La settimana che precede San Valentino il Trofeo Baci & Abbracci ci sta tutto. Scherzi a parte, dopo la cancellazione dello storico Torneo ATP di Palermo, il Challenger di Bergamo è diventato il secondo torneo italiano per montepremi in palio. Un Torneo ben organizzato, caratterizzato dalla varietà dei temi d’intrattenimento extra-sportivo e dalla leggerezza con cui essi vengono affrontati. Molto simile ad una kermesse americana, con animatori da villaggio che improvvisano gag tra un match e l’altro, con le hit musicali del momento pompate a tutto volume al cambio di campo (“Nuvole e Lenzuola” dei Negramaro è la più gettonata, con le cheerleader che eseguono le coreografie sul campo di gioco), con Maurizio Zamboni – uno dei postini di Maria De Filippi in “C’è posta per te” – nel ruolo di “Senior Speaker”, la voce ufficiale del Torneo, con gli studenti delle scolaresche invitati ad alzare lo sguardo verso il nostro meraviglioso sport. E all’interno di questa cornice c’è il Tennis giocato, con un parterre di protagonisti tanto eterogeneo quanto interessante. Qualcuno si è lamentato per le defezioni dell’ultim’ora di Bracciali (dolore alla spalla) e Seppi (influenza), ma a noi il tabellone è piaciuto molto, un sapiente mix tra veterani e giovani emergenti. I riflettori sono puntati sul grande vecchio Fabrice Santoro, giocatore assolutamente ininquadrabile secondo i canoni del tennis moderno, e su Simone Bolelli, giovane speranza dello “spaghetti Tennis”. L’hype della settimana è il giovanissimo lettone, Ernests Gulbis, gioiellino della scuderia di Nikki Pilic dotato di un potente servizio e di un chirurgico rovescio. In casa Pemulis la preferenza è caduta sul serbo Viktor Troicki, in compagnia del quale abbiamo deciso di seguire il torneo.
Viktor Troicki da Belgrado è l’esempio contemporaneo dell’ormai classico stile di gioco dell’attaccante da fondo campo: è veloce e destrorso e ha il rovescio a due mani, un servizio abbastanza goffo nella meccanica del gesto ma buono abbastanza per preparare l’attacco da fondo campo, e uno strabiliante gioco di gambe che gli permette di arrivare bene con i piedi sulla palla, di caricare il peso e di entrare sulla palla in anticipo, con il massimo dell’equilibrio, colpendola mentre sale. La prima di servizio di Troicki viaggia ad una velocità media di 190 km/h e la sua seconda è sui 165 km/h, ma ha un bel giro e rimbalza abbastanza alta e a uscire sul rovescio dell’avversario. Il movimento è particolare, con lancio di palla basso e schema motorio non troppo ampio, la velocità della palla sembra quasi interamente determinata dal braccio. I colpi a rimbalzo non sono particolrmente gradevoli sul piano estetico. Di decorativo c’è veramente poco: anche il palmo della mano si sinistra che si apre mentre Viktor colpisce la palla di dritto ha più che altro a che vedere con la meccanica del colpo, serve a bloccare la spanciata del bacino e permette di colpire con il massimo equilibrio. Il palmo aperto nel diritto è la cifra espressiva di molti professionisti al giorno d’oggi. Il rovescio è fluido e piatto – senza spin – ed è il colpo più efficace della gamma del serbo, forse perché giocato in una condizione di massimo equilibrio, con un finale che disegna angoli acuti ed ottusi con estrema facilità. Il tallone d’Achille é il diritto lungolinea, nel senso che Viktor non lo gioca praticamente mai e, nella ragnatela di colpi e sottostrategie che caratterizza il tennis professionistico, questo fatto determina un oggettivo vantaggio per l’avversario. Abbiamo avuto modo di assitere più volte alle sessioni di allenamento di Viktor Troicki. E’ un giocatore che, in piena corsa, riesce a indirizzare la palla con una precisione chirurgica a 22 metri di distanza. Riesce a far questo il più delle volte, anche quando è attaccato da uno che tira delle autentiche tranvate come Simone Bolelli. Ed è solo il n. 206 al mondo (n.179 alla fine del Torneo), uno a cui tocca giocare le qualificazioni nei Tornei ATP. L’aspetto più divertente di Troicki è il suo temperamento. Privo della flemma e dall’aria quasi annoiata di molti dei professionisti, Viktor è uno che si scalda facilmente - abbastanza incline allo sbotto parossistico e alle opinioni esplicite in campo - e non lesina occhiatacce crudeli ai giudici di linea. Tuttavia, nonostante i suoi limiti caratteriali e qualche ingenuità nella tattica, il Drugo Viktor arresta la sua corsa soltanto nella semifinale, persa di misura contro un non irresistibile Bolelli, dopo aver concesso le briciole a giocatori di categoria come Haase, Haehnel e Burgsmuller.
Quanto al Bolelli visto a Bergamo, il bolognese conferma la sua potenza di fuoco nei colpi a rimbalzo; se ha tempo sufficiente per preparare il colpo, il suo diritto è letale. Deve migliorare nel gioco di gambe – corre e cammina sui talloni –, e sul piano tattico: non si capisce come mai non segua a rete una prima scagliata ad oltre 200 km/h. Il servizio è ben collaudato, ma la risposta non è all’altezza del servizio. Mi spiego: da Agassi in poi, il power-baseliner V.I.P. è riconoscibile dall’avere nella risposta la parte più ispirata del suo gioco. E’ la risposta a fare la differenza. Una risposta anticipata e profonda, giocata da una posizione non troppo distante dalla linea di fondo, quasi ad aggredire la palla. Basta guardare i Top 10 o i Top 20: a parte qualche rara eccezione, hanno tutti una risposta straordinaria. Una buona risposta richiede un riflesso e una destrezza fuori dal comune, ma soprattutto una perfetta visione di palla, quella qualità impalbabile che consente al giocatore di stimare con un un colpo d’occhio velocità, angolo, rotazione e punto d’impatto sul campo di una palla tirata da oltre 20 metri a 200 km/h. Un anziano signore bergamasco – a proposito: la gente orobica è fantastica, cultura sportiva sopra la media - ci racconta di aver assistito al training di Simone e ci parla del classico esercizio che consiste nel dover colpire due palle lanciate contemporaneamente prima che superino la linea di fondo, un drill mirato a migliorare la velocità degli spostamenti. La sensazione è che l’emiliano ce la stia mettendo tutta per elevare il suo livello di gioco. Vedremo.
