Thursday, October 04, 2007

Partite aggiustate: la ricetta di Pemulis.

Segnalazioni, indiscrezioni, dossier segreti, dichiarazioni shock degli stessi (ex) tennisti: ogni giorno si aggiunge qualche chicco su quella che sta diventando una distesa di sale nel deserto del tennis professionistico. La diagnosi di molti: il tennis è malato, la corruzione è l’agente patogeno, la sindrome è quella del match-fixing, degli incontri “aggiustati”.
Secondo quanto riportato dalla stampa francese, noi italiani saremmo un popolo di scommettitori. Più precisamente: cinque tennisti italiani – i nomi li conoscete a memoria ormai – sarebbero accaniti gambler. Lo confermerebbe – non si capisce in quale veste: opinionista, teste, gola profonda, parte lesa - Julien Benneteau, tennista francese attualmente n. 62 del ranking ATP. La cosa mi sorprende non poco. Ho sempre pensato che fossimo un popolo refrattario al progresso tecnologico. Siamo uno dei paesi europei col minor numero di conti correnti bancari online, ma i nostri tennisti avrebbero tutti o quasi il vezzo delle scommesse via internet.
Il settimanale inglese “Sunday Telegraph” ha svelato l’esistenza di un dossier segreto redatto da un broker, in base al quale le partite under suspicion sarebbero 138 – di cui soltanto tre (il 2,2%) riguarderebbero match femminili.
Un coro di voci autorevoli ha rumoreggiato contro il la piaga del betting, considerandola un imbarazzante fattore di contaminazione del nostro sport. Con tutto il rispetto per opinionisti e anchor man, la presa di posizione denota un pruriginoso oscurantismo di ritorno. Fa pensare a Cuore di Tenebra di Joseph Conrad, o al Sacro Graal dei Monty Python. Sarebbe come voler proibire l’uso di internet o chiudere le banche online per impedire le truffe sul web. Il progresso tecnologico è inarrestabile, come inarrestabile è la piaga della corruzione. Il betting è parte integrante dello sport, un fiume di denaro, a volte sospetto, che scorre vivacemente nel tessuto economico. Se la crociata oscurantista è ridicola, indignazione e fatalismo sono non meno inutili e dannosi.
Ci siamo messi nei panni dei broker e dell’ATP e abbiamo provato a escogitare qualche semplice espediente per arginare il fenomeno in questione.
a) In primo luogo, ogni broker che si rispetti, per ovvie ragioni di gestione del rischio dovrebbe disporre di efficaci trigger pronti a scattare tutte le volte che i volumi delle scommesse superano una certa soglia. Ad esempio, se su un primo turno di un Challenger si scommette mediamente 10, il giorno in cui l’ammontare delle puntate dovesse superare quota 20 o 30 il broker chiuderebbe le scommesse, senza pagare le eventuali vincite sulla singola partita (vedi Betfair sul ‘pasticciaccio’ Davydenko vs Vassallo-Arguello). La cosa non estirpa la mafia (come potrebbe?) ma le complica il ‘lavoro’, poichè per ottenere profitti interessanti le partite da aggiustare diventerebbero centinaia.
b) I manager dell’ATP, i quali – non dimentichiamolo – sono tecnicamente delegati dei giocatori, invece di pagare due ex detective di Scotland Yard per indagare sul caso Davydenko, potrebbero promuovere un fondo sociale a scopo mutualistico a sostegno dei tennisti di “terza e quarta fascia”, i più sensibili alle sirene della corruzione, quelli che di solito sono ignorati e mortificati dalle Federazioni.
Due semplici strumenti, uno dei quali è immediamente attuabile. Due strumenti con audience modesto, a basso contenuto di gossip mediatico. Per i nostalgici di Quarto Potere.

Saturday, September 29, 2007

Friday, September 28, 2007

Operazione US Open Series: ma quanto mi costi?

Una volta verificati orari, itinerari e prenotazioni, mi imbatto nel piatto forte del sito internet degli USOS: il regolamento, la cui lettura risulta rivelatrice dell’essenza dell’operazione, un’idea realmente seducente, concepita tra le pareti del sancta sanctorum del tennis americano. La Federazione americana – USTA che sta per United States Tennis Association – ha la nobile missione di evangelizzare al tennis un popolo che in genere predilige altri sport, un compito tuttaltro che semplice, in funzione del quale si è adoperata per indurre il maggiore numero di top player – quelli che invogliano gli spettatori a comprare i biglietti anche per i primi turni e soprattutto permettono agli organizzatori dei tornei di alzare la posta con gli sponsor – a giocare i tornei sul cemento americano. Nel tennis è guerra aperta tra le Federazioni e gli organizzatori di torneo per accalappiare a suon di dollari gli atleti simbolo. L’USTA, per vincere la concorrenza europea , ha deciso di concedere un bonus in denaro ai tennisti che raggiungono i migliori risultati nei tornei che preludono all’ultimo slam della stagione. Il bonus si riscuote con l’assegno staccato dagli organizzatori dello US Open, con il più classico dei meccanismi a incentivo: al vincitore di quella che impropriamente potremmo definire “regular season” , spetta un montepremi maggiorato di un importo che è agganciato al suo risultato a Flushing Meadows. Si va da minimo di 15mila bigliettoni di premio di consolazione, destinato a chi viene sbattuto fuori al primo turno di FM – non è un’ipotesi assurda, è successo con Roddick nel 2005 – al milione di dollari extra che viene scucito nel caso in cui il dominatore della prima fase dovesse imporsi anche nel torneo più importante d’America. Bonus meno sostanziosi spettano anche a chi occupa la seconda e la terza posizione nella graduatoria finale di questa maratona estiva. Il quadro sinottico degli incentivi in denaro viene rappresentato con una tabella.matrice 8X3, comprensibile e autoesplicativa:



Scorrendo la tabella con occhi da contabile si evince che il giochino degli US Open Series potrà costare a chi stacca l’assegno fino a 2.625.000 dollari di extra-premio in denaro, nel caso limite in cui il vincitore degli USOS sollevi il trofeo a New York, il secondo classificato nella race perda in finale dal primo e il terzo classificato chiuda la sua avvertura con una dignitosa semifinale nell’ultimo Slam dell’anno. $ 1.000.000 + $ 250.000 + $ 62.500 = $ 1.312.500 = l’importo massimo del bonus elargibile dalla Federazione statunitense per ciascuno dei tornei di singolare allo Us Open. Tale importo va naturalmente moltiplicato X 2, poichè è nei tornei dello Slam vige il regime di equal prize money, in sostanza le ragazze non vengono più discriminate nella distribuzione dei premi in denaro, con la scusa che non giocano tre set su cinque. Una precisazione doverosa: il cervellotico meccanismo appena descritto non si applica alla disciplina negletta del doppio. Il doppio è poco commerciabile, gli incentivi non funzionerebbero. Una condizione imposta dagli organizzatori ai tennisti: affinchè i punti cumulati nei tornei di prepazione allo showcase finale siano validi e utili ai fini del bonus, è necessario che gli atleti partecipino (e acquisicano punti bonus) ad almeno due tappe dello Us Open Series. Se uno come Roger Federer – che in carriera non ha mai giocato tornei sul cemento tra Wimbledon e l’Open del Canada - dovesse vincere a Montreal e disertare Cincinnati (o viceversa), per incamerare l’eventuale bonus messo a disposizione sarebbe costretto a partecipare al torneo di New Haven.Abbiamo anticipato che le classifiche finali dello USOS si formano sulla base dei punti guadagnati, che vengono distribuiti sulla base del “peso” dei tornei, applicanto il meccanismo illustrato dalla seguente tabella:


Come vedete, ai fini dell’extra premium non vale le legge di De Coubertin. Affinchè la partecipazione ad un evento abbia senso ai fini USOS, è indispensabile vincere quantomeno un paio di partite. Dalle entry list che ho sottomano, leggo che Justine è iscritta soltanto al torneo di Toronto. La numero uno al mondo ha un fisico gracile, per non dire logorato dai trilioni di palle giocate nella sua carriera. Per non rischiare di compromettere la salute gioca poco, tra Wimbledon e lo Us Open, ad esempio, si iscrive al massimo ad un torneo. Se così fosse nel 2007, anche vincendo l’Open del Canada, non avrebbe diritto al premio supplementare in denaro. E’ proprio su questo terreno che si gioca la sfida degli ideatori dello Us Open Series: l’allettante prospettiva di incassare un assegno extra da 1 milione di dollari indurrà gente come la Henin a impreziosire con la sua presenza il tabellone di almeno due tornei della summer hardcourt season? Nutro qualche dubbio a riguardo, per una serie di ragioni: a) i campioni in genere hanno una programmazione abbastanza rigida, molto curata nei dettagli e poco sensibile alle esigenze delle Federazioni; b) i campioni affermati sono così maniacalmente attenti a preservare la salute e a centellinare le energie (il caso Henin è paradigmatico), da diventare anche sordi al richiamo delle sirene dei petro-dollari in caso di rischio infortunio; c) lo Us Open Series non è l’unica strada per rimpinguare il bottino degli atleti simbolo, i percorsi alternativi sono meno più brevi, meno insidiosi e soprattutto non sono legati al risultato sportivo e quindi alla fatica e allo stress della solitudine del tour (sponsor, testimonial, eventi mondani: in questi casi la leva dei guadagni è il brand stesso del campione). Ma è forse meglio non anticipare le conclusioni. I conti e le valutazioni, li faremo alle fine. Sarà l’andamento e la conclusione del road trip nel nuovo mondo a dimostrarci, nei fatti, se l’operazione US Open Series sarà un successo – non solo commerciale - o si rivelerà una grande bolla di sapone.

Thursday, September 27, 2007

Pensieri gratuiti.

Il giornalismo che detesto: quello di certi pensatori, pagati profumatamente peraltro, che usano la statistica per dire ovvietà e, quando pronosticano, non ne indovinano una. La burbanza, piu’ delle ovvieta’, li rende ridicoli.
Il giornalismo che non mi esalta: quello di chi spara addosso alla FIT. O si fa un’inchiesta fatta bene, con tanto di prove documentali e qualche colpo di scena, oppure la cosa muore li' ed e’ realmente poco appassionante per il lettore. Piu’ che di battaglie parlerei di scaramucce. Le scaramucce annoiano.
Il giornalismo un po’ retrò: quello sciovinista, che non guarda oltre le Alpi, perennemente ammantato di tricolore. Il tennis è uno sport individuale – transnazionale per definizione. Perché farsi del male gratuito rimuginando sull’escatologia italica?

Thursday, September 20, 2007

Allacciamo le cinture di sicurezza...(estratto da Cementi di Gloria)

