Wednesday, October 31, 2007

I Best 18: in viaggio tra fenomeni e palline democratiche

“Questo ragazzo farà strada...Suo figlio è un fenomeno...La ragazza avrà un futuro di successo, regalerà tante soddisfazioni a voi genitori e al nostro Paese”. Sono le espressioni abusate, luoghi comuni logorati dall’abuso, cui si fa ricorso non solo nell’ambiente tennistico, ma anche a scuola, nel mondo dello spettacolo, in ogni ambito in cui esista un minimo di competizione finalizzata a carriera, soldi e successo.
Il tennis ha un vantaggio, rispetto ad altri ambiti: quello insito nella “democrazia della pallina”. Si perchè nel 99,9% dei casi vince il più forte o il più meritevole in una situazione specifica. Nel tennis non ci sono raccomandati, baronati o quarti di nobiltà e se qualcuno, privo di talento, viene spinto da federazioni o accademie private, rimedia prevalentemente figuracce. L’unica variabile “politica” è la scelta, operata dai centri di (sotto)potere, del giovane su cui investire. E non è poco, ma è sempre meglio del mondo dello spettacolo o del terziario c.d. avanzato, dove qualità o eccellenza sono spesso un optional scomodo da gestire, talvolta non gradito da capetti ottusi e servili.
Il tennis è democratico, dicevamo, ma il rovescio della medaglia è che la soglia di eccellenza si innalza di giorno in giorno. Per poter competere a livelli alti, i ragazzi vengono avviati alla pratica dello sport in età da scuola materna, alla fine emergono i “mostri” di coordinazione, di “fantasia motoria”, giovanissimi con motivazioni e disciplina da campione affermato e, sempre più spesso, dotati di mezzi fisici adeguati per sostenere le fatiche e lo stress del junior tour. Adolescenti-Macchina? Non esageriamo, ma le aberrazioni esistono, eccome se esistono.
In questo nostro viaggio metafisico alla scoperta dei ragazzi più interessanti del “reame”, abbiamo provato a scovare chi sta emergendo dal “wild bunch” agonistico internazionale, chi sta uscendo dai blocchi per spiccare il volo nel Gotha del tennis giovanile e non solo. La nostra attività di scouting ha prodotto una watch-list di diciotto talentini che noi “raccomandiamo” in prospettiva 2008. Siamo convinti che tra loro vi sia il futuro numero uno.
I “best 18”, pertanto, sono tutti nati in un range temporale compreso tra il 19 gennaio 1991 e il 14 maggio 1993 (28 mesi). Nove sono del ’91, sei del ’92 e tre del ’93.
La invincibile armada del 1991 è capitanata da Petra Martic, la giraffa di Spalato, e da Rhyne Williams, “the next big star”, l’erede designato di Donald Young. Petra e Rhyne sono fisicamente già pronti per i tornei pro e lo hanno ampiamente dimostrato nel corso della stagione: l’americano vincendo un 10mila sulla terra, a Pittsburgh in luglio, e la croata, attualmente n.340 del ranking Wta, con una continuità di rendimento nei tornei da 25mila in sù, che le ha permesso di portare a casa scalpi di avversarie molto vicine alle Top 100 come Greta Arn, Angelika Bachmann e Sandra Zahlavova. Rhyne e Petra, rispetto alla concorrenza, hanno dalla loro un buon servizio, che è a livello junior è un atout, soprattutto in campo femminile. Se andate a rileggere l’intervista a Tammy Hendler – pubblicata lo scorso aprile – la sud-afro-belga ha spiegato candidamente i motivi della stesa rimediata contro la Martic a Miami (Luxilon Cup 2007), affermando che “c’e’ poco da fare quando la mia avversaria mette in campo 8 prime su 10, e il servizio è la parte migliore del suo gioco. E’ stato molto difficile per me entrare nel match, lei è partita subito forte e non ha avuto cali nel corso del match. A volte va cosi’, bisogna saper accettare le sconfitte”. E se le dice la Hendler...
Oltre a Williams e Martic, il contingente del 1991 comprende: il bulgaro Grigor Dimitrov e il croato Marin Draganja; la polacca Katarzyna Piter e la rumena Simona Halep; tre americane molto promettenti come Gail Brodsky, Julia Boserup e Allie Will. Dimitrov (vincitore dell’Orange Bowl U-16 2006) e Draganja (finalista dell’Avvenire nel 2007) sono due ragazzi di indiscutibile talento, che giocano un tennis aggressivo; di Dimitrov apprezziamo la freddezza e lucidità nei punti importanti; Draganja è più spregiudicato ma ha una mano eccellente. Tra le ragazze Simona Halep è un autentico rullo compressore, sulla terra è un torello che non molla un punto, con un furore agonistico impressionante e un’intensità di gioco da tennista matura. L’abbiamo vista a Firenze, in primavera, macinare gioco e triturare le avversarie; a Parigi ha battuto la Anastasia Pivovarova; a Flushing Meadows ha annichilito Michelle Larcher De Brito. Di recente ha avuto qualche problema alla caviglia sinistra; speriamo che Simona recuperi al più presto, per poter giocare un gran torneo a Melbourne in gennaio. Con riguardo al terzetto americano, Gail Brodsky sembra la più pronta a compiere il salto di qualità: ucraina di nascita, newyorkese – di Brooklyn - d’adozione, Gail si allena da anni, insieme a Grigor Dimitrov (e a Ksenia Milevskaya), presso la Mark Weil Tennis Academy, a Ojai, nel Sud della California. Grazie al suo tennis aggressivo e alla straordinaria capacità di stare aggrappata al match anche quando le cose non funzionano alla grande (qualità, quest’ultima, da non sottovalutare per un junior), quest’anno ha messo le mani sulla Easter Bowl – che per gli americani vuol dire tanto – ha raggiunto i Quarti a Wimbledon e ha portato a casa diverse partite nei tornei pro (una su tutte: la vittoria contro Sandra Kloesel che gli ha permesso di approdare in Semi nel 50mila di Troy, in Alabama).