La televisione tende a livellare tutti, ma a Bergamo abbiamo visto da vicino le giocate strabilianti di Fabrice Santoro, uno che – al diciannovesimo anno da professionista, con 58 tornei dello Slam giocati, 4 titoli e oltre 400 match ATP vinti, best ranking di n.17 al mondo raggiunto nel 2001 dopo le Semi a Montreal, Davis Cup e Australian Open di doppio in bacheca – ha ancora voglia di cimentarsi in un Torneo Challenger, per recuperare qualche punto perso in occasione della più recente edizione degli Open d’Australia. Il francese è l’esempio vivente di come i tagli da sotto ed i colpi con velocità umane possano ancora funzionare nel power game a 99 ottani della nostra epoca. Visione di palla, concentrazione, grande preparazione fisica e massima imprevedibilità sono gli ingredienti della sua ricetta. Quando Santoro solleva la testa della racchetta ed effettua il movimento preparatorio per giocare il diritto slice a due mani, dalla medesima posizione potrebbe giocare: a) una smorzata; b) un lob; c) un rasoiata incrociata; d) un chop. E non crediate che sia un difensore puro. Serve bene (e soprattutto varia molto velocità e angolazioni del servizio) e ha degli ottimi colpi d’approccio e gioca delle volée a due mani tremendamente profonde ed efficaci. Prima della finale contro Bolelli, ci siamo divertiti ad esaminare i testa a testa del giocatore transalpino: vanta un record di 3-4 con Sampras, contro il quale ha vinto solo sulla terra; ha un 3-3 contro Andre Agassi (battuto a Indian Wells, Indianapolis e Amburgo), un 3-5 contro Goran Ivanisevic e un 2-2 contro Michael Chang. Se la mettiamo sul piano della resistenza alla fatica, Santoro ha vinto il match più lungo della storia del tennis: French Open, 2004, primo turno contro il connazionale Arnaud Clement (un altro straordinario maratoneta), vittoria 16 a 14 al quinto dopo 6 ore e 33 minuti di gioco. Secondo voi, questo giocatore può, con tutto il rispetto dovuto ai giovani emergenti, perdere da Bolelli o da Gulbis?
Thursday, February 15, 2007
Geometria, Power, Angoli e Internazionali di Bergamo.
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Monday, February 05, 2007
43 volte Martina.
Una Martina Hingis quasi perfetta e in condizioni fisiche strabilianti vince per la quinta volta nella sua carriera il Torneo Tier I di Tokyo (43esimo Torneo di singolare vinto in carriera), mostrando di trovarsi particolarmente a suo agio sulla moquette nipponica. La sua avversaria. Ana Ivanovic, commette troppi errori gratuiti e serve molto al di sotto del suo standard per potersela giocare contro Martina. Il piano tattico dell’elvetica è eseguito alla perfezione: evitare il piu’ possibile il diritto della giocatrice serba, vincendo alla grande il duello rovescio contro rovescio, grazie anche al suo rapido gioco di gambe che le permette di avere un gran timing sulla palla. La Ivanovic, che inizialmente aveva tiene botta, sul 4 pari nel primo set esce mentalmente e fisicamente dal match, subendo un parziale di 19 punti a zero, che porta l’elvetica avanti 6-4 4-0. A quel punto la partita non ha piu’ storia. E’ difficile poter quantificare quanto manca a Martina in termini tecnici per potersela giocare alla pari con Henin, Mauresmo, Sharapova e Cljisters. Certo, il diritto lungo-linea senza peso e un po’ corto resta il suo tallone d’Achille, ma se serve come ha servito ieri e se mantiene il livello di fitness raggiunto, il gap con le migliori è impercettibile. Le manca solo di arrivare fino in fondo in un Torneo dello Slam.
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Al via gli Internazionali di tennis di Bergamo.
Sono cominciati gli incontri del tabellone principale del Challenger di Bergamo – Trofeo Baci&Abbracci, che in due anni e’ diventato il torneo piu’ importante in Italia, dopo gli Internazionali di Roma. Dopo il forfait di Dominik Hrbaty – la cui partecipazione è stata data per certa nella conferenza stampa di presentazione del Torneo – la star della competizione sara’ “il Mago” Fabrice Santoro, n.1 del seeding. Il 34enne francese e’ alla 19esima stagione da professionista, con 58 tornei dello Slam disputati, 417 match e 4 titoli ATP vinti in singolare (Lione 1997, Marsiglia 1999, Doha 2000, Dubai 2002), il suo prize money in carriera si aggira sugli 8,5 milioni di dollari. Nel 2001 il suo best ranking (n.17 dopo le semi a Montreal) e la vittoria in Coppa Davis. Fabrice e’ anche uno strabiliante doppista, nel 2003 vinse gli Open d’Australia in coppia con Llodra. Nel 2004 ha giocato (e vinto) la partita di tennis più lunga della storia: al primo turno del French Open, il match contro il connazionale Arnaud Clement duro’ due giorni e si concluse 16 a 14 al quinto set, dopo 6 ore e 33 minuti di gioco. Oltre a Fabrice Santoro, in tabellone principale figurano ben 10 italiani: Bracciali, Seppi, Sanguinetti, Bolelli (finalista della prima edizione), Luzzi, Cipolla, Stoppini, Vico, Naso e Crugnola. I miei osservati speciali saranno: Gulbis, Troicki, Montcourt e De Bakker. Quest’ultimo -ex n.1 al mondo Under 18 e vincitore di Wimbledon Junior – accompagnato dall’ex n.4 al mondo Richard Krajicek, se la vedra’ al primo turno contro l’aretino Federico Luzzi. Mentre il giovane 18enne lettone Gulbis – gran diritto e buoni fondamentali – ha già vinto abbastanza comodamente (6-3 6-2) il primo match contro il tedesco Popp. Ricordiamo che lunedi scorso Gulbis ha raggiunto il suo best ranking (n.128) e due settimane fa ha sconfitto Bolelli 6-4 6-1 nei QF del Challenger da 100mila di Heilbronn. Nel momento in cui scrivo Montcourt e’ in campo contro il veterano danese Kenneth Carlsen. Simone Bolelli sara’ impegnato nel match serale contro il tedesco Simon Stadler (n.239 del ranking).
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Friday, February 02, 2007
La risposta dei campioni.
Qual e’ la discriminante tra un buon giocatore e un campione? Nel tennis moderno direi che è la risposta al servizio. Se osservate i giovani emergenti nel Tour - Djokovic, i Murray – o i cosiddetti giocatori universali come Davydenko, per non parlare di gente come Blake, hanno tutti nella risposta al servizio una delle parti piu’ ispirate del loro gioco. Una risposta aggressiva, molto anticipata, con un movimento preparatorio piuttosto breve, che permette di non subire l’iniziativa dell’avversaria sin dalla fase di avvio del gioco. Rispondere in anticipo ad una botta piatta che viaggia mediamente sui 190 km/h richiede un riflesso ed una reazione motoria strabilianti, oltre che una capacita’ di lettura del servizio dell’opponente. L’esasperazione di questo fondamentale venne introdotta nel circuito da un certo Andre Agassi negli anni novanta. Fu proprio grazie alla sua risposta straordinaria che in quegli anni Andre fece semplicemente il culo a tutti quanti, Sampras compreso (a volte). Oggi ci sono tantissimi giocatori che servono bene, anche tra i primi 300 al mondo. Quelli che rispondono bene, invece, si contano sulla punta delle dita. Se tanti buoni giocatori, come Bolelli ad esempio, non compiono il salto di qualita’ e’ anche perche’ la loro risposta non rappresenta un’arma brutale.