Certo non è ai livelli della Img, ma la sezione del sito Internet della USTA dedicata agli Us Open Series è un chiaro esempio di ingegnosa promozione di un “non evento” sportivo. La promozione di un non evento – come una “sfida nella sfida” – e un’operazione non semplice, che richiede ben più di uno slogan di experiential marketing o di qualche altro ridicolo espediente comunicativo.
Il colore prevalente degli sfondi dei frame nelle pagine html è il blu, nelle sue gradazioni che vanno dalla tonalità acqua marina al blu navy, con una bella grafica, con i titoli in grassetto “16” bianco e giallo, con i testi corredati da foto e video dei top player colti in gesti tecnici esasperati o in momenti di relax. Aperta la pagina iniziale degli Us Open Series, si avvia in automatico la clip dell’evento, girata prevalentemente all’interno di un mega bus dello stesso color blu navy dei frame (che da ora in poi chiameremo blu Us Open Series) guidato da una serafica Serena Williams, con a bordo Roddick e Blake che giocano a black jack, i fratelli Bryan che cazzeggiano come adolescenti in gita scolastica, Maria Sharapova che per qualche secondo concede alla camera un sorriso disteso Lleyton Hewitt che adagiato su una poltroncina lancia il suo truce c’mon di sfida, Martina Hingis che indugia su un contenitore stracolmo di pop-corn, Nadal baldanzoso che mostra il bicipite; qualche inquadratura del centrale di FM e di Roger Federer che si adagia sul cemento dopo l’ultimo punto giocato nella finale del 2006, ed il gioco è fatto, un electro-choc d’intrattenimento della durata di 30 secondi. Una clip d’impatto, quasi contagiosa, che invoglia alla navigazione, con effetto inibente di eventuali domande razionali, del tipo “ma in cosa consiste questo US Open Series?”. Il bus-camper ha anche il suo slogan pretenzioso, stampato a caratteri cubitali sulla fiancata: “US Open Series: The greatest road trip in sports”.
Come ogni operazione commerciale che si rispetti, gli USOS hanno uno sponsor, il marchio Lever 2000 della Lever Faberge – il cui banner campeggia in alto a destra della home - che presenta la sua linea di saponi energizzanti alla Vitamina A, al ginseng o con estratti di Aloe, ideati appositamente per gli sportivi. C’e’ anche una sezione dedicata al merchandise che offre di tutto, dai borsoni alle visiere, dalle felpe al maxi poster del leggendario Andre Agassi, tutto rigorosamente griffato US Open Series.
Le sezioni propriamente informative sono tre: la descrizione dei tornei che formano il mini-circuito; il regolamento di quella che è a tutti gli effetti una sfida nella sfida (il non evento o meta-evento di cui sopra); e le classifiche che verranno aggiornate settimanalmente. Oggi siamo al 13 luglio, alla vigilia del primo di una serie di 13 tornei, e la mia attenzione si concentra sulla prima delle tre sezioni, al fine di verificare che date e luoghi coincidano con quelli risultanti dalle mie prenotazioni di aerei, auto e alberghi.
Il primo Torneo della Serie è a Los Angeles prende il via domani con le qualificazioni, e fin qui ci siamo perchè tra 16 ore parte il mio volo per la città degli angeli. E’ un torneo maschile, come tutti sapete, con montepremi di 525mila dollari, che quest’anno vanta un nuovo sponsor, il gruppo Countrywide Financial, ottava banca statunitense per dimensione dell’attivo patrimoniale . Nella settimana che va dal 16 al 22 luglio, Us Open Series non contempla tornei femminili. In realtà, un Torneo Wta è previsto dal calendario, quello di Cincinnati, ma è privo del rango minimo per poter essere inserito negli mini-circuito USOS . La settimana del 23 luglio prevede due eventi, l’Indianapolis Tennis Championships (torneo Atp da 525mila dollari) ed il Bank Of The West Classic (torneo Wta Tier II da 600 mila). In questo caso sono costretto a scegliere quale dei due seguire e la mia preferenza va al torneo femminile. Non che abbia qualcosa contro la città delle 500 miglia, ma Stanford University – che ospita il Bank Of The West – dista circa 55 km da San Francisco, il posto in cui vivo da sei anni ormai. E per sette giorni potrò fare il pendolare in auto, con il vantaggio di poter giostrare con gli orari quel tanto che serve ad evitare di percorrere la statale 280 nelle ore di punta. Il 30 luglio farò sfoggio delle mie stravaganti t-shirt da surfer a manica lunga in quel di Carlsbad, località della California meridionale che è sede dell’evento noto sotto il nome di Acura Classic (Wta Tier I da 1.340.000 dollari). Per raggiungere Carlsbad da Stanford, in principio avevo pensato di noleggiare un auto, ma il viaggio non è breve – sono più di 650 km – e guidare per ore solo come un idiota ascoltando le hit di Radio Kmel non è il massimo, per cui alla fine ho ripiegato sul volo 3156 America Airlines. Mi imbarcherò la mattina del 30 luglio dall’aereoporto Mineta di San Jose e raggiungerò San Diego in 90 fuggevoli minuti. Il tratto San Diego Carlsbad si copre in 40 minuti di soporifera guida da ragioniere con tre diottrie di miopia, ed in questo caso potrei concedermi l’extra budget di noleggiare una Ford Mustang per contemplare il distensivo panorama della North County sulla Statale 5, talmente vicina al Pacifico da lasciar intravedere non di rado stormi di pellicani. Quello che ha tutta l’aria di essere un confortevole soggiorno presso il La Costa Resort and Spa di Carlsbad mi terrà lontano dal compemporaneo torneo Atp di Washington. Dovrò al più presto farmene una ragione.
Il 6 agosto affronterò la tappa più lunga del Tour, passando dal tepore della brezza del Pacifico all’austerità del vento canadese di Montreal, per seguire il primo Masters Series di questo round trip nordamericano. 6 ore e mezza rinchiuso dentro un Airbus A320, più un ora di purgatorio nella sala d’attesa dell’aereoporto scalo di Detroit (non esistono voli diretti da San Diego a Montreal), per un totale di 3.989 km trasvolati, con conseguente cambiamento di fuso orario e di clima. La contestualità degli eventi mi obbligherà a disertare l’ultima tappa californiana di questa summer league, l’East West Bank Classic presentato da Herbalife (Wta Tier II da 600mila dollari), anch’esso in programma per il 6 agosto. Resterò in Canada fino al 20 del mese, anche se a partire dal 13 il contesto sarà mutato: dall’aspro teatro del fiero indipendentismo quebechiano, si passerà al raggelante ordine dei centri commerciali di Toronto, dove è di scena la Rogers Cup (Wta Tier I da 1.340.000 dollari). Il protrarsi della trasferta canadese preserverà la mia schiena malandata dallo straziante caldo umido del Mid West, in mezzo al quale ogni anno il Gotha del Tennis si contende il Masters Series di Cincinnati.

La mia avventura si concluderà la settimana del 20 agosto a New Haven, Connecticut, dove avrò la possibilità di seguire un evento combined, il Pilot Pen Tennis , presentato da Schick e ospitato dal Campus del blasonato ateneo di Yale. Da Toronto a New Haven, con scalo a Philadelphia: al prezzo stracciato di 256 dollari la US Airways non può offrirmi altro che un volo su un vecchio Boeing 737 serie -400, che sarà pure tecnologicamente arretrato rispetto all’Airbus A320, ma resta pur sempre un mezzo di trasporto aereo statisticamente efficace . Il vero problema sarà la levataccia o, più precisamente, la notte in bianco trascorsa a Toronto, poiché il volo US1907 per Philly decollerà alle 6.45 dall’aereoporto internazionale Pearson. Questo implica che dovrò essere in coda al check-in non più tardi delle 4 del mattino e che dovrò prenotare un taxi destinato all’aereoporto non oltre le 3.20.
San Francisco, Los Angeles, Stanford, Carlsbad, Montreal, Toronto,New Haven e ritorno a San Francisco, per un totale di 11.312 km di volo percorsi in sei settimane. All’avvio di Flushing Meadows sarò talmente nauseato dalla crapula di tennis, che ascolterò musica classica per almeno cinque ore al giorno per ritemprare l’udito a lungo tormentato dal pang della palla colpita nello sweet spot.

Saturday, September 15, 2007

Cementi di gloria. Reportage sugli US Open Series 2007. Introduzione.

Nonostante il forte commitment a livello editoriale e la dissennata ostinazione dell’autore nell’auto-proclamarsi cronista d’assalto, la presente opera è tutto fuorché un fedele reportage. Ovviamente i dialoghi riportati non sono stati registrati nè, conseguentemente, trascritti. Ciò ha richiesto all’autore duplice sforzo di ricordarne l’esatto contenuto e di contenere i frequenti tentativi di manipolazione, miranti ad abbellire o comunque a rendere più surreali frasi del tipo: “E intanto Roger Federer ha annullato due palle break e conduce quattro giochi a tre”. L’opera inoltre difetta di completezza e organicità, poiché alcune sezioni sono state per varie ragioni volutamente omesse, altre sono state tagliate in una seconda fase per non appesantire eccessivamente l’impianto del reportage. Gli accadimenti descritti e commentati, comunque, sono tutti realmente avvenuti, anche se di tanto in tanto l’autore si è concesso qualche libertà nel ridurre o nell’ampliare, a seconda dei casi, il numero dei protagonisti, essendo questo un suo diritto in quanto ex-allievo modello della scuola di scrittura creativa “John Barth” di Cesano Maderno.

Se l’idea della nonfiction vi procura l’orticaria, siete invitati a compiere le semplice operazione mentale di fingere che sia tutta una finzione. Fingete di trovarvi dinanzi ad una puerile pantomima, tramite la quale un cronista di serie B si improvvisa narratore. L’autore stesso vi propone di divertirvi – con la speranza che la cosa vi diverta - a far girare l’impercettibile chiavetta dell’immaginazione per cambiare nomi, luoghi, risultati dei match, vincitori dei tornei, in modo da rendere il tutto molto più adeguato al gusto personale e alle preferenze tennistiche di ciascuno di voi. Ad esempio se vi disturba il fatto che Roddick sia un giocatore vulnerabile o che Federer possa perdere da quel geniale moccioso di Djokovic, con quell’inguardabile marmotta che riposa sulla sua testa, sentitevi liberi di riscrivere la storia dei match che li riguardano. Se desiderate che Volandri vinca qualche partita sul cemento americano, non lesinate sul numero e sulla qualità del tennis giocato. Dotate la Dementieva di una prima di servizio robusta, di difficile lettura, e di una seconda molto lavorata, con effetto a uscire.

Sottoponete la Jankovic allo stesso trattamento utilizzato per la tennista moscovita e, giacchè ci siete, rimuovete dalla sua parte destra (o sinistra?) del cervello il complesso d’inferiorità verso Justine Henin. Enfatizzate i C’Mon di Hewitt o glissate su di essi, a vostro piacimento. Siate creativi. Se non accettate il fatto che il Rexall Centre – sede degli Open del Canada femminili di Toronto - sia semi-deserto nel giorno delle semifinali, ponete pure l’accento sul tutto esaurito dell’impianto in quella data; in fondo state mentendo per il bene del Tennis. Osate. Se la notizia della conclusione della love story tra Martina Hingis e Radek Stepanek vi ha spezzato il cuore, non indugiate nell’ideare un happy end caramelloso che vede i due ricongiungersi dopo mille tormenti e qualche scivolone nel ranking. Naturalmente avete piena facoltà di cambiare anche il nome del protagonista, e farlo diventare, chessò, “il Sedicente Giornalista”, “Joe Cloroformio”, “Kolumnist”, “Repubblicano Newyorkese”, “Democratico dell’Oklahoma”, “Pancho il Sinistrorso”, “Salim la Locusta”, “Hugo lo Sciamano”.

Le menti più creative possono sfrondare le sezioni dedicate al tennis e dare al reportage un taglio più picaresco. Ad esempio, la parte dedicata all’analisi dell’arsenale dei colpi a rimbalzo di Vince Spadea può agevolmente essere omessa a favore del report di una notte infuocata trascorsa con una cameriera portoricana in motel di Redondo Beach. La digressione sul “favoloso mondo di Sania Mirza” può tranquillamente essere ridotta all’osso, per far posto ad un resoconto sulle leccornie gustate tra un inno nazionalista e l’altro all’interno di un accogliente ristorante basco (a conduzione familiare) sulla Mission Street, a San Francisco. Che senso avrebbe dilungarsi sul fragore del grugnito di Maria Sharapova o sulla discontinuità del rendimento del suo servizio quando vostro nipote intende render pubblico il suo diario su una fantasmagorica giornata trascorsa nel covo dei pirati del parco dei divertimenti di Legoland (a Carlsbad)?

Scacciate dalla mente ogni dubbio sulla qualità del vostro intervento e sull’eventualità che esso possa compromettere l’attrattività originaria dell’opera. L’autore vi assicura a priori sul fatto che esistono (e sono stati pubblicati) lavori di gran lunga, ma di gran lunga peggiori. Qualche esempio di micidiale boiata? La materia calcistica offre un vasto campionario di composizioni sconcertanti, tra le quali vale la pena di segnalare il saggio sulla moviola in campo e sul ripristino del sorteggio integrale (senza fasce) per la designazione dei direttori di gara, scritto da Giampaolo Parolai e il libro-inchiesta sulle notti brave dei calciatori italiani, prodotto del vulcanico ingegno di Mariano Julius De Oratiis (con allegato un cd-rom contenente un reportage fotografico di circa 400 scatti rubati alla movida pallonara), concluso con la prevedibile richiesta di azzeramento dei vertici della Lega e della FederCalcio e di contestuale nomina governativa di Presidenti a Amministratori di garanzia.

Se trovate convincente la rielaborazione dei contenuti, l’autore vi invita caldamente a non indugiare nell’opera di divulgazione, e vi propone di spedire una copia del manoscritto (o del floppy disk contenente la totalità delle modifiche apportate) al seguente indirizzo: 802 Arguello Street - San Francisco, CA 94118, o, in alternativa, di inviare il file contenente il testo riscritto in allegato – possibilmente privo di virus – ad una e-mail indirizzato a pricaldi@yahoo.com In segno di riconoscenza della vostra solerzia riceverete in cambio il Video-Backstage del reporatage, 25 minuti di adrenalina pura con sequenze mozzafiato la cui visione corroderà la vostra psiche. L’autore avra’ cura di assemblare l’intera produzione e si impegna fin da ora a pubblicare a sue spese un’opera collettanea dal titolo provvisorio “Rivisatazione romanzata del brogliaccio di Paolo Ricaldi sugli US Open Series 2007”. L’autore, infine, desidera ringraziare in anticipo quanti contribuiranno a migliorare gli aspetti tecnici e la qualità generale di questa sghemba ricostruzione di una stagione tennistica a dir poco memorabile.

CHIAVE DI LETTURA DEL REPORTAGE. Molti di voi converranno sul sillogismo in base al quale la spazzatura non potrà mai essere eletta a forma d’arte; l’egocentrismo è spazzatura; l’autocelebrazione mascherata da nonfiction è un’operazione subdola e priva di ogni dignità artistica.

