Monday, November 12, 2007

Il Punto della settimana

Justine Henin conclude in maniera epica una stagione trionfale. Ha bisogno di tre ore, ventiquattro minuti e cinquantasei secondi per domare la volitiva – è un eufemismo – Maria Sharapova e incassare il decimo successo del 2007, il più importante insieme a French Open e US Open. Che altro aggiungere su Justine? Tecnica pazzesca abbinata a doti di combattente straordinaria fanno di lei una delle più forti giocatrici di sempre, talmente forte da potersi permettere anche un calo ne rendimento del servizio, forse a causa del problema alla spalla. Pieno credito a Maria Sharapova: a inizio settimana in molti – compreso il sottoscritto – erano dubbiosi sulle sue condizioni, Maria ha dimostrato di essere rientrata alla grande. Sul veloce il suo tennis può fare male a molte, sempre che la spalla regga.
Giornata d’esordio a Shangai contrassegnata dalla ‘corrida’ di Rafa e David Ferrer. Da sottolineare la prova del secondo, che partiva sfavorito contro Novak Djokovic: Ferrer ha giocato alla grande, non si è solo difeso (altrimenti avrebbe perso), ha spinto, è rimasto concentrato dal primo all’ultimo punto. Novak, dal canto suo, sembra aver finito la benza, del resto la sua è stata una stagione massacrante, in cui ha giocato e vinto molto, forse più del previsto. Ha bisogno di riposo. Sulla vittoria di Rafa c’e’ lo zampino della discontinuità di Richard Gasquet, che non ha mantenuto nel corso del match il livello di gioco del primo set. E se rimetti in partita uno come Nadal, sei praticamente spacciato.
Fuori dal contesto di fenomeni, in una realtà più a misura d’uomo ma pur sempre fatta di buonissimi giocatori, ci sono due importanti notizie per il c.d. ‘movimento italiano’: Simone Bolelli vince il 100 mila di Bratislava, superando in finale 4-6 7-6 6-1 un buon giocatore come Alejandro Falla, e si avvicina al suo best ranking del giugno scorso (oggi è n.67); Fabio Fognini, sconfitto il Semi ad Asuncion da Martin Vassallo Arguello, fa il suo ingresso tra i primi cento al mondo (è n.98). Siamo convinti che entrambi abbiano un buon margine di miglioramento, sarà fondamentale preparare e programmare bene la prossima stagione.
Per il resto, lo statunitense Jesse Levine vince il 75 mila di Nashville, in Tennessee, mentre Nicolas Lapentti è profeta in patria, imponendosi nel 50 mila sulla terra di Guayaquil, in Ecuador. In campo femminile, netta è l’affermazione di Eugeniya Rodina a Minsk (6-1 6-1 in finale alla Cirstea), mentre la slovacca Martina Sucha fa suo il 25 mila di Ismaning, in Germania; oltre oceano, Ashley Harkleroad vince a Pittsburgh (75mila) il suo settimo torneo in carriera.
In attesa di assistere all’esordio di Federer a Shangai, segnaliamo altri eventi della settimana: in campo femminile i 50mila di Deauville, in Francia (con la Chan n.1 del seeding), e di La Quinta, in California; in campo maschile, a Dnepropetrovsk, in Ucraina, si gioca un Challenger da 125mila dollari; mentre a Buenos Aires si gioca un 75mila sulla terra.

Sunday, November 11, 2007

Bolelli in finale a Bratislava

Simone Bolelli vince in rimonta 2-6 7-6 6-4 contro il tedesco Michael Berrer (è probabile che abbia annullato match point) e approda in in finale del Tatra Banka Slovak Open, Challenger da 100 mila dollari di fine stagione. Domani se la vedrà col colombiano Falla e parte da favorito, anche se sarà un math duro perchè il colombiano è un buon giocatore, a suo agio sul veloce.

Friday, November 09, 2007

Minsk: Rezai batte Orlik 5-7 6-2 6-3

I sogni di Hanna Orlik si infrangono sulle bordate di Aravane Rezai: al secondo turno del 50 mila di Minsk, la bielorussa si aggiudica il primo set per 7-5, ma alla distanza viene fuori la francese, che vince in rimonta 5-7 6-2 6-3, ma la Orlik ha dimostrato di non esser da meno, sul piano tecnico, rispetto ad una giocatrice stabilmente tra le prime cento al mondo. La Rezai oggi è attesa nei quarti da Eugeniya Rodina, che ha superato la Kutuzova in due set 7-6 6-3. Sconfitta la Brianti 7-6 6-4 da Margit Ruutel. Nella parte bassa del tabellone prosegue il cammino di Cirstea e Bychkova, che potrebbero incrociarsi in Semifinale.

Ricardo Sanchez e Jelena Jankovic

Rispondo, con queso post, a quanti mi hanno chiesto lumi sul presunto “nuovo” allenatore di JJ.
Si chiama Ricardo Sanchez, spagnolo, mediocre professionista negli anni ottanta (best ranking di n.343 al mondo nel 1983), dirige un’academy a Benidorm, comune spagnolo nei pressi di Valencia, ed è specializzato in tennisti colombiani: ex coach di Fabiola Zuluaga, attualmente segue Alejandro Falla (n.96 ATP ranking) e Santiago Giraldo (n. 146 ATP ranking). La collaborazione tra Jelena e Sanchez non è una novità assoluta, in realtà è in atto da molti mesi; più che un coach, Ricardo è il supervisore della carriera di Jelena, normalmente non viaggia con lei, si limita a darle qualche prezioso consiglio quando la serba ne ha bisogno. La persona che di solito viaggia con Jelena per tornei – con il ruolo di sparring – è un certo Richard Brooks, inglese, 26enne, amico ed ex collaboratore di Sanchez.

Madrid, Masters 2007: il punto dopo la terza giornata

L’ultima giornata del round-robin servirà solo e definire gli incroci tra le quattro semifinaliste, e a poco altro.
Al termine della sessione di ieri, giovedi 8 novembre, è gia tutto deciso: Henin, Chakvetadze, Sharapova e Ivanovic in Semi; Jankovic, Bartoli, Kuznetsova e Hantuchova a casa.
Cosa è successo sul campo: la Sharapova – cui il primo match contro la Hantuchova è servito molto a ritrovare fiducia nel suo tennis – vince in rimonta contro una spenta e troppo passiva Kuznetsova; la Henin vendica con un 6-0 6-0 l’ultima sconfitta subita 23 match e 5 mesi fa; la Chakvetadze vince contro Jelena Jankovic un match non bello, che forse rappresenta la vittoria più importante della sua carriera. Prima di Madrid la russa sembrava alquanto cotta – 4 sconfitte negli ultimi 5 match disputati nei tornei indoor – e anche dopo l’esordio contro la Henin sembrava spacciata. Ma ecco che succede l’imponderabile: l’infortunio di Serena le apre la strada, la peggior Jankovic della stagione le da una gran mano, lei ci mette del suo, parte bene contro la serba, poi si prende una pausa di sette game nella quale serve come un’allieva di scuola tennis, ma Jelena è generosa oltre che sportiva e la rimette in partita nuovamente nel terzo set, la Chakvetadze chiude 6-3 al terzo, ringrazia (Jelena) e spera (di evitare Maria Sharapova in Semi, contro la quale ha perso 5 volte su 5 confronti diretti, di cui 3 giocati quest’anno).
Una considerazione abbastanza banale sul match di stasera tra Ana Ivanovic e Maria Sharapova: non sarà match di allenamento, le due daranno il massimo, poichè chi vince evita la Henin e prende la Chakvetadze. Scusate se è poco.

Thursday, November 08, 2007

50.000 dollari di Minsk: Hanna Orlik prima vittoria tra le Pro.

Tra le mura domestiche di Minsk (circuito pro ITF, con montepremi di 50 mila dollari), la “Belarusian BabeHanna Orlik – classe 1993 – coglie una vittoria storica superando al primo turno, con il punteggio di 6-3 6-4, la 26enne rumena Magda Mihalache, n. 253 del ranking Wta (tra le prime 200 nel maggio 2005). Si tratta della prima vittoria tra i Pro per la talentuosa 14enne bielorussa, che oggi affronterà la francese Aravane Rezai.
A Minsk vincono anche Alberta Brianti (6-1 7-6 alla Ivanova), Sorana Cirstea (6-3 6-3 alla qualificata Shapatava), Makarova (2-6 6-3 6-0 alla Efremova) e Rodina (6-4 6-4 alla Poltoratskaya). Delude Alla Kudryavtseva – testa di serie n.2 del Torneo, sconfitta nettamente (6-1 6-4) dalla connazionale Grebenyuk. La Pavlyuchenkova lotta ma si arrende (7-5 6-4) alla giocatrice estone Margit Ruutel. Niente da fare per l'altra reginetta di casa, Ksenia Milevskaya, superata 6-0 6-4 dalla Manasieva.

Madrid, Masters 2007: Justine e Serena, le strade si dividono.

Gruppo Giallo più forte del Gruppo Rosso? Gironi squilibrati? Presto fatto: ci pensa la cinica nemesi sportiva a ripristinare, al ribasso, l’equilibrio. Il ginocchio sinistro non regge il peso di Serena Williams ed ecco che la frittata, cioè la nuova miscela, è fatta. La Williams abbandona il Masters per infortunio e viene rimpiazzata da Marion Bartoli, la prima delle riserve, la quale – pronti via – si presterà alla ‘vendetta’ di Justine Henin.
Proviamo a riassumere quello che è successo ieri:
- la belga n.1 del ranking, senza strafare a dire il vero (questa volta ci ha pensato la Jankovic a battersi da sola), si è sbarazzata per la nona volta su nove sfida di JJ, con un agevole 6-2 6-2, allungando la sua striscia vincente a 22 match e assicurandosi il matematico accesso alle Semi;
- di Serena abbiamo già detto, aggiungiamo che il suo infortunio apre la strada ad Anna Chakvetadze, cui potrebbe bastare la vittoria contro JJ per approdare in Semi. Anna è in vantaggio 5 a 2 nei confronti diretti contro la serba, l’ultimo dei quali risalente al giugno scorso (vittoria della russa in finale e Hertogenbosch).
- nel gruppo rosso, la situazione di Daniela Hantuchova sembra ormai compromessa dopo la sconfitta in due set (6-2 7-6) contro una Ivanovic lanciatissima, quasi in trance agonistica. La sfida odierna tra Sveta e Maria ha il sapore di uno spareggio per l’ultimo posto disponibile in Semi.
Il gesto tecnico del giorno: il rovescio a una mano della Henin, sia lungolinea che incrociato, è decisamente un colpo da cineteca.
La cosa più brutta: i pugnetti di Ana. Va bene tutto, ha appena compiuto 20 anni, ha bisogno di caricarsi e di crederci, ma una Ivanovic ‘nadalizzata’ sotto l’aspetto dell’esultanza dopo un punto perde molto in termini di immagine.
Una riflessione ovvia: Daniela Hantuchova è la dimostrazione che nel Tennis non si vince solo con la tecnica. Sono necessari il coraggio (di essere aggressivi nei punti importanti) e una mentalità vincente.

Wednesday, November 07, 2007

Madrid, Masters 2007: solo gli stupidi non cambiano idea!

Alla luce di quanto visto nella prima sessione del Masters di Madrid, non dico che ci sono gli estremi per cambiare pronostico, ma quasi. Mi scuso con i lettori di questo blog per non aver dato molto peso al fattore superficie, il sintetico ultra-veloce del semi-deserto Recinto Ferial Casa de Campo.
La particolare velocità del campo - di cui si è lamentata, a ragione, Justine Henin – favorisce di brutto le picchiatrici come Sharapova e Ivanovic. E’ maledettamente difficile spostare l’avversaria, farla giocare in corsa, aprirsi il campo e via dicendo. Sulla court di Madrid è molto più redditizio il game plan cosiddetto “all or nothing”: servire e diritto, puntare sull’uno-due, provare il vincente non appena l’avversaria accorcia di mezzo metro.
Ad esempio il match tra Maria e Daniela è stato paradigmatico del “chi non risica non rosica” applicato al tennis. Vince chi spinge per prima, anche a rischio di commettere un casino di errori. La Henin ha avuto vita relativamente facile, con un’avversaria come la Chakvetadze che predilige il tennis di manovra, e che era sistematicamente in ritardo sulle aperture. La Ivanovic per 10 game ha interpretato in maniera pressocché perfetta il picchia & picchia, con l’aggiunta – rispetto alla Sharapova – di frequenti e redditizie discese a rete.
A questo punto, nel girone giallo, salgono le quotazioni di Maria e scendono quelle di Sveta, non tanto per i risultati di ieri, ma per ragioni di adattabilità alla superficie.
Nel girone rosso, possiamo dire "al buio" che la superficie favorisce Serena, la quale, se sta bene fisicamente e ha voglia, su questa court ha qualche chance di battere la Henin. Mentre dovrebbe essere più penalizzata JJ, che tuttavia ha dei colpi molto compatti (specialmente il rovescio), aperture brevi, che le consentono di provare a difendersi e contrattaccare. Vedremo.