La leva del ’92 non è da meno, con quattro ragazzi eccellenti - Bernard Tomic, Giacomo Miccini, Ryan Harrison e Tamaryn Hendler – e due scommesse - Ema Burgic e Nastassja Burnett. Assegnamo a Bernard Tomic il ruolo del wonder boy e a Giacomo quello di outsider di lusso. Gli austrialiani scalpitavano da un po’ per incoronare al più presto l’erede di Lleyton Hewitt ed hanno investito per acclamazione popolare il prodigio di Gold Coast. Bernard ha una tecnica pazzesca, un gioco multi-dimensionale e una grande capacità di lettura dello scambio; gli mancano forse il peso di palla (di Giacomo Miccini) e il servizio (di Giacomo Miccini). L’interrogativo è: nel tennis maschile, che da anni procede nella direzione del “big serve and huge forehand”, c’e’ più spazio per gente come Tomic o come Giacomo? La riposta, come sempre, la da e la darà il rettangolo. E il rettangolo ci dice che a New York Giacomo ha rifilato un sonante 6-4 6-2 al golden boy della scuderia Img, ma rivalry tra i due è appena all’inizio, siamo ansiosi di rivederli giocare l’uno contro l’altro. Un altro ottimo tennista è Ryan Harrison, texano, fuori dal giro Img, allenato dal padre Pat Harrison che è uno dei coach più preparati del John Newcombe Tennis Ranch. Il ragazzo due settimane fa ha messo le mani sulla Osaka Mayor's Cup (Torneo GA dei circuito Ift U-18). Tenetelo d’occhio. Su Tammy Hendler, di nuovo c’e’ che la settimana scorsa ha raggiunto i Quarti nel 25mila di Istanbul. Dal punto di vista tecnico, Tammy è perfetta o quasi nei colpi a rimbalzo, dove colpisce con un anticipo pazzesco, la sua definitiva affermazione a livelli alti passa attraverso la crescita dal punto di vista fisico (e su questo il team di Bollettieri sta lavorando da un po’) e la costruzione di un servizio meno aggredibile (e su questo il team di Bollettieri sta lavorando da un po’). Altrimenti, continuerà a non esserci match – non ancora – contro gente come Ula Radwanska e Ksenia Milevskaya. Sulla bosniaca Ema Burgic, ritieniamo che abbia un qualcosa in più rispetto a Camila Silva e Sviatlana Pirazhenka, ma la differenza è minima, quasi impercettibile. Quanto a Nastassja Burnett, i suoi atout al momento sono il rovescio e l’ottima preparazione fisica. Nastassja è un atleta, una Schiavone con ben altro fisico, con tutto il rispetto per Francesca. Se farà progressi al servizio, sarà dangerous floater in molti tornei nel 2008.
Infine, la gang dei ragazzi “terribili” del 1993: Carlos Boluda, Hanna Orlik e Kristina Mladenovic. Forse qualcuno di voi ha visto giocare l’alicantino (come Juan Carlos Ferrero) Boluda: bam-bam, intensità, potenza e anticipi impressionanti. Un nuovo Agassi, più che un epigono di Rafa. Lo stesso Zio Toni (Nadal) si è complimentato con Carlos ed ha ammesso che Rafa a 14 anni era molto più artigianale e sapeva fare meno cose. Boluda ringrazia e replica: Rafa ha vinto tre volte il Roland Garros, io cosa ho vinto finora? La bielorussa Orlik, 14 anni compiuti nel marzo scorso, è talento allo stato puro, con quelle accelerazioni di diritto da brividi e – sottolineo – un servizio che non è affatto male, considerata l’età. La vincitrice dell’Eddie Herr e Orange Bowl U-14 nello stesso anno (il 2006), si è già costruita una classifica Itf, che è pazzesca per una quattordicenne (il 29 ottobre è n.67 del ranking), a suon di vittorie nei tornei G3 e G2. Siamo più o meno sui livelli di Tamira Paszek a 14 anni, con una superiorità dal punto di vista fisico/atletico rispetto all’allieva di Larry Passos. Una curiosità: nel gennaio scorso, sul carpet del Casio Itf Junior Tournament di Amburgo, la Burnett ha strappato un set alla bielorussa. La più giovane dei nostri “best 18” è la francese Kristina Mladenovic, un’autentica forza della natura, 182 cm di altezza x 60 kg a 14 anni, palla pesante e servizio robusto. Kristina – che è un mix quasi perfetto tra Mary Pierce e Nicole Vaidisova – ha già vinto la sua prima partita tra i pro nel 10mila di Clermond-Ferrand, in Francia. Qualcuno di voi può averla vista all’opera l’estate scorsa a San Remo, in occasione della Summer Cup. Il suo staff ha annunciato la partecipazione di Kristina alle prossime edizioni di Eddie Herr e Orange Bowl, in programma rispettivamente l’ultima settimana di novembre e la prima di dicembre. Ne vedremo delle belle.

