Il mediocre spettacolo offerto dal match tra Federer e Davydenko potrebbe indurre i manager dell’Atp a rivedere qualcosa. Troppi tornei, troppo stress, troppi viaggi. I top player arrivano alla kermesse di fine anno senza benza. Questo lo sanno tutti e tutti lo dicono da mesi. Il problema è cosa fare per evitare una situazione del genere. I tornei posso essere ridotti fino ad un certo punto, il resto è affidato alla programmazione dei coach, alla responsabilità dei giocatori stessi e ad altri fattori contingenti. Djokovic ha bisogno di giocare 20 tornei per essere n.3 al mondo? Probabilmente no. Davydenko e Ferrer, invece, per sostenere il ranking sono obbligati a giocare tanto. Ma se a Shangai lo spettacolo è modesto, non è certo a causa dei gregari – tra l’altro Ferrer ha finora brillato, e contro Nadal ha spinto dal primo all’ultimo punto. La realtà è che se Mr. Federer non è al Top, la qualità dello spettacolo a livello complessivo si riduce almeno di un 30%. Lo svizzero ha giocato più o meno lo stesso numero di tornei che gioca da anni e non puo’ essere di certo processato se non si presenta a Shangai in grande spolvero. Il tennis come intrattenimento si regge sui campioni e sulle grandi personalità, che – in quanto umani – non possono essere sempre al Top. E’ la dura legge della natura...
De Villers e soci potranno studiare “il calendario perfetto”. I Coach e i giocatori potranno migliorare la programmazione, ma nessuno potra' cambiare le leggi della natura. Telesio, nel ‘500, pubblico un libello dal titolo “De rerum natura iuxta propria principia” nel quale...
Thursday, November 15, 2007
La natura umana e le leggi dello spettacolo
Pubblicato da Michael_Pemulis alle 2:41 PM
Etichette: Atp Masters Cup 2007
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Terza di Copertina.
"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
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