Friday, January 26, 2007

C’e’ poco da commentare

Un Roger Federer sempre meno umano sgretola i sogni di gloria di Andy Roddick e lo manda a letto senza cena. Mai visto giocare cosi’ bene a tennis. La partita e’ molto simile alla finale del Master giocata contro Blake, con lo svizzero che e’ il primo a stupirsi delle sue mirabolanti giocate. Roddick capisce subito che non e’ aria, prova ad attaccare la rete, ma per difendersi dai passanti del n.1 dei n.1 era forse necessario alzare un muretto di cinta alto – diciamo – un paio di metri. In casi come questi, le statistiche hanno poco senso. Mi limiterei a riportare un solo dato: quando uno come A-Rod serve la prima ad una velocita’ media di 202 km/h e mette in campo il 63% di prime, contro un avversario normale di solito vince facile. Contro questo Federer viene breakkato 7 volte su 12 turni di servizio, racimola la miseria di 22 punti su 41 con la prima, dopo 83 minuti e’ sotto la doccia. Il solito destino della Brigata Federer (leggi: i malcapitati di turno che incrociano lo svizzero in tabellone): aspettative-paura-frustrazione-doccia-viaggio di ritorno verso casa.

2 comments:

Anonymous said...

Questo è un Fuori-Classe, un Fuori-Categoria, che non fa parte del mondo del Tennis. Fa, o farà parte di una cerchia ristretta di personaggi-leggenda dei propri sport (Mennea, Carl Lewis, Maradona, Fangio, Mohammed Alì, Bubka, Tomba... ), che non vengono ricordati per ciò che praticavano, ma per le emozioni evocate al solo nominarli.

Michael_Pemulis said...

hai maledettamente ragione. ti segnalo un articolo scritto da D.F. Wallace e pubblicato in estate dal NYTimes, in cui Wallace paragona l'assistere ad una partita di Federer ad un'esperienza religiosa.

Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.