ANTEFATTO. Nei mesi che precedettero la composizione di questo reportage, l’Autore ebbe un breve ma intenso scambio di battute con un certo Kenichi, per gli amici Ken o Kenny, iper-competente commesso di Amoeba Music – il negozio di dischi preferito da giovani e meno giovani alternativi californiani – che a San Francisco ha la sua logisticamente indovinatissima sede al 1855 di Haight Street, nel cuore del quartiere Haight-Ashbury, luogo simbolo della contro cultura americana. Kenny Yamamoto – l’Autore conosce anche il suo cognome perche’ viene da questi periodamente inondato di spamming sui nuovi arrivi e sulle hit del momento, il cui mittente per l’appunto è ken.yamamoto@amoeba.com - è lo stereotipo del figlio naturale della cosiddetta Generazione Z, cresciuta a pane, skateboard e tecnologia di largo consumo, che disprezza gli show nazional popolari come American Idol e si identifica nell’universo (microcosmo?) tratteggiato dai film di Kathryn Bigelow. Kenny incrociò l’Autore nel reparto vinili usati di Amoeba, mentre quest’ultimo curiosava tra i classici reggae dello Studio One, lo salutò e gli chiese come andava con i suoi articoli, cosa c’era di nuovo, se i giapponesi vinceranno mai un torneo dello Slam (da verificare). L’Autore disse che scrivere di tennis stava diventando maledettamente ripetitivo, che lo sport in quanto tale è troppo ancorato alla realtà e si presta poco a recepire le imbeccate della sua immaginazione e altre affermazioni non (in)degne di nota. Capisco disse il commesso, che indossava una trasparente, quasi priva di consistenza camicia bianca di batista, ma se fossi in te non mi preoccuperei affatto di quello che scrivo, di come lo scrivo e di chi lo legge. Tanto domani sarà tutto dimenticato e nulla sarà riparato. Wow! Grandioso, no? L’inebetito autore sorrise d’istinto ma subito dopo corrugò la fronte palesemente confuso: ignorava che il suo conoscente stesse citando Milan Kundera (lo Scherzo, 1969). Ad ogni modo quell’aforisma ebbe un efficacia più profonda, anche se differita nel tempo, poiché l’Autore, a distanza di tre mesi da quel simpatico siparietto, ripensò a quelle parole e a quell’aforisma, prima di accettare un offerta editoriale che gli venne presentata più o meno con le testuali parole: “vai, giri per tornei alla grande, torni e racconti quello che hai visto”.

Friday, May 11, 2007

Internazionali Città di Prato U18: Quarti di finale

Gran risultato per il 16enne partenopeo Enrico Fioravante, che si impone sullo sloveno Jan Tavcar e vola in semifinale del Torneo Internazionale Under 18 Città di Prato, eguagliando il risultato ottenuto lo scorso anno da Davide Della Tommasina (che fu sconfitto a Prato in SF dall’estone Jurgen Zopp). Sconfitti nei quarti Bortolotti, la Di Batte e la Grymalska. Vittorie pesanti, contro pronostico, per Johanna Konta e Romana Tabakova. Semifinali in programma sabato 12 maggio, a partire dalle ore 10.
Boys
[WC] Fioravante (ITA) d. [10] Tavcar (SLO) 3-6 6-1 6-4
[7] Vucic (SRB) d. [13] Martire (ARG) d. 4-6 6-3 9-7
[Q] Andreozzi (ARG) d. [Q] Bortolotti (ITA) 6-4 6-4
[5] Zinyakov (RUS) d. [2] Kukhalashvili (GEO) 6-4 6-3
Girls
[Q] Konta (AUS) d. [6] Vogt (LIE) 7-6 6-1
[3] Jovanovski (SRB) d. Grymalska (ITA) 6-4 6-1
[7] Berkova (CZE) d. [4] Di Batte (ITA) 7-5 6-4
[8] Tabakova (SVK) d. [2] N. Kichenok [UKR] 6-1 6-2

Pemulis intervista Ana Ivanovic


Pemulis intervista la serbian sensation Ana Ivanovic, in esclusiva per la Settimana Sportiva.

P.S.: il timore non infondato è che parti dell’intervista saranno puntualmente copiate dai simpatici colleghi che – distrattamente – ometteranno di citare la fonte. Smemorati!

Da Roma a Prato, la musica non cambia.

Se non seguo Volandri, Volandri vince. E’ matematico. Credo di averlo visto vincere solo una volta, l’anno scorso in occasione finale del Torneo ATP di Palermo contro Lapentti. Per il bene del tennis piza e spaghetti ho deciso di non assitere piu’ ai suoi match. Scherzi a parte, complimenti a Filippo – una vittoria contro Federer è il biglietto da visita di un tennista professionista, entra a pieno titolo nel suo curriculum e permette di fare cassa con gli sponsor – e complimenti a Poto, che ha perso la maratona contro il maratoneta per antonomasia Kolya Davydenko, dimostrando comunque di essere tra i primi 10-15 giocatori al mondo sulla terra rossa. L’impresa di Volandri entra per la prima volta nella storia tra le breaking news dei tg, e su questo ci sarebbe molto da dire, ma preferisco astenermi e aspettare di leggere l’editoriale del buon Enzo Anderloni su T.I. – capofila della crociata contro i Media oscurantisti e oscuratori.
Se il Foro Italico è il luogo simbolo del ‘Nuovo Rinascimento” del Tennis Italiano, il Tennis Club di Prato è la venue di bel Torneo di “Avanguardia Tennistini”, in cui i professionisti di domani stanno dando vita a match spettacolari, alcuni dei quali di qualita’ realmente elevata. Il Volandri della città laniera è il sedicenne napoletano Enrico Fioravante, il quale – dopo aver preso a pallate il testa di serie n.1 Cristobal Saavedra – ieri a battuto un Giannessi in fiducia e oggi si giochera’ un posto in semifinale contro il solido sloveno Janaki Tavcar, che ha liquidato senza problemi il beniamino locale Lorenzo Papasidero, pratese e tesserato proprio per il circolo di via Firenze. Da seguire anche il reggiano Marco Bortolotti, proveniente dalle qualificazioni, che ieri ha portato la sua striscia vincente a 6 match, imponendosi contro il francese Obry, e guadagnando l’accesso ai quarti di finale. Sempre ieri ha arrestato la sua corsa il russo Donskoy, fresco vincitore della Guru Cup a Salsomaggiore. Se dovessi fare due nomi per la finale direi Tavcar vs Zinyakov, ma nei tornei junior – si sà – può succedere di tutto. Le sorprese non sono mancate sul fronte femminile, dove la gemella Lyudmila Kichenok n.1 del seeding – che la settimana scorsa aveva battuto Michelle Larcher De Brito a Salso – è stata piegata dalla regolarità della 15enne australiana (residente a Barcellona presso la Sanchez-Casal Academy) Johanna Konta, già vincitrice due settimane fa’ del Grade 3 - Campeonatos Internacionales Junior de Tenis de la Comunidad Valenciana, a Villena. Sconfitta 6-2 al terzo per Martina Trevisan, che esce dal torneo dopo aver mostrato tanta qualità e un gran potenziale di crescita. Vincono in tre set Di Batte e Grymalska, che oggi affronteranno rispettivamente Andrea Berkova (n.7 del seeding) e Bojana Jovanovski (n.3 del seeding) per un posto in semifinale.
Risultati di giovedì 10 maggio:
Girls
[Q] Konta (AUS) d. [1] L. Kichenok [UKR] 6-1 6-1
[6] Vogt (LIE) d. Vierin (ITA) 6-1 6-3
[3] Jovanovski (SRB) d. [Q] Caregaro (ITA)
Grymalska (ITA) d. [LL] Cigui (ITA) 6-2 3-6 6-2
[7] Berkova (CZE) d. [LL] Denti (ITA) 6-1 6-0
[4] Di Batte (ITA) d. Cunuganti (IND) 3-6 6-1 6-2
[8] Tabakova (SVK) d. [WC] Trevisan (ITA) 6-2 6-7(11) 6-2
[2] N. Kichenok [UKR] d. Meccico (ITA) 6-3 4-6 6-2
Boys
[WC] Fioravante (ITA) d. Giannessi (ITA) 7-5 6-1
[10] Tavcar (SLO) d. Papasidero (ITA) 6-2 6-3
[13] Martire (ARG) d. [3] Donskoy (RUS) 6-1 6-4
[7] Vucic (SRB) d. Puget (FRA) 6-2 6-1
[Q] Andreozzi (ARG) d. [WC] Paciello (ITA) 7-6(4) 6-0
[Q] Bortolotti (ITA) d. [Q] Obry (FRA) 7-5 6-2
[5] Zinyakov (RUS) d. [11] Pauffley (GBR) 6-4 6-2
[2] Kukhalashvili (GEO) d. [14] Pospisil (CAN) 6-1 4-6 6-1

Tuesday, May 08, 2007

Torneo ITF Junior Città di Prato. Risultati 1R


Sui campi di Via Firenze a Prato, oggi - martedì 8 maggio - si è giocato il primo turno del Torneo ITF Under 18 / Grade 2, alla sua 25esima edizione. Buona performance degli italiani impegnati. L'impresa del giorno è sicuramente quella di Giannessi su Miccini, un affermazione netta 6-3 6-1. Vincono in rimonta in rimonta Martina Trevisan (prima vittoria in un torneo Under 18 per la 13enne toscana) e Giorgio Portaluri. Gran bella prova di Anastasia Grymalska, che manda a casa la slovacca Sirilova, n. 78 ITF ranking e testa di serie n.5 del Torneo. Nessun problema per Vogt, Jovanovski, Di Batte e Nadiya Kichenok (in foto). Vi riporto i risultati dei match principali della giornata:

1R Girls
Grymalska (ITA) d. [5] Sirilova (SVK) 6-3 6-2
[6] Vogt (LIE) d. Pimkina (RUS) 6-1 6-1
[3] Jovanovski d. Pipiya (RUS) 6-1 6-0
[8] Tabakova d. Kamenskaya (RUS) 7-6 7-5
[2] N. Kichenok (UKR) d. Majsak (BLR) 6-2 6-0
[4]Di Batte (ITA) d. Segarelli (DOM) 6-0 6-3
M. Trevisan (ITA) d. Gorgodze (GEO) 5-7 6-4 7-5
1R Boys
Andreozzi (ITA) d. Abbondazieri (ITA) 6-2 6-2
Crepaldi (ITA) d. Lang (AUT) 6-2 6-2
Portaluri (ITA) d. Kontinen (FIN) 6-7 6-4 7-5
Giannessi (ITA) d. Miccini (ITA) 6-3 6-1
Papasidero (ITA) d. Sinicropi (ITA) 2-6 6-4 6-4

Starace vs Ferrero. Sondaggio

Dopo il disastroso avvio nel torneo di qualificazione, i tennisti italiani impegnati al foro italico si riscattano con due vittorie convincenti, che portano la firma di Bracciali e Starace. Coach Rianna sara’ molto soddisfatto. Con particolare riferimento al tennista campano, vorrei lanciare un sondaggio, per chiedervi quante chance ha il Poto visto contro Calleri di battere JCF (Juan Carlos Ferrero). Aspetto di conoscere le vostre opinioni.

Thursday, May 03, 2007

Blog da Salsomaggiore. 24th Guru Cup, 2R.