Monday, October 29, 2007

Friday, October 26, 2007

La campagna d'america di Kristina Mladenovic

La nuova 'grande speranza' del tennis francese Kristina Mladenovic - classe 1993 - ha annunciato la sua partecipazione ai tornei americani Eddie Herr e Orange Bowl. La Mladenovic, simile a Niki Vaidisova quanto a struttura fisica (è alta 182 cm x 60 kg) ma da molti paragonata a Mary Pierce per la pesantezza di palla, il mese scorso ha vinto la sua prima partita da Pro nel 10 mila dollari di Clermond-Ferrand, in Francia. Tenetela d'occhio, quest'anno sarà solo una temibile out-sider, l'anno prossimo invece...

Orange Bowl 2007: si chiudono le iscrizioni

Solo per ricordare agli appassionati che oggi, 26 ottobre 2007, si chiudono le iscrizioni per la 61° edizione dell’Orange Bowl Under 18 e Under 16. La prossima settimana conosceremo le entry list. Le Quali partiranno il 30 novembre (Under 16) e si concluderanno domenica 2 dicembre. Gli incontri di tabellone principale prenderanno il via domenica 2 (U-16) e lunedi 3 dicembre (U-18). La novità di quest’anno è la Dunlop come main sponsor, nonchè fornitore ufficiale di palle del torneo (i ragazzi giocheranno le ‘extra duty’, le ragazze con le ‘regular duty’). I vincitori della 60° edizione sono: Niki Hofmanova e Alex Luncanu per l’Under 18; e Allie Will e Grigor Dimitrov per l’Under 16. La venue e la superficie non cambiano: si gioca sul cemento del Crandon Park Tennis Center di Key Biscayne, Florida, stessa sede dell’evento professionistico noto come Torneo di Miami (da alcuni chiamato il quinto Slam).