Monday, November 05, 2007

Madrid, Masters 2007: the crowd

Alla vigilia del Masters, mi chiedo quale sarà la risposta del pubblico spagnolo all'evento. Il Masters Series di Madrid - evento Atp - ha avuto un buon riscontro di pubblico e una grande atmosfera. Ma il tennis femminile - si sa - non esalta gli spagnoli dai tempi di Arantxa Sanchez, vista la penuria di tenniste capaci oggi di esprimersi ad alti livelli. Lo scorso anno tifarono Sveta, che gli spagnoli hanno in un certo senso adottato da anni. Spero che la presenza di Serena possa creare entusiasmo, poichè è molto triste vedere gli spalti semi-vuoti in occasione di un evento del genere.

Madrid, Masters 2007: Henin vs Chakvetadze

Gli esperti di tennis da me consultati in queste ore sostengono che Anna Chakvetadze non porterà a casa più di 5 game, che corrispondono a quelli lasciati da Justine alla russa in occasione della Semifinale del torneo di Miami, disputata nel marzo scorso. E se non fosse così? Non dico che la Chakvetadze vista nell'ultimo periodo possa vincere, ma Justine all'esordio di solito non parte fortissimo, ha bisogno di un po' per ambientarsi alle condizioni e alla superficie, per entrare in palla. E ciò potrebbe costarle qualche game. Se fossi Annina sarei contenta di trovare Justine nel match d'esordio. Meglio adesso che tra un paio di partite.

Madrid, Masters 2007: preview

Per il secondo anno consecutivo Madrid ospiterà i Sony Ericsson Championships, l’evento conclusivo della stagione, che vede le otto best performer del 2007 darsi battaglia per un titolo che alimenterà di un milione di dollari – al lordo delle tasse e senza considerare gli sponsor - il conto in banca della vincitrice.
La formula del torneo è quella del “defunto” round-robin (che l’amico Alberto Castellani ha ribattezzato simpaticamente Robin Hood): le protagoniste sono divise in due gironi, giallo e rosso (in onore della bandiera spagnola), le prime due classificate di ogni girone disputeranno le Semifinali incrociate (la vincitrice del gruppo giallo giocherà contro la seconda classificata del gruppo rosso e viceversa), la finale è in programma domenica 11 novembre.
Il field del torneo annovera tre ex vincitrici di precedenti edizioni – Serena Williams (2001), Maria Sharapova (2004), Justine Henin (2006) – e tre debuttanti – Jelena Jankovic, Ana Ivanovic e Anna Chakvetadze.
E’ diventato quasi noioso rimarcare che la presenza di Serena Williams da una parte e quella di Maria Sharapova dall’altra rendono squilibrata la composizione dei gironi: la bilancia sembra pendere tutta dalla parte del gruppo giallo – con Henin, Jankovic, Williams e Chakvetadze – nel complesso, tecnicamente e come momentum, superiore al gruppo rosso – formato da Kuznetsova, Ivanovic, Sharapova e Hantuchova.
A parte la Henin, che ha dosato sapientemente le energie nel corso della stagione, le altre sembrano tutte cotte o quasi, con l’eccezione forse di Serena Williams, la quale, tuttavia, nel 2007 ha ripreso a Giocare dopo quasi due anni di semi-inattività e di Maria Sharapova, sostanzialmente infortunata. Basterebbe sostituire Maria Sharapova con Tatiana Golovin e i due gironi ritroverebbero un equilibrio quasi perfetto, ma putroppo le regole non lo consentono e, tra l’altro, anche Tati ha di nuovo qualche problemino fisico (stavolta al ginocchio).
Il match d’esordio è previsto per martedi 6 novembre alle ore 18.00 e vedrà impegnate Justine Henin e Anna Chakvetadze, 2 a 0 i precedenti a favore della belga, l’ultimo dei quali risale a Miami 2007. A seguire, il clash tra Maria Sharapova e Daniela Hantuchova, 5 a 1 precedenti a favore della russa, con l’unica vittoria di Daniela risalente a Tokyo (carpet) 2004. La sessione inaugurale si concluderà con la sfida tra Svetlana Kuznetsova e Ana Ivanovic, 3 a 1 i precedenti a favore della serba, che proprio il giorno del match festeggerà il suo ventesimo compleanno.
Una curiosità statistica riguardante Serena Williams: la statunitense, quando è della partita, arriva sempre in fondo ai Championships. Così è stato nel 2001 (vincitrice), nel 2002 (runner-up) e nel 2004 (runner-up). In questa edizione, sulla carta, il match chiave per Serena dovrebbe essere quello contro Jelena. In caso di vittoria sulla serba, la Semi è quasi assicurata, poiché Anna Chakvetadze non dovrebbe impensierirla più di tanto. La sensazione che Henin e Willams, se vincono il girone, si ritroveranno in finale. E una finale tra le due non sarebbe malaccio. Che ne pensate?

A lezione da David, docente di trigonometria.

Nel mio personalissimo ranking Atp di ottobre-novembre 2007 David Nalbandian occupa la posizione n.1, seguito da Roger Federer, con un Novak Djokovic abbastanza cotto sul terzo gradino del podio.
L’argentino – che è dire poco definire talentuoso – ieri a Parigi ha impartito a Nadal una imbarazzante (per Rafa) lezione di tennis, come se non fosse bastata quella di due settimane prima a Madrid.
Una finale di un Masters Series che è durata poco piu’ di un’ora, grazie ai 23 punti ‘strappati’ da Rafa nei primi otto game del match. Dal nono game Nalbandian infila un parziale di otto giochi a zero, durante il quale, se non ho fatto male i calcoli, il majorchino avrebbe fatto otto punti, contro i 34 del vincitore del torneo.
Al momento, gli angoli e le traiettorie di Nalbandian sfidano la balistica. Se poi l’argentino si mette a servire come non ha mai fatto in questi anni, diventa ingiocabile. Cosa è cambiato negli ultimi due-tre mesi? “La diferencia ha sido que ahora estoy sano y antes no estaba bien físicamente” chiarisce lo stesso David in conferenza stampa. E’ un vero peccato che per vederlo al Masters di Shangai si debba ‘gufare’ il forfait di Andy Roddick.

Novità sul caso Hingis: parla Larry Scott.

Secondo quando riportato ieri – 4 novembre – da Tennis Week (il magazine online edito dalla Img) c’e’ la possibilità che la Hingis dia vita ad una battaglia legale per dimostrare la sua innocenza.
Larry Scott – general manager della Wta – intervistato dalla BBC avrebbe, infatti, dichiarato che, dalle informazioni in suo possesso, i legali della campionessa elvetica sarebbero in procinto di proporre un ricorso contro le risultanze dei controlli anti-doping che inchiodano la loro assistita. Scott ha parlato dell'esistenza di indizi che indurrebbero a dubitare sull’effettiva appartenenza a Martina del campione di urina esaminato. Il boss della Wta ha chiarito anche una questione giuridica di non poco conto: la positività al test comporta l’inversione dell’onere della prova, nel senso che è l’atleta a dover provare un eventuale scambio di provette o comunque a dimostrare la sua estraneità dall’accusa di doping.

Saturday, November 03, 2007

No al Pantani-bis

Molti di voi già sapranno che Martina Hingis ha dichiarato alla stampa di essere risultata positiva alla cocaina durante l’ultimo torneo di Wimbledon e contestualmente ha annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica. Ieri, 1° novembre 2007, la notizia ha compiuto il giro del mondo ed è stata riportata da quotidiani, agenzie, rotocalchi che normalmente ignorano il tennis giocato.
The Swiss Miss si dichiara innocente al 100%, afferma di non aver mai preso droghe. La decisione del ritiro – stando alle sue parole - è legata a problemi fisici (all’anca) e all’effetto demotivante del “fango” riversato su di lei dallo scandalo della presunta positività.
Veniamo ai fatti:
Martina Hingis viene informata (non si capisce bene quando) che il primo controllo anti-doping (c.d. Test A) effettuato dopo la sconfitta subita a Wimbledon da Laura Granville - il match risale al 29 giugno scorso - è risultato positivo a un metabolita della cocaina. Subito dopo aver ricevuto la comunicazione, Martina dichiara di aver effettuato il test del capello – che, ricordiamo, può evidenziare tracce di cocaina assunta fino a 90 giorni prima dell’analisi – con esito negativo. Dopo qualche tempo, le controanalisi (c.d. Test B) confermano la positività alla cocaina. Gli avvocati ingaggiati dalla Hingis hanno riscontrato una serie di contraddizioni sul campione di urina utilizzato per le analisi, sono convinti che i test siano stati svolti così male che gli esaminatori non potranno provare l’effettiva provenienze delle urine risultate positive. Gli stessi avvocati hanno, tuttavia, anticipato alla diretta interessata che un eventuale battaglia legale contro l'anti-doping potrebbe durare anni e Martina ha comunicato la sua decisione di non voler trascorrere i prossimi anni a difendersi dalle accuse di doping.
La nostra opinione è che, innocente o colpevole che sia la Hingis, le accuse hanno un effetto devastante sull’immagine e la reputazione della ex numero uno al mondo; indirettamente, ne esce male anche il Tennis, che nel frattempo viene lavorato ai fianchi dall’inchiesta sul caso-scommesse. Urge fare chiarezza e ci rifiutiamo di credere che una come la Hingis – che ha urlato la sua innocenza - rinunci a difendersi da accuse così gravi. Potremmo riflettere a lungo su verità, verità processuale e giustizia, ma riteniamo che al momento la cosa abbia poco senso e che soprattutto il tempo sarà galantuomo a riguardo.
Quanto alla Hingis, solo un anno fa ha giocato un Masters straordinario, con quel set da incorniciare strappato alla Henin. A seguire, in gennaio, l’esibizione del berlocco di fidanzamento ricevuto da Radek Stepanek. A fine gennaio, è la volta del trionfo di Tokyo, con una Martina in salute che sbaraglia la concorrenza e mette le mani su quello che poi risulterà essere (?) l’ultimo torneo vinto in carriera. Dopo Tokyo, qualcosa si inceppa, sorgono i problemi fisici all’anca, Martina si allena poco e inizia a perdere da avversarie inferiori. Salta il French Open e si ripresenta a Wimbledon, dove rischia di esser sbattuta fuori al primo turno da...Naomi Cavaday. In estate, poi, c’e’ il triste annuncio di Radek: fine dell’idillio sentimentale tra i due che resteranno amici ma...ognuno per la sua strada. E la strada di Martina sembra avviata verso un precipizio.
Concludiamo riportando le parole di Larry Scott, general magager della Wta, sul caso Hingis: “La Wta non ha ricevuto alcuna informazione ufficiale con riguardo alla positività del test di Martina Hingis e, pertanto, non siamo nella posizione di commentare l’accaduto. Comunque, è importante ricordare che, in materia di anti-doping, vale la presunzione di innocenza...Con riguardo all’annuncio del ritiro, Martina Hingis sarà sempre ricordata non solo per i suoi trofei vinti, ma anche per il suo incredibile tocco, per la sua intelligenza sul campo e per la sua professionalità fuori dal campo”. Saranno anche parole di circostanza quelle di Larry, ma in momenti come questo rappresentano un argine – benché fragile – al fango mediatico.
Il nostro auspicio – per Martina, per il Tennis e per lo sport in generale – è quello di evitare un nuovo caso Pantani. Poiché, quando una come la Hingis entra nel tritacarne dei Media per una vicenda di doping, le premesse di un linciaggio ci sono tutte.

Friday, November 02, 2007

Martina Hingis annuncia il suo ritiro

Molti di voi già sapranno che Martina Hingis ha indetto una conferenza stampa in cui ha ammesso di essere risultata positiva alla cocaina durante l’ultimo torneo di Wimbledon, ed ha contestualmente annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica.
The Swiss Miss si dichiara innocente al 100%, afferma di non aver mai preso droghe. La decisione del suo ritiro è legata a problemi fisici (all’anca) e all’effetto demotivante del “fango” riversato su di lei dalla riscontrata positività.
Vi riporto il servizio della CNN sulla vicenda e le struggenti dichiarazioni di Martina.
Spero solo che tutto si chiarisca presto, il mondo dello sport non ha bisogno di un nuovo caso Pantani.