Molti tennisti somigliano a bagnini, con quel tipo di abbronzatura inconfondibile che pare sia penetrata sotto pelle e che resterà intatta e insensibile al mutare delle stagioni, ma la pelle chiara di Camila Giorgi non si abbronza nè si scotta, anche se, mentre gioca, diventa rossa in viso per lo sforzo. In questo momento sono le 13:00 di martedì 1 maggio 2007, sul campo n.1 del Tennis Club di Salsomaggiore, un complesso immerso nel verde del parco Chini, a un centinaio di metri dal sontuoso palazzo liberty delle Terme Berzieri. E' il secondo turno di uno dei 5 tornei internazionali under 18 organizzati nel nostro Paese. Un minicircuito sulla terra rossa, che si apre a Firenze e ha il suo gran finale negli Internazionali di Milano (Trofeo Bonfiglio), passando attraverso Salsomaggiore, Prato e Santa Croce. L'acustica di un campo da tennis con pochi spettatori è strabiliante - si avverte ogni respiro, ogni sfregamento delle scarpe che scivolano sulla terra, il pang intimidatorio della palla colpita nello sweet spot.
Camila Giorgi, come molti adolescenti in fase di evoluzione tecnica che provano a spingere e ad accelerare il ritmo, ha il problema del controllo dei colpi. La sua avversaria, la livornese Alessandra Di Batte, è una solida (di solito) giocatrice da terra rossa con un buon rovescio bimane ed una discreta velocità di braccio. E' la Giorgi a fare la partita (e gli errori), con la collaborazione della Di Batte troppo contratta e nervosa per buona parte del match. E alla fine il risultato premierà la figlia del simpatico quanto pittoresco Sergio Giorgi, che segue e commenta il match in compagnia di Sebastien Durand, physical trainer della Mouratoglou Tennis Academy. Camila, migliorata nella meccanica della prima di servizio e molto rapida negli spostamenti laterali, si impone 7-6 6-4 e nel terzo turno affronterà Stephanie Vogt, del Liechtenstein, una giocatrice in fiducia, con molte variazioni da fondocampo. L'arrendevole Di Batte non è l'unica del Centro Federale di Tirrenia ad essere estromessa nei primi due turni del Torneo di Salso. Il mancino spezzino Alessandro Giannessi - alias "Gianna" - perde 7-6 7-6 dal fisicamente dotato e volitivo polacco Jerzy Janowicz (che al primo turno aveva mandato a casa Speronello), dopo aver sprecato due set point in entrambi i set. L'upset del giorno è rappresentato dalla sconfitta di Claudia Giovine, consumata sotto gli occhi sconcertati di mamma Elvy Intiglietta (responsabile tecnico femminile a Tirrenia), per mano della minuta 16enne tedesca Linda Berlinecke, n.300 del ranking ITF, che al primo turno aveva concesso soli 5 game ad Anastasia Grimalska (altro "pulcino" del Centro Federale). Mentre Della Tommasina, Papasidero e Piludu sono stati scofitti ieri, nel match d’esordio.
Girando tra i campi, ci siamo fatti un'idea su cosa effettivamente manchi a tanti giocatori, non solo italiani, per imporsi a livelli elevati. Il tennis è uno sport con una bellezza metafisica straordinaria che, come tale, richiede una forza interiore ed una capacità di concentrazione quasi ascetiche. A livello juniores sono in pochi a possederle, a prevalere è l'Ansia della sconfitta, surrogato agonistico delle piccole ansie di frustrazione giovanile. Chi non riesce, nei momenti critici, ad eludere la paura e a mettere in pratica un clichè tanto banale quanto difficile da attuare come "un punto alla volta" o "qui mi devo concentrare", ha delle serie probabilità di perdere. Chi mostra di avere una gran forza mentale a corredo di una tecnica eccellente, è senz'altro Giacomo Miccini, vincitore in tre set (7-6 5-7 6-2) contro un avversario ostico come il palermitano Antonio Comporto. Michelle Larcher De Brito ci ha parlato del suo primo approccio alla "sconosciuta" terra rossa e di come sia difficile adattare il suo gioco a questa superficie. E in effetti, il match della portoghese ha confermato le sue difficoltà nel regolare la quindicenne romana Carolina Pillot, che ha fatto il possibile (e l'impossibile) per arginare la potenza di fuoco di Michelle. Volendo segnalare qualche nome tra i talentini visti all'opera in questa mite giornata primaverile, la nostra preferenza ricade sulla possente slovena Polona Hercog, classe 1991 - che ha rifilato un pesante 6-0 6-1 ad una sempre più in crisi Elena Chernyakova, alla quarta sconfitta consecutiva al primo turno - sul talentuoso furetto olandese Xander Spong - che ha compiuto dei progressi notevoli negli ultimi mesi - e sul bombardiere macedone Ilija Martinoski, runner up la settimana scorsa nel prestigioso Torneo di Beaulieu sur Mer e nostro favorito qui in terra d'Emilia. La palla più pesante del torneo è, neanche a dirlo, quella di Michelle Larcher De Brito, che se riesce ad appoggiarsi bene è devastante. Anche sulla terra.

Esibizione a Maiorca: Nadal vince la battaglia delle superfici

Questo pazzo, pazzo tennis!!!

Thursday, April 26, 2007

La Nemesi di Roger

Decima, prima. Ciak. Motore. Azione. Le braccia di Roger Federer sono ben tese e rigide all’inizio del movimento del servizio. Rafael Nadal oscilla sui talloni mentre aspetta. Lo svizzero inizia la sequenza a piccoli segmenti, fotogramma per fotogramma, lancia la palla per aria e serve in profondità sul rovescio dell’avversario, facendolo spostare molto. La fine dell’avvitamento porta naturalmente Roger a rete, per inerzia, seguendo il servizio. Rafa si allunga per mettere in campo una risposta corta e molliccia di rovescio lungo linea e si muove verso il centro del campo. A quel punto Federer chiude comodamente il punto con un dritto a uscire, colpendo cosi’ forte che la muscolatura dell’avambraccio destro si gonfia.
Il primo punto della finale del Torneo di Monte Carlo 2007 è il prologo di un match che non c’e’ stato, in cui il n.1 al mondo è stato regolato con un perentorio periodico 6-4 6-4, in 1 ora e 35 minuti. Un match che per comodità possiamo suddividere in due tempi. Nei primi 38’, corrispondenti agli 8 game iniziali, Roger gioca match pari, spreca tre palle break, non convertite a causa di due dritti scheggiati dall’elvetico e di un servizio vincente di Nadal. Nel nono game assistiamo alla svolta del match. Federer al servizio va sotto 0-40 dopo tre errori gratuiti su palle apparentemente non aggressive (2 dritti larghi e un rovescio affossato), subisce un parziale di 7 punti a 1, viene breakkato e permette a Rafa di servire per il set sul 5-4. Dal quel momento in poi, Re Leone smarrisce la liquida fluidità dei suoi movimenti ad alta velocità, e colleziona una serie di errori non forzati (che alla fine del match saranno 38). Il primo set scivola via in 47 minuti, nel secondo set Roger sbaglia anche le volèe abbastanza comode e Nadal, senza fare nulla di straordinario rispetto al suo standard di gioco, porta a casa tranquillamente il match.
Il quinto vinto sulla terra rossa, su cinque disputati. La spiegazione tecnica più convincente di un bilancio così negativo del n.1 al mondo risiede nella combinazione del suo stile gioco con quello di Rafa. Federer gioca per fare il punto, non per far sbagliare l’avversario. Soprattutto con il dritto imprime una forte accelerazione di ritmo e gioca con un basso margine di sicurezza. Se prestate attenzione al finale di questo colpo, vedete che molto spesso è orizzontale, con il braccio racchetta che termina ben al di sotto della spalla sinistra. E’ un colpo che mette pressione all’avversario, ma se il timing non è perfetto vi è un rischio elevato di perderne il controllo. E la palla lavorata di Rafa, con un grande top spin che la fa saltare parecchio dopo il rimbalzo, non favorisce di sicuro il timing dello svizzero. Tra l’altro, se giochi contro Nadal da fondocampo e pensi di farlo correre, lui ti farà correre avanti e indietro come un matto, ti mangerà vivo, poi ti sputerà fuori e camminerà sulle tue ossa.
A questo punto, è difficile che Federer possa battere Nadal sul rosso, è semi-impossibile che possa farlo senza apportare delle variazioni tattiche. Abbiamo notato che il n.1 gioca pochissime smorzate, contro un avversario che abitualmente è tre metri fuori dal campo, e rari colpi incrociati stretti. Entrambe le soluzioni costringerebbero Nadal ad avanzare e lo porterebbero fuori dalla sua “confort zone”, a giocare di volo, e in ogni caso varierebbero il ritmo dello scambio. Inoltre Roger farebbe bene a servire una più elevata percentuale di prime: il 55% non è sufficiente per battere Rafa. Una prima più lavorata e meno veloce, meglio se servita al corpo dello spagnolo. Nonostante l’esito della sfida al Country Club di Monte Carlo, lo svizzero ci sembra in ogni caso l’avversario più attrezzato per interrompere la striscia vincente di Nadal sulla landa color terra cotta. La nostra rosa degli sfidanti è circoscritta a tre nomi: nell’ordine, Federer, Canas e Djokovic. Per il resto degli avversari temiamo che lo spagnolo sia ingiocabile.

Tuesday, April 24, 2007

Finale Monte Carlo 2007: higlights

Monday, April 23, 2007

Verso il nuovo miracolo italiano?


I quattro Ties dei Quarti di Finale di Federation Cup si concludono tutti col medesimo risultato: 5 a 0 a favore del Paese che ospita la sfida. Tra le quattro, Italia vs Cina era la piu’ equilibrata sulla carta, ed è stata anche, forse, quella dal risultato piu’ bugiardo, perche’: Flavia Pennetta ha annullato tre match point a Shuai Peng, costretta poi al ritiro sul 3 a 0 nel terzo set; Tax Garbin e’ stata sotto di un break nel terzo set contro la soprendente Zhang, n.212 al mondo. Che dire...”a win a is win”, e il 14 luglio affronteremo la Francia in semifinale. Mauresmo, Golovin, Dechy, Razzano, Bremond dovrebbero avere vita facile contro le nostre atlete. L’anno scorso ci fu’ il miracolo-Schiavone che superò la Mauresmo. I miracoli si ripetono?

Nadal ha la meglio su Federer

Il decimo atto della sfida tra Roger Federer e Rafael Nadal si conclude con una vittoria netta dello spagnolo, che conquista per la terza volta consecutiva il Torneo di Monte Carlo. 6-4 6-4 in 95 minuti. Federer gioca bene i primi otto game, durante i quali si procura tre palle break, annullate dall’avversario. Dal nono gioco del primo set in poi, Nadal ha vita facile, la sua palla pesante crea non pochi problemi a Federer, che concludera’ il match con 38 errori non forzati (e 19 vincenti), contro i 19 (e 19 vincenti) dell’avversario. A questo punto:
Federer farebbe bene a licenziare Tony Roche?
Chi ha qualche chance di interrompere la striscia di 67 vittorie consecutive di Nadal sulla terra rossa?
La sconfitta netta di ieri incidera’ sul morale dello svizzero in vista del French Open?

Thursday, April 19, 2007

How She Is Hungry


Sono trascorsi oltre dieci anni dai tempi in cui la ragazzona serba dai lineamenti asiatici cenava con altri cento ragazzi nella sala mensa dell'Accademia di Nick Bollettieri, un refettorio molto ampio con i pannelli di legno alle pareti e i ventilatori appesi sul soffitto per combattere l'odore acre e leggermente acidulo dei cibi preparati per molte persone. Dieci anni, tennisticamente parlando, sono un secolo. E nel XXI secolo, la 22enne serba Jelena Jankovic è passata dal pane povero di glutine, e dal succo di mirtillo, ai menu sofisticati dei ristoranti internazionali. Ma la fame agonistica è sempre la stessa. Jelena non ha mai smesso di addentare l'avversaria di turno, come se fosse il polso di un assalitore malintenzionato. Gli addetti ai lavori lo chiamano "killer instinct". La qualità che le ha permesso di domare le grandi colpitrici del circuito, di sollevare il primo trofeo importante a Charleston, il torneo preferito da Chris Evert e da Steffi Graf, e di entrare tra le prime sette del ranking mondiale.
Con Kim Clijsters ormai avviata sul sentiero del prepensionamento, la Jankovic è la migliore incontrista in attività. E con la belga ha non pochi punti in comune: un rovescio lungo linea da manuale, un tennis molto solido, con colpi compatti, efficaci anche con poca apertura, e un servizio che non punge. Forse Kimmie è più forte mentalmente, ma Jelena è superiore sul piano fisico, dotata di un gioco di gambe straordinario che le permette di avere un timing perfetto nei colpi a rimbalzo. Da buona incontrista, o counter-puncher che dir si voglia, non ha una gran velocità di palla, ma usa la velocità generata dall'avversaria per trasformare situazioni difensive in situazioni offensive. Nella finale del Torneo di Charleston (vinta 6-2 6-2 contro Dinara Safina), ha dimostrato di avere anche una eccellente visione di palla, perchè non è facile giocare con le folate di vento che disegnano traiettorie e curve misteriose. La vittoria nella città "santa" della Carolina del Sud chiude un ciclo impressionante. Dal gennaio 2007 in tre mesi e mezzo la serba ha giocato 10 tornei, vincendone due, per un totale di 36 partite, di cui 28 vittorie e 8 sconfitte, e 1430 ranking points (seconda dietro Serena Williams nella Race del 2007). I numeri sono da playstation, più che da tennis professionistico. Ha disputato il torneo di Doha con una caviglia distorta, che non le ha impedito di giungere in semifinale, somministrando, tra l'altro, un umiliante 6-0 6-1 alla povera Maria Elena Camerin. A Charleston, se si esclude la semifinale giocata contro Venus Williams, ha concesso alle avversarie (Rodionova, Santangelo, Srebotnik, Safina) le briciole di 11 game in 8 set. Sul piano tecnico soltanto Serena Williams, Justine Henin, Kim Clijsters e Amelie Mauresmo sono superiori alla serba. Con le ultime due fuori gioco, Jelena - se si gestisce bene e se gioca concentrata nei punti importanti come ha fatto contro Venus Williams - ha la chance di entrare nel podio mondiale. Il Roland Garros rappresenterà un test molto importante, proprio perché la terra rossa potrebbe esaltare le caratteristiche della Jankovic che, tra l'altro, a Parigi ha anche pochi punti da difendere.
Charleston, oltre ad incoronare Jelena, ha anche mostrato i limiti di Venus Williams. Troppi errori da over-hitting, soprattutto col diritto, un servizio erratico (a differenza della sorella Serena) e poca lucidità nei punti importanti (la volée di rovescio sbagliata sul 5-4 nel tiebreak decisivo contro Jelena grida ancora vendetta). Concludiamo la nostra rassegna settimanale, rispondendo alle tante mail inviateci dai fan di Martina Hingis, preoccupati per la crisi di risultati della loro beniamina. Proviamo a lanciare una proposta provocatoria: in questa fase della stagione non le farebbe male passare un paio di settimane da Nick Bollettieri. Lo ha già fatto nel 1998, quando aveva iniziato a prender le prime stese dalle Williams. I problemi sono sempre gli stessi: se Martina viene presa a pallate, e le viene rubato il tempo nello scambio, non ha la possibilità di utilizzare la sue skill nel disegnare il campo, creare angoli e spostare l'avversaria. Martina ha bisogno di un servizio più robusto e di una palla più pesante per competere con le più forti. Chi meglio di Nick potrebbe aiutarla?