Wednesday, October 24, 2007

Mai stati giovani

Questo articolo è il secondo di una trilogia sul tennis giovanile.
Dopo l’analisi del rendimento dei ragazzi nei più importanti tornei Itf Under 18, abbiamo focalizzato l’attenzione su una fase molto delicata e non priva di insidie, che è quella della transizione da junior a pro. Alcuni parlano di due sport diversi, di cui uno è l’evoluzione dell’altro. Ci siamo chiesti quand’è che un tennista junior compie il fatidico breakthrough nel circuito pro (se entra nei primi 500 nel tennis maschile e nelle prime 300 in quello femminile? Puo’ essere un’ipotesi, ma a volte un semplice numero dice poco e va comunque spiegato). Per trovare risposte convincenti abbiamo analizzato i risultati nei tornei pro disputati dai top player junior nel corso del 2007.
Al 15 ottobre, in campo maschile solo in otto hanno superato la soglia dei 10 punti Atp e sono tutti compresi compresi nei primi 1000 del ranking:
Svetta Donald Young che – dopo un paio di stagioni in cui aveva rischiato di bruciarsi – con lo US Open 2007 ha compiuto il salto di qualità che molti si attendevano da tempo. Occupa la posizione n.122 del ranking, una classifica che potrebbe permettergli di entrare direttamente in tabellone del prossimo Open d’Australia. Da un punto di vista qualitativo, per l’afro-americano è stato forse più importante vincere il Challenger di Aptos e arrivare in finale a quello di Tulsa o di Calabasas che non approdare al terzo turno dello Us Open. Vincere cinque partite in una settimana (senza perdere un set) in un torneo da 75mila dollari (come quello di Aptos, in California) per un diciottenne è di una difficoltà pazzesca. D’altra parte, per raggiungere il terzo turno a Flushing Meadows e incamerare 75 punti, a Donald è bastato battere il solo Guccione all’esordio, beneficiando del ritiro di Gasquet nel turno successivo.
Ottima annata anche per il bombardiere australiano Greg Jones e per il nostro Thomas Fabbiano. Il primo è nei primi 500 del ranking, ha giocato già una finale di un challenger in Tasmania e si appresta a fare il botto nel 2008. Thomas è un pelo fuori dai primi 500, a settembre ha vinto il 10mila di Olbia (superando in finale Massimo Dell’Acqua), a luglio, raggiungendo i Quarti nel Challenger di Trani (un 50mila), ha portato a casa 14 punti Atp. Il 2008 sarà decisivo per l’orgoglio di Puglia, che già oggi vanta un ranking più alto di tennisti come Da Col, Giraudo, Torresi, Dell’Acqua, Colangelo, Di Vuolo, tutta gente che gioca da un po’. Chiedergli di chiudere la stagione con i punti necessari a giocare le Quali nell’Open d’Australia del 2009 è forse eccessivo (se non impossibile) e servirebbe solo a creargli ulteriore pressione.
E’ curioso osservare che Ignatik, il n.1 del ranking Itf U-18, non abbia raccattato neanche la miseria un punto Atp. Le partite giocate dal bielorusso tra i pro si contano sulla punta delle dita di una mano, una su tutte la netta sconfitta (6-2 6-0) subita in estate a Recanati per mano di Marco Pedrini (n.460 del ranking Atp). E’ messo meglio Berankis, che a marzo ha vinto un 10mila sul cemento in Portogallo ed attualmente occupa la posizione n.771 del ranking ATP. Un gradino più in alto del lituano si situa Brydan Klein. Il vincitore dell’ultima edizione dell’open d’Australia Jr, è fresco reduce dalla vittoria di un Future in Australia (il 15mila di Sawtell), ha mezzi fisici notevoli, una prima di servizio robusta e molto veloce: è un Pro a tutti gli effetti, malgrado debba ancora compiere 18 anni il prossimo 31 dicembre. 11 punti Atp per Teo Trevisan, di cui 8 raggranellati nel 10mila di Imperia, dove si è sbarazzato del testa di serie n.2 Luca Vanni, ha regolato di misura Daniel Lopez, il suo underdog preferito, prima di arrendersi in finale ad buon giocatore qual è Alberto Giraudo. Lo stesso Giraudo, intervistato da Matteo Veneri di Tennis Teen, ha definito Teo un “talento incredibile”, a suo avviso superiore a quello di Fabbiano.
Tra le ragazze, Alize Cornet ha creato il vuoto attorno a se. La punta di diamante del Team Lagardere è n.59 al mondo (a quattro distanze da Karin Knapp, tanto per intenderci, due anni e mezzo più anziana della francese), ma è junior solo per le anagrafe – classe 1990 - e perchè ha vinto il French Open Jr. Per il resto, la stella di Nizza è una Pro che gioca prevalentemente i 100mila e i tornei Wta. Un’altra ben avviata nel circuito è Sorana Cirstea, classe 1990, finalista del Bonfiglio 2006, n.107 del ranking Wta. La rumena gioca un bel tennis aggressivo, e possiede ottimi fondamentali. La sua stagione è stata costellata da risultati brillanti, con due acuti: finale a Budapest (sconfitta da Gisela Dulko, dopo aver vinto il primo set) e Semi a Bali, dove ha ottenuto la vittoria più prestigiosa della sua giovane carriera, superando 7-5 al terzo Patty Schnyder.
Dietro Cornet e Cirstea, c’e’ un quartetto formato da due 17enni (Pivovarova e Brengle) e due 16enni (Radwanska e Pavlyunchekova) che, quanto a ranking Wta, valgono più o meno la Dentoni, che è n.262 al mondo: siamo in odore di entry list per le Quali agli Open d’Australia 2008. Dovessi pescarne una dal “mazzo” prenderei Ula Radwanska, con buona pace del buon Fabio Della Vida che trova anti-estetico il tennis delle sorelle di Cracovia (a proposito: Agnieszka ‘Aga’, la sorella maggiore di ‘Ula’, con i Quarti di Zurigo ha raggiunto il suo best ranking di n.26 al mondo). La Pivovarova è la più “cattiva” agonisticamente parlando e forse quella più disposta a soffrire, la Brengle è la più continua, la Pavlyunchekova ha un po’ frenato la sua ascesa, anche perchè si è cimentata a livelli molto alti, in cui si vincono poche partita ma si fa tanta esperienza. Tra la 300esima e la 350sima posizione del ranking Wta troviamo un terzetto formato dalle tre ‘Ksenie’: Ksenia Palkina (n.302), Ksenia Pervak (n.303) e Ksenia Milevskaya (n.339). Quanto alla prima e più anziana delle tre, il suo ranking Wta sostanzialmente coincide con quello Itf Under-18 (n.306) e la cosa ha sua spiegazione piuttosto banale: la Palkina gioca quasi esclusivamente tornei Pro, in agosto ha vinto un 10mila a Mosca e tre settimane fa ha raggiunto i Quarti a Tashkent. La Pervak è una mancina minuta e piuttosto rapida, che tira delle botte incredibili; il 30 settembre scorso ha vinto un 25mila in Georgia, a Batumi, superando in finale Corinna Dentoni. La Milevskaya ha, invece, raggiunto la finale in un 50mila sulla terra, a Contrexeville (Francia), sconfitta da Andrea Petkovic.
Concludiamo dedicando lo spazio che merita a Michelle Larcher De Brito, n. 33 del del ranking junior e n. 368 di quello Wta. Il tutto a soli 14 anni. La portoghese si fa gia’ valere nei 75mila (Semi ad Albuquerque, New Mexico, sconfitta da Rosana De Los Rios, futura vincitrice del torneo). Bollettieri le fa avere una wild card a Miami e cosa ti combina Michelle? Batte Meghann Shaughnessy in una partita leggendaria – di cui vi abbiamo parlato in primavera – e gioca un set alla pari contro Daniela Hantuchova. La piccola Michelle – letteralmente: siamo sui 160 cm di statura – sta studiando da numero uno.
Un dettaglio di poco conto: ho parlato con lei in maggio a Salsomaggiore e mi ha confessato che sul rosso fa fatica, la palla le viaggia meno, spende troppe energie per fare il punto. Meno di un mese dopo: Michelle stacca il biglietto per i Quarti a Parigi, vincendo in rimonta una sfida epica contro Sorana Cirstea. Morale: la De Brito è di un altro pianeta.
Quanto a noi italiani, faremmo bene a tenerci stretta la Burnett, sperando che sedicenti Guru non ne ostacolino il percorso crescita tecnica e umana.