Wednesday, October 31, 2007

I Best 18: in viaggio tra fenomeni e palline democratiche

“Questo ragazzo farà strada...Suo figlio è un fenomeno...La ragazza avrà un futuro di successo, regalerà tante soddisfazioni a voi genitori e al nostro Paese”. Sono le espressioni abusate, luoghi comuni logorati dall’abuso, cui si fa ricorso non solo nell’ambiente tennistico, ma anche a scuola, nel mondo dello spettacolo, in ogni ambito in cui esista un minimo di competizione finalizzata a carriera, soldi e successo.
Il tennis ha un vantaggio, rispetto ad altri ambiti: quello insito nella “democrazia della pallina”. Si perchè nel 99,9% dei casi vince il più forte o il più meritevole in una situazione specifica. Nel tennis non ci sono raccomandati, baronati o quarti di nobiltà e se qualcuno, privo di talento, viene spinto da federazioni o accademie private, rimedia prevalentemente figuracce. L’unica variabile “politica” è la scelta, operata dai centri di (sotto)potere, del giovane su cui investire. E non è poco, ma è sempre meglio del mondo dello spettacolo o del terziario c.d. avanzato, dove qualità o eccellenza sono spesso un optional scomodo da gestire, talvolta non gradito da capetti ottusi e servili.
Il tennis è democratico, dicevamo, ma il rovescio della medaglia è che la soglia di eccellenza si innalza di giorno in giorno. Per poter competere a livelli alti, i ragazzi vengono avviati alla pratica dello sport in età da scuola materna, alla fine emergono i “mostri” di coordinazione, di “fantasia motoria”, giovanissimi con motivazioni e disciplina da campione affermato e, sempre più spesso, dotati di mezzi fisici adeguati per sostenere le fatiche e lo stress del junior tour. Adolescenti-Macchina? Non esageriamo, ma le aberrazioni esistono, eccome se esistono.
In questo nostro viaggio metafisico alla scoperta dei ragazzi più interessanti del “reame”, abbiamo provato a scovare chi sta emergendo dal “wild bunch” agonistico internazionale, chi sta uscendo dai blocchi per spiccare il volo nel Gotha del tennis giovanile e non solo. La nostra attività di scouting ha prodotto una watch-list di diciotto talentini che noi “raccomandiamo” in prospettiva 2008. Siamo convinti che tra loro vi sia il futuro numero uno.
I “best 18”, pertanto, sono tutti nati in un range temporale compreso tra il 19 gennaio 1991 e il 14 maggio 1993 (28 mesi). Nove sono del ’91, sei del ’92 e tre del ’93.
La invincibile armada del 1991 è capitanata da Petra Martic, la giraffa di Spalato, e da Rhyne Williams, “the next big star”, l’erede designato di Donald Young. Petra e Rhyne sono fisicamente già pronti per i tornei pro e lo hanno ampiamente dimostrato nel corso della stagione: l’americano vincendo un 10mila sulla terra, a Pittsburgh in luglio, e la croata, attualmente n.340 del ranking Wta, con una continuità di rendimento nei tornei da 25mila in sù, che le ha permesso di portare a casa scalpi di avversarie molto vicine alle Top 100 come Greta Arn, Angelika Bachmann e Sandra Zahlavova. Rhyne e Petra, rispetto alla concorrenza, hanno dalla loro un buon servizio, che è a livello junior è un atout, soprattutto in campo femminile. Se andate a rileggere l’intervista a Tammy Hendler – pubblicata lo scorso aprile – la sud-afro-belga ha spiegato candidamente i motivi della stesa rimediata contro la Martic a Miami (Luxilon Cup 2007), affermando che “c’e’ poco da fare quando la mia avversaria mette in campo 8 prime su 10, e il servizio è la parte migliore del suo gioco. E’ stato molto difficile per me entrare nel match, lei è partita subito forte e non ha avuto cali nel corso del match. A volte va cosi’, bisogna saper accettare le sconfitte”. E se le dice la Hendler...
Oltre a Williams e Martic, il contingente del 1991 comprende: il bulgaro Grigor Dimitrov e il croato Marin Draganja; la polacca Katarzyna Piter e la rumena Simona Halep; tre americane molto promettenti come Gail Brodsky, Julia Boserup e Allie Will. Dimitrov (vincitore dell’Orange Bowl U-16 2006) e Draganja (finalista dell’Avvenire nel 2007) sono due ragazzi di indiscutibile talento, che giocano un tennis aggressivo; di Dimitrov apprezziamo la freddezza e lucidità nei punti importanti; Draganja è più spregiudicato ma ha una mano eccellente. Tra le ragazze Simona Halep è un autentico rullo compressore, sulla terra è un torello che non molla un punto, con un furore agonistico impressionante e un’intensità di gioco da tennista matura. L’abbiamo vista a Firenze, in primavera, macinare gioco e triturare le avversarie; a Parigi ha battuto la Anastasia Pivovarova; a Flushing Meadows ha annichilito Michelle Larcher De Brito. Di recente ha avuto qualche problema alla caviglia sinistra; speriamo che Simona recuperi al più presto, per poter giocare un gran torneo a Melbourne in gennaio. Con riguardo al terzetto americano, Gail Brodsky sembra la più pronta a compiere il salto di qualità: ucraina di nascita, newyorkese – di Brooklyn - d’adozione, Gail si allena da anni, insieme a Grigor Dimitrov (e a Ksenia Milevskaya), presso la Mark Weil Tennis Academy, a Ojai, nel Sud della California. Grazie al suo tennis aggressivo e alla straordinaria capacità di stare aggrappata al match anche quando le cose non funzionano alla grande (qualità, quest’ultima, da non sottovalutare per un junior), quest’anno ha messo le mani sulla Easter Bowl – che per gli americani vuol dire tanto – ha raggiunto i Quarti a Wimbledon e ha portato a casa diverse partite nei tornei pro (una su tutte: la vittoria contro Sandra Kloesel che gli ha permesso di approdare in Semi nel 50mila di Troy, in Alabama).
La leva del ’92 non è da meno, con quattro ragazzi eccellenti - Bernard Tomic, Giacomo Miccini, Ryan Harrison e Tamaryn Hendler – e due scommesse - Ema Burgic e Nastassja Burnett. Assegnamo a Bernard Tomic il ruolo del wonder boy e a Giacomo quello di outsider di lusso. Gli austrialiani scalpitavano da un po’ per incoronare al più presto l’erede di Lleyton Hewitt ed hanno investito per acclamazione popolare il prodigio di Gold Coast. Bernard ha una tecnica pazzesca, un gioco multi-dimensionale e una grande capacità di lettura dello scambio; gli mancano forse il peso di palla (di Giacomo Miccini) e il servizio (di Giacomo Miccini). L’interrogativo è: nel tennis maschile, che da anni procede nella direzione del “big serve and huge forehand”, c’e’ più spazio per gente come Tomic o come Giacomo? La riposta, come sempre, la da e la darà il rettangolo. E il rettangolo ci dice che a New York Giacomo ha rifilato un sonante 6-4 6-2 al golden boy della scuderia Img, ma rivalry tra i due è appena all’inizio, siamo ansiosi di rivederli giocare l’uno contro l’altro. Un altro ottimo tennista è Ryan Harrison, texano, fuori dal giro Img, allenato dal padre Pat Harrison che è uno dei coach più preparati del John Newcombe Tennis Ranch. Il ragazzo due settimane fa ha messo le mani sulla Osaka Mayor's Cup (Torneo GA dei circuito Ift U-18). Tenetelo d’occhio. Su Tammy Hendler, di nuovo c’e’ che la settimana scorsa ha raggiunto i Quarti nel 25mila di Istanbul. Dal punto di vista tecnico, Tammy è perfetta o quasi nei colpi a rimbalzo, dove colpisce con un anticipo pazzesco, la sua definitiva affermazione a livelli alti passa attraverso la crescita dal punto di vista fisico (e su questo il team di Bollettieri sta lavorando da un po’) e la costruzione di un servizio meno aggredibile (e su questo il team di Bollettieri sta lavorando da un po’). Altrimenti, continuerà a non esserci match – non ancora – contro gente come Ula Radwanska e Ksenia Milevskaya. Sulla bosniaca Ema Burgic, ritieniamo che abbia un qualcosa in più rispetto a Camila Silva e Sviatlana Pirazhenka, ma la differenza è minima, quasi impercettibile. Quanto a Nastassja Burnett, i suoi atout al momento sono il rovescio e l’ottima preparazione fisica. Nastassja è un atleta, una Schiavone con ben altro fisico, con tutto il rispetto per Francesca. Se farà progressi al servizio, sarà dangerous floater in molti tornei nel 2008.
Infine, la gang dei ragazzi “terribili” del 1993: Carlos Boluda, Hanna Orlik e Kristina Mladenovic. Forse qualcuno di voi ha visto giocare l’alicantino (come Juan Carlos Ferrero) Boluda: bam-bam, intensità, potenza e anticipi impressionanti. Un nuovo Agassi, più che un epigono di Rafa. Lo stesso Zio Toni (Nadal) si è complimentato con Carlos ed ha ammesso che Rafa a 14 anni era molto più artigianale e sapeva fare meno cose. Boluda ringrazia e replica: Rafa ha vinto tre volte il Roland Garros, io cosa ho vinto finora? La bielorussa Orlik, 14 anni compiuti nel marzo scorso, è talento allo stato puro, con quelle accelerazioni di diritto da brividi e – sottolineo – un servizio che non è affatto male, considerata l’età. La vincitrice dell’Eddie Herr e Orange Bowl U-14 nello stesso anno (il 2006), si è già costruita una classifica Itf, che è pazzesca per una quattordicenne (il 29 ottobre è n.67 del ranking), a suon di vittorie nei tornei G3 e G2. Siamo più o meno sui livelli di Tamira Paszek a 14 anni, con una superiorità dal punto di vista fisico/atletico rispetto all’allieva di Larry Passos. Una curiosità: nel gennaio scorso, sul carpet del Casio Itf Junior Tournament di Amburgo, la Burnett ha strappato un set alla bielorussa. La più giovane dei nostri “best 18” è la francese Kristina Mladenovic, un’autentica forza della natura, 182 cm di altezza x 60 kg a 14 anni, palla pesante e servizio robusto. Kristina – che è un mix quasi perfetto tra Mary Pierce e Nicole Vaidisova – ha già vinto la sua prima partita tra i pro nel 10mila di Clermond-Ferrand, in Francia. Qualcuno di voi può averla vista all’opera l’estate scorsa a San Remo, in occasione della Summer Cup. Il suo staff ha annunciato la partecipazione di Kristina alle prossime edizioni di Eddie Herr e Orange Bowl, in programma rispettivamente l’ultima settimana di novembre e la prima di dicembre. Ne vedremo delle belle.

Monday, October 29, 2007

Friday, October 26, 2007

La campagna d'america di Kristina Mladenovic

La nuova 'grande speranza' del tennis francese Kristina Mladenovic - classe 1993 - ha annunciato la sua partecipazione ai tornei americani Eddie Herr e Orange Bowl. La Mladenovic, simile a Niki Vaidisova quanto a struttura fisica (è alta 182 cm x 60 kg) ma da molti paragonata a Mary Pierce per la pesantezza di palla, il mese scorso ha vinto la sua prima partita da Pro nel 10 mila dollari di Clermond-Ferrand, in Francia. Tenetela d'occhio, quest'anno sarà solo una temibile out-sider, l'anno prossimo invece...

Orange Bowl 2007: si chiudono le iscrizioni

Solo per ricordare agli appassionati che oggi, 26 ottobre 2007, si chiudono le iscrizioni per la 61° edizione dell’Orange Bowl Under 18 e Under 16. La prossima settimana conosceremo le entry list. Le Quali partiranno il 30 novembre (Under 16) e si concluderanno domenica 2 dicembre. Gli incontri di tabellone principale prenderanno il via domenica 2 (U-16) e lunedi 3 dicembre (U-18). La novità di quest’anno è la Dunlop come main sponsor, nonchè fornitore ufficiale di palle del torneo (i ragazzi giocheranno le ‘extra duty’, le ragazze con le ‘regular duty’). I vincitori della 60° edizione sono: Niki Hofmanova e Alex Luncanu per l’Under 18; e Allie Will e Grigor Dimitrov per l’Under 16. La venue e la superficie non cambiano: si gioca sul cemento del Crandon Park Tennis Center di Key Biscayne, Florida, stessa sede dell’evento professionistico noto come Torneo di Miami (da alcuni chiamato il quinto Slam).

