Tuesday, January 16, 2007

Maria Sharapova e il remake di "Mezzoggiorno di fuoco" sulla Rod Laver Arena.

65 errori non forzati e uno spirito da combattente indomita, anche quando tutto sembra perduto. Oscurità e luce, freddo e caldo, lo yin e lo yang del match di Maria Sharapova è tutti qui: una partita giocata molto male, in condizioni terribili, salvata dalla sua forza interiore. Non so quante altre (Amelie? Justine?) avrebbero retto allo shock di una rimonta dell’avversaria che nel set decisivo passa dallo 0-5 al 7-6 30-15, a due punti dal match. Non posso dimostrarlo, ma ho la convinzione che, nel circuito femminile, solo Maria sia in grado di vincere partite del genere. Detto questo, possiamo tranquillamente affermare che la russa ha giocato in maniera orribile, senza mettere una palla in campo, completamente provata dall’afa. Se escludiamo il 6-0 6-0 rimediato contro Lindsay Davenport ad Indian Wells nel 2005, è forse la sua partita più brutta da professionista. E’ anche vero che il match non andrebbe letto secondo il criterio della qualita’ del tennis giocato, quanto piuttosto secondo quello della capacità di resistenza all’afa e alla fatica. A questo punto, si pongono due interrogativi: ma perchè un match da chiudere in un’ora si è trasformato in una maratona tra le fiamme? Come mai Ana Ivanovic (potenziale avversaria di Maria al quarto turno), che pure giocava contemporaneamente sulla rovente Vodafone Arena, ha chiuso in meno di un’ora? Eppure, la strategia di Maria sulla carta era molto semplice: la Pin non ha punch e serve delle mozzarelline (il suo servizio più veloce viaggia sotto i 140° km/h), con una palla cosi’ lenta è possibile giocare in 1-2, provare il vincente da tutte le posizioni del campo, con punti veloci (2 o 3 scambi al massimo). La risposta ad entrambi i quesiti è altrettanto semplice: Maria e’ lenta, ancora imballata dall’off-season training, spesso fuori tempo sulla palla; la Ivanovic, che pure di errori commette non pochi errori con il diritto, è più preparata fisicamente, e questo sembra far la differenza al momento. Avesse perso, quello di Maria sarebbe stato l’upset del decennio. Ma così non è stato e, di solito, ciò che non ci uccide ci rafforza. Ad esempio, nel 2003 Serena Williams a Melbourne ebbe un primo round thriller, contro Emilie Loit, molto simile al match Sharapova vs Pin. Vi ricordate chi vinse l’Aussie Open nel 2003? Come si dice...a win is a win, non importa come è maturata. Quello che conta è andare avanti nel Torneo, recuperare le energie e prepararsi al match contro la Rodionova, che presumibilmente sarà disputato nella sessione serale di giovedi’. Concludo richiamando alla mente l’immagine piu’ toccante della giornata: Camille Pin che, dopo la sconfitta, firma gli autografi in lacrime. Il Tennis è anche questo.

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Terza di Copertina.

"Cementi di Gloria" è l'opera prima di Paolo Ricaldi, aka Mr. Pemulis, che nell'estate 2007 ha girato in lungo e largo i tornei di preparazione agli Us Open - il c.d. minicircuito chiamato Us Open Series - è tornato sano e salvo, anche se un po' intossicato di Tennis, e ci ha raccontato quanto visto, sentito e percepito nel Nuovo Mondo.
In questo reportage, che è un viaggio picaresco nel nordamerica, intorno al "vuoto" dello showbiz, l'autore alterna con grande potenza espressiva cronache sportive esilaranti, pagine di letteratura minimalista, storie surreali, incubi metropolitani abitati da personaggi dai nomi improbabili e aneddoti irresistibili; e lo fa utilizzando una vasta gamma di registri, che vanno dal comico al noir. Ne risulta un inno sghembo al tennis e alla vita in generale, che fa' di Ricaldi, la "next big thing" del panorama letterario mediterraneo.