Sunday, October 21, 2007

We can be heroes...

I, I wish you could swim... Like the dolphins, like dolphins can swim... Though nothing, nothing will keep us together We can beat them, forever and ever We can be heroes, just for one day...
Dedicherei il pezzo di Bowie, che i cinquantenni non sfigati di oggi - si contano sulla punta delle dita - ricorderanno sicuramente con affetto, a David Nalbandian, Re Per Un Giorno nell'arena madrilena. Semplicemente ingiocabile. Vedere uno come Roger in palese difficoltà, remare, forzare e subire il gioco dell'avversario, è un evento talmente raro...
E' la dimostrazione che nel Tennis, chi ha talento può battere chiunque, anche il numero uno. Certo, poi, avere continuita' e' un'altra cosa. Dipende da altri fattori.
Sull'argentino è stato detto e scritto tutto il male possibile: ciccione, smidollato, pavido, scansafatiche, sono alcuni aggettivi che mi vengono in mente. Non c'e' da stupirsi, comunque, considerando la dabbenaggine media di chi ha straparlato su Nalbandian. E meno male che non si allena, perchè se fosse motivato...

Friday, October 19, 2007

I numeri di Ancic al servizio.

Ho analizzato i numeri dei tre match giocati finora da Marione a Madrid, contro Gicquel, Blake e Mathieu. Ha servito complessivamente 29 ace, contro 4 doppi falli. La percentuale di prime in campo è mediamente sopra il 60% e quando entra la prima non si gioca: il croato ha ricavato 79 punti su 90, pari all’88% dei punti disponibili. Il 37% dei 79 punti sono il risultato di un ace, i servizi vincenti non si contano. E, se si esclude Gicquel, gli altri due rispondono piuttosto bene.
Morale: se Ancic serve sopra il 60% di prime contro Djokovic, per il serbo sarà dura.

Due flash su Madrid e Zurigo.

Prima di pensare ad un eventuale showdown contro Rafa, il talentuoso – ma un po’ stanco – ‘Nole’ dovrà guardarsi da un impressive Marione, che finora ha concesso e annullato (a Blake) una sola palla break in tutto il torneo. Inoltre la sfida ha il sapore del derby tra Serbia e Croazia. Ne vedremo delle belle. La sensazione è che il n.3 del mondo per approdare in Semi dovrà alzare il livello di gioco espresso nei primi due match. Senza concedersi pause, poiché Ancic non regala nulla e non si breakka da solo come Verdasco e Ferrero.
Su Justine, che altro dire dopo la 17esima vittoria consecutiva con un solo set lasciato alle avversarie? La belga sembra addirittura migliorata rispetto allo US Open. E’ possibile? Sarà banale, ma JH ha dimostrato che il solo talento senza il duro lavoro (con Carlos) non è sufficiente a raggiungere l’eccellenza. E’ un esempio per ogni ragazza che – dai 10 anni in su – vuole provarci nel tennis. Se penso che Mary Joe Fernandez e Mc Enroe davano favorita Venus a New York, mi viene da sorridere. Carlos è un esempio per i coach. Sono convinto che abbia passato la notte a studiare Aga Radwanska. Poiché i campioni veri non sottovalutano nessun avversario.
Dimenticavo: il paragone con Roger Federer è realistico, anche se nel circuito femminile la concorrenza è meno spietata e al momento c'e' un divario enorme tra Justine e le altre.