Wednesday, October 24, 2007

Mai stati giovani

Questo articolo è il secondo di una trilogia sul tennis giovanile.
Dopo l’analisi del rendimento dei ragazzi nei più importanti tornei Itf Under 18, abbiamo focalizzato l’attenzione su una fase molto delicata e non priva di insidie, che è quella della transizione da junior a pro. Alcuni parlano di due sport diversi, di cui uno è l’evoluzione dell’altro. Ci siamo chiesti quand’è che un tennista junior compie il fatidico breakthrough nel circuito pro (se entra nei primi 500 nel tennis maschile e nelle prime 300 in quello femminile? Puo’ essere un’ipotesi, ma a volte un semplice numero dice poco e va comunque spiegato). Per trovare risposte convincenti abbiamo analizzato i risultati nei tornei pro disputati dai top player junior nel corso del 2007.
Al 15 ottobre, in campo maschile solo in otto hanno superato la soglia dei 10 punti Atp e sono tutti compresi compresi nei primi 1000 del ranking:
Svetta Donald Young che – dopo un paio di stagioni in cui aveva rischiato di bruciarsi – con lo US Open 2007 ha compiuto il salto di qualità che molti si attendevano da tempo. Occupa la posizione n.122 del ranking, una classifica che potrebbe permettergli di entrare direttamente in tabellone del prossimo Open d’Australia. Da un punto di vista qualitativo, per l’afro-americano è stato forse più importante vincere il Challenger di Aptos e arrivare in finale a quello di Tulsa o di Calabasas che non approdare al terzo turno dello Us Open. Vincere cinque partite in una settimana (senza perdere un set) in un torneo da 75mila dollari (come quello di Aptos, in California) per un diciottenne è di una difficoltà pazzesca. D’altra parte, per raggiungere il terzo turno a Flushing Meadows e incamerare 75 punti, a Donald è bastato battere il solo Guccione all’esordio, beneficiando del ritiro di Gasquet nel turno successivo.
Ottima annata anche per il bombardiere australiano Greg Jones e per il nostro Thomas Fabbiano. Il primo è nei primi 500 del ranking, ha giocato già una finale di un challenger in Tasmania e si appresta a fare il botto nel 2008. Thomas è un pelo fuori dai primi 500, a settembre ha vinto il 10mila di Olbia (superando in finale Massimo Dell’Acqua), a luglio, raggiungendo i Quarti nel Challenger di Trani (un 50mila), ha portato a casa 14 punti Atp. Il 2008 sarà decisivo per l’orgoglio di Puglia, che già oggi vanta un ranking più alto di tennisti come Da Col, Giraudo, Torresi, Dell’Acqua, Colangelo, Di Vuolo, tutta gente che gioca da un po’. Chiedergli di chiudere la stagione con i punti necessari a giocare le Quali nell’Open d’Australia del 2009 è forse eccessivo (se non impossibile) e servirebbe solo a creargli ulteriore pressione.
E’ curioso osservare che Ignatik, il n.1 del ranking Itf U-18, non abbia raccattato neanche la miseria un punto Atp. Le partite giocate dal bielorusso tra i pro si contano sulla punta delle dita di una mano, una su tutte la netta sconfitta (6-2 6-0) subita in estate a Recanati per mano di Marco Pedrini (n.460 del ranking Atp). E’ messo meglio Berankis, che a marzo ha vinto un 10mila sul cemento in Portogallo ed attualmente occupa la posizione n.771 del ranking ATP. Un gradino più in alto del lituano si situa Brydan Klein. Il vincitore dell’ultima edizione dell’open d’Australia Jr, è fresco reduce dalla vittoria di un Future in Australia (il 15mila di Sawtell), ha mezzi fisici notevoli, una prima di servizio robusta e molto veloce: è un Pro a tutti gli effetti, malgrado debba ancora compiere 18 anni il prossimo 31 dicembre. 11 punti Atp per Teo Trevisan, di cui 8 raggranellati nel 10mila di Imperia, dove si è sbarazzato del testa di serie n.2 Luca Vanni, ha regolato di misura Daniel Lopez, il suo underdog preferito, prima di arrendersi in finale ad buon giocatore qual è Alberto Giraudo. Lo stesso Giraudo, intervistato da Matteo Veneri di Tennis Teen, ha definito Teo un “talento incredibile”, a suo avviso superiore a quello di Fabbiano.
Tra le ragazze, Alize Cornet ha creato il vuoto attorno a se. La punta di diamante del Team Lagardere è n.59 al mondo (a quattro distanze da Karin Knapp, tanto per intenderci, due anni e mezzo più anziana della francese), ma è junior solo per le anagrafe – classe 1990 - e perchè ha vinto il French Open Jr. Per il resto, la stella di Nizza è una Pro che gioca prevalentemente i 100mila e i tornei Wta. Un’altra ben avviata nel circuito è Sorana Cirstea, classe 1990, finalista del Bonfiglio 2006, n.107 del ranking Wta. La rumena gioca un bel tennis aggressivo, e possiede ottimi fondamentali. La sua stagione è stata costellata da risultati brillanti, con due acuti: finale a Budapest (sconfitta da Gisela Dulko, dopo aver vinto il primo set) e Semi a Bali, dove ha ottenuto la vittoria più prestigiosa della sua giovane carriera, superando 7-5 al terzo Patty Schnyder.
Dietro Cornet e Cirstea, c’e’ un quartetto formato da due 17enni (Pivovarova e Brengle) e due 16enni (Radwanska e Pavlyunchekova) che, quanto a ranking Wta, valgono più o meno la Dentoni, che è n.262 al mondo: siamo in odore di entry list per le Quali agli Open d’Australia 2008. Dovessi pescarne una dal “mazzo” prenderei Ula Radwanska, con buona pace del buon Fabio Della Vida che trova anti-estetico il tennis delle sorelle di Cracovia (a proposito: Agnieszka ‘Aga’, la sorella maggiore di ‘Ula’, con i Quarti di Zurigo ha raggiunto il suo best ranking di n.26 al mondo). La Pivovarova è la più “cattiva” agonisticamente parlando e forse quella più disposta a soffrire, la Brengle è la più continua, la Pavlyunchekova ha un po’ frenato la sua ascesa, anche perchè si è cimentata a livelli molto alti, in cui si vincono poche partita ma si fa tanta esperienza. Tra la 300esima e la 350sima posizione del ranking Wta troviamo un terzetto formato dalle tre ‘Ksenie’: Ksenia Palkina (n.302), Ksenia Pervak (n.303) e Ksenia Milevskaya (n.339). Quanto alla prima e più anziana delle tre, il suo ranking Wta sostanzialmente coincide con quello Itf Under-18 (n.306) e la cosa ha sua spiegazione piuttosto banale: la Palkina gioca quasi esclusivamente tornei Pro, in agosto ha vinto un 10mila a Mosca e tre settimane fa ha raggiunto i Quarti a Tashkent. La Pervak è una mancina minuta e piuttosto rapida, che tira delle botte incredibili; il 30 settembre scorso ha vinto un 25mila in Georgia, a Batumi, superando in finale Corinna Dentoni. La Milevskaya ha, invece, raggiunto la finale in un 50mila sulla terra, a Contrexeville (Francia), sconfitta da Andrea Petkovic.
Concludiamo dedicando lo spazio che merita a Michelle Larcher De Brito, n. 33 del del ranking junior e n. 368 di quello Wta. Il tutto a soli 14 anni. La portoghese si fa gia’ valere nei 75mila (Semi ad Albuquerque, New Mexico, sconfitta da Rosana De Los Rios, futura vincitrice del torneo). Bollettieri le fa avere una wild card a Miami e cosa ti combina Michelle? Batte Meghann Shaughnessy in una partita leggendaria – di cui vi abbiamo parlato in primavera – e gioca un set alla pari contro Daniela Hantuchova. La piccola Michelle – letteralmente: siamo sui 160 cm di statura – sta studiando da numero uno.
Un dettaglio di poco conto: ho parlato con lei in maggio a Salsomaggiore e mi ha confessato che sul rosso fa fatica, la palla le viaggia meno, spende troppe energie per fare il punto. Meno di un mese dopo: Michelle stacca il biglietto per i Quarti a Parigi, vincendo in rimonta una sfida epica contro Sorana Cirstea. Morale: la De Brito è di un altro pianeta.
Quanto a noi italiani, faremmo bene a tenerci stretta la Burnett, sperando che sedicenti Guru non ne ostacolino il percorso crescita tecnica e umana.

Sunday, October 21, 2007

We can be heroes...

I, I wish you could swim... Like the dolphins, like dolphins can swim... Though nothing, nothing will keep us together We can beat them, forever and ever We can be heroes, just for one day...
Dedicherei il pezzo di Bowie, che i cinquantenni non sfigati di oggi - si contano sulla punta delle dita - ricorderanno sicuramente con affetto, a David Nalbandian, Re Per Un Giorno nell'arena madrilena. Semplicemente ingiocabile. Vedere uno come Roger in palese difficoltà, remare, forzare e subire il gioco dell'avversario, è un evento talmente raro...
E' la dimostrazione che nel Tennis, chi ha talento può battere chiunque, anche il numero uno. Certo, poi, avere continuita' e' un'altra cosa. Dipende da altri fattori.
Sull'argentino è stato detto e scritto tutto il male possibile: ciccione, smidollato, pavido, scansafatiche, sono alcuni aggettivi che mi vengono in mente. Non c'e' da stupirsi, comunque, considerando la dabbenaggine media di chi ha straparlato su Nalbandian. E meno male che non si allena, perchè se fosse motivato...

Friday, October 19, 2007

I numeri di Ancic al servizio.

Ho analizzato i numeri dei tre match giocati finora da Marione a Madrid, contro Gicquel, Blake e Mathieu. Ha servito complessivamente 29 ace, contro 4 doppi falli. La percentuale di prime in campo è mediamente sopra il 60% e quando entra la prima non si gioca: il croato ha ricavato 79 punti su 90, pari all’88% dei punti disponibili. Il 37% dei 79 punti sono il risultato di un ace, i servizi vincenti non si contano. E, se si esclude Gicquel, gli altri due rispondono piuttosto bene.
Morale: se Ancic serve sopra il 60% di prime contro Djokovic, per il serbo sarà dura.

Due flash su Madrid e Zurigo.

Prima di pensare ad un eventuale showdown contro Rafa, il talentuoso – ma un po’ stanco – ‘Nole’ dovrà guardarsi da un impressive Marione, che finora ha concesso e annullato (a Blake) una sola palla break in tutto il torneo. Inoltre la sfida ha il sapore del derby tra Serbia e Croazia. Ne vedremo delle belle. La sensazione è che il n.3 del mondo per approdare in Semi dovrà alzare il livello di gioco espresso nei primi due match. Senza concedersi pause, poiché Ancic non regala nulla e non si breakka da solo come Verdasco e Ferrero.
Su Justine, che altro dire dopo la 17esima vittoria consecutiva con un solo set lasciato alle avversarie? La belga sembra addirittura migliorata rispetto allo US Open. E’ possibile? Sarà banale, ma JH ha dimostrato che il solo talento senza il duro lavoro (con Carlos) non è sufficiente a raggiungere l’eccellenza. E’ un esempio per ogni ragazza che – dai 10 anni in su – vuole provarci nel tennis. Se penso che Mary Joe Fernandez e Mc Enroe davano favorita Venus a New York, mi viene da sorridere. Carlos è un esempio per i coach. Sono convinto che abbia passato la notte a studiare Aga Radwanska. Poiché i campioni veri non sottovalutano nessun avversario.
Dimenticavo: il paragone con Roger Federer è realistico, anche se nel circuito femminile la concorrenza è meno spietata e al momento c'e' un divario enorme tra Justine e le altre.

Thursday, October 18, 2007

Video Trevisan vs Lopez: finale Santa Croce sull'Arno 2007

Le riprese non sono eccezionali, ma con un campo senza spalti non si poteva fare di meglio. Notate bene la distanza dalla linea di fondo di Daniel Lopez che serve per restare nel match, vinto da Teo 8-6 al terzo set.

Tuesday, October 16, 2007

Biberon e Terra Rossa.

