel circuito WTA, dopo una sosta ai box di oltre due anni, “imposta” da problemi fisici e personali. Il comeback di Jelena è ben diverso dall’happy end che ha caratterizzato il ritorno di Martina Hingis; nel caso della serba è stato un susseguirsi di batoste che l’hanno costretta nel livido purgatorio dei tornei ITF da 10 mila dollari. E' proprio nel 10 mila dollari di Ismaning, in Germania, che Jelena Dokic gioca il suo torneo piu’ recente, ottenendo il miglior risultato stagionale, una semifinale persa 7-6 al terzo dalla nostra Astrid Besser. Siamo nella settimana che va dal 6 al 12 novembre. Dopo il torneo di Ismaning la Dokic parte per Zagabria, per un breve soggiorno in apparenza giustificato da incontri con gli sponsor. Passano circa 8 giorni e, lunedì 20 novembre, Niki Pilic (ve lo ricordate?), boss dell’Accademia di Monaco di Baviera, presso la quale la Dokic si allena da circa due mesi, informa la stampa e l’opinione pubblica del fatto che Jelena ha abbandonato l’Accademia senza informarlo. O meglio: la serba, attesa nell’aeroporto di Monaco domenica 19 novembre, non si è presentata, senza fornire comunicazione alcuna, né a Pilic, né ad altri familiari. E’ già Niki Pilic, lascia trapelare che dietro la mancata presentazione della Dokic può esserci lo zampino dei fratelli Bikic, Borna e Tino Bikic, rispettivamente ex coach ed (ex?) fidanzato dell’atleta serba. I Bikic bros - da quel poco che si sa sul loro conto - non sembrano essere due perfetti gentiluomini; essi ricordano molto i personaggi di contorno dei romanzi di Raymond Chandler.
E veniamo all’ultimo capitolo della vicenda: giovedi 22 novembre Papà Damir annuncia la scomparsa della figlia, accusando di sequestro a scopo di estorsione i fratelli Bikic. La scomparsa è confermata da Martin Ruftner, capo allenatore presso l’Accademia di Pilic, che non sente la giocatrice da sabato 18 novembre.
Da fonti non ufficiali si apprende che Jelena avrebbe rilasciato –non si capisce bene quando ma nelle ultime 24 ore – un intervista al quotidiano sportivo serbo “Sportski Zurnal”, nella quale avrebbe dichiarato il suo amore per Tino Bikic, l’intenzione di far rientro nell’Accademia di Pilic nei prossimi tre giorni, e avrebbe rassicurato tutti sulla sue condizioni: è a Zagabria, sta bene, e Papà Damir non ha più alcun peso nelle sue decisioni personali e professionali. Come dire: sono venuta a stare un po’ a Zagabria, proprio per non essere reperibile. Ripetiamo: si tratta di voci non confermate. In “casa Pemulis” siamo tutti in attesa di notizie ufficiali. E ci chiediamo se un giorno si potrà tornare della “povera” Jelena per il tennis giocato.

Lettera aperta a Nick Bollettieri, con richiesta del Miracolo.