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Thursday, February 01, 2007
Delray Beach
La realtà del tennis professionistico non è circoscritta ai quattro pomposi Tornei del Grande Slam o ai “Super 9” Master Series. Questo sicuramente lo sapevate già. Per ogni competizione del Grande Slam che vediamo alla tele, ci sono una miriade di tornei della durata di una settimana, in cui decine di giocatori si danno battaglia per: conquistare importantissimi punti ATP, per guadagnarsi la pagnotta o il denaro sufficiente a pagare il viaggio di ritorno, per il piacere di giocare. Secondo i canoni distorti dei media, questi tornei sono frequentati da giocatori di secondo piano. Ma gli appassionati sanno che non c’e’ niente di piu’ falso di quest’ultima affermazione. Questa settimana ho deciso di parlarvi di uno di questi Tornei c.d. minori, il “Delray Beach International Tennis Chanpionships”. Il montepremi di 416mila dollari (che al cambio attuale corrispondono a circa 320mila euro) e’ piuttosto modesto per un Torneo ATP. Al vincitore spettano 61.850 dollari, al finalista 31.500 dollari e via via fino al qualificato che incassa 3.150 dollari (2.435 euro). Gli sponsor del Torneo pagano l’albergo e i pasti ai giocatori del tabellone principale, non a quelli delle Qualificazioni. I 4 qualificati si vedranno rimborsate le spese sostenute, gli altri partecipanti al Torneo di qualificazione sono costretti ad autofinanziarsi. Di solito, comunque, chi gioca le Quali in tornei come quello di Delray o risiede a poche miglia dalla sede o ha uno sponsor che gli finanzia un paio d’anni di Tour oppure decide di reinvestire il prize money raggranellato in altri tornei. Ciascun Torneo professionistico, come le squadre di calcio in Italia, è contraddistinto da un un colore o da un abbinamento di colori dominanti. Quello dell’Australian Open è l’arancione venato d’azzurro; quello del Roland Garros è il color terracotta. Quello di Delray Beach è il giallo, che richiama il colore delle palline da tennis. Il Torneo è alla sua 15esima edizione e annovera tra i suoi sponsor la CBS, Fidelity Investments, Holiday Inn, Kientzy & Co, la Viking River Cruises, Commerce Bank, il comune di Delray Beach ed il quotidiano locale, il Palm Beach Post. Si perchè Delray è una pittoresca localita’ della Contea di Palm Beach, a cinque miglia a nord di Boca Raton, sulla Gold Coast1 della Florida, dove l’inverno praticamente non esiste - nel momento in cui scrivo, la temperatura si aggira sui 25°C (pari a 77°F) – e la qualita’ della vita e’ piuttosto elevata. E’ una cittadina con poco meno di 65mila residenti che, quando l’ho visitata, mi ha dato l’impressione di benessere, pulizia e ordine, una trasposizione tridimensionale delle Pagine Gialle, spruzzata qua e la di palme e venata di salsedine. Delray Beach non è solo sabbia e pesce fresco, orchidee e altri fiori esotici, marciapiedi in mattoni e lampioni stradali vecchio stile, gioiellerie a antiquari, articoli da regalo e gallerie d’arte. E’ anche il luogo ideale per giocare a Tennis e per praticare sport in generale, in cui oltre al blasonato e ben frequentato Tennis Center (sede del Torneo), ha la sua sede anche la International Tennis Academy (il cui acronimo, ITA, suona familiare), l’Accademia in cui si allenano la Peng, la Chan, la Granville e la Wozniak, tanto per fare qualche nome. Il Torneo in questione è anche uno degli 11 tornei ATP che nel 2007 sperimentano la formula del Round-Robin (o del girone all’italiana che dir si voglia), sulla quale e’ stato detto – da tutti - tutto il male possibile. Volendo andare controcorrente, mi limitero’ ad illustrarne un vantaggio attraverso un esempio concreto. Provate a mettervi nei panni di un onesto mestierante della racchetta come Robert Kendrick, 27 anni con 7 di Tour alle spalle trascorsi prevalentemente a giocare challenger e future negli Stati Uniti. Kendrick e’ uno di quei giocatori c.d. monodimensionali, alti 1 metro e 90, il cui gioco è costruito intorno al servizio. Serve tanti ace (e commette anche molti doppi falli), senza avere la mano di un Goran Ivanisevic o di un Richard Krajicek, e se al primo turno di un torneo ATP trova James Blake perde anche se inizia ogni game con un 15 di vantaggio. Con la formula del RR, se Kendrick perde da Blake non fa subito le valigie ma ha la possibilita’ di giocare un altro match contro – diciamo – uno come Scoville Jenkins, che ha gia’ battuto di recente, senza grossi problemi, nel Challenger di Lubbock, Texas. E se Kendrick batte Jenkins porta a casa altri due mila dollari, più un supplemento di 10 punti ATP che spetta al secondo del girone. Se diamo uno sguardo al tabellone, scopriamo che il Torneo di Delray Beach è nobilitato dall’elevato tasso di istruzione dei suoi iscritti: ben 8 su 32 (1 su 4) giocatori hanno frequentato o frequentano il college. James Blake: Harvard; Benjamin Becker: Baylor; Kevin Kim e Davide Sanguinetti UCLA; Robert Kendrick: Washington/Pepperdine; Amer Delic: Illinois; Ryan Sweeting e Jesse Levine: Florida. Il fenomeno non è casuale, trova la sua spiegazione nell’essenza del sistema americano. I migliori giocatori Junior, specialmente quelli che si metteno in evidenza nei Campionati Nazionali Juniores degli Stati Uniti, di solito ricevono allettanti offerte dagli allenatori delle maggiori universita’ per andare a giocare al College. E chi non proviene da una famiglia sufficientemente agiata o non viene corteggiato dalle grandi case di abbigliamento e di racchette, puo’ decidere di accettare l’offerta del College per finanziare il suo tennis senza disdegnare quel pezzo di carta che un domani potra’ tornare utile. Il “canale” universitario non viene utilizzato solo da tennisti sfigati e privi di talento. Pensate a Benjamin Becker, il tennista che verra’ ricordato per aver scritto la parola fine sulla carriera di Andre Agassi. L’omonimo, nonche’ connazionale, del piu’ famoso Boris Becker e’ stato l’idolo cheer leaders a Baylor, Houston, Tx, quando, nel 2004, da studente di finanza e affari internazionali ha vinto gli NCAA Championships. Persino Ryan Sweeting, dopo aver vinto a 18 anni gli US Open Junior e i Campionati panamericani “Chanda Rubin” e’ stato per un anno matricola del roster di University of Florida, prima di passare definitivamente al professionismo. Nell’ultima edizione dello US Open Sweeting ha mostrato le sue qualita’ in un Torneo dello Slam portando Olivier Rochus al quinto set e incassando un assegno di 26.500 dollari, oro colato per lui che normalmente gioca i futures. Anche a Delray Ryan e’ partito con il piede giusto, liquidando 6-2 6-2 un solido top 100 come Simon Greul, galvanizzato dal fatto di esser stato scelto come sparring partner di Roddick, Blake e i Bryan, impegnati la settimana prossima a Ostrava, nel tie di Davis Cup contro la Repubblica Ceca. Sweeting saltera’ un Torneo Challenger per partecipare all’Evento. Inoltre, chi si trova a Delray puo’ godersi lo spettacolo di veder giocare e di assistere alle sessioni di allenamento di gente come James Blake e Tommy Haas, due che ne rettangolo si muovono con la compatta disinvoltura tipica del top player. Tommy, detentore del titolo a Delray, reduce dalla Semi a Melbourne e molto amato da queste parti, ha sofferto molto, rischiando di perdere il primo match contro Yen-Hsun Lu. Dulcis in fundo, Davide Sanguinetti, il piu’ americano dei tennisti italiani, vincitore dell’edizione 2002 del Torneo, stasera si giochera’ un posto nei Quarti contro Amer Delic, altra vecchia conoscenza dei campionati NCAA, che fu il primo bosniaco nella storia del tennis a vincere un match agli US Open. Tutto questo succede a Delray Beach, poco meno 65mila residenti, nella Contea di Palm Beach.