Si dice in giro che in Italia esista solo la terra. Il cemento (armato, ma non sempre) è impiegato per lo più nella costruzione di edifici. Il sintetico indoor è una superficie per reietti, cui fare ricorso, quando la temperatura scende sotto lo zero. L’erba – perdonatemi la battuta – è appannaggio dei pusher albanesi.
Nove tornei su dieci sono disputati sulla nobile ‘clay court’, l’Eldorado del tennis italiano. I nomi blasonati da associare a questo ‘luogo epico’ li conoscete tutti: da veri e propri simulacri come Sergio Palmieri, Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, a titolati comuni mortali del calibro di Filo & Poto. La patina color terracotta su scarpe e stringhe, i calzini da cestinare a fine match, piedi ancorati almeno tre metri dietro la linea di fondocampo, palle rotonde e arrotate e ...remare, remare e ancora remare: sono i tratti caratteristici del terraiolo classico. La versione moderna si è evoluta: serve meglio, gioca vincenti, si costruisce abilmente il punto ma la base di partenza, le origini, o come diavolo volete chiamarle, sono quelle appena descritte. Ma è proprio vero che noi italiani siamo un popolo di terraioli? Le nuove generazioni di tennisti hanno la terra nel dna o nel biberon? Non c’e’ via di scampo, anche per uno col talento di Matteo Trevisan?Chi scrive si è posto domande come queste, prima di compiere un’analisi sui più importanti tornei ITF Under-18, finalizzata al confronto del rendimento dei tennisti di diversa nazionalità al variare delle superfici. Premesso che a livello Under 18 è ancora un po’ presto per parlare di specializzazione di un giocatore di tennis, l’analisi ha offerto spunti di riflessione interessanti, che vale la pena di condividere.
Abbiamo circoscritto l’ambito di analisi ai quattro tornei dello Slam e ai tornei di Grado A, che l’ITF sostanzialmente parifica ai primi ai fini del calcolo dei ranking points. Il periodo considerato è la stagione 2007, pertanto abbiamo dovuto escludere l’Orange Bowl, l’unico torneo pesante da disputare il prossimo dicembre. Abbiamo replicato il sistema di calcolo ITF, che assegna al vincitore di un Grado A 250 punti, con un bonus di ulteriori 250 punti per i vincitori di un torneo dello Slam, 180 punti al Runner-up, 120 punti ai semifinalisti e cosi’ via.
In campo maschile, le prime due posizioni di questa mini race generale sono occupate dal bielorusso Uladzimir Ignatik (con 1070 punti) e dal lituano Ricardas Berankis (con 820 punti), che, guarda caso, sono in vetta del ranking Itf. Sin qui, direste: bella scoperta dell'acqua calda. Considerando solo i tornei giocati sulla terra (Roland Garros, Bonfiglio e Copa Gerdau), Ignatik fa un po’ il Nadal (in miniatura, sia chiaro) della situazione, avendo vinto Roland Garros e Gerdau e fatto semi a Milano: il talentuoso furetto, allenato da Myron Grunberg (presso la John Roddick Total Tennis Academy, a San Antonio, TX), ha incamerato sulla terra 870 dei 1070 punti complessivi. E, proprio come Rafa, è giunto in finale a Wimbledon. Ma siamo sicuri che Ignatik sia un terraiolo doc? Certo, è mingherlino, con statura e gambe da ala destra, non serve missili a 220 km/h, ma è in possesso di una tecnica troppo raffinata per esser sbrigativamente etichettato come terraiolo. La seconda piazza sulla terra rossa è occupata dal fiorentino Matteo Trevisan, con 370 punti (vincitore del Bonfiglio e semifinalista a Parigi). Segue il mancino francese Piro, forse il più terraiolo di tutti, con 300 punti. Anche con riguardo a Teo, ci si potrebbe chiedere: il semifinalista del recente Us Open – sconfitto da Berankis per una manciata di punti – è da considerarsi uno specialista del rosso? Gradiremmo interpellare voi lettori su questo punto, per conoscere la vostra opinione su Teo, il presunto terraiolo. Le superfici diverse dalla terra sono una colonia di Berankis (740 punti), che stacca di 240 punti l’australiano Klein e l’afro-americano Donald Young, che si sono limitati a vincere rispettivamente Open d’Austrialia e Wimbledon. E’ curioso, in realtà spiega tante cose, osservare come Teo Trevisan, senza aver vinto un torneo pesante sul duro o sull’erba, si sia guadagnato la quarta posizione anche fuori dal suo habitat naturale, a suon di piazzamenti: ottavi a Melbourne, Quarti a Wimby e, come detto, Semi a New York. Un gradino sotto Teo è il pugliese Thomas Fabbiano, che con le due Semi raggiunte a Melbourne e New York, si mette in luce come il meno terraiolo tra i talenti italiani.
In campo femminile, lo sapete tutti, il tricolore junior batte la fiacca. La Dentoni (terraiola anche lei?) si è chiamata fuori anzitempo e, coadiuvata da Laura Golarsa, sta saggiando le difficoltà dei futures. Zanchetta e Di Batte, le più anziane della nidiata, hanno francamente deluso, mentre le più giovani non sono ancora pronte per giocare ad alti livelli. Un discorso a parte, in realtà, andrebbe fatto per Andrea-Roxana Vaideanu, che - con un rovescio bimane per certi aspetti paragonabile a quello di Jelena Jankovic - è fuori dalle prime cinquanta al mondo, ma non sembra questo il contesto più adeguato. Possiamo solo evidenziare che Roxana – se non è fuggita nottetempo - si allena al Parioli con Erika Zanchetta. Tante speranze sono riposte in Nastassja Burnett, che ha appena 15 anni. Noi ci accontenteremmo di una con il rovescio della Vaideanu, l’abnegazione della cervese Gioia Barbieri e il fisico di ...(le tenniste italiane non hanno questi gran fisici, ma non ditelo in giro), ma la cosa ahimè è irreale.
Tornando sui numeri, le regine della stagione, vale a dire “Ula” (Urszula) Radwanska (790 punti) e Anastasia Pavlyuchenkova (780 punti), in particolare la prima, devono tutto a cemento e Wimbledon. Radwanska Jr, con il brillante risultato ottenuto nel torneo Wta di Bangkok, ha compiuto il breakthrough nel circuito pro. Sulla terra ha trionfato Alize Cornet. Anche per la vincitrice del Roland Garros, vale lo stesso discorso fatto per Ula: quest’anno ha giocato diversi tornei pro ed i risultati sono maturati anche sul cemento (vedi il 3° turno allo US Open 2007, con uno strepitoso primo set giocato contro Jelena Jankovic). Sono meno note, ma sul rosso hanno dimostrato di saperci fare, la francese Cincy Chala, vincitrice della Copa Gerdau, e la serba Bojana Jovanovski, finalista al Bonfiglio. Le due sono entrambe del ’91 e in questa stagione si sono affrontate due volte, sempre sulla terra: in Brasile, in Semi, ha vinto la Chala, mentre al Bonfiglio, nei Quarti, si è imposta la Jovanovski. Sul duro, la rivelazione dell’anno è Kristina Kucova. Una stagione davvero convincente quella della slovacca (580 punti tra US Open, Australian Open e Wimby), culminata col successo a Flushing-Meadows. Tra le specialiste del cemento vanno annoverate anche la statunitense Madison Brengle (Runner-up a Melbourne, oltre che a Wimby) e l’austriaca Nikola Hofmanova, fresca reduce dalla finale di Osaka. Buoni i risultati anche per Ksenia Milevskaya (Semi a Melbourne, Parigi e New York) e Anastasia Pivovarova (vincitrice del Bonfiglio).
Concludiamo con un sommesso incitamento rivolto a scuole tennis, coach e organizzatori di tornei in Italia: è il momento di osare, di provare a uscire dal ghetto dorato, tradizionalista e sclerotizzato della terra. Ai coach in particolare: puntate sugli schemi e sul gioco d’attacco. In poche parole: evitate di far insozzare i calzini ai vostri allievi. Le mamme dei ragazzi ve ne saranno grate.

Thursday, October 11, 2007

Rafa o Non Rafa: Sondaggio.

Concluso il periodo di convalescenza, Rafa è stato il primo dei contendenti a “varcare” la Puerta Principal, con il chiodo fisso prepararsi al meglio alla Mutua Madrilena Masters. Manolo Santana gli ha consegnato – realmente, non virtualmente - le chiavi della Telefonica Madrid Arena e Lui – in compagnia di uno sparring di tutto rispetto come Alejandro Falla – ha iniziato a tirar palle come un forsennato, deflorando le vergini “courts”. La tendinite al ginocchio è un lontano ricordo?
Approfittiamo per lanciare un sondaggio tra i lettori di questo blog:
A) Il majorchino ha tanto cuore e altrettanta voglia di riscatto ma...fisicamente non è pronto;
B) Fisicamente è a posto, ma ha bisogno di tempo per ritrovare i colpi e il tempo sulla palla;
C) Vedremo un Nadal in discreta condizione, ma nella parte bassa del tabellone dovrà fare i conti con Jok(e)ovic e con...shhhhh zitti tutti...Tomas Berdych.
D) Cuore, gambe, colpi, e testa sono vicini allo standard di Rafa. Il pigro Joke si batterà da solo in uno dei primi turni, Berdych verrà abbattuto a colpi di maglio, l’armata spagnola sarà ridotta ad un branco di comparse. Si sente già l’odore di Roger vs Rafa: conflitto finale.
Desiderosi di conoscere la vostra opinione.

Thursday, October 04, 2007

Partite aggiustate: la ricetta di Pemulis.

Segnalazioni, indiscrezioni, dossier segreti, dichiarazioni shock degli stessi (ex) tennisti: ogni giorno si aggiunge qualche chicco su quella che sta diventando una distesa di sale nel deserto del tennis professionistico. La diagnosi di molti: il tennis è malato, la corruzione è l’agente patogeno, la sindrome è quella del match-fixing, degli incontri “aggiustati”.
Secondo quanto riportato dalla stampa francese, noi italiani saremmo un popolo di scommettitori. Più precisamente: cinque tennisti italiani – i nomi li conoscete a memoria ormai – sarebbero accaniti gambler. Lo confermerebbe – non si capisce in quale veste: opinionista, teste, gola profonda, parte lesa - Julien Benneteau, tennista francese attualmente n. 62 del ranking ATP. La cosa mi sorprende non poco. Ho sempre pensato che fossimo un popolo refrattario al progresso tecnologico. Siamo uno dei paesi europei col minor numero di conti correnti bancari online, ma i nostri tennisti avrebbero tutti o quasi il vezzo delle scommesse via internet.
Il settimanale inglese “Sunday Telegraph” ha svelato l’esistenza di un dossier segreto redatto da un broker, in base al quale le partite under suspicion sarebbero 138 – di cui soltanto tre (il 2,2%) riguarderebbero match femminili.
Un coro di voci autorevoli ha rumoreggiato contro il la piaga del betting, considerandola un imbarazzante fattore di contaminazione del nostro sport. Con tutto il rispetto per opinionisti e anchor man, la presa di posizione denota un pruriginoso oscurantismo di ritorno. Fa pensare a Cuore di Tenebra di Joseph Conrad, o al Sacro Graal dei Monty Python. Sarebbe come voler proibire l’uso di internet o chiudere le banche online per impedire le truffe sul web. Il progresso tecnologico è inarrestabile, come inarrestabile è la piaga della corruzione. Il betting è parte integrante dello sport, un fiume di denaro, a volte sospetto, che scorre vivacemente nel tessuto economico. Se la crociata oscurantista è ridicola, indignazione e fatalismo sono non meno inutili e dannosi.
Ci siamo messi nei panni dei broker e dell’ATP e abbiamo provato a escogitare qualche semplice espediente per arginare il fenomeno in questione.
a) In primo luogo, ogni broker che si rispetti, per ovvie ragioni di gestione del rischio dovrebbe disporre di efficaci trigger pronti a scattare tutte le volte che i volumi delle scommesse superano una certa soglia. Ad esempio, se su un primo turno di un Challenger si scommette mediamente 10, il giorno in cui l’ammontare delle puntate dovesse superare quota 20 o 30 il broker chiuderebbe le scommesse, senza pagare le eventuali vincite sulla singola partita (vedi Betfair sul ‘pasticciaccio’ Davydenko vs Vassallo-Arguello). La cosa non estirpa la mafia (come potrebbe?) ma le complica il ‘lavoro’, poichè per ottenere profitti interessanti le partite da aggiustare diventerebbero centinaia.
b) I manager dell’ATP, i quali – non dimentichiamolo – sono tecnicamente delegati dei giocatori, invece di pagare due ex detective di Scotland Yard per indagare sul caso Davydenko, potrebbero promuovere un fondo sociale a scopo mutualistico a sostegno dei tennisti di “terza e quarta fascia”, i più sensibili alle sirene della corruzione, quelli che di solito sono ignorati e mortificati dalle Federazioni.
Due semplici strumenti, uno dei quali è immediamente attuabile. Due strumenti con audience modesto, a basso contenuto di gossip mediatico. Per i nostalgici di Quarto Potere.

Saturday, September 29, 2007

Friday, September 28, 2007

Operazione US Open Series: ma quanto mi costi?

