Wednesday, November 29, 2006

Pensieri sconclusionati a margine del Milano Challenger.

Assistere ad un torneo internazione di tennis è un’esperienza divertente che Pem consiglia a tanti appassionati, per vari motivi: dal vivo, il gioco ed i gesti tecnici si apprezzano meglio; dal vivo, nulla – neanche il minimo dettaglio - sfugge all’occhio attento, sia con riguardo a quello che succede in campo, sia per quanto concerne i retroscena di quel microcosmo che è il mondo del circuito pro. In più, il presenziare all’evento da’ al fan la sensazione d’essere parte dello show, una sensazione molto simile a quella che si prova nella platea di uno spettacolo teatrale.
Chi è lo spettatore medio delle tappe del circuito nell’italico stivale? Pem ha assistito ad un numero di eventi tale da poterne estrapolare un campione statistico, anzi due campioni, i piccoli eventi – nel cui novero è senz’altro ascrivibile il Milano Challenger – ed i grandi eventi (le c.d. kermesse tennistiche), che attualmente coincidono l’evento tradizionalmente conosciuto sotto il nome di Internazionali di Italia. La distinzione è d’obbligo perchè, a seconda dell’evento, la tipologia di spettatore cambia radicalmente. Chi assiste al piccolo evento è in genere o un addetto ai lavori (coach, ex giocatore in odore di coaching, accompagnatore, fidanzato/a, marito/moglie) o è una persona che segue poco il tennis ma, abitando nelle vicinanze della sede dell’evento, è stato richiamato dalla forza della comunicazione pubblicitaria a livello locale. Se si assiste, invece, ad un (al) Grande Evento, capita non di rado di imbattersi in personaggi del jet-set, attori/attrici, starlette, nani e ballerine, tutta gente a caccia del paparazzo. Tutto questo per affermare che il tennis, perlomeno in Italia, in quanto sport minore è difficile che abbia una quota considerevole di appassionati non praticanti. Morale: il calcio in Italia lo seguono tutti, ma proprio tutti, persino i moribondi. Il tennis è seguito in prevalenza da un sottoinsieme di chi lo pratica o da chi lo usa per scopi extra-sportivi. Il ché, se da un lato è un dato poco confortante per la crescita e la diffusione del tennis presso la collettività, dall’altro lato presenta anche i suoi vantaggi: nel recinto di un anonimo campo indoor puoi incontrare un ex giocatrice pro e chiederle com’e’ stato affrontare Mary Joe Fernandez, Amanda Coetzer o Lindsay Davenport. Ve lo immaginate Franco Baresi a raccontare ai suoi fan gli aneddoti legati alle finali di Champions League?

1 comment:

Anonymous said...

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Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.