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Tuesday, January 30, 2007
Sapevate che..
Con l’affermazione a sorpresa di Brydan Klein, 17 anni appena compiuti, un australiano torna a vincere il Torneo Junior dell’Open d’Australia, interrompendo un digiuno di 13 anni. Fu Ben Ellwood, nel 1994, l’ultimo ‘aussie’ a vincere il titolo. Con Madison Brengle e’, invece, il tennis americano ritrova una finalista dopo 15 anni (nel 1992 la Davenport fu sconfitta in finale dall’australiana Joanne Limmer).
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Un ranking...stimolante!
Il ranking e’ da molti anni a questa parte la mia lettura da gabinetto preferita. Ha sostituito i fumetti, almeno ogni lunedi’. Al momento in cui scrivo David Nalbandian è fuori dai Top 10, per la prima volta dal novembre 2005. Fa il suo ingresso tra i primi dieci Tommy Haas, dopo circa oltre 4 anni dalla sua ultima presenza nel “Club” ristretto. Come già anticipato, Gonzalez raggiunge la posizione n.5, che coincide anche con il suo best ranking. Tra coloro che hanno raggiunto il best ranking, vi segnalo: Djokovic (n.13), Murray (n.14), Del Potro (n.67), Vassallo Arguello (n.72), Udomchoke (n.77), Bozoljac (n.101), Zverev (n.130) e il buon Fabio Fognini, che entra per la prima volta nei primi 200 (al n.194) dopo aver disputato la finale del Challenger di Santiago, in Cile. Molto vicino al suo best ranking e’ Montocourt, dopo aver incassato i punti della vittoria del Torneo Challenger di Durban. In campo femminile, Serena Williams, che in un anno ha giocato solo 8 tornei, balza dalla posizione n. 81 alla n.14. Jelena Jankovic entra per la prima volta in carriera tra le Top 10, Nicole Vaidisova raggiunge il suo best ranking (n.9 al mondo a 17 anni). Martina Hingis scavalca Nadia Petrova e raggiunge il suo best ranking dopo il comeback (n.6). Schiavone e Pennetta arretrano ulteriormente, mentre Roberta Vinci e’ di nuovo fuori dalle prime 100. Lucie Safarova recupera una posizione più adeguata alla qualita’ del suo tennis, passando dal n.70 al n.31. Raggiungono il best ranking Garbin (n.28), Poutchkova (n.34), Radwanska (n.46), Birnerova (n.59) e Azarenka (n.73). Alicia Molik rientra tra le prime 100, mentre Tamira Paszek, 16 anni appena compiuti, passa dal n.187 al n.124.
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Monday, January 29, 2007
AO 2007: vincono Serena e Roger.
Sia Serena Williams che Roger Federer vincono le rispettive finali senza cedere un set. L’edizione 2007 degli Open d’Australia suggella il trionfo dei piu’ forti giocatori del circuito, a prescindere dal computer e dal ranking. Le due vittorie hanno genesi molto differenti, poiche’ Federer era l’indiscusso favorito, il giocatore sempre piu’ difficile da battere, mentre Serena era l’outsider di lusso. Federer vince il Torneo senza cedere un set – era dai tempi di Borg che non accadeva in uno Slam – Serena rischia contro la Petrova e contro la Peer, ma in finale annichilisce la sua avversaria. A proposito della finale femminile, e’ curioso che Maria Sharapova, dopo aver ricevuto una lezione di tennis che evidenzia tutti i suoi limiti tecnici, chiuda il Torneo riguadagnando la prima posizione nel ranking mondiale. Le due finali hanno una storia completamente diversa: Serena Williams gioca una partita perfetta – per un momento ho pensato che potesse vincere 6-0 6-0 – annullando la sua avversaria col servizio e – soprattutto – con la risposta al servizio; mentre per superare un ottimo Gonzalez c’e’ bisogno del miglior Federer, che lavora ai fianchi l’avversario, annulla due set point nel primo set e si impone alla distanza. Se la Sharapova non entra mai in partita, il cileno e’ aggressivo sin dall’avvio e gioca uno straordinario primo set, che ha il suo momento cruciale nel decimo game. Fena, dopo aver breakkato Roger nel game precedente, serve sul 5-4 e si procura due set point: sul primo Roger compie una magia, prendendo la rete, in controtempo, dopo uno stretto di rovescio, e chiudendo il punto con una voleé; sul secondo set point Fena forza e sbaglia un diritto sul quale arriva male con i piedi. E in men che non si dica il cileno subisce in controbreak. Da quel momento in poi lo svizzero riduce al minimo gli errori , prende in mano il gioco, costringendo l’avversario ad arretrare e a remare su angoli impossibili. Se a questo aggiungiamo che il n.1 al mondo regala le sue solite magie e sul suo servizio non concede praticamente piu’ nulla, anche per il miglior Gonzalez non c’e’ chance: 7-6 6-4 6-4 il punteggio finale in meno di 2 ore e mezza di gioco.
Il punto più bello del match: uno scambio da 13 colpi sul 5 pari, 15 pari, nel primo set. Gran lob di Fena, al quale Roger risponde con una veronica che chiama a rete l’avversario, il quale replica con un missile di rovescio. Solo uno con i riflessi di Federer, su questo colpo riesce a giocare una voleé di opposizione diabolicamente profonda che costringe il cileno ad un disperato quanto difficile passante giocato correndo all’indietro, che da il tempo a Rogi di prender la rete e di chiudere con una comoda voleé di dritto.
La magia delle magie: Federer appena dietro la linea di fondocampo che finta il passante lungo linea di diritto e con una vellutata azione di sfregamento della corde sul retro della palla tira fuori un lob telecomandato, con un finale del movimento anomalo e assolutamente impossibile da descrivere.