Thursday, October 18, 2007

Video Trevisan vs Lopez: finale Santa Croce sull'Arno 2007

Le riprese non sono eccezionali, ma con un campo senza spalti non si poteva fare di meglio. Notate bene la distanza dalla linea di fondo di Daniel Lopez che serve per restare nel match, vinto da Teo 8-6 al terzo set.

Tuesday, October 16, 2007

Biberon e Terra Rossa.

Si dice in giro che in Italia esista solo la terra. Il cemento (armato, ma non sempre) è impiegato per lo più nella costruzione di edifici. Il sintetico indoor è una superficie per reietti, cui fare ricorso, quando la temperatura scende sotto lo zero. L’erba – perdonatemi la battuta – è appannaggio dei pusher albanesi.
Nove tornei su dieci sono disputati sulla nobile ‘clay court’, l’Eldorado del tennis italiano. I nomi blasonati da associare a questo ‘luogo epico’ li conoscete tutti: da veri e propri simulacri come Sergio Palmieri, Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, a titolati comuni mortali del calibro di Filo & Poto. La patina color terracotta su scarpe e stringhe, i calzini da cestinare a fine match, piedi ancorati almeno tre metri dietro la linea di fondocampo, palle rotonde e arrotate e ...remare, remare e ancora remare: sono i tratti caratteristici del terraiolo classico. La versione moderna si è evoluta: serve meglio, gioca vincenti, si costruisce abilmente il punto ma la base di partenza, le origini, o come diavolo volete chiamarle, sono quelle appena descritte. Ma è proprio vero che noi italiani siamo un popolo di terraioli? Le nuove generazioni di tennisti hanno la terra nel dna o nel biberon? Non c’e’ via di scampo, anche per uno col talento di Matteo Trevisan?Chi scrive si è posto domande come queste, prima di compiere un’analisi sui più importanti tornei ITF Under-18, finalizzata al confronto del rendimento dei tennisti di diversa nazionalità al variare delle superfici. Premesso che a livello Under 18 è ancora un po’ presto per parlare di specializzazione di un giocatore di tennis, l’analisi ha offerto spunti di riflessione interessanti, che vale la pena di condividere.
Abbiamo circoscritto l’ambito di analisi ai quattro tornei dello Slam e ai tornei di Grado A, che l’ITF sostanzialmente parifica ai primi ai fini del calcolo dei ranking points. Il periodo considerato è la stagione 2007, pertanto abbiamo dovuto escludere l’Orange Bowl, l’unico torneo pesante da disputare il prossimo dicembre. Abbiamo replicato il sistema di calcolo ITF, che assegna al vincitore di un Grado A 250 punti, con un bonus di ulteriori 250 punti per i vincitori di un torneo dello Slam, 180 punti al Runner-up, 120 punti ai semifinalisti e cosi’ via.
In campo maschile, le prime due posizioni di questa mini race generale sono occupate dal bielorusso Uladzimir Ignatik (con 1070 punti) e dal lituano Ricardas Berankis (con 820 punti), che, guarda caso, sono in vetta del ranking Itf. Sin qui, direste: bella scoperta dell'acqua calda. Considerando solo i tornei giocati sulla terra (Roland Garros, Bonfiglio e Copa Gerdau), Ignatik fa un po’ il Nadal (in miniatura, sia chiaro) della situazione, avendo vinto Roland Garros e Gerdau e fatto semi a Milano: il talentuoso furetto, allenato da Myron Grunberg (presso la John Roddick Total Tennis Academy, a San Antonio, TX), ha incamerato sulla terra 870 dei 1070 punti complessivi. E, proprio come Rafa, è giunto in finale a Wimbledon. Ma siamo sicuri che Ignatik sia un terraiolo doc? Certo, è mingherlino, con statura e gambe da ala destra, non serve missili a 220 km/h, ma è in possesso di una tecnica troppo raffinata per esser sbrigativamente etichettato come terraiolo. La seconda piazza sulla terra rossa è occupata dal fiorentino Matteo Trevisan, con 370 punti (vincitore del Bonfiglio e semifinalista a Parigi). Segue il mancino francese Piro, forse il più terraiolo di tutti, con 300 punti. Anche con riguardo a Teo, ci si potrebbe chiedere: il semifinalista del recente Us