Wednesday, December 13, 2006

Curiosità dall’Orange Bowl 2006: post sconsigliato ai non affetti da tennis-mania.

Did you know...
-che Nikola Hofmanova, nata 15 anni fa a Chomutov, Repubblica Ceca, è allenata dal padre Martin Hofman - maestro di tennis che dopo la nascita di Nikola si è trasferito in Austria – sotto la supervisione tecnica di Jan Kukal? Forse lo ricordano in pochi ma Kukal è una vera e propria leggenda del tennis in quella che un tempo era la Cecoslovacchia, non tanto come giocatore professionista (n.115 il suo best ranking), quanto piuttosto in qualità di coach. Quest’ultimo ha lavorato con Hana Mandlikova, Thomas Muster, Horst Skoff ed Helena Sukova, tanto per fare qualche nome. Recentemente ha seguito Jiri Novak. Tornando sulla Hofmanova, abbiamo un’altra chicca sul suo conto: non si ispira affatto alle tenniste del passato, ha come modello Nicole Vaidisova, più anziana di lei di appena due anni, con un “passato” tennistico molto simile a quello di Nikola. La Vaidisova, nel 2003, a soli 14 anni, vinse l’Orange Bowl Under 18 (nello stesso anno Marcos Baghdatis, che a quei tempi aveva già la barba, si aggiudicò il torneo maschile). Oggi Nicole è una top ten agguerrita, “bollettierizzata”, come tutti sanno. Tre anni dopo Nikola emula le gesta di Nicole, con un anno di ritardo rispetto al suo benchmark (Nikola ha vinto a 15 anni, contro i 14 di Nicole). Conclusione: se nel tennis valessero le equazioni, la Hofmanova, con il suo acerbo serve and volley, avrebbe un futuro assicurato quantomeno da top 20 nei pro.
- che al vincitore dell’Orange Bowl spetta realmente come trofeo una fruttiera in cristallo, riempita con tanto di vere arance rosse della Florida?
- che l’Orange Bowl è un torneo pieno zeppo di americani, ideato a posta da Eddie Herr per far emergere gli astri nascenti d’annata, il passato del Torneo è costellato da trionfi a stelle e strisce a Crandon Park. Vediamo come si sono comportati i “gioielliniUSTA, nell’ultima edizione del singolare Under 18 maschile e femminile:
a) Under 18 Boys Singles – su 19 americani in tabellone principale (di cui 4 teste di serie: Young n.2; Damico n.3; Schnugg n.8; Lajola n.13), solo in 5 sono sopravvissuti allo scoglio del secondo turno; in 2 sono approdati ai Quarti; Donald Young ha perduto abbastanza nettamente la Semi contro Luncanu. Se si considera che Donald è gia stato finalista nell’Under 18 due anni fa - perdendo dal connazionale Tim Neilly la prima finale tra due afroamericani nella storia del Torneo – possiamo affermare che l’enfant prodige di Atlanta in due anni è regredito o che la concorrenza ha fatto passi da gigante, ma la sostanza non cambia. Una nota di merito va a Brennan Boyajian, dalla vicina Fourt Lauderdale, che per essere un Under 16 ha disputato un ottimo torneo, perdendo da Santos nei Quarti. La delusione del Torneo è stata Kellen Damico, su cui la Federazione americana punta molto, spazzato via 6-2 6-0 al primo turno.
b) Under 18 Girls Singles – su 21americane in tabellone principale (di cui 3 teste di serie: la Cohen n.4; la Zsilinszka n.10; la Brengle n.12), soltanto 5 sono approdate al terzo turno; le tre teste di serie hanno tutte raggiunto i Quarti, Madison Brengle ha arrestato la sua corsa in semifinale, dove è stata fermata della Hofmanova in 3 set. La Brengle, da Dover, Delaware, è stata la rivelazione del Torneo; ha un buon gioco, a tratti molto aggressivo, si muove bene ed è capace di leggere in anticipo i colpi delle avversarie. Non si può dire che quello di Julia Cohen sia stato un autentico flop, ma la testa di serie n.4 di un torneo disputato dietro casa – la Cohen è nata e risiede in Florida – in teoria dovrebbe andare oltre i quarti. Peccato che anche lei si sia imbattuta nell’uragano Nikola.

2 comments:

Anonymous said...

Il fenomeno americano ancora tutto da confermare (leggi "Donald Young") dimostra ancora di essere superfciale ma la colpa nn è tutta sua. La USTA lo sta riempiendo di Wild Card x i tornei maggiori, col risultato che quando si trova di fronte un proveniente dalle qualficazioni che è agguerrito più che mai e che entra in campo senza sapere se vincerà la partita ma sapendo solo che venderà carissima la pelle, beh allora il piano A nn funziona. Il problema è che nn esiste un piano B.

Michael_Pemulis said...

Dici bene, l'USTA ha recentemente mutato l'atteggiamento nei confronti di Donald, dopo le figuracce rimediate nei tornei maggiori (vedi sconfitta netta dal buon Galimberti negli USO 2005), ma Donny sembra entrato in un tunnel senza via d'uscita!

Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.