Caro Nick,
ti scrivo questa lettera, poiché ti considero, al tempo stesso, il mio Santa Claus preferito ed un taumaturgo semi-infallibile. Non fraintendere le mie parole, è ben lungi da me la minima intenzione di mancare di rispetto. Vorrei soltanto scomodare il più grande conoscitore di tennis di tutti i tempi per quella che in molti considerano una ‘mission impossible’.
Ho sempre pensato che fosse molto difficile spiegare con pochi termini la tua attività e l’importanza del ruolo che ricopri nel sancta sanctorum del tennis mondiale. Un coach? Un advisor? Un guru? Un grande motivatore? Uno psicologo stratega? Sono tutti termini logori che dicono francamente poco. Provero’ a sbilanciarmi, non me ne vogliano i tuoi colleghi, ma credo che tu sia la quintessenza del tennis moderno, vale a dire un concentrato di: dinamismo, energia, disciplina ai limiti dello spirito di sacrificio, forza esplosiva e reattiva, comprensione del gioco e pensiero strategico, livello di fiducia, determinazione, capacità di concentrazione e di gestione delle emozioni. Tutte qualità rivelatrici di una personalita’ geniale, il cui estro è da decenni a disposizione degli atleti in cerca di affermazione.
Ebbene, dove eravamo rimasti? Stavo forse per formalizzare la mia richiesta del miracolo? Santo cielo Nick, mi scuso per aver perso il filo, forse avrai già capito che la narrazione lineare non è il mio forte: ogni mio periodo di solito richiama nuove digressioni, che a loro volta rimandano ad ulteriori divagazioni, in modo tale che non riuscirei mai a chiederti quello che ho da chiedere, se assecondassi la mia natura contorta e inconcludente. Questa volta, però, voglio sforzarmi, mi impegnerò per mostrare a quanti si degneranno di leggere questa lettera aperta, come sono agile e rapido quando faccio sul serio. Mi chiamo Michael Pemulis, dunque. Ho 36 anni e sono alto un metro e ottandue. La mia corporatura media presenta i segni di una muscolatura affievolita, tipica dell’atleta a riposo. Il mio aspetto è quello che immagino avrà Robbi Ginepri, il tennista, quando arriverà a 36 anni. Il paragone non va inteso come un elogio a me stesso. Si tratta di una mera constatazione di fatto. Sono il tipico ragazzone italiano, figlio di baby boomers della provincia lombarda, tirato su a bistecche e vitamine, zero ormoni della crescita, zero anabolizzanti. A dire il vero non me la passo male; ho un lavoro che mi fa guadagnare quanto desidero, non mi impegna piu’ di tanto e mi permette di pagare il mutuo acceso per acquistare la casa in cui vivo. Sebbene il lavoro sia indispensabile, per me la carriera non è più importante di tante altre cose, come: fotografare Milano, conversare amabilmente con persone gradevoli, scrivere questa lettera, giocare a tennis e acquistare racchette da tennis. Diosolosa quante racchette mi sono state vendute negli ultimi dieci anni: 30, 40, forse 50. Ho speso tanti di quei quattrini che per consolarmi a volte mi compiaccio al pensiero di esser diventato il target ideale della maggior parte di produttori di racchette. La cosa ha un risvolto tragicomico, ma lasciamo perdere. E torniamo sul pezzo, sulla lettera cioè, mirando all’essenzialità.
Mi manca un’ultima puntualizzazione e poi potrò, finalmente, formulare la richiesta del miracolo. Pur vivendo per il tennis, non sono e non sarò mai un facinoroso. Non ho idoli, non credo di aver mai idealizzato alcun protagonista della scena, di quello che io chiamo lo “show”. Certo, ho anch’io le mie preferenze, ma esse sono assolutamente bizzarre, poggiando su criteri poco razionali e spesso contraddittori. Un solo esempio per chiarire: mi piace Ginepri per ché lo considero un bravo ragazzo; adoro Tommaso Haas perchè lo vedo come un bad boy. E, per di più, non sono campanilista-italiota. Sarà retorico, ma in piena era della globalizzazione mi sento cittadino del mondo non mi dispero se all’italico stivale manchi un top 10 da trentanni.
E’ incredibile. Quest'ultima premessa mi ha permesso di venire al punto. Il tema è quello dei giocatori d’indiscusso talento che faticano ad emergere nel circuito, cui una gran “mano” non basta per abbattere la muraglia cinese che li separa dai campioni affermati. E passano una vita parcheggiati nel limbo degli onesti mestieranti della racchetta, una categoria che fa a pugni con il talento. E qui entrano in gioco Pemulis che chiede a te Nick qualcosa di simile ad un tocco divino: fare di Xavier Malisse, per gli amici X-Man, un Top 10. Sei saltato su’ dalla poltrona in cui siedi o sei esploso in una fragorosa risata? Se sei ancora lì, aggiungo che il mio sogno sarebbe quello di vedere X-Man al Masters di Shangai edizione 2007. Con Tommaso Haas l’impresa è quasi riuscita. Con X mi sento che puoi farcela. In giro ho sentito affermare che lo consideri uno scansafatiche con il cervello di un dodicenne, quello con la peggiore attitudine tra i tennisti in attività. Ma non ho mai voluto credere a queste voci. Ti avrà fatto incavolare di brutto piu’ di una volta, ma io credo che tu abbia stima di X. Ho definito questa missione un miracolo, poiché finora con l’ex enfant prodige di Kortrijk hanno fallito il fior fior dei coach: David Felgate, Dean Goldfine e Craig Kardon, tanto per fare qualche nome. E di recente ho letto da qualche parte che David (Felgate) e X si siano ritrovati e abbiano deciso di lavorare insieme nel 2007, anzi se non erro X è sotto la guida dell’ex coach di Henman a partire dall’ottobre scorso. Personalmente non credo nei ritorni di fiamma, ma credo nei miracoli. Quindi c’e’ spazio per il tuo intervento. Non puoi negare che la proposta non sia allettante, urge far qualcosa al più presto. Non per assecondare i miei desiderata (cosa vuoi che conti io), né per far contento X-Man (siamo sicuri che aspiri realmente ad entrare nei Top 10?), ma per render giustizia alla voce “Talento” dell’enciclopedia del tennis, un talento troppo spesso tacciato di indolenza. E anche per il bene del Tennis, perchè X-Man nelle sue giornate migliori è un grande spot del nostro sport. Hai presente quel moccioso che a 17 anni giunse a due punti dal match contro Pete S. a Philadelphia? Sono passati circa otto anni da quella partita, il moccioso è un po’ imbolsito ma la sua capacità di reazione motoria, la sua facilita’ di gioco, la sua velocità di esecuzione dei colpi non sono affatto sfiorite. Lo avrai senz’altro visto quest’estate, a Toronto, giocare un match alla pari contro “Re Leone” Federer. Non dirmi che ti sei perso quel match. Quando penso a X penso ad una tecnica sopraffina nei colpi a rimbalzo, non mi vengono in mente la birra e le sigarette. Ho rimosso persino i tempi di Saddlebrook, nel 2000 mi pare, quelli del tragico (sportivamente parlando) flirt con Jen Jen Capriati. Faccio fatica anche a ricordare episodi piu’ recenti, come l’accesso d’ira dello scorso anno a Miami. Quando vedo la clip che ha immortalato lo scatto parossistico di X che spacca la racchetta in quel modo, che sbraita e prende a calci la sedia (non potendo prendere a calci la pingue giudice di linea), penso ad una scena tratta da un film di Quentin Tarantino, ad un inserto di cinema hard-boiled nel patinato mondo del tennis. A mio avviso X-Man era e resta “oro a 24 carati”, un cavallo di razza, che recentemente ha anche tagliato la coda più sexy del circuito. E se non sbaglio il tuo mestiere è quello di fare di un “genio ribelle” un campione. Perciò, fai la cosa giusta, ti imploro, metti da parte l’orgoglio e solleva la cornetta del tuo telefono. Se non vuoi chiamare direttamente X, puoi chiamare suo fratello Olivier, un ragazzo con la testa sulle spalle, che inizialmente potra’ fare da interfaccia tra di voi. Come recita lo spot dell’Adidas, “Impossible is nothing”, nemmeno trainare un bus con la schiena. Figurati quando si tratta di render giustizia al talento.

