Thursday, November 29, 2007

Eddie Herr U-18: le chance degli americani.

Dal 1997 – anno in cui il tabellone maschile dell’Eddie Herr U-18 passò da 96 a 64 giocatori – ad oggi non si era mai verificato che sette statunitensi fossero approdati gli ottavi di finale. Le annate migliori, da questo punto di vista, furono il 2001 e 2004, con sei americani sopravvissuti ai primi due turni, ma in entrambi i casi nessuno di loro vinse il titolo. Fu Scoville Jenkins, nel 2003, l’ultimo statunitense a vincere il torneo U-18, quattro anni dopo il trionfo di Andy Roddick. E, guarda caso, oggi siamo proprio a quattro anni di distanza dal trionfo di Jenkins.
Chi dei sette ha le maggiori chance di sollevare il trofeo? Sulla carta, Williams sembra il più attrezzato, ma è stato fermo due mesi, non è in grandissima forma. Harrison, già oggi, ha un match difficile contro Krajinovic, nel quale lo darei alla pari. Domjan e Buchanan sono due possibili outsider, forse manca loro un po’ di continuità per arrivare fino in fondo.
Molti ritengono che nei tornei junior il seeding conti relativamente poco, ma nelle ultime dieci edizioni dell’eddie herr, solo una volta il torneo è stato vinto da un giocatore non figurante tra le teste di serie: è il caso dell’argentino Vitullo, nel 2000.
Sul fronte femminile, era dal 1994 – quando il torneo si svolgeva ancora a Lauderhill, nella Contea di Broward, FL - che non vedevamo cinque statunitensi agli ottavi. E dal 1993 – quando il torneo Under 18 è diventato un torneo internazionale –ad oggi, le statunitensi non sono mai andate oltre le Semi. Madison Brengle – già vincitrice del torneo U-16 nel 2004 – sembra quella con le maggiori chance di rompere il digiuno. A me piace molto anche Julia Boserup, e non sottovaluterei Melanie Oudin.

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Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.