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Michael_Pemulis
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Friday, January 26, 2007
91 minuti di fuochi d’artificio.
Dopo la passeggiata di Federer, i fuochi d’artificio di Gonzalez. Mai viste due semifinali cosi’ rapide in uno Slam, due mis-match cosi’ evidenti, due partite cosi' monotematiche. Il cileno ha rasentato la perfezione: 3 errori non forzati in totale (tutti concentrati nel secondo set). Il match inizia con un parziale di 11 a 0, con Fena che prende il tempo all’avversario e lo costringe ad indietreggiare, nel tentativo di opporsi alle sue rasoiate. I punti scorrono veloci, ad un ritmo incessante: vincente di diritto, vincente di rovescio, voleé vincente, smorzata vincente, ace e servizio vincente, specialmente il diabolico servizio slice da destra, che l’ex (?) Bombardiere usa come un apriscatole per avere campo aperto dopo l’eventuale risposta del tedesco. Un refrain che si ripete senza soluzione di continuità, come un campione dentro una base musicale di Gangsta-Hip Hop. Una roba impressionante. Cosi’ Gonzalez vince il Torneo degli Umani e incute qualche dubbio nell’Alieno di Basilea, che avra’ seguito con attenzione lo showcase del suo prossimo avversario. E i book-maker vanno in agitazione, sono costretti ad abbassare le quote di Fena. Azzardo un’ipotesi: se il cileno non sarà vittima della Sindrome da Brigata Federer, se giochera’ il suo tennis senza lasciarsi condizionare dal bilancio di 0-9 negli scontri diretti, assisteremo ad un grande match. E se ci pensate bene lo sfidante ha un vantaggio: il suo torneo l’ha già vinto, gioca con meno pressione, con l’unico obiettivo di evitare la figuraccia e di – perche’ no – essere all’altezza della situazione.
Buon Tennis a tutti, ci aggiorniamo a lunedi.
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Michael_Pemulis
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Italian Junior Outlook: il lavoro paga!
Eviterei l’enfasi e la retorica della Rifondazione del tennis italiano. Diciamo solo che i ragazzi impegnati nel torneo AO Junior se la sono cavata piuttosto bene in generale, con l’acuto di Thomas Fabbiano che si si è arreso al n.1 al mondo in semifinale. Meno fortunati ma altrettanto bravi Matteo Trevisan e Daniel Lopez, la cui marcia si e’ arrestata al terzo turno. Una curiosità: il talentuoso Eysseric ha fermato sia Lopez che Fabbiano, ed ha sofferto molto di più contro il primo dei due (un doppio 7-6), anche se Thomas – va detto – ieri era un po’ stanco, ed ha subito più del dovuto le accelerazioni del mancino francese. Prima di Fabbiano, l’ultimo italiano a disputare una Semi Grande Slam a livello Junior era stato Andreas Seppi a Parigi nel 2002 (edizione vinta da Gasquet), mentre proprio a Melbourne Fognini si era fermato ai Quarti nel 2004 (edizione vinta da Monfils).
Sempre per non alimentare facili entusiasmi va aggiunto che, nel 2007, il circuito ITF junior mashile – orfano di De Bakker, Santos, Belic, Bester e Chekhov per raggiunti limiti di età e di Donald Young per sua scelta – offre ai tanti nati nell’89 più spazio per emergere (qualcuno ha parlato di un circuito indebolito), tanto agli outsider di lusso come Greg Jones e Brydan Klein, quanto ai giocatori solidi come Berankis, ad esempio. Una spanna su tutti collocherei solo Eyesseric e Luncanu.
Tornando al pugliese Fabbiano, l’allievo di Mario Pierri è annoverabile nella schiera dei solidi giocatori da fondo campo, dotato di un buon diritto – con un gran timing sulla palla - e di un buon servizio. I suoi groundstrokes sono prevalentemente piatti, molto in sintonia con la moderna scuola ceca e slovacca. Non lasciatevi ingannare dal suo fisico minuto, Thomas è un grande lottatore, un ragazzo molto maturo in relazione all’eta’, uno che lavora sodo. E in questo caso possiamo affermare che il lavoro paga!
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Michael_Pemulis
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Gonzalez: con Larry Stefanki e' n.5 al mondo!
L’Oscar del miglior coach in questo primo torneo dello Slam va a Larry Stefanki, americano del Midwest, 49 anni, ex giocatore professionista, già coach di gente come John McEnroe, Marcelo Ríos, Yevgeny Kafelnikov and Tim Henman, tra gli altri. Sia Ríos che Kafelnikov, con Stefanki hanno raggiunto la vetta del ranking mondiale. L.S. e’ una persona molto seria, un gran lavoratore stimato da tutti. Bollettieri dice di lui: “La sua filosofia è quella di far crescere i suoi ragazzi sia tecnicamente che umanamente”. Non solo macchine, ma veri uomini, esseri umani a 360°. L’esperienza lavorativa con Gonzalez e’ iniziata a fine maggio del 2006, dopo la separazione del cileno dal suo storico coach, l’argentino Horatio de la Pena. L’obiettivo era e resta molto ambizioso: l’ingresso di Fena tra i primi 5 al mondo, attraverso un’evoluzione del suo gioco (meno bombardiere e piu’ essere pensante in campo) ed un miglioramento di alcuni dei suoi colpi (avrete sicuramente notato il rovescio in back di Fena). Missione compiuta in 7 mesi: infatti, anche perdendo la finale dell’Open d’Australia, lunedi prossimo l’ex bombardiere di Reina sara’ n.5 al mondo, a soli 5 punti di distanza da Andy Roddick, che occupera’ la quarta posizione.
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C’e’ poco da commentare
Un Roger Federer sempre meno umano sgretola i sogni di gloria di Andy Roddick e lo manda a letto senza cena. Mai visto giocare cosi’ bene a tennis. La partita e’ molto simile alla finale del Master giocata contro Blake, con lo svizzero che e’ il primo a stupirsi delle sue mirabolanti giocate. Roddick capisce subito che non e’ aria, prova ad attaccare la rete, ma per difendersi dai passanti del n.1 dei n.1 era forse necessario alzare un muretto di cinta alto – diciamo – un paio di metri. In casi come questi, le statistiche hanno poco senso. Mi limiterei a riportare un solo dato: quando uno come A-Rod serve la prima ad una velocita’ media di 202 km/h e mette in campo il 63% di prime, contro un avversario normale di solito vince facile. Contro questo Federer viene breakkato 7 volte su 12 turni di servizio, racimola la miseria di 22 punti su 41 con la prima, dopo 83 minuti e’ sotto la doccia. Il solito destino della Brigata Federer (leggi: i malcapitati di turno che incrociano lo svizzero in tabellone): aspettative-paura-frustrazione-doccia-viaggio di ritorno verso casa.