Tuesday, April 17, 2007

Almagro vs Starace. Sondaggio

Cari Amici del blog,
vorremmo lanciare un sondaggio. Dietrologia a parte, chi pensa che Poto Starace avrebbe potuto vincere contro Almagro con un atteggiamento meno passivo dopo il primo set? Oppure ritenete che quando Almagro ha elevato il suo livello di gioco, Poto era spacciato in ogni caso?

Tuesday, April 10, 2007

Il salto di qualita' di Tatiana


Dopo tre finali perse - Birmingham 2004 (sconfitta da Maria Sharapova), Tokyo Japan Open 2005 (sconfitta da Nicole Vaidisova), Stoccarda 2006 (sconfitta da Nadia Petrova) – al quarto tentativo Tatiana Golovin solleva il primo trofeo della sua carriera da professionista sulla terra verde di Amelia Island. N. 19 del ranking mondiale a 19 anni e due mesi, è ad un passo dal suo best ranking (n.18 al mondo) ottenuto nell’aprile del 2005. Attaccante da fondocampo, Tatiana non ha colpi definitivi, gioca un tennis ad alta percentuale, ma gioca bene quasi tutti i colpi: gran diritto anticipato, rovescio solido e profondo, eccellente la smorzata di rovescio, decisamente migliorata nel gioco di volo, buon gioco difensivo con cambi di ritmo e passanti incrociati di rovescio in corsa. L’unico punto debole della francese è la seconda di servizio, poco lavorata e spesso abbastanza corta.
I fattori chiave che le hanno permesso di vincere il titolo in Florida e di proporsi come temibile outsider nella stagione sulla terra sono essenzialmente due: grande concentrazione e spostamenti eccellenti.

Thursday, April 05, 2007

L'unico uomo utile alle donne.

Larry Scott è un sagace politico, oltre che un abile manager. Quando nell’aprile del 2003 l’allora 39enne newyorkese, con un passato trascurabile da tennista professionista nella seconda metà degli anni ottanta e con nove anni di preziosa esperienza come manager nell’ATP, venne nominato ai vertici della Wta - l'organismo che gestisce il tennis femminile - Scott ereditò una situazione finanziaria ed organizzativa allo sbando. Dopo la fine della partnership con la Sanex – uno dei principali brand della conglomerata statunitense Sara Lee Corporation – i ricavi del Tour si erano quasi dimezzati, i membri del board della Wta trascorrevano la maggior parte del tempo a litigare tra loro ed il deficit dell’organismo cresceva drammaticamente. Scott, da subito, fece varare un piano industriale quinquennale, alleggerì il consiglio d’amministrazione, portandolo da 11 a 8 membri, incluso un docente di Relazioni Umane ad Harvard che venne cooptato nel board per facilitare i processi decisionali. Ma l’intuizione più importante fu quella di abbandonare l’idea di uno sponsor unico per il Tour e di associare alla Wta uno sponsor diverso per ciascuna macroarea geografica: Whirlpool in Europa, Dubai Duty Free in Asia, Africa e Medio Oriente, Tom Group (brand di Hutchison Wampoa) in Cina. I ricavi della Wta registrarono un incremento del 15%, il totale dei prize money passò da 52 a 58 milioni di dollari nel giro di un anno.
Scott rivelò presto le sue doti di abile politico, poichè riuscì a far dialogare tra loro e con la Wta “un arcipelago di isole indipendenti” (cioé le giocatrici, gli organizzatori dei tornei, le compagnie di management, l’ITF che sovraintende ai tornei del Grande Slam) che spesso agivano in competizione le une con le altre. Il CEO della Wta fece in modo che tutti remassero nella stessa direzione. Con Scott al vertice la Wta ha rinnovato la sua partnership con Eurosport, siglando il più importante accordo televisivo nella storia del tennis femminile. L’accordo ha garantito ad Eurosport i diritti televisivi internazionali esclusivi in Europa dei principali tornei del Tour (10 Tier I, 15 Tier II e il Master), che verranno trasmessi in 54 Paesi e raggiungeranno 108 milioni di famiglie. Inoltre il deal ha previsto l’impegno a migliorare la visibilità del tennis femminile e a valorizzare le sinergia tra sport e intrattenimento, con l’introduzione di programmi innovativi che avvicinano le giocatrici ai fan, come “Get Closer To The Tour” e “Tatiana’s World”. L’ex Vice Presidente Esecutivo dell’ATP è stato anche l’architetto del deal dei deal, l’accordo di sponsorizzazione da 88 milioni di dollari con Sony Ericsson.
Ma uno sport come il tennis, per attrarre sponsor danarosi e per rendere il gioco più divertente per gli spettatori, deve puntare molto sulla personalità degli atleti ed esaltare le rivalità (presunte o reali) che appassionano il pubblico. Per fare questo è indispensabile preservare la salute dei migliori giocatori ed evitare che disertino gli eventi importanti dal punto di vista mediatico. Gli addetti ai lavori e i grandi appassionati sapranno che ogni torneo ha la sua player commitment formula da rispettare: un Tier I da $ 1.340.000 deve annoverare almeno 3 Top Ten in tabellone: un Tier II di serie A deve avere almeno 2 Top Ten nel suo player field. A Larry Scott le regole vigenti non piacciono granché e l’obiettivo della fase finale della sua Roadmap è proprio quello di assicurare la partecipazione di un numero maggiore di Top Player nei Tornei che contano.
Secondo quando deciso il 26 marzo dal board della Wta, infatti, a partire dal 2009 il calendario del Tour verrà stravolto e le regole vigenti verranno radicalmente riformate in base alle seguenti linee guida:
- Il calendario del Tour verrà alleggerito e si chiuderà ad ottobre con il Master, in modo da concedere alle atlete almeno 9 settimane di pausa prima dell’avvio della nuova stagione.
- I Tornei Tier I e Tier II (25 in totale) spariranno e saranno sostituiti da 20 Tornei Premier, ancorati a quattro Super-Tornei obbligatori (i c.d. “gioielli della corona”), Indian Wells, Key Biscayne, Madrid e Pechino, con monte premi minimo di 4 milioni di dollari e equal prize money.
- I Tornei obbligatori saranno ridotti da 13 a 10 (i 4 “crown-jewels” + i 4 Slam + altri 2 tornei), ma le Top Ten daranno forfait senza giustificato motivo saranno sospese dalle competizioni per i 2 tornei premier successivi (ad esempio se Serena dovesse boicottare Indian Wells, non potrebbe giocare i successivi tornei di Miami e Charleston).
- Sarà varato un sistema incentivante che collegherà parte del prize money ai ricavi effettivi dei tornei;
- Saranno investiti 200 milioni di dollari per ampliare le sedi dei Tornei, in particolare quelle di Madrid e Pechino, che potrebbero ospitare eventi “combined” come Indian Wells e Miami.
- Il ranking system sarà basato su 16 risultati, nei quali saranno inclusi di diritto quelli dei tornei obbligatori;
- Verrà limitata la possibilità per le Top player di partecipare a tornei al di fuori dei seguenti 20 eventi premier: Berlino, Eastbourne, Madrid, Mosca, Parigi, Roma, Stoccarda, Charleston, Cincinnati, Indian Wells, Los Angeles, Miami, Montreal/Toronto, New Haven, Stanford, Pechino, Doha, Dubai, Sydney, Tokyo. I tornei esclusi da quest’ultima lista, come San Diego, Zurigo, Anversa, Lussemburgo e Amelia Island saranno di fatto declassati.
Il primo effetto dell’annuncio della radicale riorganizzazione del Tour? Richard Williams ha minacciato di agire legalmente contro la Wta, se costringerà le sue figlie a partecipare al torneo di Indian Wells, un torneo boicottato dalle Williams dopo la finale del 2001, in cui Serena venne fischiata e apostrofata con epiteti (a detta di papà Richard) razzisti dal pubblico californiano deluso dal ritiro di Venus che nella semifinale attesa tra le due sorelle. La stessa Serena ha dichiarato che le, anche con eventuali nuove regole, le chance di poterla rivedere a Indian Wells sono pari a zero. Ma, si sa, la famiglia Williams è un’isola molto particolare nel grande arcipelago del circuito. La sensazione è che il resto delle top player si adeguerà al nuovo regime annunciato dai colletti bianchi del Tour.

Tuesday, April 03, 2007

Corsi e ricorsi?

Domenica 25 Marzo 1990, Andre Agassi vince il primo dei suoi 6 titoli a Key Biscayne, all’eta’ di 19 anni e 11 mesi. 17 anni dopo, a vincere in Florida e’ Novak Djokovic, all’età di 19 anni e 10 mesi. Il 26 marzo del 1990 Andre era n.4 del ranking, il 2 aprile del 2007 Nole e’ n. 7 dell’ATP ranking. A parte questo, e parte le straordinarie accelerazioni nei colpi a rimbalzo, cos’altro hanno in comune i due?

Friday, March 30, 2007

La pretattica di Serena.

Finale di Key Biscayne. Serena Williams fa pretattica: “Spero che sarà un match buono e ONESTO”. Da PalmBeach Post del 30 marzo 2007.

Thursday, March 29, 2007

The Wild Bunch

Il logoramento dell'avversario ha un ruolo fondamentale nel gioco di Canas. L'argentino si difende in maniera straordinaria, i suoi colpi incrociati sembrano muoversi su fili sottilissimi di seta che formano un fascio di angoli sempre più acuti, e sono in grado di mandare in crisi chiunque, anche il più rapido degli opponenti. Per non parlare dei recuperi nei cambi di direzione e dei lob liftati, tirati su con il contagiri, che vanificano ogni schema d'attacco non troppo incisivo. Il gemello separato alla nascita di Mauro Camoranesi è un agonista formidabile, vende cara la pelle, rispetta tutti, ma non subisce la personalità di nessuno. Detto questo, se Sua Maestà Roger Federer perde da Canas due volte consecutive a distanza di due settimane, è possibile che nel Sancta Sanctorum del tennis professionistico si aprano delle prospettive inedite e inimmaginabili prima dei due recenti tornei sul cemento americano. Nadal è tornato in buona condizione e, interrompendo il digiuno di vittorie che durava dal French Open, ha ritrovato la fiducia smarrita dopo Wimbledon 2006. Murray e Djokovic hanno compiuto quel salto di qualità tecnico e mentale che oggi permette loro di arrivare fino in fondo nei tornei pesanti. Roddick, tornato alle origini (leggi: servizio e diritto) dopo il disastroso periodo "sperimentale", può giocarsela contro chiunque.
E' forse esagerato affermare che siamo alla fine di un'Era, ma il Federer leggermente imballato visto nella "campagna" statunitense, potrebbe rimettere in gioco una mezza dozzina di avversari. Il condizionale è d'obbligo, poichè, nella seconda sconfitta subita da Canas, il "vecchio" Federer - sovrano indiscusso per diritto del divino talento - si è intravisto per dieci game - l'intero secondo set e i primi due giochi del terzo. L'imminente stagione sulla terra rossa fornirà la risposte ai nostri dubbi sulla leadership, e il come back di Willy Canas - travolgente come un uragano - non fa altro che rendere ancora più intrigante il duello annunciato tra Rafa e Roger, restituendo linfa nuova all'inebriante imprevedibilità del nostro sport. E' un vero peccato non poter assistere - domenica prossima - ad una finale tra Willy e Rafa, che sarebbe stata un'interessante anticipazione di un matchup-maratona epico possibile a Parigi, oltre che un omaggio alla comunità ispano-americana gravitante nell'area metropolitana di Miami. Concludiamo la divagazione sull'Era Federer, evidenziando i momenti chiave del suo ultimo match: le quattro palle break non trasformate dallo svizzero sul 2 a 0 nel terzo set (in particolare, il diritto a sventaglio fuori giri e l'affossamento di una volée bassa non impossibile); l'imbarazzante indecisione sul 4 a 5 del tie Break decisivo, quando Federer, dopo un gran servizio a uscire da sinistra, stecca clamorosamente la swing volley sul lob difensivo di Willy- dopo aver scartato le opzioni alternative di giocare uno smash o di far rimbalzare la palla per chiudere con un comodo diritto incrociato.
Key Biscayne è stato anche il teatro del remake della recente finale dell'Open d'Australia tra Serena Williams e Maria Sharapova: uno sconcertante tiro a segno durato 58 minuti, in cui l'americana ha vinto 22 degli ultimi 28 punti, umiliando la ex numero 1 al mondo in versione Anna Kournikova e rifilandole la più classica delle "baguette" (il 6-1 6-1 in gergo è la baguette, il 6-0 6-0 è il double bagel, per una questione simbolica). L'aspetto più interessante del match è stato il cinico consiglio di papà Richard nel changeover tra il primo e il secondo set, il quale avrebbe esortato Serena a giocare sul miglior colpo di Maria (il rovescio) per prolungare l'agonia dell’avversaria e utilizzare il secondo set come una sessione di allenamento, in vista della sfida più impegnativa contro Nikki Vaidisova. Se il big match tanto atteso è stato un mismatch, la Palma per la sfida più bella del torneo va senz'altro attribuita al clash tra Justine Henin e Nadia Petrova, due ore di grande tennis, con le due protagoniste autrici di giocate strabilianti. Gran bel torneo anche per Tatiana Garbin che, sulla soglia dei 30 anni - e con la complicità di un tabellone abbordabile - si è arresa nei quarti a Shahar Peer, eguagliando il risultato ottenuto da Silvia Farina nel '98 (sconfitta ai quarti da Venus che avrebbe vinto poi il torneo) e raggiungendo il suo best ranking (lunedi prossimo sarà n.24 al mondo). A questo punto sarà dura per il buon Barazzutti escludere la mestrina dal duo di singolariste impegnate il 21 e 22 aprile a Castellaneta Marina nel delicatissimo primo turno di Fed Cup contro la Cina.

