La notte di Halloween, con tutta la sua tradizione infarcita di danze rituali e di lanterne ricavate dalle zucche, s’interseca quasi (in)evitabilmente con lo svolgimento la seconda giornata del torneo di Parigi, offrendo a Pemulis la possibilità di una bizzarra – e all’apparenza divertente - chiave di lettura di uno dei match della sessione serale.
I Celti festeggiavano il capodanno nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre, nel giorno in cui si celebrava l’inizio della stagione delle tenebre e del grande freddo. Era il momento più solenne dell’anno druidico, in cui si compivano alcuni riti per esorcizzare gli eventi negativi che avevano caratterizzato la stagione appena trascorsa. Inoltre, I Celti temevano che in quella notte il Principe delle Tenebre mandasse in missione sulla terra gli spiriti dei morti in cerca di nuove prede umane da possedere. Questo timore-incubo-ossessione dava luogo a grandi falo’ – per combattere il buio – e a danze rituali con maschere spaventevoli per tenere a bada gli spiriti maligni.
E proprio il 31 ottobre del 2006, il rito sabbatico incrocia la vicenda sportiva del piu’ bizzarro dei virtuosi del “grafite”, reduce da una stagione molto particolare, nel corso quale, una volta guarito dai malanni al ginocchio che lo avevano costretto ai box per oltre sei mesi, e’ stato “obbligato” a darci dentro e a risalire la china, nel tentativo di ritrovare un posto nell’olimpo del tennis. Una stagione con luci e ombre, in cui le sconfitte rimediate contro potenziali underdog, hanno fatto sorgere i soliti dubbi: tornerà mai al livello di forma antecedente l’infortunio? E’ solo una questione di tempo o vi è stata un’involuzione tecnica? E se in buona parte dipendesse dalla “mala suerte”?
Vi chiederete di chi stiamo parlando? Ma è Marat Safin, naturalmente. E proprio a Marat è toccato celebrare, tennisticamente parlando, la notte di Halloween. Marat, o meglio, la vicenda di Marat è una metafora perfetta del nucleo di credenze gravitanti attorno alla notte del 31 ottobre. Marat, come i Celti nel lontano passato, è pronto a scacciare gli spiriti maligni e a dare veste solenne all’auspicio un buon “raccolto” per l’anno venturo. Il contesto è elettrizzante, l’avversario non è uno sparring partner ma uno dei giocatori più “caldi” del momento, un colpitore un tempo “grezzo” che va affinandosi col tempo, con gioco che si adatta alla perfezione al tappeto indoor di Parigi. Stiamo parlando di Robin Soderling, nei panni della Fata che non lesina “scherzetti” agli umani. Il match ha inizio ed è proprio lo svedese, pur essendo meno devastante del solito ma senza regalare nulla nei propri turni di servizio, ad imporsi nel primo set, sfruttando una delle tre palle break concesse dal russo. Il match è in salita, come la stagione 2006 di Safin del resto, ed è a quel punto che Marat, indossata virtualmente la “maschera d’esorcismo”, disputa un secondo set straordinario, nel quale risponde bene ed è in sostanza ingiocabile nei propri turni di servizio. La partita si allunga e sotto i riflettori del campo centrale si gioca il set decisivo, forse il meno bello dei tre, un set nel quale Marat gioca meglio i punti importanti e porta a casa la partita, celebrando il “suo” Halloween, prendendo a calci la “mala suerte” e gettando le basi per poter chiudere dignitosamente questo torneo e, soprattutto, per poter ripartire alla grande a gennaio prossimo in quella terra australiana che lo ricoprì di gloria nel 2005.
Thursday, November 02, 2006
Halloween a Bercy
Pubblicato da Michael_Pemulis alle 12:31 PM
Etichette: BNP Paribas 2006
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Terza di Copertina.
"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.
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