Thursday, April 26, 2007

La Nemesi di Roger

Decima, prima. Ciak. Motore. Azione. Le braccia di Roger Federer sono ben tese e rigide all’inizio del movimento del servizio. Rafael Nadal oscilla sui talloni mentre aspetta. Lo svizzero inizia la sequenza a piccoli segmenti, fotogramma per fotogramma, lancia la palla per aria e serve in profondità sul rovescio dell’avversario, facendolo spostare molto. La fine dell’avvitamento porta naturalmente Roger a rete, per inerzia, seguendo il servizio. Rafa si allunga per mettere in campo una risposta corta e molliccia di rovescio lungo linea e si muove verso il centro del campo. A quel punto Federer chiude comodamente il punto con un dritto a uscire, colpendo cosi’ forte che la muscolatura dell’avambraccio destro si gonfia.
Il primo punto della finale del Torneo di Monte Carlo 2007 è il prologo di un match che non c’e’ stato, in cui il n.1 al mondo è stato regolato con un perentorio periodico 6-4 6-4, in 1 ora e 35 minuti. Un match che per comodità possiamo suddividere in due tempi. Nei primi 38’, corrispondenti agli 8 game iniziali, Roger gioca match pari, spreca tre palle break, non convertite a causa di due dritti scheggiati dall’elvetico e di un servizio vincente di Nadal. Nel nono game assistiamo alla svolta del match. Federer al servizio va sotto 0-40 dopo tre errori gratuiti su palle apparentemente non aggressive (2 dritti larghi e un rovescio affossato), subisce un parziale di 7 punti a 1, viene breakkato e permette a Rafa di servire per il set sul 5-4. Dal quel momento in poi, Re Leone smarrisce la liquida fluidità dei suoi movimenti ad alta velocità, e colleziona una serie di errori non forzati (che alla fine del match saranno 38). Il primo set scivola via in 47 minuti, nel secondo set Roger sbaglia anche le volèe abbastanza comode e Nadal, senza fare nulla di straordinario rispetto al suo standard di gioco, porta a casa tranquillamente il match.
Il quinto vinto sulla terra rossa, su cinque disputati. La spiegazione tecnica più convincente di un bilancio così negativo del n.1 al mondo risiede nella combinazione del suo stile gioco con quello di Rafa. Federer gioca per fare il punto, non per far sbagliare l’avversario. Soprattutto con il dritto imprime una forte accelerazione di ritmo e gioca con un basso margine di sicurezza. Se prestate attenzione al finale di questo colpo, vedete che molto spesso è orizzontale, con il braccio racchetta che termina ben al di sotto della spalla sinistra. E’ un colpo che mette pressione all’avversario, ma se il timing non è perfetto vi è un rischio elevato di perderne il controllo. E la palla lavorata di Rafa, con un grande top spin che la fa saltare parecchio dopo il rimbalzo, non favorisce di sicuro il timing dello svizzero. Tra l’altro, se giochi contro Nadal da fondocampo e pensi di farlo correre, lui ti farà correre avanti e indietro come un matto, ti mangerà vivo, poi ti sputerà fuori e camminerà sulle tue ossa.
A questo punto, è difficile che Federer possa battere Nadal sul rosso, è semi-impossibile che possa farlo senza apportare delle variazioni tattiche. Abbiamo notato che il n.1 gioca pochissime smorzate, contro un avversario che abitualmente è tre metri fuori dal campo, e rari colpi incrociati stretti. Entrambe le soluzioni costringerebbero Nadal ad avanzare e lo porterebbero fuori dalla sua “confort zone”, a giocare di volo, e in ogni caso varierebbero il ritmo dello scambio. Inoltre Roger farebbe bene a servire una più elevata percentuale di prime: il 55% non è sufficiente per battere Rafa. Una prima più lavorata e meno veloce, meglio se servita al corpo dello spagnolo. Nonostante l’esito della sfida al Country Club di Monte Carlo, lo svizzero ci sembra in ogni caso l’avversario più attrezzato per interrompere la striscia vincente di Nadal sulla landa color terra cotta. La nostra rosa degli sfidanti è circoscritta a tre nomi: nell’ordine, Federer, Canas e Djokovic. Per il resto degli avversari temiamo che lo spagnolo sia ingiocabile.

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Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.