Una volta verificati orari, itinerari e prenotazioni, mi imbatto nel piatto forte del sito internet degli USOS: il regolamento, la cui lettura risulta rivelatrice dell’essenza dell’operazione, un’idea realmente seducente, concepita tra le pareti del sancta sanctorum del tennis americano. La Federazione americana – USTA che sta per United States Tennis Association – ha la nobile missione di evangelizzare al tennis un popolo che in genere predilige altri sport, un compito tuttaltro che semplice, in funzione del quale si è adoperata per indurre il maggiore numero di top player – quelli che invogliano gli spettatori a comprare i biglietti anche per i primi turni e soprattutto permettono agli organizzatori dei tornei di alzare la posta con gli sponsor – a giocare i tornei sul cemento americano. Nel tennis è guerra aperta tra le Federazioni e gli organizzatori di torneo per accalappiare a suon di dollari gli atleti simbolo. L’USTA, per vincere la concorrenza europea , ha deciso di concedere un bonus in denaro ai tennisti che raggiungono i migliori risultati nei tornei che preludono all’ultimo slam della stagione. Il bonus si riscuote con l’assegno staccato dagli organizzatori dello US Open, con il più classico dei meccanismi a incentivo: al vincitore di quella che impropriamente potremmo definire “regular season” , spetta un montepremi maggiorato di un importo che è agganciato al suo risultato a Flushing Meadows. Si va da minimo di 15mila bigliettoni di premio di consolazione, destinato a chi viene sbattuto fuori al primo turno di FM – non è un’ipotesi assurda, è successo con Roddick nel 2005 – al milione di dollari extra che viene scucito nel caso in cui il dominatore della prima fase dovesse imporsi anche nel torneo più importante d’America. Bonus meno sostanziosi spettano anche a chi occupa la seconda e la terza posizione nella graduatoria finale di questa maratona estiva. Il quadro sinottico degli incentivi in denaro viene rappresentato con una tabella.matrice 8X3, comprensibile e autoesplicativa:



Scorrendo la tabella con occhi da contabile si evince che il giochino degli US Open Series potrà costare a chi stacca l’assegno fino a 2.625.000 dollari di extra-premio in denaro, nel caso limite in cui il vincitore degli USOS sollevi il trofeo a New York, il secondo classificato nella race perda in finale dal primo e il terzo classificato chiuda la sua avvertura con una dignitosa semifinale nell’ultimo Slam dell’anno. $ 1.000.000 + $ 250.000 + $ 62.500 = $ 1.312.500 = l’importo massimo del bonus elargibile dalla Federazione statunitense per ciascuno dei tornei di singolare allo Us Open. Tale importo va naturalmente moltiplicato X 2, poichè è nei tornei dello Slam vige il regime di equal prize money, in sostanza le ragazze non vengono più discriminate nella distribuzione dei premi in denaro, con la scusa che non giocano tre set su cinque. Una precisazione doverosa: il cervellotico meccanismo appena descritto non si applica alla disciplina negletta del doppio. Il doppio è poco commerciabile, gli incentivi non funzionerebbero. Una condizione imposta dagli organizzatori ai tennisti: affinchè i punti cumulati nei tornei di prepazione allo showcase finale siano validi e utili ai fini del bonus, è necessario che gli atleti partecipino (e acquisicano punti bonus) ad almeno due tappe dello Us Open Series. Se uno come Roger Federer – che in carriera non ha mai giocato tornei sul cemento tra Wimbledon e l’Open del Canada - dovesse vincere a Montreal e disertare Cincinnati (o viceversa), per incamerare l’eventuale bonus messo a disposizione sarebbe costretto a partecipare al torneo di New Haven.Abbiamo anticipato che le classifiche finali dello USOS si formano sulla base dei punti guadagnati, che vengono distribuiti sulla base del “peso” dei tornei, applicanto il meccanismo illustrato dalla seguente tabella:


Come vedete, ai fini dell’extra premium non vale le legge di De Coubertin. Affinchè la partecipazione ad un evento abbia senso ai fini USOS, è indispensabile vincere quantomeno un paio di partite. Dalle entry list che ho sottomano, leggo che Justine è iscritta soltanto al torneo di Toronto. La numero uno al mondo ha un fisico gracile, per non dire logorato dai trilioni di palle giocate nella sua carriera. Per non rischiare di compromettere la salute gioca poco, tra Wimbledon e lo Us Open, ad esempio, si iscrive al massimo ad un torneo. Se così fosse nel 2007, anche vincendo l’Open del Canada, non avrebbe diritto al premio supplementare in denaro. E’ proprio su questo terreno che si gioca la sfida degli ideatori dello Us Open Series: l’allettante prospettiva di incassare un assegno extra da 1 milione di dollari indurrà gente come la Henin a impreziosire con la sua presenza il tabellone di almeno due tornei della summer hardcourt season? Nutro qualche dubbio a riguardo, per una serie di ragioni: a) i campioni in genere hanno una programmazione abbastanza rigida, molto curata nei dettagli e poco sensibile alle esigenze delle Federazioni; b) i campioni affermati sono così maniacalmente attenti a preservare la salute e a centellinare le energie (il caso Henin è paradigmatico), da diventare anche sordi al richiamo delle sirene dei petro-dollari in caso di rischio infortunio; c) lo Us Open Series non è l’unica strada per rimpinguare il bottino degli atleti simbolo, i percorsi alternativi sono meno più brevi, meno insidiosi e soprattutto non sono legati al risultato sportivo e quindi alla fatica e allo stress della solitudine del tour (sponsor, testimonial, eventi mondani: in questi casi la leva dei guadagni è il brand stesso del campione). Ma è forse meglio non anticipare le conclusioni. I conti e le valutazioni, li faremo alle fine. Sarà l’andamento e la conclusione del road trip nel nuovo mondo a dimostrarci, nei fatti, se l’operazione US Open Series sarà un successo – non solo commerciale - o si rivelerà una grande bolla di sapone.

Thursday, September 27, 2007

Pensieri gratuiti.

Il giornalismo che detesto: quello di certi pensatori, pagati profumatamente peraltro, che usano la statistica per dire ovvietà e, quando pronosticano, non ne indovinano una. La burbanza, piu’ delle ovvieta’, li rende ridicoli.
Il giornalismo che non mi esalta: quello di chi spara addosso alla FIT. O si fa un’inchiesta fatta bene, con tanto di prove documentali e qualche colpo di scena, oppure la cosa muore li' ed e’ realmente poco appassionante per il lettore. Piu’ che di battaglie parlerei di scaramucce. Le scaramucce annoiano.
Il giornalismo un po’ retrò: quello sciovinista, che non guarda oltre le Alpi, perennemente ammantato di tricolore. Il tennis è uno sport individuale – transnazionale per definizione. Perché farsi del male gratuito rimuginando sull’escatologia italica?

Thursday, September 20, 2007

Allacciamo le cinture di sicurezza...(estratto da Cementi di Gloria)

Certo non è ai livelli della Img, ma la sezione del sito Internet della USTA dedicata agli Us Open Series è un chiaro esempio di ingegnosa promozione di un “non evento” sportivo. La promozione di un non evento – come una “sfida nella sfida” – e un’operazione non semplice, che richiede ben più di uno slogan di experiential marketing o di qualche altro ridicolo espediente comunicativo.
Il colore prevalente degli sfondi dei frame nelle pagine html è il blu, nelle sue gradazioni che vanno dalla tonalità acqua marina al blu navy, con una bella grafica, con i titoli in grassetto “16” bianco e giallo, con i testi corredati da foto e video dei top player colti in gesti tecnici esasperati o in momenti di relax. Aperta la pagina iniziale degli Us Open Series, si avvia in automatico la clip dell’evento, girata prevalentemente all’interno di un mega bus dello stesso color blu navy dei frame (che da ora in poi chiameremo blu Us Open Series) guidato da una serafica Serena Williams, con a bordo Roddick e Blake che giocano a black jack, i fratelli Bryan che cazzeggiano come adolescenti in gita scolastica, Maria Sharapova che per qualche secondo concede alla camera un sorriso disteso Lleyton Hewitt che adagiato su una poltroncina lancia il suo truce c’mon di sfida, Martina Hingis che indugia su un contenitore stracolmo di pop-corn, Nadal baldanzoso che mostra il bicipite; qualche inquadratura del centrale di FM e di Roger Federer che si adagia sul cemento dopo l’ultimo punto giocato nella finale del 2006, ed il gioco è fatto, un electro-choc d’intrattenimento della durata di 30 secondi. Una clip d’impatto, quasi contagiosa, che invoglia alla navigazione, con effetto inibente di eventuali domande razionali, del tipo “ma in cosa consiste questo US Open Series?”. Il bus-camper ha anche il suo slogan pretenzioso, stampato a caratteri cubitali sulla fiancata: “US Open Series: The greatest road trip in sports”.
Come ogni operazione commerciale che si rispetti, gli USOS hanno uno sponsor, il marchio Lever 2000 della Lever Faberge – il cui banner campeggia in alto a destra della home - che presenta la sua linea di saponi energizzanti alla Vitamina A, al ginseng o con estratti di Aloe, ideati appositamente per gli sportivi. C’e’ anche una sezione dedicata al merchandise che offre di tutto, dai borsoni alle visiere, dalle felpe al maxi poster del leggendario Andre Agassi, tutto rigorosamente griffato US Open Series.
Le sezioni propriamente informative sono tre: la descrizione dei tornei che formano il mini-circuito; il regolamento di quella che è a tutti gli effetti una sfida nella sfida (il non evento o meta-evento di cui sopra); e le classifiche che verranno aggiornate settimanalmente. Oggi siamo al 13 luglio, alla vigilia del primo di una serie di 13 tornei, e la mia attenzione si concentra sulla prima delle tre sezioni, al fine di verificare che date e luoghi coincidano con quelli risultanti dalle mie prenotazioni di aerei, auto e alberghi.
Il primo Torneo della Serie è a Los Angeles prende il via domani con le qualificazioni, e fin qui ci siamo perchè tra 16 ore parte il mio volo per la città degli angeli. E’ un torneo maschile, come tutti sapete, con montepremi di 525mila dollari, che quest’anno vanta un nuovo sponsor, il gruppo Countrywide Financial, ottava banca statunitense per dimensione dell’attivo patrimoniale . Nella settimana che va dal 16 al 22 luglio, Us Open Series non contempla tornei femminili. In realtà, un Torneo Wta è previsto dal calendario, quello di Cincinnati, ma è privo del rango minimo per poter essere inserito negli mini-circuito USOS . La settimana del 23 luglio prevede due eventi, l’Indianapolis Tennis Championships (torneo Atp da 525mila dollari) ed il Bank Of The West Classic (torneo Wta Tier II da 600 mila). In questo caso sono costretto a scegliere quale dei due seguire e la mia preferenza va al torneo femminile. Non che abbia qualcosa contro la città delle 500 miglia, ma Stanford University – che ospita il Bank Of The West – dista circa 55 km da San Francisco, il posto in cui vivo da sei anni ormai. E per sette giorni potrò fare il pendolare in auto, con il vantaggio di poter giostrare con gli orari quel tanto che serve ad evitare di percorrere la statale 280 nelle ore di punta. Il 30 luglio farò sfoggio delle mie stravaganti t-shirt da surfer a manica lunga in quel di Carlsbad, località della California meridionale che è sede dell’evento noto sotto il nome di Acura Classic (Wta Tier I da 1.340.000 dollari). Per raggiungere Carlsbad da Stanford, in principio avevo pensato di noleggiare un auto, ma il viaggio non è breve – sono più di 650 km – e guidare per ore solo come un idiota ascoltando le hit di Radio Kmel non è il massimo, per cui alla fine ho ripiegato sul volo 3156 America Airlines. Mi imbarcherò la mattina del 30 luglio dall’aereoporto Mineta di San Jose e raggiungerò San Diego in 90 fuggevoli minuti. Il tratto San Diego Carlsbad si copre in 40 minuti di soporifera guida da ragioniere con tre diottrie di miopia, ed in questo caso potrei concedermi l’extra budget di noleggiare una Ford Mustang per contemplare il distensivo panorama della North County sulla Statale 5, talmente vicina al Pacifico da lasciar intravedere non di rado stormi di pellicani. Quello che ha tutta l’aria di essere un confortevole soggiorno presso il La Costa Resort and Spa di Carlsbad mi terrà lontano dal compemporaneo torneo Atp di Washington. Dovrò al più presto farmene una ragione.
Il 6 agosto affronterò la tappa più lunga del Tour, passando dal tepore della brezza del Pacifico all’austerità del vento canadese di Montreal, per seguire il primo Masters Series di questo round trip nordamericano. 6 ore e mezza rinchiuso dentro un Airbus A320, più un ora di purgatorio nella sala d’attesa dell’aereoporto scalo di Detroit (non esistono voli diretti da San Diego a Montreal), per un totale di 3.989 km trasvolati, con conseguente cambiamento di fuso orario e di clima. La contestualità degli eventi mi obbligherà a disertare l’ultima tappa californiana di questa summer league, l’East West Bank Classic presentato da Herbalife (Wta Tier II da 600mila dollari), anch’esso in programma per il 6 agosto. Resterò in Canada fino al 20 del mese, anche se a partire dal 13 il contesto sarà mutato: dall’aspro teatro del fiero indipendentismo quebechiano, si passerà al raggelante ordine dei centri commerciali di Toronto, dove è di scena la Rogers Cup (Wta Tier I da 1.340.000 dollari). Il protrarsi della trasferta canadese preserverà la mia schiena malandata dallo straziante caldo umido del Mid West, in mezzo al quale ogni anno il Gotha del Tennis si contende il Masters Series di Cincinnati.