Wednesday, March 28, 2007

Flash

Solo per segnalarvi che Miccini ha perso dal compagno di Accademia Pepe Elias 6-1 al terzo. (6-3 3-6 6-1).
Quanto al match di Tax Garbin, la mestrina è quotata a 5,7 da Betfair, contro l'1,2 di Shahar Peer.

Citazione

Vi riporto una citazione di Robert Browning, il mio poeta vittoriano preferito, l’inventore del monologo drammatico:
“se affondero’ in un cupo, tremendo mare di nubi,
sara’ solo per un tratto. Presto riemergero’ ”. Si adatta molto bene al momento di Maria Sharapova e Roger Federer.

Marzo e' il piu' crudele dei mesi

Marzo è il piu’ crudele dei mesi, fa emergere Willy Canas dal Purgatorio della squalifica, mescola vulnerabilita’ e fantasie di onnipotenza, stimola avversari frustrati che tornano a credere in se’ stessi. Il Re e’ nudo, la duplice sconfitta per mano del mai domo argentino apre delle prospettive interessanti e inimmaginabili dopo l’Open d’Australia. E’ la fine di un’era?

Tuesday, March 27, 2007

Luxilon Cup

La perla della giornata di ieri e’ stato il sermone motivazionale di Nick Bollettieri, rivolto ai ragazzi in occasione del players’ party della Luxilon Cup. Spero di poterlo postare al piu’ presto su YouTube. Nel blog della buona Colette Lewis, troverete la foto che immortala 22 dei 24 partecipanti al torneo di esibizione (manca Michelle Larcher De Brito, Giacomo Miccini e’ uno dei due ragazzi che regge il tabellone, in piedi sulla sinistra c’e’ anche l’azzurrina Nastassya Burnett).

Pemulis' Picks

Dopo aver letto il mio pezzo di settimana scorsa su Michelle Larcher De Brito, in molti mi hanno dato dello svitato perche' - tra le righe - avevo pronosticato una semi contro pronostico tra Shahar Peer e Niki Vaidisova, finaliste dell Australian Open Junior 2004.
Con tutto il rispetto e la stima dovuta a Tax Garbin, l'israeliana e' con un piede e mezzo in semifinale, mentre Nicole prendera' la vincitrice del Matchup tra Maria e Serena. Sulla carta parte sfavorita, ma proprio questo forse le permetterà di giocare con meno pressione, libera di esprimere la potenza e, soprattutto, il controllo dei suoi colpi. Vedremo.
Comunque faccio una promessa: se la Garbin battera' Shahar Peer percorrero' sino all'ultimo gradino della scala a chiocciola che conduce in cima al faro Cape Florida (29 metri di altezza dal suolo).

Miami: Il punto.

Grande prova di Tax Garbin che, superando nettamente una Aga piuttosto stanca dal match contro la Hingis, raggiunge i quarti del Torneo di Key Biscayne, eguagliando il risultato ottenuto da Silvia Farina nel '98. Lunedi prossimo - mal che vada - la mestrina sarà n. 24 del ranking, a soli tre spot dalla Schiavone in caduta libera. Il buon Corrado Barazzutti difficilmente potrà tener fuori Tax nella sfida di Fed Cup contro la Cina. Troppo forte Annina Chakvetadze per la Santangelo, che comunque perde con dignità, giocando un buon secondo set. Le imprese della giornata sono quelle di Amer Delic - buon giocatore con un elevato potenziale di crescita e con una storia personale molto interessante dal punto di vista umano- e di Willy Canas - che come una poiana incombe su Gasquet, tradito da un rovescio insolitamente erratico.
Il programma di oggi offre la rivincita del secondo turno di IW, con Federer che affronta l'unico giocatore da cui ha perso nel 2007, e il clash che tutti attendono tra Maria Sharapova e Serena Williams. Interessanti anche le sfide tra Nadal e Del Potro e tra Henin e Petrova. Da non sottovalutare il quarto tra Chakvetadze e Li Na, due tra le giocatrici che hanno mostrato il miglior tennis al Crandon Park.
Per gli appassionati di Junior Tennis, al Crandon Park prende il via oggi la Luxilon Cup, torneo giovanile di esibizione di solito molto ben frequentato. Ogni anno gli organizzatori del torneo di Key Biscayne offrono una wild card nel tabellone principale dell'edizione successiva ai vincitori della Luxilon Cup. Il match up del giorno è la sfida tra il recanatese Giacomo Miccini - il piu' talentuoso dei tennisti italiani in attività - e il portoghese Gastao "Pepe" Elias. Mentre nel secondo turno potrebbero incrociare le racchette le due amiche-rivali Michelle Larcher De Brito e Tammy Hendler.

Monday, March 26, 2007

Spaghetti a Miami.

Garbin vs Aga Radwanska e Santangelo vs Chakvetadze. Chi delle due ha qualche chanche di approdare ai Quarti? Io dico Garbin in tre set, sempre che stia bene fisicamente e che abbia recuperato le energie spese nel match di ieri.

Thursday, March 22, 2007

Generazione Zeta


Essendo fan sfegatati del tennis giovanile in generale e del vivaio-cornucopia di Nick Bollettieri in particolare, raramente abbiamo atteso una sfida di primo turno con l'impazienza con cui abbiamo atteso il match tra Michelle Larcher De Brito, 14 anni appena compiuti, e Meghann Shaughnessy, 28 anni da compiere in aprile. Michelle Larcher De Brito sembra nata per giocare a tennis. Il suo percorso di crescita è stato talmente fulmineo che lo scorso febbraio ha disputato il suo primo torneo professionistico, il 75mila dollari di Midland (Michigan). "Michelle ha delle qualità µniche che nessun coach può insegnare ad un allievo", parola di "The Man Himself" - Lui in persona - alias Nick Bollettieri. In effetti la ragazzina portoghese, poco più che una bambina nelle primissime fasi della pubertà e del pensiero astratto, gioca già un tennis strabiliante. Colpisce pulito, è potente, gioca pesanti colpi piatti da entrambe le direzioni disegnando il campo in maniera straordinariamente naturale. Il diritto giocato dall'alto è particolarmente bello da guardare. E' più vario e composto della bastonata di Maria Sharapova, la leziosa pronazione del polso nel finale del movimento ricorda il gesto di Andre Agassi, che dava la sensazione di sistemarsi una sciarpa di seta intorno al collo.
Non sappiamo quanto voi crediate alle statistiche, ai record, alla psicologia da quattro soldi ed ai luoghi comuni motivazionali, ma nel 2005 Michelle (da ora: MLDB) ha infranto il record stabilito nel 2000 da Maria Sharapova, con la quale la ragazzina portoghese ha in comune anche il fragore del grugnito. A 12 anni MLDB ha vinto il Torneo giovanile Eddie Herr - Under 16 - laddove Maria aveva ottenuto lo stesso risultato, nel 2000, a 13 anni. L'autunno scorso Michelle ha raggiunto i quarti di finale della versione Under-18 del Torneo Eddie Herr, impresa non da poco perché a 13 anni è molto difficile sfidare i 17enni più bravi. C'è del genio adulto nel suo modo di giocare, che le permette di coniugare la bellezza del gesto con la cinica arte di chiudere il punto lasciando ferma l'avversaria. E il 21 marzo 2007 il livello di eccellenza di MLDB ha avuto la consacrazione ufficiale, con la prima vittoria nel circuito professionistico. Malgrado 10 doppi falli e un vento insidioso che disturbava le sue traiettorie, ha avuto la meglio sulla veterana americana Meghann Shaughnessy (n.11 al mondo nel 2001), in tre set, 3-6 6-2 7-6(3) e si accinge ad affrontare una rigenerata Daniela Hantuchova, classe 1983. Da Daniela a Michelle: 10 anni di storia del M.I.T. del tennis. Potrebbe essere il titolo di una biografia celebrativa degli ultimi 10 anni dell'Accademia di Bradenton. La sfida ha anche il sapore di un "conflitto generazionale": la Generazione Z contro la MTV Generation.
La portoghese è il cavallo di Troia di una gang di teen-ager d'assalto pronte a fare breccia nel circuito Pro, che annovera nei suoi ranghi, tra le altre, anche la "roommate" di Michelle, tale Tammy Hendler, classe 1992, sudafricana di nascita con passaporto belga e residenza a Bradenton. La Hendler, 15 anni da compiere in agosto, questa settimana è in Brasile, a Porto Alegre, per partecipare alla 24esima edizione della "Copa Gerdau de Tenis", torneo di grado A del circuito ITF Junior, erede del (declassato) Banana Bowl. Nel 2004 Shahar Peer e Nicole Vaidisova furono le finaliste dell'Australian Open Junior. Tre anni dopo, a Miami, le due potrebbero tornare ad incrociare le racchette nella semifinale del "Quinto Slam" del circuito professionistico. Qualcuno si scandalizzerebbe se nel 2010 Michelle Larcher De Brito e Tammy Hendler arrivassero fino in fondo nel torneo di Key Biscayne? Previsioni a parte, le bambine prodigio fanno maledettamente sul serio. Sono ambiziose, disciplinate, concentrate, pronte a sconfiggere e a trascendere i propri limiti, per vincere Tutto. Perchè la strada del successo passa attraverso la distruzione dei propri limiti, tecnici, fisici e mentali. Del resto le radici della bellezza del tennis sono autocompetitive (e anche un po' autodistruttive): l'essenza del gioco è nella lotta contro se stessi, contro il tempo e contro lo spazio, alla ricerca continua della migliore tra le infinite opzioni possibili.