Tuesday, November 21, 2006

WTA: I video della stagione 2006 (parte seconda)

I Tennis-maniaci solitamente mostrano un appetito pantagruelico, che Pem provera’ a saziare con la seconda ondata di Video relativi al circuito professionistico femmnile, quella che va da Wimbledon a Flushing Meadows 2006. Il menu della casa prevede le seguenti pietanze: Us Open 2006 – Finale di Doppio Misto Martina Navratilova / Bob Bryan vs Kveta Peschke / Martin Damm; Finale di Singolare Justine Henin vs Maria Sharapova;QF Elena Dementieva vs Jelena Jankovic; R4: Aravane Rezai vs Elena Dementieva; R4 Svetlana Kuznetsova vs Jelena Jankovic; R4 Amelie Mauresmo vs Serena Williams; R3 Amelie Mauresmo vs Mara Santangelo; R3 Jelena Jankovic vs Nicole Vaidisova; R3 Serena Williams vs Ana Ivanovic; R3 Aravane Rezai vs Maria Kirilenko. Montreal 2006 – QF Martina Hingis vs Svetlana Kuznetsova; R3 Martina Hingis vs Daniela Hantuchova. Los Angeles 2006 – Finale Elena Dementieva vs Jelena Jankovic; SF Elena Dementieva vs Maria Sharapova. San Diego 2006 – Finale : Kim Clijsters vs Maria Sharapova; Fedcup 2006 SF: Spain/Italy: Flavia Pennetta vs Lourdes Dominguez-Lino; Franscesca Shiavone vs Anabel Medina-Garrigues; Franscesca Shiavone vs Lourdes Dominguez-Lino. Wimbledon 2006 Finale Amelie Mauresmo vs Justine Henin SF Amelie Mauresmo vs Maria Sharapova; R4 Maria Sharapova vs Flavia Pennetta.

Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.