La mia avventura si concluderà la settimana del 20 agosto a New Haven, Connecticut, dove avrò la possibilità di seguire un evento combined, il Pilot Pen Tennis , presentato da Schick e ospitato dal Campus del blasonato ateneo di Yale. Da Toronto a New Haven, con scalo a Philadelphia: al prezzo stracciato di 256 dollari la US Airways non può offrirmi altro che un volo su un vecchio Boeing 737 serie -400, che sarà pure tecnologicamente arretrato rispetto all’Airbus A320, ma resta pur sempre un mezzo di trasporto aereo statisticamente efficace . Il vero problema sarà la levataccia o, più precisamente, la notte in bianco trascorsa a Toronto, poiché il volo US1907 per Philly decollerà alle 6.45 dall’aereoporto internazionale Pearson. Questo implica che dovrò essere in coda al check-in non più tardi delle 4 del mattino e che dovrò prenotare un taxi destinato all’aereoporto non oltre le 3.20.
San Francisco, Los Angeles, Stanford, Carlsbad, Montreal, Toronto,New Haven e ritorno a San Francisco, per un totale di 11.312 km di volo percorsi in sei settimane. All’avvio di Flushing Meadows sarò talmente nauseato dalla crapula di tennis, che ascolterò musica classica per almeno cinque ore al giorno per ritemprare l’udito a lungo tormentato dal pang della palla colpita nello sweet spot.

Saturday, September 15, 2007

Cementi di gloria. Reportage sugli US Open Series 2007. Introduzione.

Nonostante il forte commitment a livello editoriale e la dissennata ostinazione dell’autore nell’auto-proclamarsi cronista d’assalto, la presente opera è tutto fuorché un fedele reportage. Ovviamente i dialoghi riportati non sono stati registrati nè, conseguentemente, trascritti. Ciò ha richiesto all’autore duplice sforzo di ricordarne l’esatto contenuto e di contenere i frequenti tentativi di manipolazione, miranti ad abbellire o comunque a rendere più surreali frasi del tipo: “E intanto Roger Federer ha annullato due palle break e conduce quattro giochi a tre”. L’opera inoltre difetta di completezza e organicità, poiché alcune sezioni sono state per varie ragioni volutamente omesse, altre sono state tagliate in una seconda fase per non appesantire eccessivamente l’impianto del reportage. Gli accadimenti descritti e commentati, comunque, sono tutti realmente avvenuti, anche se di tanto in tanto l’autore si è concesso qualche libertà nel ridurre o nell’ampliare, a seconda dei casi, il numero dei protagonisti, essendo questo un suo diritto in quanto ex-allievo modello della scuola di scrittura creativa “John Barth” di Cesano Maderno.

Se l’idea della nonfiction vi procura l’orticaria, siete invitati a compiere le semplice operazione mentale di fingere che sia tutta una finzione. Fingete di trovarvi dinanzi ad una puerile pantomima, tramite la quale un cronista di serie B si improvvisa narratore. L’autore stesso vi propone di divertirvi – con la speranza che la cosa vi diverta - a far girare l’impercettibile chiavetta dell’immaginazione per cambiare nomi, luoghi, risultati dei match, vincitori dei tornei, in modo da rendere il tutto molto più adeguato al gusto personale e alle preferenze tennistiche di ciascuno di voi. Ad esempio se vi disturba il fatto che Roddick sia un giocatore vulnerabile o che Federer possa perdere da quel geniale moccioso di Djokovic, con quell’inguardabile marmotta che riposa sulla sua testa, sentitevi liberi di riscrivere la storia dei match che li riguardano. Se desiderate che Volandri vinca qualche partita sul cemento americano, non lesinate sul numero e sulla qualità del tennis giocato. Dotate la Dementieva di una prima di servizio robusta, di difficile lettura, e di una seconda molto lavorata, con effetto a uscire.

Sottoponete la Jankovic allo stesso trattamento utilizzato per la tennista moscovita e, giacchè ci siete, rimuovete dalla sua parte destra (o sinistra?) del cervello il complesso d’inferiorità verso Justine Henin. Enfatizzate i C’Mon di Hewitt o glissate su di essi, a vostro piacimento. Siate creativi. Se non accettate il fatto che il Rexall Centre – sede degli Open del Canada femminili di Toronto - sia semi-deserto nel giorno delle semifinali, ponete pure l’accento sul tutto esaurito dell’impianto in quella data; in fondo state mentendo per il bene del Tennis. Osate. Se la notizia della conclusione della love story tra Martina Hingis e Radek Stepanek vi ha spezzato il cuore, non indugiate nell’ideare un happy end caramelloso che vede i due ricongiungersi dopo mille tormenti e qualche scivolone nel ranking. Naturalmente avete piena facoltà di cambiare anche il nome del protagonista, e farlo diventare, chessò, “il Sedicente Giornalista”, “Joe Cloroformio”, “Kolumnist”, “Repubblicano Newyorkese”, “Democratico dell’Oklahoma”, “Pancho il Sinistrorso”, “Salim la Locusta”, “Hugo lo Sciamano”.

Le menti più creative possono sfrondare le sezioni dedicate al tennis e dare al reportage un taglio più picaresco. Ad esempio, la parte dedicata all’analisi dell’arsenale dei colpi a rimbalzo di Vince Spadea può agevolmente essere omessa a favore del report di una notte infuocata trascorsa con una cameriera portoricana in motel di Redondo Beach. La digressione sul “favoloso mondo di Sania Mirza” può tranquillamente essere ridotta all’osso, per far posto ad un resoconto sulle leccornie gustate tra un inno nazionalista e l’altro all’interno di un accogliente ristorante basco (a conduzione familiare) sulla Mission Street, a San Francisco. Che senso avrebbe dilungarsi sul fragore del grugnito di Maria Sharapova o sulla discontinuità del rendimento del suo servizio quando vostro nipote intende render pubblico il suo diario su una fantasmagorica giornata trascorsa nel covo dei pirati del parco dei divertimenti di Legoland (a Carlsbad)?

Scacciate dalla mente ogni dubbio sulla qualità del vostro intervento e sull’eventualità che esso possa compromettere l’attrattività originaria dell’opera. L’autore vi assicura a priori sul fatto che esistono (e sono stati pubblicati) lavori di gran lunga, ma di gran lunga peggiori. Qualche esempio di micidiale boiata? La materia calcistica offre un vasto campionario di composizioni sconcertanti, tra le quali vale la pena di segnalare il saggio sulla moviola in campo e sul ripristino del sorteggio integrale (senza fasce) per la designazione dei direttori di gara, scritto da Giampaolo Parolai e il libro-inchiesta sulle notti brave dei calciatori italiani, prodotto del vulcanico ingegno di Mariano Julius De Oratiis (con allegato un cd-rom contenente un reportage fotografico di circa 400 scatti rubati alla movida pallonara), concluso con la prevedibile richiesta di azzeramento dei vertici della Lega e della FederCalcio e di contestuale nomina governativa di Presidenti a Amministratori di garanzia.

Se trovate convincente la rielaborazione dei contenuti, l’autore vi invita caldamente a non indugiare nell’opera di divulgazione, e vi propone di spedire una copia del manoscritto (o del floppy disk contenente la totalità delle modifiche apportate) al seguente indirizzo: 802 Arguello Street - San Francisco, CA 94118, o, in alternativa, di inviare il file contenente il testo riscritto in allegato – possibilmente privo di virus – ad una e-mail indirizzato a pricaldi@yahoo.com In segno di riconoscenza della vostra solerzia riceverete in cambio il Video-Backstage del reporatage, 25 minuti di adrenalina pura con sequenze mozzafiato la cui visione corroderà la vostra psiche. L’autore avra’ cura di assemblare l’intera produzione e si impegna fin da ora a pubblicare a sue spese un’opera collettanea dal titolo provvisorio “Rivisatazione romanzata del brogliaccio di Paolo Ricaldi sugli US Open Series 2007”. L’autore, infine, desidera ringraziare in anticipo quanti contribuiranno a migliorare gli aspetti tecnici e la qualità generale di questa sghemba ricostruzione di una stagione tennistica a dir poco memorabile.

CHIAVE DI LETTURA DEL REPORTAGE. Molti di voi converranno sul sillogismo in base al quale la spazzatura non potrà mai essere eletta a forma d’arte; l’egocentrismo è spazzatura; l’autocelebrazione mascherata da nonfiction è un’operazione subdola e priva di ogni dignità artistica.

ANTEFATTO. Nei mesi che precedettero la composizione di questo reportage, l’Autore ebbe un breve ma intenso scambio di battute con un certo Kenichi, per gli amici Ken o Kenny, iper-competente commesso di Amoeba Music – il negozio di dischi preferito da giovani e meno giovani alternativi californiani – che a San Francisco ha la sua logisticamente indovinatissima sede al 1855 di Haight Street, nel cuore del quartiere Haight-Ashbury, luogo simbolo della contro cultura americana. Kenny Yamamoto – l’Autore conosce anche il suo cognome perche’ viene da questi periodamente inondato di spamming sui nuovi arrivi e sulle hit del momento, il cui mittente per l’appunto è ken.yamamoto@amoeba.com - è lo stereotipo del figlio naturale della cosiddetta Generazione Z, cresciuta a pane, skateboard e tecnologia di largo consumo, che disprezza gli show nazional popolari come American Idol e si identifica nell’universo (microcosmo?) tratteggiato dai film di Kathryn Bigelow. Kenny incrociò l’Autore nel reparto vinili usati di Amoeba, mentre quest’ultimo curiosava tra i classici reggae dello Studio One, lo salutò e gli chiese come andava con i suoi articoli, cosa c’era di nuovo, se i giapponesi vinceranno mai un torneo dello Slam (da verificare). L’Autore disse che scrivere di tennis stava diventando maledettamente ripetitivo, che lo sport in quanto tale è troppo ancorato alla realtà e si presta poco a recepire le imbeccate della sua immaginazione e altre affermazioni non (in)degne di nota. Capisco disse il commesso, che indossava una trasparente, quasi priva di consistenza camicia bianca di batista, ma se fossi in te non mi preoccuperei affatto di quello che scrivo, di come lo scrivo e di chi lo legge. Tanto domani sarà tutto dimenticato e nulla sarà riparato. Wow! Grandioso, no? L’inebetito autore sorrise d’istinto ma subito dopo corrugò la fronte palesemente confuso: ignorava che il suo conoscente stesse citando Milan Kundera (lo Scherzo, 1969). Ad ogni modo quell’aforisma ebbe un efficacia più profonda, anche se differita nel tempo, poiché l’Autore, a distanza di tre mesi da quel simpatico siparietto, ripensò a quelle parole e a quell’aforisma, prima di accettare un offerta editoriale che gli venne presentata più o meno con le testuali parole: “vai, giri per tornei alla grande, torni e racconti quello che hai visto”.

Friday, May 11, 2007

Internazionali Città di Prato U18: Quarti di finale

Gran risultato per il 16enne partenopeo Enrico Fioravante, che si impone sullo sloveno Jan Tavcar e vola in semifinale del Torneo Internazionale Under 18 Città di Prato, eguagliando il risultato ottenuto lo scorso anno da Davide Della Tommasina (che fu sconfitto a Prato in SF dall’estone Jurgen Zopp). Sconfitti nei quarti Bortolotti, la Di Batte e la Grymalska. Vittorie pesanti, contro pronostico, per Johanna Konta e Romana Tabakova. Semifinali in programma sabato 12 maggio, a partire dalle ore 10.
Boys
[WC] Fioravante (ITA) d. [10] Tavcar (SLO) 3-6 6-1 6-4
[7] Vucic (SRB) d. [13] Martire (ARG) d. 4-6 6-3 9-7
[Q] Andreozzi (ARG) d. [Q] Bortolotti (ITA) 6-4 6-4
[5] Zinyakov (RUS) d. [2] Kukhalashvili (GEO) 6-4 6-3
Girls
[Q] Konta (AUS) d. [6] Vogt (LIE) 7-6 6-1
[3] Jovanovski (SRB) d. Grymalska (ITA) 6-4 6-1
[7] Berkova (CZE) d. [4] Di Batte (ITA) 7-5 6-4
[8] Tabakova (SVK) d. [2] N. Kichenok [UKR] 6-1 6-2

Pemulis intervista Ana Ivanovic


Pemulis intervista la serbian sensation Ana Ivanovic, in esclusiva per la Settimana Sportiva.