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Thursday, January 25, 2007
Buoni & Cattivi
Dalla e-mail dell’ufficio relazioni esterne del Sistema GLOBAL VIEW, all’interno del quale Pemulis si è ritagliato tre metri quadri di presidio per assistere agli Open d’Australia 2007, in compagnia di 3 statistici neozelandesi, una danzatrice russa e un coach in missione segreta travestito da supporter di Tommy Haas.
Il giorno 25 Gennaio dell’anno Carnival, dal cuore del Continente Kia.
Da: pemulis@globalview.com
A: miked@reboundace.au mca@decoturf.com flop@federtennis.it missliberty@glamour.com nocoaching@nbta.com kernel@tennismagazine.com puleggia@carriola.it
25 gennaio 2007, ore 9:33 PM.
Egregi Signori, a pochi minuti dalla conclusione della prima semifinale maschile dell’Open d’Australia, la presente fa seguito alla Vostra richiesta di una pagella buoni vs cattivi del Torneo. Nella Vostra esortazione scrivete che dovrei essere piu’ immediato e meno incline alle divagazioni, piu’ orientato all’estetica del tennis – testuali parole – e meno propenso all’analisi prolissa. Spero che i seguenti dettagli saranno sufficienti a soddisfare i Vostri desiderata.
Pertanto, procedo partendo da tutto ciò che non mi è piaciuto, a seguire le cose che ho maggiormente apprezzato.
Boccerei l’afa (ineluttabile) e le misure anti-afa (da riscrivere) che per poco non costano l’eliminazione al primo turno di Maria Sharapova. Da dimenticare la performance degli italiani – fatte salve le eccezioni che menzionero’ in seguito - in tabellone principale e di quelli impegnati nelle Quali; tra infortuni, postumi di infortuni, preparazione cosi’ cosi’, le Nostre armi sono scariche o, quando va bene, i Nostri proiettili sono a salve. Inguardabile il Cameo di Xavier Malisse, in versione abulico turista nel paradiso dei surfer. Stappalacrime il sofferente Ivan Ljubicic che si arrende a Mardy Fish nella gara d’esordio. Prevedibile ma non per questo meno spiacevole, la crisi di Marcos Baghdatis, già finalista della passata edizione. Poco piacevole perchè spietato, il sorteggio che ha incluso nella Brigata Federer (il manipolo di malcapitati che figuravano nella porzione di tabellone dello svizzero) giocatori talentuosi e piacevoli da vedere come Youzhny e Djokovic. Deludente, incolore e piu’ leggera dell’aria la controfigura di Amelie Mauresmo, che depone le armi al quarto turno. Immaturo e a tratti inquietante l’atteggiamento in campo di Andy Murray, sul quale ci siamo più volte soffermati nel corso delle nostre telecronache. Poco convincente Richard Gasquet, troppo talentuoso per vivere da onesto top 30, troppo incostante e fragile nel fisico per arrivare fino in fondo in uno Slam. Scoppiata da 14 match disputati in meno tre settimane, e incapace di reggere la pressione gravante su di sé, Jelena Jankovic esce prematuramente di scena in un Torneo, in cui il sorteggio le regala un’autostrada per la finale. Imbarazzante il rovescio – ma in generale un po’ tutti i colpi – di Kim Cljisters nel quinto e sesto atto della sua ultima campagna d’Australia. Tra le cose orribili va annoverato anche il rovescio affossato da Davydenko in occasione del match point giocato sulla seconda di servizio di Haas.
Se sopra abbiamo riportato il flop tricolore a livello generale, abbiamo l’obbligo di segnalare due eccezioni: onore all’impegno e alla caparbieta’ di Tax Garbin e di Maria Elena Camerin, che in un contesto di bioniche virago, riescono a portarsi a casa una rispettabilissima pagnotta; giusto riconoscimento per le qualità dei Nostri ragazzi junior, in particolare per Thomas Fabbiano che trova la meritata consacrazione in uno Slam. Tra le cose piu’ divertenti, ergo piacevoli, la leadership spetta a pieno titolo al warning a Maria Sharapova per coaching: nel settimo game del secondo set del match contro la Chackvetadze, il giudice di sedia Maria Alvarez ha avuto l’ardire di sanzionare il coaching – che ricordiamo, nel tennis non è consentito nel corso della gara - di uno spiritato Yuri Sharapov che con strani segnali esortava la figlia ad attaccare l’avversaria di turno. Non può non avere piena cittadinanza tra l’estetica del tennis, l’eleganza e la facilita’ del gioco composto quanto esplosivo dell’uomo più coordinato di tutti i tempi, al secolo Roger Federer, che approda in finale senza perdere un set. L’avventura più bella e più interessante dal punto di vista giornalistico e’ il comeback della Pantera Serena Williams, il cui percorso nel Torneo la dice lunga sul livello delle Top Player nel circuito femminile. E’ come se una grande scultura figurativa, diciamo la statua della libertà, fosse emersa tra le sabbbie mobili, mostrando prima la torcia alzata verso il cielo, poi il diadema a spunzoni e, infine, la tunica color verde rame. E la torcia di Serena, quando non è sottoterra, punta decisamente alla volta del cielo, senza mezze misure. Come non menzionare le straordinarie avventure di Fena Gonzalez e Tommy Haas: il cileno con il nuovo coach Larry Stefanki sta giocando il miglior tennis della sua carriera; Tommaso ha trovato il giusto mix di ragionevolezza e – perche no – buona sorte per poter ottenere risultati che rispecchiano il suo talento. Tra le storie a lieto fine, figura anche la favola bella di Shahar Peer, orgoglio d’Israele in campo sportivo, il più bel gioco difensivo del circuito. Da non sottovalutare il la prestazione e le qualita’ di Nicole Vaidisova che, sfruttando un tabellone tutto sommato abbordabile, a 17 anni agguanta la sua seconda semifinale in uno Slam. Infine gloria al risorto (?) tennis americano e tanto di cappello a Andy Roddick, nonostante il fragore dello schianto (il tredicesimo in carriera) contro la corazzata Federer, che lo fagocita fino a farlo sparire dal campo. Tommy Robredo merita non solo un cenno ma anche un premio speciale, per aver strappato il maggior numero di game (14) all’invincibile armata Federer. Pensate che in tanti – anche tra gli appassionati – quando vedono che c’e’ Robredo in campo, in TV cambiano canale. L’oscar del miglior punto del Torneo va ad uno scambio vinto da Martina Hingis contro Kim Cljisters, nel secondo game del terzo set, quando Martina, dopo aver resistito ad una miriade di pallate dell’avversaria, compie un mezzo miracolo con un pallonetto difensivo che le permette di capovolgere lo scambio e di chiuderlo con un vincente di rara bellezza. Dulcis in fundo, Maria Sharapova, il volto mediatico del Tennis femminile, si impone sul campo, vincendo senza giocare al meglio, usando le armi della determinazione e della forza interiore per venire a capo delle situazioni piu’ difficili, come quella dell’infuocato (letteralmente) esordio nel Torneo.