Thursday, March 15, 2007

La rivincita dei fighter umili

“La sconfitta certa è certa soltanto nelle menti pigre”. L’aforisma di Brad Gilbert è un potente affresco dell’edizione 2007 del torneo di Indian Wells, da noi ribattezzato “La rivincita dei fighter umili”. Un torneo caratterizzato da una ecatombe di teste di serie e, segnatamente, dalla prematura eliminazione – per certi versi imbarazzante – dei rispettivi n.1 del seeding e del ranking mondiale, Re Leone Roger Federer e la “russian sensation” – come dicono gli americani - Maria Sharapova. La caduta degli dei simboleggia ed esemplifica la vulnerabilità e la caducità del mito sportivo. Nel tennis professionistico, i match persi – o vinti – sulla carta non esistono. Il campo a volte può essere spietato anche con i migliori. Se il rettangolo di gioco è lo specchio dell’anima, a volte questo specchio può riflettere fantasie di onnipotenza e paure insospettabili. Era dal 1996 che il testa di serie n.1 del torneo non perdeva al primo turno da un lucky loser – Federer tecnicamente ha perso al secondo turno, ma in concreto alla prima partita, per via del BYE – quando a Dubai Thomas Muster fu sconfitto 7-6 al terzo dal “big server machine” australiano Sandon Stolle, che in quella partita fece 44 punti su 48 con la prima di servizio, con 11 ace e 8 doppi falli. Nel caso di Federer il lucky loser carnefice è uno dei giocatori più caldi del circuito, tal Willy Canas, vincitore di 45 su 51 incontri disputati dal suo rientro dopo una squalifica di 15 mesi per doping.
Ma come si batte Federer? Esiste un piano tattico o una tipologia di giocatore che può creargli i maggiori problemi? In molti pensano che per riuscire nell'impresa titanica si debbano prendere non pochi rischi, essere aggressivi, colpire con grande anticipo quando la palla ha più velocità, in modo da ottenere maggiore profondità e neutralizzare l'effetto del lungo rimbalzo dei pesanti colpi in top dello svizzero. Agassi, Murray, Safin hanno sperimentato più volte questo tipo di strategia, sul presupposto che accelerando il ritmo dello scambio si riduce il tempo di preparazione dei colpi del Re Leone. Il punto è che Roger ha un'anticipazione motoria straordinaria, è difficile che colpisca male la palla, e si adatta molto bene a giocare a velocità supersoniche. La realtà è molto piu banale: Federer non si batte, o meglio, quando incappa nel classico day off il n.1 si batte da solo, annegando in un oceano di errori non forzati. L'avversario intelligente deve limitarsi a fare tre cose: a) non regalare nulla (Canas ha commesso 8 errori non forzati); b) "remare" ininterrottamente dal primo all'ultimo punto; c) crederci mentalmente, aver fiducia nel proprio gioco e, in particolare, nelle proprie gambe. Come ha fatto Rafa nel 2006 sulla terra, come ha fatto Willy domenica scorsa, interrompendo una striscia di 41 vittorie consecutive.
Il suicidio di Maria Sharapova, tennisticamente parlando, presenta una qualche analogia con quello di Federer, anche se ha avuto un rituale diverso e, forse, anche più crudele. La russa ha sprecato l'opportunità di servire per il match, sul 6-4 5-4, per poi subire un parziale di 9 game a 1 dall'umile Vera Zvonareva. La figlia di Yuri Sharapov, in realtà, ha giocato 3 match consecutivi molto al di sotto del suo standard, collezionando 30 doppi falli su 35 turni di servizio, portando a casa meno del 32% dei punti con la seconda e concedendo una media di una palla break per game. Le statistiche sono quelle della peggior Dementieva. Qualcuno ha parlato di Sindrome di Guillermo Coria, un vero e proprio virus molto insidioso, che incasina la coordinazione e manda in barca lo schema motorio del servizio. E Maria priva del servizio gioca da n. 30 al mondo. Una curiosità paradossale: il tennis operaio della Zvonareva e di Canas è stato efficace soltanto contro i numeri 1, non ha pagato contro avversari al'apparenza più abbordabili come Na Lì e Carlos Moya, contro i quali forse valeva la pena prendere qualche rischio in più. In un torneo caratterizzato da una bassa incidenza del fattore servizio, vale forse la pena di segnalare le due eccezioni che, non a caso, sono state premiate dai risultati: Tommy Haas e Nicole Vaidisova. Il tedesco, in particolare, è stato praticamente ingiocabile: ha incamerato l'83% dei punti con la prima, ha vinto tre match senza subire un break, concedendo nei suoi turni di battuta la miseria di 13 punti su 51 a Fena Gonzalez.
In conclusione vi proponiamo la nostra bislacca classificazione degli incontri che abbiamo seguito finora.
Match sconcertanti: Sharapova vs Zvonareva; Ljubicic vs Nalbandian; Benneteau vs Blake; Acasuso vs Youzhny; Mahut vs Safin.
Match colorati: Golovin vs Nakamura; Golovin vs Stosur; Golovin vs Petrova.
Match che si possono guardare a letto: Moya vs Ferrer; Nadal vs Ferrero; Mathieu vs Fish.
Match didascalici: Federer vs Canas; Roddick vs Rochus; Peer vs Chakvetadze; Ljubicic vs Thomas Johansson; Haas vs Gonzalez.
Match divertenti: Murray vs Davydenko; Roddick vs Gasquet; Hantuchova vs Hingis; Bammer vs Ivanovic.

Thursday, February 15, 2007

Geometria, Power, Angoli e Internazionali di Bergamo.

La settimana che precede San Valentino il Trofeo Baci & Abbracci ci sta tutto. Scherzi a parte, dopo la cancellazione dello storico Torneo ATP di Palermo, il Challenger di Bergamo è diventato il secondo torneo italiano per montepremi in palio. Un Torneo ben organizzato, caratterizzato dalla varietà dei temi d’intrattenimento extra-sportivo e dalla leggerezza con cui essi vengono affrontati. Molto simile ad una kermesse americana, con animatori da villaggio che improvvisano gag tra un match e l’altro, con le hit musicali del momento pompate a tutto volume al cambio di campo (“Nuvole e Lenzuola” dei Negramaro è la più gettonata, con le cheerleader che eseguono le coreografie sul campo di gioco), con Maurizio Zamboni – uno dei postini di Maria De Filippi in “C’è posta per te” – nel ruolo di “Senior Speaker”, la voce ufficiale del Torneo, con gli studenti delle scolaresche invitati ad alzare lo sguardo verso il nostro meraviglioso sport. E all’interno di questa cornice c’è il Tennis giocato, con un parterre di protagonisti tanto eterogeneo quanto interessante. Qualcuno si è lamentato per le defezioni dell’ultim’ora di Bracciali (dolore alla spalla) e Seppi (influenza), ma a noi il tabellone è piaciuto molto, un sapiente mix tra veterani e giovani emergenti. I riflettori sono puntati sul grande vecchio Fabrice Santoro, giocatore assolutamente ininquadrabile secondo i canoni del tennis moderno, e su Simone Bolelli, giovane speranza dello “spaghetti Tennis”. L’hype della settimana è il giovanissimo lettone, Ernests Gulbis, gioiellino della scuderia di Nikki Pilic dotato di un potente servizio e di un chirurgico rovescio. In casa Pemulis la preferenza è caduta sul serbo Viktor Troicki, in compagnia del quale abbiamo deciso di seguire il torneo.
Viktor Troicki da Belgrado è l’esempio contemporaneo dell’ormai classico stile di gioco dell’attaccante da fondo campo: è veloce e destrorso e ha il rovescio a due mani, un servizio abbastanza goffo nella meccanica del gesto ma buono abbastanza per preparare l’attacco da fondo campo, e uno strabiliante gioco di gambe che gli permette di arrivare bene con i piedi sulla palla, di caricare il peso e di entrare sulla palla in anticipo, con il massimo dell’equilibrio, colpendola mentre sale. La prima di servizio di Troicki viaggia ad una velocità media di 190 km/h e la sua seconda è sui 165 km/h, ma ha un bel giro e rimbalza abbastanza alta e a uscire sul rovescio dell’avversario. Il movimento è particolare, con lancio di palla basso e schema motorio non troppo ampio, la velocità della palla sembra quasi interamente determinata dal braccio. I colpi a rimbalzo non sono particolrmente gradevoli sul piano estetico. Di decorativo c’è veramente poco: anche il palmo della mano si sinistra che si apre mentre Viktor colpisce la palla di dritto ha più che altro a che vedere con la meccanica del colpo, serve a bloccare la spanciata del bacino e permette di colpire con il massimo equilibrio. Il palmo aperto nel diritto è la cifra espressiva di molti professionisti al giorno d’oggi. Il rovescio è fluido e piatto – senza spin – ed è il colpo più efficace della gamma del serbo, forse perché giocato in una condizione di massimo equilibrio, con un finale che disegna angoli acuti ed ottusi con estrema facilità. Il tallone d’Achille é il diritto lungolinea, nel senso che Viktor non lo gioca praticamente mai e, nella ragnatela di colpi e sottostrategie che caratterizza il tennis professionistico, questo fatto determina un oggettivo vantaggio per l’avversario. Abbiamo avuto modo di assitere più volte alle sessioni di allenamento di Viktor Troicki. E’ un giocatore che, in piena corsa, riesce a indirizzare la palla con una precisione chirurgica a 22 metri di distanza. Riesce a far questo il più delle volte, anche quando è attaccato da uno che tira delle autentiche tranvate come Simone Bolelli. Ed è solo il n. 206 al mondo (n.179 alla fine del Torneo), uno a cui tocca giocare le qualificazioni nei Tornei ATP. L’aspetto più divertente di Troicki è il suo temperamento. Privo della flemma e dall’aria quasi annoiata di molti dei professionisti, Viktor è uno che si scalda facilmente - abbastanza incline allo sbotto parossistico e alle opinioni esplicite in campo - e non lesina occhiatacce crudeli ai giudici di linea. Tuttavia, nonostante i suoi limiti caratteriali e qualche ingenuità nella tattica, il Drugo Viktor arresta la sua corsa soltanto nella semifinale, persa di misura contro un non irresistibile Bolelli, dopo aver concesso le briciole a giocatori di categoria come Haase, Haehnel e Burgsmuller.
Quanto al Bolelli visto a Bergamo, il bolognese conferma la sua potenza di fuoco nei colpi a rimbalzo; se ha tempo sufficiente per preparare il colpo, il suo diritto è letale. Deve migliorare nel gioco di gambe – corre e cammina sui talloni –, e sul piano tattico: non si capisce come mai non segua a rete una prima scagliata ad oltre 200 km/h. Il servizio è ben collaudato, ma la risposta non è all’altezza del servizio. Mi spiego: da Agassi in poi, il power-baseliner V.I.P. è riconoscibile dall’avere nella risposta la parte più ispirata del suo gioco. E’ la risposta a fare la differenza. Una risposta anticipata e profonda, giocata da una posizione non troppo distante dalla linea di fondo, quasi ad aggredire la palla. Basta guardare i Top 10 o i Top 20: a parte qualche rara eccezione, hanno tutti una risposta straordinaria. Una buona risposta richiede un riflesso e una destrezza fuori dal comune, ma soprattutto una perfetta visione di palla, quella qualità impalbabile che consente al giocatore di stimare con un un colpo d’occhio velocità, angolo, rotazione e punto d’impatto sul campo di una palla tirata da oltre 20 metri a 200 km/h. Un anziano signore bergamasco – a proposito: la gente orobica è fantastica, cultura sportiva sopra la media - ci racconta di aver assistito al training di Simone e ci parla del classico esercizio che consiste nel dover colpire due palle lanciate contemporaneamente prima che superino la linea di fondo, un drill mirato a migliorare la velocità degli spostamenti. La sensazione è che l’emiliano ce la stia mettendo tutta per elevare il suo livello di gioco. Vedremo.
La televisione tende a livellare tutti, ma a Bergamo abbiamo visto da vicino le giocate strabilianti di Fabrice Santoro, uno che – al diciannovesimo anno da professionista, con 58 tornei dello Slam giocati, 4 titoli e oltre 400 match ATP vinti, best ranking di n.17 al mondo raggiunto nel 2001 dopo le Semi a Montreal, Davis Cup e Australian Open di doppio in bacheca – ha ancora voglia di cimentarsi in un Torneo Challenger, per recuperare qualche punto perso in occasione della più recente edizione degli Open d’Australia. Il francese è l’esempio vivente di come i tagli da sotto ed i colpi con velocità umane possano ancora funzionare nel power game a 99 ottani della nostra epoca. Visione di palla, concentrazione, grande preparazione fisica e massima imprevedibilità sono gli ingredienti della sua ricetta. Quando Santoro solleva la testa della racchetta ed effettua il movimento preparatorio per giocare il diritto slice a due mani, dalla medesima posizione potrebbe giocare: a) una smorzata; b) un lob; c) un rasoiata incrociata; d) un chop. E non crediate che sia un difensore puro. Serve bene (e soprattutto varia molto velocità e angolazioni del servizio) e ha degli ottimi colpi d’approccio e gioca delle volée a due mani tremendamente profonde ed efficaci. Prima della finale contro Bolelli, ci siamo divertiti ad esaminare i testa a testa del giocatore transalpino: vanta un record di 3-4 con Sampras, contro il quale ha vinto solo sulla terra; ha un 3-3 contro Andre Agassi (battuto a Indian Wells, Indianapolis e Amburgo), un 3-5 contro Goran Ivanisevic e un 2-2 contro Michael Chang. Se la mettiamo sul piano della resistenza alla fatica, Santoro ha vinto il match più lungo della storia del tennis: French Open, 2004, primo turno contro il connazionale Arnaud Clement (un altro straordinario maratoneta), vittoria 16 a 14 al quinto dopo 6 ore e 33 minuti di gioco. Secondo voi, questo giocatore può, con tutto il rispetto dovuto ai giovani emergenti, perdere da Bolelli o da Gulbis?

Monday, February 05, 2007

43 volte Martina.