Open – sconfitto da Berankis per una manciata di punti – è da considerarsi uno specialista del rosso? Gradiremmo interpellare voi lettori su questo punto, per conoscere la vostra opinione su Teo, il presunto terraiolo. Le superfici diverse dalla terra sono una colonia di Berankis (740 punti), che stacca di 240 punti l’australiano Klein e l’afro-americano Donald Young, che si sono limitati a vincere rispettivamente Open d’Austrialia e Wimbledon. E’ curioso, in realtà spiega tante cose, osservare come Teo Trevisan, senza aver vinto un torneo pesante sul duro o sull’erba, si sia guadagnato la quarta posizione anche fuori dal suo habitat naturale, a suon di piazzamenti: ottavi a Melbourne, Quarti a Wimby e, come detto, Semi a New York. Un gradino sotto Teo è il pugliese Thomas Fabbiano, che con le due Semi raggiunte a Melbourne e New York, si mette in luce come il meno terraiolo tra i talenti italiani.
In campo femminile, lo sapete tutti, il tricolore junior batte la fiacca. La Dentoni (terraiola anche lei?) si è chiamata fuori anzitempo e, coadiuvata da Laura Golarsa, sta saggiando le difficoltà dei futures. Zanchetta e Di Batte, le più anziane della nidiata, hanno francamente deluso, mentre le più giovani non sono ancora pronte per giocare ad alti livelli. Un discorso a parte, in realtà, andrebbe fatto per Andrea-Roxana Vaideanu, che - con un rovescio bimane per certi aspetti paragonabile a quello di Jelena Jankovic - è fuori dalle prime cinquanta al mondo, ma non sembra questo il contesto più adeguato. Possiamo solo evidenziare che Roxana – se non è fuggita nottetempo - si allena al Parioli con Erika Zanchetta. Tante speranze sono riposte in Nastassja Burnett, che ha appena 15 anni. Noi ci accontenteremmo di una con il rovescio della Vaideanu, l’abnegazione della cervese Gioia Barbieri e il fisico di ...(le tenniste italiane non hanno questi gran fisici, ma non ditelo in giro), ma la cosa ahimè è irreale.
Tornando sui numeri, le regine della stagione, vale a dire “Ula” (Urszula) Radwanska (790 punti) e Anastasia Pavlyuchenkova (780 punti), in particolare la prima, devono tutto a cemento e Wimbledon. Radwanska Jr, con il brillante risultato ottenuto nel torneo Wta di Bangkok, ha compiuto il breakthrough nel circuito pro. Sulla terra ha trionfato Alize Cornet. Anche per la vincitrice del Roland Garros, vale lo stesso discorso fatto per Ula: quest’anno ha giocato diversi tornei pro ed i risultati sono maturati anche sul cemento (vedi il 3° turno allo US Open 2007, con uno strepitoso primo set giocato contro Jelena Jankovic). Sono meno note, ma sul rosso hanno dimostrato di saperci fare, la francese Cincy Chala, vincitrice della Copa Gerdau, e la serba Bojana Jovanovski, finalista al Bonfiglio. Le due sono entrambe del ’91 e in questa stagione si sono affrontate due volte, sempre sulla terra: in Brasile, in Semi, ha vinto la Chala, mentre al Bonfiglio, nei Quarti, si è imposta la Jovanovski. Sul duro, la rivelazione dell’anno è Kristina Kucova. Una stagione davvero convincente quella della slovacca (580 punti tra US Open, Australian Open e Wimby), culminata col successo a Flushing-Meadows. Tra le specialiste del cemento vanno annoverate anche la statunitense Madison Brengle (Runner-up a Melbourne, oltre che a Wimby) e l’austriaca Nikola Hofmanova, fresca reduce dalla finale di Osaka. Buoni i risultati anche per Ksenia Milevskaya (Semi a Melbourne, Parigi e New York) e Anastasia Pivovarova (vincitrice del Bonfiglio).
Concludiamo con un sommesso incitamento rivolto a scuole tennis, coach e organizzatori di tornei in Italia: è il momento di osare, di provare a uscire dal ghetto dorato, tradizionalista e sclerotizzato della terra. Ai coach in particolare: puntate sugli schemi e sul gioco d’attacco. In poche parole: evitate di far insozzare i calzini ai vostri allievi. Le mamme dei ragazzi ve ne saranno grate.

Thursday, October 11, 2007

Rafa o Non Rafa: Sondaggio.