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Wednesday, January 24, 2007
Le avventure di Tommy Haas-Sawyer.
Come il protagonista del romanzo di Mark Twain, Tommy Haas è monello irrequieto e vivace. In campo non ha paura di mostrare le sue opinioni e le sue emozioni, che a volte sfociano nello sbotto parossistico. Come Tom Sawyer, è furbo e sfrutta la sua furbizia nel tentativo di volgere a suo favore gli episodi avversi. A volte puo’ sembrare sleale, ma è solo un Monello con una gran fantasia e con un gran talento tennistico. In carriera ha raccolto poco, a causa di numerosi infortuni e di una limitata capacità di concentrazione nei match piu’ importanti della sua carriera, quelli che ti cambiano la vita (due esempi su tutti: le semifinali perse proprio a Melbourne contro Kafelnikov e Safin nel 1999 e nel 2002). Come il personaggio di Twain, Tommy è fondamentalmente un bravo ragazzo, adora la sua famiglia e ha tanta voglia di crescere e di affermarsi. Se le avventure di Tom Sawyer si concludono con la scoperta del tesoro di Joe l’Indiano, l’ultimo capitolo delle peripezie di Tommy Haas si conclude, per il momento, con la vittoria su Kolya Davydenko, uno dei giocatori piu’ solidi del circuito. Finalmente batte un russo in un match che conta, vincendo in rimonta, dopo essersi ripreso da un passaggio a vuoto imbarazzante. E, a 28 anni suonati, ha la grande occasione di mettere le mani sul “suo” tesoro, rappresentato dalla finale in uno Slam. Un tesoro che forse merita, o forse no, per raggiungere il quale dovra’ superare l’ultimo ostacolo, il bombardiere Fena. Una partita che vale una carriera.
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QF, parte alta del tabellone femminile.
Tensione, tanti errori e andamento altalenante. Il minimo comun denominatore dei due match di QF della parte alta del tabellone femminile è contenuto in queste poche parole. Optando per il sensazionalismo spicciolo da tabloid, potremmo dire: Maria + Yuri Sharapov hanno la meglio su un’infortunata Anna Chackvetadze; Martina Hingis, ipnotizzata dalla Clijsters, butta al vento una partita vinta.
Oppure: mai visti dei quarti di finale di uno Slam cosi’ poveri di qualita’ del tennis giocato. Ancora: a volte anche la bassa qualita’ puo’ essere emozionante per il pubblico. Tutto verosimile, per carita’, ma troppo banale per i nostri gusti. Il tennis e’ materia piu’ complessa. Se Maria batte la C. giocando male e servendo peggio, ciò non avviene per effetto del coaching di Yuri. Maria vince partite come queste grazie al suo mental play che gli consente di concentrarsi alla grande e di vincere i punti importanti di un match in cui pure compie 41 errori non forzati in due set. E vince anche grazie all’atteggiamento troppo poco aggressivo della C. che in molti casi si è limitata a metterla in campo, servendo una seconda degna della peggior Kournikova, probabilmente a causa del suo problema alla spalla. Insisto su un punto: raramente ho Maria servire cosi’ male. Un esempio su tutti: servendo per la prima volta per il match, compie un doppio fallo sulla palla break dell’avversaria. Martina Hingis, pur avendo perso l’ennesimo scontro diretto contro Kimmie, è quella che mi è piaciuta di piu’ tra le quattro impegnate. Un’ora di tennis eccellente, che manda letteralmente fuori giri e fuori di testa la Clijsters. Martina entra in campo con le idee molto chiare: variare, variare e variare ancora. Dropshots, attacchi in controtempo, cambi di ritmo, palle molto lavorate e complesse da leggere, tutto pur di non accettare la sfida sul “corri e tira”. Conseguenza: la Clijsters perde il primo set 6-3, commettendo una miriade di errori non forzati (a fine partita saranno 62 su 99 punti dell’avversaria). Ma, come tutti sanno, Kimmie ha una non comune capacità di restare attaccata al match, di tenere duro e di aspettare la chance che prima puntualmente. Martina, d’altro canto, non chiude un punto, confidando eccessivamente sulla sua capacità di giocare sulle debolezze dell’avversaria. Il punto di svolta è rappresentato del terzo game del terzo set (sul punteggio di 2 A 0 a favore dell’elvetica), un disastroso game di servizio per Martina, giocato molto frettolosamente tra l’altro, che è l’anticamera della catastrofe. Da quel momento in poi, infatti, Kimmie infila un parziale di 6 giochi a 1 e sale in corsa sul treno che la porta in semifinale. Martina torna a casa con la consapevolezza di avere le skill per fare match pari con le 4 top player del circuito e con il dubbio-rimpianto di aver dissipato un’occasione ghiotta che potrebbe non ripresentarsi in futuro.
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Tuesday, January 23, 2007
Note sul Torneo Junior
Giornata molto importante, quella in programma la prossima notte, per i tre italiani impegnati nel singolare maschile Junior dell’Australian Open. Thomas Fabbiano affronta il ceco Michal Konecny, Matteo Trevisan sarà alle prese con Greg Jones – l’australiano che ha fatto impazzire Bolelli nel primo match delle Quali – mentre Daniel Lopez dovrà vedersela col n.1 del ranking e vincitore del Bonfiglio 2006, Jonathan Eysseric. Tre match impegnativi per tre ragazzi all’ultima stagione da junior, ai quali farebbe un gran bene arrivare fino in fondo in uno Slam. Tra gli altri match del terzo turno, e’ in programma la sfida tra le mie preferite nel tabellone femminile: Tamira Paszek vs Urszula Radwanska. Da vedere anche il derby dell’est tra la Evgeniya Rodina e Kristina Antoiychuck. Sempre in tema di singolare femminile, buone nuove dal fronte americano: nonostante la pesante sconfitta di Julia Cohen, in 4 (Reka Zsilinszka, Madison Brengle, Chelsey Gullickson e la qualificata Julia Boserup) approdano al terzo turno.
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Per dovere di cronaca...
Bollettieri colpisce ancora. Anche a Melbourne. 3 delle quattro semifinaliste provengono dall’Accademia di Bradenton e se Haas, per la prima volta in carriera dovesse battere Davydenko, un discepolo di Nick entrerebbe anche nelle final 4 maschili. 4 su 8. Potremmo dire: Bollettieri e il resto del mondo.
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3:39 PM
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Serena-mente Fighter!
Una Serena piu’ simile a quella vista contro Nadia Petrova, che non contro Jelena Jankovic, approda nelle Semi di un Torneo che ha già vinto due volte, nel 2003 e nel 2005. Quanto al match giocato contro l’israeliana Shahar Peer, anche ieri Serena ha rimontato lo svantaggio iniziale di un set ed ha lottato fino allo stremo contro un’avversaria che fa della lotta il suo punto di forza. Nelle fasi finali di un terzo set durato 83 minuti la stanchezza si e’ fatta sentire, e ha inciso negativamente sui suoi turni di servizio, ma la Williams ha giocato in maniera esemplare i punti importanti, convertendo 5 delle 6 palle break a disposizione ed annullando ben 10 delle 13 palle break dell’avversaria. Non mi aspettavo una Peer cosi emotiva nei momenti chiave, specialmente quando e’ andata a servire per il match sul 6 a 5 nel terzo. La prossima avversaria sara’ Nicole Vaidisova, una che serve bene e che picchia ogni palla. Vedremo se Serena sara’ brava a giocare palle complesse ed a trovare gli angoli per aprirsi il campo. Colpo consigliato: stretto di diritto sul diritto della Vaidisova.