Una Martina Hingis quasi perfetta e in condizioni fisiche strabilianti vince per la quinta volta nella sua carriera il Torneo Tier I di Tokyo (43esimo Torneo di singolare vinto in carriera), mostrando di trovarsi particolarmente a suo agio sulla moquette nipponica. La sua avversaria. Ana Ivanovic, commette troppi errori gratuiti e serve molto al di sotto del suo standard per potersela giocare contro Martina. Il piano tattico dell’elvetica è eseguito alla perfezione: evitare il piu’ possibile il diritto della giocatrice serba, vincendo alla grande il duello rovescio contro rovescio, grazie anche al suo rapido gioco di gambe che le permette di avere un gran timing sulla palla. La Ivanovic, che inizialmente aveva tiene botta, sul 4 pari nel primo set esce mentalmente e fisicamente dal match, subendo un parziale di 19 punti a zero, che porta l’elvetica avanti 6-4 4-0. A quel punto la partita non ha piu’ storia. E’ difficile poter quantificare quanto manca a Martina in termini tecnici per potersela giocare alla pari con Henin, Mauresmo, Sharapova e Cljisters. Certo, il diritto lungo-linea senza peso e un po’ corto resta il suo tallone d’Achille, ma se serve come ha servito ieri e se mantiene il livello di fitness raggiunto, il gap con le migliori è impercettibile. Le manca solo di arrivare fino in fondo in un Torneo dello Slam.

Al via gli Internazionali di tennis di Bergamo.

Sono cominciati gli incontri del tabellone principale del Challenger di Bergamo – Trofeo Baci&Abbracci, che in due anni e’ diventato il torneo piu’ importante in Italia, dopo gli Internazionali di Roma. Dopo il forfait di Dominik Hrbaty – la cui partecipazione è stata data per certa nella conferenza stampa di presentazione del Torneo – la star della competizione sara’ “il Mago” Fabrice Santoro, n.1 del seeding. Il 34enne francese e’ alla 19esima stagione da professionista, con 58 tornei dello Slam disputati, 417 match e 4 titoli ATP vinti in singolare (Lione 1997, Marsiglia 1999, Doha 2000, Dubai 2002), il suo prize money in carriera si aggira sugli 8,5 milioni di dollari. Nel 2001 il suo best ranking (n.17 dopo le semi a Montreal) e la vittoria in Coppa Davis. Fabrice e’ anche uno strabiliante doppista, nel 2003 vinse gli Open d’Australia in coppia con Llodra. Nel 2004 ha giocato (e vinto) la partita di tennis più lunga della storia: al primo turno del French Open, il match contro il connazionale Arnaud Clement duro’ due giorni e si concluse 16 a 14 al quinto set, dopo 6 ore e 33 minuti di gioco. Oltre a Fabrice Santoro, in tabellone principale figurano ben 10 italiani: Bracciali, Seppi, Sanguinetti, Bolelli (finalista della prima edizione), Luzzi, Cipolla, Stoppini, Vico, Naso e Crugnola. I miei osservati speciali saranno: Gulbis, Troicki, Montcourt e De Bakker. Quest’ultimo -ex n.1 al mondo Under 18 e vincitore di Wimbledon Junior – accompagnato dall’ex n.4 al mondo Richard Krajicek, se la vedra’ al primo turno contro l’aretino Federico Luzzi. Mentre il giovane 18enne lettone Gulbis – gran diritto e buoni fondamentali – ha già vinto abbastanza comodamente (6-3 6-2) il primo match contro il tedesco Popp. Ricordiamo che lunedi scorso Gulbis ha raggiunto il suo best ranking (n.128) e due settimane fa ha sconfitto Bolelli 6-4 6-1 nei QF del Challenger da 100mila di Heilbronn. Nel momento in cui scrivo Montcourt e’ in campo contro il veterano danese Kenneth Carlsen. Simone Bolelli sara’ impegnato nel match serale contro il tedesco Simon Stadler (n.239 del ranking).

Friday, February 02, 2007

La risposta dei campioni.

Qual e’ la discriminante tra un buon giocatore e un campione? Nel tennis moderno direi che è la risposta al servizio. Se osservate i giovani emergenti nel Tour - Djokovic, i Murray – o i cosiddetti giocatori universali come Davydenko, per non parlare di gente come Blake, hanno tutti nella risposta al servizio una delle parti piu’ ispirate del loro gioco. Una risposta aggressiva, molto anticipata, con un movimento preparatorio piuttosto breve, che permette di non subire l’iniziativa dell’avversaria sin dalla fase di avvio del gioco. Rispondere in anticipo ad una botta piatta che viaggia mediamente sui 190 km/h richiede un riflesso ed una reazione motoria strabilianti, oltre che una capacita’ di lettura del servizio dell’opponente. L’esasperazione di questo fondamentale venne introdotta nel circuito da un certo Andre Agassi negli anni novanta. Fu proprio grazie alla sua risposta straordinaria che in quegli anni Andre fece semplicemente il culo a tutti quanti, Sampras compreso (a volte). Oggi ci sono tantissimi giocatori che servono bene, anche tra i primi 300 al mondo. Quelli che rispondono bene, invece, si contano sulla punta delle dita. Se tanti buoni giocatori, come Bolelli ad esempio, non compiono il salto di qualita’ e’ anche perche’ la loro risposta non rappresenta un’arma brutale.

Thursday, February 01, 2007

Delray Beach

La realtà del tennis professionistico non è circoscritta ai quattro pomposi Tornei del Grande Slam o ai “Super 9” Master Series. Questo sicuramente lo sapevate già. Per ogni competizione del Grande Slam che vediamo alla tele, ci sono una miriade di tornei della durata di una settimana, in cui decine di giocatori si danno battaglia per: conquistare importantissimi punti ATP, per guadagnarsi la pagnotta o il denaro sufficiente a pagare il viaggio di ritorno, per il piacere di giocare. Secondo i canoni distorti dei media, questi tornei sono frequentati da giocatori di secondo piano. Ma gli appassionati sanno che non c’e’ niente di piu’ falso di quest’ultima affermazione. Questa settimana ho deciso di parlarvi di uno di questi Tornei c.d. minori, il “Delray Beach International Tennis Chanpionships”. Il montepremi di 416mila dollari (che al cambio attuale corrispondono a circa 320mila euro) e’ piuttosto modesto per un Torneo ATP. Al vincitore spettano 61.850 dollari, al finalista 31.500 dollari e via via fino al qualificato che incassa 3.150 dollari (2.435 euro). Gli sponsor del Torneo pagano l’albergo e i pasti ai giocatori del tabellone principale, non a quelli delle Qualificazioni. I 4 qualificati si vedranno rimborsate le spese sostenute, gli altri partecipanti al Torneo di qualificazione sono costretti ad autofinanziarsi. Di solito, comunque, chi gioca le Quali in tornei come quello di Delray o risiede a poche miglia dalla sede o ha uno sponsor che gli finanzia un paio d’anni di Tour oppure decide di reinvestire il prize money raggranellato in altri tornei. Ciascun Torneo professionistico, come le squadre di calcio in Italia, è contraddistinto da un un colore o da un abbinamento di colori dominanti. Quello dell’Australian Open è l’arancione venato d’azzurro; quello del Roland Garros è il color terracotta. Quello di Delray Beach è il giallo, che richiama il colore delle palline da tennis. Il Torneo è alla sua 15esima edizione e annovera tra i suoi sponsor la CBS, Fidelity Investments, Holiday Inn, Kientzy & Co, la Viking River Cruises, Commerce Bank, il comune di Delray Beach ed il quotidiano locale, il Palm Beach Post. Si perchè Delray è una pittoresca localita’ della Contea di Palm Beach, a cinque miglia a nord di Boca Raton, sulla Gold Coast1 della Florida, dove l’inverno praticamente non esiste - nel momento in cui scrivo, la temperatura si aggira sui 25°C (pari a 77°F) – e la qualita’ della vita e’ piuttosto elevata. E’ una cittadina con poco meno di 65mila residenti che, quando l’ho visitata, mi ha dato l’impressione di benessere, pulizia e ordine, una trasposizione tridimensionale delle Pagine Gialle, spruzzata qua e la di palme e venata di salsedine. Delray Beach non è solo sabbia e pesce fresco, orchidee e altri fiori esotici, marciapiedi in mattoni e lampioni stradali vecchio stile, gioiellerie a antiquari, articoli da regalo e gallerie d’arte. E’ anche il luogo ideale per giocare a Tennis e per praticare sport in generale, in cui oltre al blasonato e ben frequentato Tennis Center (sede del Torneo), ha la sua sede anche la International Tennis Academy (il cui acronimo, ITA, suona familiare), l’Accademia in cui si allenano la Peng, la Chan, la Granville e la Wozniak, tanto per fare qualche nome. Il Torneo in questione è anche uno degli 11 tornei ATP che nel 2007 sperimentano la formula del Round-Robin (o del girone all’italiana che dir si voglia), sulla quale e’ stato detto – da tutti - tutto il male possibile. Volendo andare controcorrente, mi limitero’ ad illustrarne un vantaggio attraverso un esempio concreto. Provate a mettervi nei panni di un onesto mestierante della racchetta come Robert Kendrick, 27 anni con 7 di Tour alle spalle trascorsi prevalentemente a giocare challenger e future negli Stati Uniti. Kendrick e’ uno di quei giocatori c.d. monodimensionali, alti 1 metro e 90, il cui gioco è costruito intorno al servizio. Serve tanti ace (e commette anche molti doppi falli), senza avere la mano di un Goran Ivanisevic o di un Richard Krajicek, e se al primo turno di un torneo ATP trova James Blake perde anche se inizia ogni game con un 15 di vantaggio. Con la formula del RR, se Kendrick perde da Blake non fa subito le valigie ma ha la possibilita’ di giocare un altro match contro – diciamo – uno come Scoville Jenkins, che ha gia’ battuto di recente, senza grossi problemi, nel Challenger di Lubbock, Texas. E se Kendrick batte Jenkins porta a casa altri due mila dollari, più un supplemento di 10 punti ATP che spetta al secondo del girone. Se diamo uno sguardo al tabellone, scopriamo che il Torneo di Delray Beach è nobilitato dall’elevato tasso di istruzione dei suoi iscritti: ben 8 su 32 (1 su 4) giocatori hanno frequentato o frequentano il college. James Blake: Harvard; Benjamin Becker: Baylor; Kevin Kim e Davide Sanguinetti UCLA; Robert Kendrick: Washington/Pepperdine; Amer Delic: Illinois; Ryan Sweeting e Jesse Levine: Florida. Il fenomeno non è casuale, trova la sua spiegazione nell’essenza del sistema americano. I migliori giocatori Junior, specialmente quelli che si metteno in evidenza nei Campionati Nazionali Juniores degli Stati Uniti, di solito ricevono allettanti offerte dagli allenatori delle maggiori universita’ per andare a giocare al College. E chi non proviene da una famiglia sufficientemente agiata o non viene corteggiato dalle grandi case di abbigliamento e di racchette, puo’ decidere di accettare l’offerta del College per finanziare il suo tennis senza disdegnare quel pezzo di carta che un domani potra’ tornare utile. Il “canale” universitario non viene utilizzato solo da tennisti sfigati e privi di talento. Pensate a Benjamin Becker, il tennista che verra’ ricordato per aver scritto la parola fine sulla carriera di Andre Agassi. L’omonimo, nonche’ connazionale, del piu’ famoso Boris Becker e’ stato l’idolo cheer leaders a Baylor, Houston, Tx, quando, nel 2004, da studente di finanza e affari internazionali ha vinto gli NCAA Championships. Persino Ryan Sweeting, dopo aver vinto a 18 anni gli US Open Junior e i Campionati panamericani “Chanda Rubin” e’ stato per un anno matricola del roster di University of Florida, prima di passare definitivamente al professionismo. Nell’ultima edizione dello US Open Sweeting ha mostrato le sue qualita’ in un Torneo dello Slam portando Olivier Rochus al quinto set e incassando un assegno di 26.500 dollari, oro colato per lui che normalmente gioca i futures. Anche a Delray Ryan e’ partito con il piede giusto, liquidando 6-2 6-2 un solido top 100 come Simon Greul, galvanizzato dal fatto di esser stato scelto come sparring partner di Roddick, Blake e i Bryan, impegnati la settimana prossima a Ostrava, nel tie di Davis Cup contro la Repubblica Ceca. Sweeting saltera’ un Torneo Challenger per partecipare all’Evento. Inoltre, chi si trova a Delray puo’ godersi lo spettacolo di veder giocare e di assistere alle sessioni di allenamento di gente come James Blake e Tommy Haas, due che ne rettangolo si muovono con la compatta disinvoltura tipica del top player. Tommy, detentore del titolo a Delray, reduce dalla Semi a Melbourne e molto amato da queste parti, ha sofferto molto, rischiando di perdere il primo match contro Yen-Hsun Lu. Dulcis in fundo, Davide Sanguinetti, il piu’ americano dei tennisti italiani, vincitore dell’edizione 2002 del Torneo, stasera si giochera’ un posto nei Quarti contro Amer Delic, altra vecchia conoscenza dei campionati NCAA, che fu il primo bosniaco nella storia del tennis a vincere un match agli US Open. Tutto questo succede a Delray Beach, poco meno 65mila residenti, nella Contea di Palm Beach.

Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.