Non è un hamburger bruciacchiato alla piastra. Non è una turista distratta. Non è una designer in sovrappeso, tutta smart-phone, gioielli tamarri e fast-food, di quelle che puoi incontrare sulla Rodeo Drive e con cui puoi attaccare facilmente bottone. E’ una tennista, diciamo, al 49%, in possesso di grandi colpi e di un servizio che puo’ tuttora viaggiare a 200 km/h. E, soprattutto, è una che il match non te lo molla neanche da moribonda, in apnea e con i crampi. Non puoi tramortirla e pensare di vivacchiare sull’inerzia della gara. Se tiri il fiato e ti rilassi con lei in campo, e’ l’inizio della tua fine. Questa e’ Serena Williams in versione Fight Club (quello di Fincher). Di giorno e’ la creatura mediatica broadcasting – un po’ Paris Hilton, un po’ Grande Fratello – di notte, sotto i riflettori della Rod Laver Arena, è il Tyler Durden di fincheriana memoria. Un Tyler Durden in gonnella che tanto esalta papa’ Richard (verso il quale chi scrive nutre una sorta di venerazione). Un Tyler Durden che - senza ranking, senza pratica in palestra e senza diete dissociate o weight watchers - sotto 1-6 3-5 contro la n.6 al mondo, è capace di cogliere al volo la chance e di far girare il match. Immagino, a fine partita, il volto basito di tanti ottusi commentatori americani, che per oltre un’ora l’avevano massacrata di critiche sul suo gioco, sulla sua pesantezza che non le consente di giocare in anticipo e bla bla bla, costretti a fare retromarcia e ad osannare il ritorno della Regina, passando in questo modo da un’enfasi all’altra.
Quanto a Nadia Petrova, ci dispiace molto per lei. E’ una ragazza semplice, dolce, con una fragilita’ malcelata dal fisico da “la mia Super-Ex Ragazza”. Francamente, siamo anche un po’ preoccupati per lei, perche’ la sconfitta e’ di quelle da toglierti il sonno insieme alla fiducia, l’ennesima delusione in uno slam, a distanza di due mesi dalla batosta subita al Masters di Madrid. Una sconfitta che segna anche l’epilogo di una polemica montata ad arte tra Nadia e le Williams. Ci auguriamo che tutto cio’ non le faccia passare la voglia di giocare o, peggio, la faccia giocare con un fardello extra di paura. Il problema di Nadia è che a volte va in corto-circuito mentale e smette di pensare, per il resto e’ a posto.
Friday, January 19, 2007
Serena e Serena.
Pubblicato da Michael_Pemulis alle 2:45 PM
Etichette: Aussie Open 2007
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Terza di Copertina.
"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
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