Concluso il periodo di convalescenza, Rafa è stato il primo dei contendenti a “varcare” la Puerta Principal, con il chiodo fisso prepararsi al meglio alla Mutua Madrilena Masters. Manolo Santana gli ha consegnato – realmente, non virtualmente - le chiavi della Telefonica Madrid Arena e Lui – in compagnia di uno sparring di tutto rispetto come Alejandro Falla – ha iniziato a tirar palle come un forsennato, deflorando le vergini “courts”. La tendinite al ginocchio è un lontano ricordo?
Approfittiamo per lanciare un sondaggio tra i lettori di questo blog:
A) Il majorchino ha tanto cuore e altrettanta voglia di riscatto ma...fisicamente non è pronto;
B) Fisicamente è a posto, ma ha bisogno di tempo per ritrovare i colpi e il tempo sulla palla;
C) Vedremo un Nadal in discreta condizione, ma nella parte bassa del tabellone dovrà fare i conti con Jok(e)ovic e con...shhhhh zitti tutti...Tomas Berdych.
D) Cuore, gambe, colpi, e testa sono vicini allo standard di Rafa. Il pigro Joke si batterà da solo in uno dei primi turni, Berdych verrà abbattuto a colpi di maglio, l’armata spagnola sarà ridotta ad un branco di comparse. Si sente già l’odore di Roger vs Rafa: conflitto finale.
Desiderosi di conoscere la vostra opinione.

Thursday, October 04, 2007

Partite aggiustate: la ricetta di Pemulis.

Segnalazioni, indiscrezioni, dossier segreti, dichiarazioni shock degli stessi (ex) tennisti: ogni giorno si aggiunge qualche chicco su quella che sta diventando una distesa di sale nel deserto del tennis professionistico. La diagnosi di molti: il tennis è malato, la corruzione è l’agente patogeno, la sindrome è quella del match-fixing, degli incontri “aggiustati”.
Secondo quanto riportato dalla stampa francese, noi italiani saremmo un popolo di scommettitori. Più precisamente: cinque tennisti italiani – i nomi li conoscete a memoria ormai – sarebbero accaniti gambler. Lo confermerebbe – non si capisce in quale veste: opinionista, teste, gola profonda, parte lesa - Julien Benneteau, tennista francese attualmente n. 62 del ranking ATP. La cosa mi sorprende non poco. Ho sempre pensato che fossimo un popolo refrattario al progresso tecnologico. Siamo uno dei paesi europei col minor numero di conti correnti bancari online, ma i nostri tennisti avrebbero tutti o quasi il vezzo delle scommesse via internet.
Il settimanale inglese “Sunday Telegraph” ha svelato l’esistenza di un dossier segreto redatto da un broker, in base al quale le partite under suspicion sarebbero 138 – di cui soltanto tre (il 2,2%) riguarderebbero match femminili.
Un coro di voci autorevoli ha rumoreggiato contro il la piaga del betting, considerandola un imbarazzante fattore di contaminazione del nostro sport. Con tutto il rispetto per opinionisti e anchor man, la presa di posizione denota un pruriginoso oscurantismo di ritorno. Fa pensare a Cuore di Tenebra di Joseph Conrad, o al Sacro Graal dei Monty Python. Sarebbe come voler proibire l’uso di internet o chiudere le banche online per impedire le truffe sul web. Il progresso tecnologico è inarrestabile, come inarrestabile è la piaga della corruzione. Il betting è parte integrante dello sport, un fiume di denaro, a volte sospetto, che scorre vivacemente nel tessuto economico. Se la crociata oscurantista è ridicola, indignazione e fatalismo sono non meno inutili e dannosi.
Ci siamo messi nei panni dei broker e dell’ATP e abbiamo provato a escogitare qualche semplice espediente per arginare il fenomeno in questione.
a) In primo luogo, ogni broker che si rispetti, per ovvie ragioni di gestione del rischio dovrebbe disporre di efficaci trigger pronti a scattare tutte le volte che i volumi delle scommesse superano una certa soglia. Ad esempio, se su un primo turno di un Challenger si scommette mediamente 10, il giorno in cui l’ammontare delle puntate dovesse superare quota 20 o 30 il broker chiuderebbe le scommesse, senza pagare le eventuali vincite sulla singola partita (vedi Betfair sul ‘pasticciaccio’ Davydenko vs Vassallo-Arguello). La cosa non estirpa la mafia (come potrebbe?) ma le complica il ‘lavoro’, poichè per ottenere profitti interessanti le partite da aggiustare diventerebbero centinaia.
b) I manager dell’ATP, i quali – non dimentichiamolo – sono tecnicamente delegati dei giocatori, invece di pagare due ex detective di Scotland Yard per indagare sul caso Davydenko, potrebbero promuovere un fondo sociale a scopo mutualistico a sostegno dei tennisti di “terza e quarta fascia”, i più sensibili alle sirene della corruzione, quelli che di solito sono ignorati e mortificati dalle Federazioni.
Due semplici strumenti, uno dei quali è immediamente attuabile. Due strumenti con audience modesto, a basso contenuto di gossip mediatico. Per i nostalgici di Quarto Potere.

Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.