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Michael_Pemulis
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Lo showdown di Roddick
Roddick ha letteralmente demolito il suo amico Mardy Fish. O forse; piu' correttamente, Fish si e' autodemolito. E questo ci puo’ stare, dato il gap tecnico tra i due buddie. A-Rod ha surclassato l’avversario senza forzare, in totale scioltezza, registrando probabilmente un insolito (per lui) record di soli 4 errori non forzati in tre set. Con la prima di servizio ha concesso 3 punti su 38 disponibili. Nel complesso ha disputato un ottimo torneo, con pochissimi passaggi a vuoto, se si esclude il match d’esordio.
Cosa dovra’ fare per battere Federer o per competere alla pari con lo svizzero? In sintesi direi che gli ingredienti della ricetta di Andy sono tre: fiducia, gioco aggressivo, un efficace piano B. Per Andy la fiducia è molto importante, il suo rendimento è molto legato all’entusiasmo. E gli ultimi due match disputati contro Roger – match point a Shangai, vittoria a Kooyong – sono stati una grande iniezione di confidenza. Veniamo all'atteggiamento aggressivo: l’americano non puo’ permettersi di palleggiare dietro la linea di fondo campo, consentendo a Roger di “inventare” giocate impossibili. Deve provare ad attaccarlo con un ritmo elevato, senza tregua, anche a costo di compiere qualche errore di troppo. Ma il punto è: come attaccare Roger? Sul dritto o sul rovescio? Da fondo o con approcci per chiudere il punto a rete? Sono queste le scelte fondamentali, da cui dipende l’esito del piano A. Ma se il piano A non funziona o l’avversario non permette di eseguirlo, cosa farà Andy? Proviamo a fare un ipotesi: il Piano A potrebbe prevedere le accelerazioni da fondo campo, il Piano B gli approcci e il net game. E’ piu’ difficile che avvenga il contrario. Infine, è fondamentale che Andy serva non meno del 65% di prime, anche con meno ace del solito. Nei turni di risposta, vedremo se sara’ in grado di leggere la prima di Roger e/o di attaccare la sua seconda di servizio. Se fa’ tutto questo, senza avere passaggi a vuoto, potra’ competere seriamente. Non dimentichiamo che la cosa piu’ importante non e’ tanto AVERE un piano di gioco, bensì essere in grado di ESEGUIRLO. E tra la preparazione e l’esecuzione c’e’ di mezzo l’Avversario. Con la A maiuscola, naturalmente.
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Michael_Pemulis
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Monday, January 22, 2007
AO 2007: il bilancio della prima settimana.
In crescita. Roger Federer è la dimostrazione che il Tennis è principalmente una sfida contro se stessi, per superare i propri limiti. L’avversario non è altro che il partner di una danza. L’elvetico è cresciuto di partita in partita, raggiungendo lo zenith nella partita – molto attesa – contro Djokovic. Il primo set contro il serbo è forse il massimo in termini di qualità del Tennis giocato finora. Il ritorno di Serena è l’Evento della Settimana. Sulla ex n.1 al mondo – e vincitrice di sette titoli del Grande Slam – in pochi avrebbero scommesso, e invece Serena ha sorpreso tutti. E’ curioso, ma proprio alla vigilia del Torneo avevo letto un articolo scritto da Pat Cash, pubblicato dal Times, che non concedeva a Serena mezza chance di andare avanti nel Torneo. E oggi in molti parlano di una possibile finale Clijsters vs Williams. In grande crescita il tennis americano: non solo il comeback di Serena, ma anche Roddick, Fish e Querrey hanno elevato non poco il livello di gioco. Peccato per Blake, che – ad eccezione dello US Open – negli Slam fa fatica. Il rovescio lungo-linea di A-Rod è forse la sorpresa positiva di questa prima settimana a Melbourne. Promosso a pieni voti Novak Djokovic, nonostante la sconfitta netta contro il n.1 al mondo. Ha un rovescio fantastico per un bimane, serve bene, gli manca ancora qualcosa nel gioco di volo e sul piano tattico. Mi è piaciuta molto anche Kim Cljsters. Me lo aspettavo, l’avevo vista bene a Sidney, Kimmie si e’ preparata alla grande per quello che potrebbe essere l’ultimo AO della sua carriera. Da segnalare l’acuto di Fena Gonzalez, che diventa il quinto giocatore in attivita’ ad aver raggiunto i Quarti di Finale in tutte le prove del Grande Slam. Il cileno puo’ giocare molto bene su questa superficie, mi piace molto il suo rovescio in back, sia difensivo che offensivo. Davydenko si e’ confermato Mr. Consistenza del circuito, non mi sorprenderei se arrivasse fino in fondo. Ottimo Torneo anche per Vera Zvonareva, Anna Chakvetadze – tornata sui livelli di due anni fa’ – e Lucie Safarova. Onore al merito di Ferrer e Robredo: quando ci sono loro in campo, molti spettator cambiano canale ma i due spagnoli si fanno trovare pronti e lottano ogni partita dal primo all’ultimo punto.
In calo. La detentrice del titolo che perde al quarto turno in due set dalla Safarova, che comunque ha un gioco superiore alla sua attuale classifica, è di certo la piu’ grossa sorpresa in negativo. Se Amelie non è al Top della forma, diventa troppo passiva, subisce troppo l’iniziativa dell’avversaria. Deludono la Ivanovic e la Mirza, due colpitrici straordinarie di diritto, che fanno fatica ad evolvere il gioco e commettono parecchi errori nei colpi in teoria dovrebbero dar loro più punti. L’altra delusione del Torneo è Ivan Ljubicic, che ha riconfermato la sua idiosincrasia verso gli Slam, per non parlare di Xavier Malisse, inguardabile. In calo anche Francesca Schiavone, che è da un po’ non riesce a giocare il suo tennis. Deludono in generale i tennisti italiani. Jelena Jankovic non ha saputo reggere la pressione dopo il grande avvio di stagione, ma forse era anche un po’ provata dalla fatica a causa dei tanti match disputati (14 in tre settimane). Tra le delusioni inserirei anche Richard Gasquet: pur avendo delle qualità straordinarie, fa fatica ad imporre il proprio gioco, è molto discontinuo e fisicamente non è al meglio. Infine, continua la crisi di Marcos Baghdatis, che la settimana prossima potrebbe uscire dai primi venti.
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Michael_Pemulis
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Terza di Copertina.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.