P.S.: il timore non infondato è che parti dell’intervista saranno puntualmente copiate dai simpatici colleghi che – distrattamente – ometteranno di citare la fonte. Smemorati!

Da Roma a Prato, la musica non cambia.

Se non seguo Volandri, Volandri vince. E’ matematico. Credo di averlo visto vincere solo una volta, l’anno scorso in occasione finale del Torneo ATP di Palermo contro Lapentti. Per il bene del tennis piza e spaghetti ho deciso di non assitere piu’ ai suoi match. Scherzi a parte, complimenti a Filippo – una vittoria contro Federer è il biglietto da visita di un tennista professionista, entra a pieno titolo nel suo curriculum e permette di fare cassa con gli sponsor – e complimenti a Poto, che ha perso la maratona contro il maratoneta per antonomasia Kolya Davydenko, dimostrando comunque di essere tra i primi 10-15 giocatori al mondo sulla terra rossa. L’impresa di Volandri entra per la prima volta nella storia tra le breaking news dei tg, e su questo ci sarebbe molto da dire, ma preferisco astenermi e aspettare di leggere l’editoriale del buon Enzo Anderloni su T.I. – capofila della crociata contro i Media oscurantisti e oscuratori.
Se il Foro Italico è il luogo simbolo del ‘Nuovo Rinascimento” del Tennis Italiano, il Tennis Club di Prato è la venue di bel Torneo di “Avanguardia Tennistini”, in cui i professionisti di domani stanno dando vita a match spettacolari, alcuni dei quali di qualita’ realmente elevata. Il Volandri della città laniera è il sedicenne napoletano Enrico Fioravante, il quale – dopo aver preso a pallate il testa di serie n.1 Cristobal Saavedra – ieri a battuto un Giannessi in fiducia e oggi si giochera’ un posto in semifinale contro il solido sloveno Janaki Tavcar, che ha liquidato senza problemi il beniamino locale Lorenzo Papasidero, pratese e tesserato proprio per il circolo di via Firenze. Da seguire anche il reggiano Marco Bortolotti, proveniente dalle qualificazioni, che ieri ha portato la sua striscia vincente a 6 match, imponendosi contro il francese Obry, e guadagnando l’accesso ai quarti di finale. Sempre ieri ha arrestato la sua corsa il russo Donskoy, fresco vincitore della Guru Cup a Salsomaggiore. Se dovessi fare due nomi per la finale direi Tavcar vs Zinyakov, ma nei tornei junior – si sà – può succedere di tutto. Le sorprese non sono mancate sul fronte femminile, dove la gemella Lyudmila Kichenok n.1 del seeding – che la settimana scorsa aveva battuto Michelle Larcher De Brito a Salso – è stata piegata dalla regolarità della 15enne australiana (residente a Barcellona presso la Sanchez-Casal Academy) Johanna Konta, già vincitrice due settimane fa’ del Grade 3 - Campeonatos Internacionales Junior de Tenis de la Comunidad Valenciana, a Villena. Sconfitta 6-2 al terzo per Martina Trevisan, che esce dal torneo dopo aver mostrato tanta qualità e un gran potenziale di crescita. Vincono in tre set Di Batte e Grymalska, che oggi affronteranno rispettivamente Andrea Berkova (n.7 del seeding) e Bojana Jovanovski (n.3 del seeding) per un posto in semifinale.
Risultati di giovedì 10 maggio:
Girls
[Q] Konta (AUS) d. [1] L. Kichenok [UKR] 6-1 6-1
[6] Vogt (LIE) d. Vierin (ITA) 6-1 6-3
[3] Jovanovski (SRB) d. [Q] Caregaro (ITA)
Grymalska (ITA) d. [LL] Cigui (ITA) 6-2 3-6 6-2
[7] Berkova (CZE) d. [LL] Denti (ITA) 6-1 6-0
[4] Di Batte (ITA) d. Cunuganti (IND) 3-6 6-1 6-2
[8] Tabakova (SVK) d. [WC] Trevisan (ITA) 6-2 6-7(11) 6-2
[2] N. Kichenok [UKR] d. Meccico (ITA) 6-3 4-6 6-2
Boys
[WC] Fioravante (ITA) d. Giannessi (ITA) 7-5 6-1
[10] Tavcar (SLO) d. Papasidero (ITA) 6-2 6-3
[13] Martire (ARG) d. [3] Donskoy (RUS) 6-1 6-4
[7] Vucic (SRB) d. Puget (FRA) 6-2 6-1
[Q] Andreozzi (ARG) d. [WC] Paciello (ITA) 7-6(4) 6-0
[Q] Bortolotti (ITA) d. [Q] Obry (FRA) 7-5 6-2
[5] Zinyakov (RUS) d. [11] Pauffley (GBR) 6-4 6-2
[2] Kukhalashvili (GEO) d. [14] Pospisil (CAN) 6-1 4-6 6-1

Tuesday, May 08, 2007

Torneo ITF Junior Città di Prato. Risultati 1R


Sui campi di Via Firenze a Prato, oggi - martedì 8 maggio - si è giocato il primo turno del Torneo ITF Under 18 / Grade 2, alla sua 25esima edizione. Buona performance degli italiani impegnati. L'impresa del giorno è sicuramente quella di Giannessi su Miccini, un affermazione netta 6-3 6-1. Vincono in rimonta in rimonta Martina Trevisan (prima vittoria in un torneo Under 18 per la 13enne toscana) e Giorgio Portaluri. Gran bella prova di Anastasia Grymalska, che manda a casa la slovacca Sirilova, n. 78 ITF ranking e testa di serie n.5 del Torneo. Nessun problema per Vogt, Jovanovski, Di Batte e Nadiya Kichenok (in foto). Vi riporto i risultati dei match principali della giornata:

1R Girls
Grymalska (ITA) d. [5] Sirilova (SVK) 6-3 6-2
[6] Vogt (LIE) d. Pimkina (RUS) 6-1 6-1
[3] Jovanovski d. Pipiya (RUS) 6-1 6-0
[8] Tabakova d. Kamenskaya (RUS) 7-6 7-5
[2] N. Kichenok (UKR) d. Majsak (BLR) 6-2 6-0
[4]Di Batte (ITA) d. Segarelli (DOM) 6-0 6-3
M. Trevisan (ITA) d. Gorgodze (GEO) 5-7 6-4 7-5
1R Boys
Andreozzi (ITA) d. Abbondazieri (ITA) 6-2 6-2
Crepaldi (ITA) d. Lang (AUT) 6-2 6-2
Portaluri (ITA) d. Kontinen (FIN) 6-7 6-4 7-5
Giannessi (ITA) d. Miccini (ITA) 6-3 6-1
Papasidero (ITA) d. Sinicropi (ITA) 2-6 6-4 6-4

Starace vs Ferrero. Sondaggio

Dopo il disastroso avvio nel torneo di qualificazione, i tennisti italiani impegnati al foro italico si riscattano con due vittorie convincenti, che portano la firma di Bracciali e Starace. Coach Rianna sara’ molto soddisfatto. Con particolare riferimento al tennista campano, vorrei lanciare un sondaggio, per chiedervi quante chance ha il Poto visto contro Calleri di battere JCF (Juan Carlos Ferrero). Aspetto di conoscere le vostre opinioni.

Thursday, May 03, 2007

Blog da Salsomaggiore. 24th Guru Cup, 2R.

Molti tennisti somigliano a bagnini, con quel tipo di abbronzatura inconfondibile che pare sia penetrata sotto pelle e che resterà intatta e insensibile al mutare delle stagioni, ma la pelle chiara di Camila Giorgi non si abbronza nè si scotta, anche se, mentre gioca, diventa rossa in viso per lo sforzo. In questo momento sono le 13:00 di martedì 1 maggio 2007, sul campo n.1 del Tennis Club di Salsomaggiore, un complesso immerso nel verde del parco Chini, a un centinaio di metri dal sontuoso palazzo liberty delle Terme Berzieri. E' il secondo turno di uno dei 5 tornei internazionali under 18 organizzati nel nostro Paese. Un minicircuito sulla terra rossa, che si apre a Firenze e ha il suo gran finale negli Internazionali di Milano (Trofeo Bonfiglio), passando attraverso Salsomaggiore, Prato e Santa Croce. L'acustica di un campo da tennis con pochi spettatori è strabiliante - si avverte ogni respiro, ogni sfregamento delle scarpe che scivolano sulla terra, il pang intimidatorio della palla colpita nello sweet spot.
Camila Giorgi, come molti adolescenti in fase di evoluzione tecnica che provano a spingere e ad accelerare il ritmo, ha il problema del controllo dei colpi. La sua avversaria, la livornese Alessandra Di Batte, è una solida (di solito) giocatrice da terra rossa con un buon rovescio bimane ed una discreta velocità di braccio. E' la Giorgi a fare la partita (e gli errori), con la collaborazione della Di Batte troppo contratta e nervosa per buona parte del match. E alla fine il risultato premierà la figlia del simpatico quanto pittoresco Sergio Giorgi, che segue e commenta il match in compagnia di Sebastien Durand, physical trainer della Mouratoglou Tennis Academy. Camila, migliorata nella meccanica della prima di servizio e molto rapida negli spostamenti laterali, si impone 7-6 6-4 e nel terzo turno affronterà Stephanie Vogt, del Liechtenstein, una giocatrice in fiducia, con molte variazioni da fondocampo. L'arrendevole Di Batte non è l'unica del Centro Federale di Tirrenia ad essere estromessa nei primi due turni del Torneo di Salso. Il mancino spezzino Alessandro Giannessi - alias "Gianna" - perde 7-6 7-6 dal fisicamente dotato e volitivo polacco Jerzy Janowicz (che al primo turno aveva mandato a casa Speronello), dopo aver sprecato due set point in entrambi i set. L'upset del giorno è rappresentato dalla sconfitta di Claudia Giovine, consumata sotto gli occhi sconcertati di mamma Elvy Intiglietta (responsabile tecnico femminile a Tirrenia), per mano della minuta 16enne tedesca Linda Berlinecke, n.300 del ranking ITF, che al primo turno aveva concesso soli 5 game ad Anastasia Grimalska (altro "pulcino" del Centro Federale). Mentre Della Tommasina, Papasidero e Piludu sono stati scofitti ieri, nel match d’esordio.
Girando tra i campi, ci siamo fatti un'idea su cosa effettivamente manchi a tanti giocatori, non solo italiani, per imporsi a livelli elevati. Il tennis è uno sport con una bellezza metafisica straordinaria che, come tale, richiede una forza interiore ed una capacità di concentrazione quasi ascetiche. A livello juniores sono in pochi a possederle, a prevalere è l'Ansia della sconfitta, surrogato agonistico delle piccole ansie di frustrazione giovanile. Chi non riesce, nei momenti critici, ad eludere la paura e a mettere in pratica un clichè tanto banale quanto difficile da attuare come "un punto alla volta" o "qui mi devo concentrare", ha delle serie probabilità di perdere. Chi mostra di avere una gran forza mentale a corredo di una tecnica eccellente, è senz'altro Giacomo Miccini, vincitore in tre set (7-6 5-7 6-2) contro un avversario ostico come il palermitano Antonio Comporto. Michelle Larcher De Brito ci ha parlato del suo primo approccio alla "sconosciuta" terra rossa e di come sia difficile adattare il suo gioco a questa superficie. E in effetti, il match della portoghese ha confermato le sue difficoltà nel regolare la quindicenne romana Carolina Pillot, che ha fatto il possibile (e l'impossibile) per arginare la potenza di fuoco di Michelle. Volendo segnalare qualche nome tra i talentini visti all'opera in questa mite giornata primaverile, la nostra preferenza ricade sulla possente slovena Polona Hercog, classe 1991 - che ha rifilato un pesante 6-0 6-1 ad una sempre più in crisi Elena Chernyakova, alla quarta sconfitta consecutiva al primo turno - sul talentuoso furetto olandese Xander Spong - che ha compiuto dei progressi notevoli negli ultimi mesi - e sul bombardiere macedone Ilija Martinoski, runner up la settimana scorsa nel prestigioso Torneo di Beaulieu sur Mer e nostro favorito qui in terra d'Emilia. La palla più pesante del torneo è, neanche a dirlo, quella di Michelle Larcher De Brito, che se riesce ad appoggiarsi bene è devastante. Anche sulla terra.

Esibizione a Maiorca: Nadal vince la battaglia delle superfici

Questo pazzo, pazzo tennis!!!

Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.