Wednesday, January 03, 2007

Il Paradosso del Round-Robin.

Tra un post e l’altro colgo l’occasione per dire la mia sulla formula del Round-Robin, l’innovazione più radicale introdotta nel circuito ATP a partire dal 2007. In cosa consiste l’introduzione del RR nei Tornei lo sapete già, perciò non vi tedierò con definizioni e tipologie del RR. Saprete già anche che il Torneo di Adelaide è stato il primo in assoluto a adottare l’insieme di regole in questione. Vi risparmierò anche la retorica spicciola secondo cui il Tennis è per natura un gioco ad eliminazione diretta, per cui ogni stravolgimento della legge non scritta del “chi perde va a casa” stride con l’essenza del nostro Sport. Mi limiterò a fare una simulazione di applicazione del RR, allo scopo di metterne in luce eventuali limiti e/o inconvenienti.
L’ATP, per evitare quelli che in gergo sono chiamati i “dead matches” (partite sostanzialmente inutili, in cui entrambi i giocatori hanno zero possibilità di avanzare nel Torneo) nei gironi da tre giocatori, ha imposto al terzo giocatore (colui che non disputa la prima partita) di incontrare il perdente del primo match. Ad esempio: il girone A è composto da tre giocatori, che chiameremo 1, 2 e 3. 1 e 2 disputano il primo match, 3 riposa. Nel secondo incontro del girone, 3 affronta il perdente tra 1 e 2, per una ragione molto semplice: se affrontasse il vincente e venisse a sua volta sconfitto, il terzo match sarebbe ininfluente. Pertanto i casi sono due:
- se il giocatore 3 batte il perdente del primo match, che poniamo sia il giocatore 2, la terza e ultima partita diventa una sorta di spareggio tra 1 e 3;
- se il giocatore 2 supera il giocatore 3, in questo caso tutti hanno la possibilità teorica di vincere il girone, purché nel terzo incontro il giocatore 3 si imponga sul giocatore 1.
La funzione del RR è racchiusa tutta in questa seconda ipotesi: chi perde il primo match non torna a casa, ma ha una chance di vincere il girone e di avanzare nel Torneo. Ma vediamo cos’altro può accadere:
il giocatore 1 batte il giocatore 2 in tre set;
il giocatore 2 si riscatta nel secondo match e supera il giocatore 3 in 2 set;
a questo punto il giocatore 3 è spacciato. Quand'anche dovesse vincere il terzo incontro 6-0 6-0, sarebbe comunque penalizzato dal quoziente set rispetto al giocatore 2. Ed è proprio in quest'ultimo caso che il RR mostra tutti i suoi limiti, poiché il giocatore 3 a quel punto avrebbe tre possibilità: a) impegnarsi alla morte per conquistare i 10 punti ranking in più che spettano a chi vince almeno una partita nel RR; b) non impegnarsi più di tanto e, indirettamente, favorire il giocatore 1 a scapito del giocatore 2; c) rinunciare addirittura al match, concedendo, in questo modo, il via libera diretto al giocatore 1. Conclusione: una formula teoricamente concepita per dare una chance a chi perde la prima partita, può nella pratica penalizzare il “primo perdente”, al punto tale da rendere inutile anche una sua eventuale vittoria nel secondo match. Paradossale, no?
Per questi motivi, a parere di chi scrive, il RR non avrà vita lunga.

1 comment:

Anonymous said...

Un mio amico lo chiama Robin-Hood, io lo chiamo Batman e Robin ;-) è una cosa talmente ridicola che si presta ad ogni tipo di ironia. MI chiedo: ma chi lavora in ATP non poteva fare la stessa simulazione che hai fatto tu?

Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.